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{{titolo|Gaio e Tiberio Gracco}}
{{Cit2|Craaaa! Craaaaa!|I ''fratelli Gracchiano''}}
[[File:Fratelli Gracchi.jpg|thumb|right|380px|I '''Fratelli Gracchi''' mentre giocano la schedina.<br />
{{cit2|Ahò ah Tibe', ho messo [[Roma]] - [[Inter]] 1 fisso. So' sicuro che [[Francesco Totti|er pupone]] li purga stasera!|[[Gay]]o Gracco.}}]]
I '''fratelli Gracchi''' (in lingua originale ''The Grack Brothers'') furono due tribuni della plebe che presero leggermente sul serio [[V per Vendetta]], film non molto apprezzato ai tempi dei Romani, che per questo li assassinarono entrambi.
 
Ricordiamo inoltre che molti dei loro avversari approfittavano del nome ''gayeggiante'' di uno dei fratelli per fare della facile [[ironia]]; noi sinceramente riteniamo che esistano nomi assai peggiori di Tiberio.
 
== Tiberio ==
 
Tiberio era il maggiore dei Gracchi, quindi, più che per le sue imprese politiche molti storici lo ricordano per la sua abitudine di infilare il proprio indice insalivato nell'orecchio di Gaio.
 
== Gaio ==
=== Carriera politica ===
[[File:Cicerone accusa Catilina.jpg|thumb|left|240px|{{dialogo2|Gaio Gracco|Perciò ritengo giusto che vengano dati più diritti alla plebe e...|Senatori|Ah Ga', ma te vuoi sbriga' che su [[mediaset|canale 5]] stanno a fa' [[er monnezza]] e nun ce lo volemo perdere?!}}]]
Dopo la [[morte]] di Tiberio, suo fratello Gaio, anziché realizzare che sarebbe stato più saggio diventare [[panettiere]], decise di seguire le sue orme; purtroppo per lui le avrebbe seguite fino al campo santo. La carriera di Gaio inizia nel 126 [[a.C.]], quando entra in questura col grado di appuntato. Viene dunque inviato dal maresciallo in [[Sardegna]], dove è costretto a vivere di solo pane carasau per due anni. Tuttavia i suoi superiori lo richiamano a [[Roma]] dopo aver scoperto con orrore che Gaio ormai accompagna il [[saluto romano]] con un sonoro "aiòòò!!". Qui Gaio, essendo di natura generosa, si fa eleggere tribuno della plebe nell'anno 123 a.C., per rendere la data più facile da ricordare per la gente del [[futuro]]. Viene rieletto l'[[anno]] dopo sconfiggendo di poco l'altro candidato, la sua mano con su disegnati occhi e bocca.<br />
In qualità di tribuno della plebe il suo compito consisteva nell'incitare il popolo alla rivoluzione indossando una maglia del [[Che Guevara|Che]] e nel guardare i senatori e gli aristocratici agitando il braccio in segno di disprezzo borbottando [[insulti]]. Già il suo primo [[giorno]] in tribuna, Gaio propone 948 leggi a favore dei ''populares'', cioè i [[Cassa integrazione|cassintegrati]] che, credendo che le [[Guerre puniche]] le avrebbe vinte [[Cartagine]], mandarono a fanculo il loro [[capo]] e gli cagarono sulla [[biga]] Lamborghini. Di queste leggi 943 vengono accolte dai senatori con una spernacchiata, mentre le altre diverranno note come ''Leges Semproniae'', nome derivante dal fatto che Gracco le dedica al povero [[Sempronio]], l'[[Sindrome dell'amico di serie B|amico di serie B]] di [[Tizio e Caio]].
 
=== Leges Semproniae ===
 
Tra le Leges Semproniae attuate da Gaio ricordiamo la ''Lex de viis muniendis'', che prevedeva la costruzione di una grande strada che collegasse le [[città]] di [[Salerno]] e [[Reggio Calabria]], e la ''Lex de tribunis poco deficientis'', che garantiva la rieleggibilità dei tribuni e dava [[loro]] il diritto di parcheggiare dove cazzo volevano. Inoltre Gaio non si limitò a questo, giacché confermò la riforma del fratello commentandola con un "[[Sindrome del quoto|Quoto!]]" e promise la cittadinanza romana ai latini, quella latina agli italici e quella italica al primo [[stronzo]] che incrociò sul pianerottolo. Per finire fece passare la legge frumentaria che stabiliva che i plebei urbani erano più fighi degli altri e quindi avevano diritto a grandi sconti sul frumento e al [[cinema]] pagavano il biglietto ridotto.
 
=== Morte ===
 
A un certo punto della sua [[vita]] Gaio deve aver rotto qualche [[catena di Sant’Antonio]], fatto sta che da un giorno all'altro tutta la [[Età repubblicana di Roma|repubblica]] lo vuole morto, o perlomeno non respirante: il Senato lo odia perché le sue proposte di legge costringevano i senatori a lavorare; i membri della classe equestre ce l'hanno con lui perché non fa nulla per abbassare il prezzo della biada e la plebe lo ripudia quando non riesce a ottenere che a ciascun plebeo venga assegnata una villa d'[[oro]] massiccio.<br />
Così, quando fu chiamato a difendere la sua legge sulla pubblica piazza, il popolo insorse con un futile pretesto (chi era più lontano non sentiva perché Gaio non voleva usare il microfono). Il Senato ne approfittò per decretare il ''Senatus consultum ultimum'', un provvedimento straordinario che autorizzava le guardie ad uccidere Gaio a colpi di sedano.
Lui si ritirò quindi sull'Aventino coi suoi tremila e passa seguaci, ma fu costretto a scappare verso il tempio di Diana quando la [[puzza]] di sudore divenne soverchiante. Prima che le guardie potessero multarlo con l'accusa di essere ancora vivo, scappò verso il tempio di Minerva;
uscendo da lì cadde però a terra e si sbucciò un ginocchio, il che lo rallentò moltissimo, mentre passando dal tempio di Luna sbatté l'alluce sulla statua della dea col risultato che gli si staccarono entrambe le gambe. Secondo la tradizione si fece uccidere da uno schiavo, che lo decapitò urlando "NE RESTERÀ UNO SOLO!".
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