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'''Appunti per un film sull'India''' è un documentario italiano del 1968, diretto da Pier Paolo Pasolini. Il film venne realizzato per conto della rubrica ''Tv7'' del [[telegiornale]] di [[Rai Uno]], trasmessa astutamente subito dopo pranzo per conciliare la [[pennichella]]. Fu girato in [[India]], altrimenti si sarebbe dovuto chiamare ''Appunti per un film sull'India girato [[da qualche altra parte]]'', al ché sarebbero venuti meno i presupposti per gonfiare le note spese a dismisura. Furono scelte le città di Bombay e Nuova Delhi, negli [[Anni 1960|anni '60]] erano le uniche ragionevolmente al sicuro dal [[vaiolo]] (e dai [[cobra]]).<br /> Il documentario ha sicuramente alcuni pregi:
* dura appena 34 minuti;
* dura poco più di mezz'ora;
* dura meno di 40 minuti;
* non è lungo;
* è corto;
* finisce presto.
Il film è basato su una storia mitologica indiana che si perde nella [[notte dei tempi]], senza una torcia.
{{cit2|Nel tempo dell'epoca Gupta, in cui il Grande Elefante Benefico™ titillava con la proboscide le palle di [[Shiva]], il Maharaja di Sukhothai incontrò in una landa desolata una [[tigre]], che sta morendo di fame con i suoi tigrotti. Il munifico signore, buon padre del suo popolo, decise subito di dare alle bestie il proprio corpo per sfamarle.|Mito della tigre affamata e del maharaja {{s|idio}} gentile.}}
Il mito è chiaramente una [[Cazzata|storia priva di riscontri oggettivi]], inoltre evidenzia alcune illogicità:
# [[chiunque]] si trovi davanti una tigre si trasforma in una versione dopata di [[Usain Bolt]], talmente veloce che quando parte la pelliccia dell'[[animale]] viene risucchiata dallo spostamento d'aria;
# una tigre affamata non aspetta che tu decida di offrirti a lei come spuntino, nel tempo che inizi a porti la domanda ti sta già digerendo;
# anche ad [[uno]] iscritto da dieci anni a [[100% Animalisti]], l'idea di farsi sbranare resta a debita distanza dal [[cervello]], almeno quanto quella per [[Francesco Totti]] di giocare nella [[Juventus]].
Il mito ha comunque una valenza religiosa: il rispetto per il valore della [[vita]], sia essa degli umani che degli animali, che può giungere fino al sacrificio di se stessi. Ovviamente, l'eventuale disponibilità di un [[fucile a pompa]] avrebbe probabilmente minato il carattere risoluto del maharaja. Pasolini gira quindi l'India intervistando persone di tutti i ceti sociali, ponendo loro la domanda: ''"È giusto che chi ha molto debba dare a chi è meno fortunato?"'' Che equivale a chiedere in giro: ''"Se un [[Immigrato stupratore|rumeno stupra tua figlia]], è giusto almeno dirgli brutto cattivo?''<ref>Già, il [[Canone televisivo|Canone Rai]] veniva sperperato anche negli anni passati.</ref> La pellicola fu presentata alla [[Festival del cinema|Mostra del Cinema di Venezia]] l'anno seguente, insieme al film [[Teorema]], ma la Mostra gli ha dato la [[Manuali:Stringere la mano|mano moscia]].
== Trama illustrata ==
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File:film Appunti per un film sull'India scena 1.jpg|La spedizione inizia nel peggiore dei modi, è in corso uno sciopero dei precari del [[Ferrovia|settore ferroviario]], che hanno fatto sapere (tramite i [[sindacati]]) che gradirebbero una diminuizione delle frustate. Trovare un [[autobus]] per Bombay è un [[incubo]]. Per fortuna l'APT locale è piuttosto efficiente, uno zio della direttrice fornisce la vitale informazione, per 10 dollari, cifra che gli consentirà di vivere per sei mesi senza lavorare nelle fogne.
File:film Appunti per un film sull'India scena 2.jpg|Il mezzo si rivela una trappola infernale, [[Manuali:100 e un modi per scoreggiare senza assumersene alcuna responsabilità|emettere venefici e fragorosi peti nella mischia]] non scoraggia [[nessuno]] dal dargli assalto. L'intervista di Pasolini si trasforma in un sondaggio sui mezzi pubblici da rivendere alle televisioni indiane, qualche soldo extra fa sempre comodo. La [[Gente da autobus|gente che scende dal bus]] è inferocita, per un attimo il regista si sente a casa, gli animi sono gli stessi della linea ''328 Corviale-Bufalotta''.
File:film Appunti per un film sull'India scena 3.jpg|Pasolini inizia con i ''Dalit'', i cosiddetti "intoccabili", che nel sistema sociale e religioso induista occupano il gradino più basso, subito sotto i gerani. A questa categoria appartengono tutti coloro che svolgono lavori considerati "sporchi", tra i quali: ostetriche, dottori, macellai e svuotatori di latrine. La cosa ha [[peraltro]] senso, sia le prime che gli ultimi devono comunque svuotare [[qualcosa]]. Purtroppo i Dalit non sono molto disponibili al dialogo, causa vorticoso ma comprensibile giramento di palle.
File:film Appunti per un film sull'India scena 4.jpg|Con gli ''Shudra'', le persone che usano la forza fisica nel proprio lavoro, il [[regista]] non ottiene risultati migliori. Il livello scolastico che si possono permettere li mette in grado di conoscere i numeri, i colori e buona parte dell'alfabeto, restano comunque una via di mezzo tra un [[Renzo Bossi]] e un [[dingo]], in ordine crescente di [[intelligenza]]. I ''Vaiśya'' (commercianti e artigiani) sembrano più ricettivi, anche se leggermente diffidenti con gli stranieri.
File:film Appunti per un film sull'India scena 5.jpg|Per il parere dei ''Kshatriya'' (nobili e guerrieri) Pasolini ottiene di poter parlare addirittura con un maharaja e sua moglie. Il dialogo offre uno scenario [[Contraddizione|tanto inatteso che scontato]]: lo spirito di protezione dei deboli, che permeava anticamente tale casta, sembra aver fatto posto ad una visione prettamente occidentale, probabilmente assorbita in epoca coloniale. In altre parole, appare evidente che dei poveri a loro non gliene frega una minchia.
File:film Appunti per un film sull'India scena 6.jpg|Pasolini lascia per ultimi i ''Brahmani'', sacerdoti e intellettuali, certo che almeno da loro giungeranno parole di speranza. Il problema è che la maggior parte di loro hanno raggiunto lo stadio meditativo ''Ashamagītā'', che implica uno stato di serenità imperturbabile, in parte ottenuta ripetendo continuamente la sacra parola ''Stycāzzī''. Per il resto del tempo sono impegnati a raggiungere il ''saṃsāra'', ossia sono strafatti come uno [[sciamano]] messicano imbottito di [[peyote]].
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Pasolini conclude il film con una frase emblematica inserita durante il montaggio:
{{cit2|Un occidentale che va in India ha tutto, ma in realtà non dà niente. L’India invece, che non ha nulla, in realtà dà tutto.}}
Dalle testimonianze dei suoi accompagnatori, sembra che durante le riprese sia stata:
{{cit2|[[Manuali:Rubare un portafoglio|Cazzo! Mi hanno fregato il portafoglio.]]}}
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
* Per la scena del manutentore di fogne non è stata usata la computer grafica.
* Nel corso della première, per aumentarne l'impatto emotivo, durante la stessa scena il regista ha scoreggiato tutto il tempo.
== Note ==
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== Voci correlate ==
*[[
*[[Uomo Tigre]]
*[[
*[[Tigre dai denti a sciabola]]
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