→Episodio X: Il porcellino frantumato
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L'affare "guanti libici", come fu chiamato in seguito, frutta alla banda seicento[[quintordici]]mila euro. Riccardino riceve dai suoi capi i complimenti e un soprannome, perché ci voleva mezza giornata per capire di chi si stesse parlando. Da quel momento viene chiamato "Fascio", soprannome che batte per pochi voti "Zio Adolfo".
=== Episodio
Nella penombra del crepuscolo, una figura misteriosa si aggira per il palazzo. Sotto la veste si scorge un rigonfiamento sospetto e da quelle parti, almeno di solito, significa che presto servirà un [[Papa|nuovo capo]]. Invece non è così, e non si tratta nemmeno di un'[[erezione]]: Tarcisio Giugiaro, detto "Er Tenaja", reca in grembo un [[maiale|porcellino]] di ceramica, un salvadanaio contenente i fondi previdenziali complementari per truffatori e malandrini affiliati all'associazione. Trovato un solido tavolo, prende un martello e fracassa l'innocente porcello, con frastuono fragoroso. Attirato dal rumore, sopraggiunge Angelo Gabinasco, detto "Er finezza".
[[File:Porcellino-salvadanaio-rotto.jpg|right|thumb|240px|''"Il protagonista della puntata."'']]
{{Dialogo|Finezza|
{{Dialogo|Finezza|Ma te sei rincoionito?! Noi
{{Dialogo|Finezza|Embè? Io nella villa e
{{Dialogo|Finezza|Ce famo un bel [[puttan tour]]!|Tenaja|Ma sono ventordici mila euro!Per du puttane....nun so un po' troppi? }}
{{Dialogo|Finezza|Che te frega? Mica so sordi tuoi! Vorrà dire che te porto da Claudia "Du Scudi", n'[[puttana d'alto bordo|amica mia]]. È un po'cara, ma fa [[pompino|certi servizi]] che te pare de sta in Paradiso!|Tenaja|Ammazza, stasera se divertimo forte!}}
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