Strage dell'Italicus: differenze tra le versioni

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Il 1974 sembra essere un [[anno]] insignificante, ad un primo esame superficiale. Invece, scorrendo rapidamente gli accadimenti di allora, si scopre una singolare concatenazione niente affatto casuale, quasi a voler implicitamente attestare la presenza invisibile di una ''longa manus'' che tutto orchestra e tutto dirige, relegando l'essere umano al ruolo di {{s|mezza calzetta}} mera comparsa priva della possibilità di assurgere al ruolo di ''faber fortunae suae'', con un [[vaffanculo]] al [[libero arbitrio]] e a [[Erasmo da Rotterdam]].
 
Nel resto del mondo c'era stato lo scandalo [[Watergate]]; la caduta dei [[Dittatura|regimi totalitari]], instaurati a suo tempo da [[Salazar]] in [[Portogallo]] e dai [[Dittatura dei colonnelli|colonnelli]] in [[Grecia]]; la [[Nazionale di calcio della Germania|Germania Ovest]] vinceva in casa i {{Citnec|[[Mondiali di calcio Germania Ovest 1974|Mondiali di calcio]]|e=avevo detto: basta col calcio!}}; i [[Turchia|Turchi]] invadevano la parte settentrionale di [[Cipro Nord|Cipro]], allo scopo di costruirci tantissime villette abusive per trascorrervi le vacanze estive; l'[[ONU]] riconosceva all'[[OLP]] di [[Yasser Arafat]] il diritto di esistere, ma anche il dovere di vedersela con [[Israele]] circa le questioni di confine e di buon vicinato. Era anche nato ufficialmente l'[[hip hop]] in un parto gemellare con la [[serie televisiva]] ''[[Happy Days]]''. E in Italia?
 
Lungo lo stivale si concentravano gli ardori giovanili impegnati nella cosiddetta "[[politica attiva]]": [[Brigate Rosse]] e [[Fascismo|neofascisti]] si scambiavano pareri e opinioni in una cordiale atmosfera di pacifico e civile confronto. Insomma, si era nel pieno degli [[anni di piombo]]. [[Iva Zanicchi]] vinse il [[Festival di San Remo]] con la canzone ''Ciao, come stai?'', oggi reinterpretata ''unplugged'' dai [[punkabbestia]] nei [[Centro sociale|centri sociali]]. Quello stesso anno ci fu quel famoso [[referendum]] sul [[divorzio]] in cui se avessero vinto i '''SI''' il divorzio non c'era, ma vinsero i '''NO''' e il divorzio c'era, c'è e ci sarà, a meno che nel frattempo non venga abolito il [[matrimonio]]. A fine maggio c'era stata la [[strage di piazza della Loggia]] e a fine settembre, nel complesso residenziale di [[Milano 2]], iniziavano le trasmissioni della tvTV via cavo [[Telemilano]], ad opera di uno sconosciuto [[Berlusconi|Silvio B.]], lontano cugino della nota fattona [[Berlino|berlinese]] [[Christiane F.]], ed ecco che il cerchio si chiude.
 
== La strage ==
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[[File:Aldo moro scappa.jpg|right|thumb|400px|Ufficialmente Aldo Moro perse il treno poiché venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero e fatto scendere all'ultimo momento per firmare alcuni documenti.]]
 
[[Italia]], [[notte]] fonda. Il treno Italicus, lasciata Roma da qualche ora, stava per transitare presso la [[stazione]] di [[San Benedetto Val di Sambro]], dopo aver percorso tutti i 18.507 [[metro|metri]] della [[Grande Galleria dell'Appennino]]. Alle 1:23, a due passi dalla stazione, un botto violentissimo sventrò la carrozza n. 5, che divenne un forno crematorio per gli occupanti. I passeggeri a bordo delle carrozze n. 4 e 6 per lo spavento corsero verso i bagni più vicini, tutti rigorosamente fuori servizio. Accaddero scene drammatiche, in cui le urla disperate si mescolarono alla [[diarrea]] senza soluzione di continuità. Quando il treno raggiunse una temperatura accettabile cominciò il solito tragico inventario: dodici persone furono trovate morte carbonizzate ed altre quarantotto, benché gravemente ferite, sopravvissero negando agli [[Becchino|addetti alle pompe funebri]] la possibilità di compiere un concreto "salto di qualità". Tra i cadaveri c'era quello di Silver Sirotti, giovane [[ferroviere]] in servizio sul treno, che perse la vita in un eroico quanto vano tentativo di spegnere l'incendio con un [[estintore]] portatile scarico e mai revisionato.
 
[[Aldo Moro]], allora [[Ministro]] degli Esteri]], doveva trovarsi su quel treno, ma fu fatto scendere precipitosamente da alcuni funzionari del Ministero con la scusa di fargli firmare importanti documenti: [[Raccomandazione|raccomandazioni]], richieste di ferie e di uscita anticipata dal lavoro. In realtà aveva solo sbagliato treno, ma i [[servizi segreti]] deviati in {{Citnec|corner|e=e dagli col calcio!}} insabbiarono la [[verità]], che poteva essere compromettente per l'ascesa di Moro alla [[Presidenza del consiglio dei ministri]], prevista per il novembre successivo.
{{Cit2|Beh, in ogni caso è stata una gran botta di [[culo]]!|Aldo Moro, che quattro anni dopo non poté dire la stessa cosa.}}
 
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[[File:Trollface con bomba.jpg|thumb|300px|right|Il volantino col quale fu rivendicato l'attentato. Sulle prime non fu ritenuto attendibile.]]
 
Ci fu una rivendicazione: fu trovato un [[volantino]] all'interno di un vassoio di [[croissant]] recapitato da ''un ignoto ammiratore'' al giudice per le indagini preliminari. Sulla prima facciata c'era un disegno di dubbio gusto, sul retro campeggiava la scritta: {{Quote2|''Giancarlo Esposti è stato vendicato. FROCI! Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. CULATTONI! Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti. E alla fine vedremo chi ce l'ha più lungo. CIAO MAMMA!!! KIKKA TI AMOOOOOOOOOOOOOO TI PREGO SPOSAMIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!''}} Vistose macchie di [[smegma]] misto a [[sperma]] imbrattavano il volantino, ma parlare di [[DNA]] a quell'epoca era come [[bestemmia|bestemmiare]] durante l'[[Angelus]]. Gli inquirenti, dopo essersi lavati accuratamente le mani, si posero subito una domanda: {{Quote|Chi cazzo è Giancarlo Esposti?}} Per molto tempo la questione rimase insoluta, poi l'[[usciere]] della [[questura]] ricordò a chi apparteneva quel nome: un vecchio compagno d'[[asilo]] fissato col [[saluto romano]], morto tempo prima mentre attraversava un [[passaggio a livello]] incustodito. Dunque le indagini si indirizzarono sul versante neofascista, precisamente sul gruppo eversivo denominato ''Ordine Nero'', di cui Giancarlo Esposti avrebbe tanto voluto far parte, se fosse stato ancora vivo.
 
Le indagini, condotte con scientifico rigore, portarono ad identificare i presunti mandanti e gli esecutori materiali, ma proprio allora gli investigatori furono assaliti da un [[dubbio]] che fece trascorrere loro parecchie notti in bianco: {{Quote|Cioè, ma ci abbiamo azzeccato davvero? Abbiamo davvero preso i colpevoli? Pare impossibile, sarebbe la prima volta!}} Perciò iniziarono a serpeggiare ipotesi di [[Complottismo|complotto]] ai danni delle forze dell'ordine. Nessuna tesi del genere sembrava essere fondata, ma ormai gli inquirenti erano partiti in quarta alla ricerca dell'immancabile [[depistaggio]], che in questi casi non si fa mai attendere.<br />
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Per una volta il quadro sembrava essere abbastanza chiaro: una strage di matrice neofascista, un volantino di rivendicazione, testimonianze, riscontri oggettivi, evidenze inconfutabili. Tanta grazia era effettivamente eccessiva, ne erano consapevoli gli stessi magistrati bolognesi: {{Quote|Chi verrà a confondere le acque? I [[SISMI|servizi segreti]]? La [[massoneria]]? Le eminenze grigie? I [[carabinieri]]? Il garzone del lattaio?}} A farsi viva fu la [[Loggia PS2|P2]]. [[Licio Gelli]] in persona ebbe un colloquio con ''"quello che paga gli stipendi ai magistrati"'', al termine del quale fu imbastita un'indagine su una improbabile "pista rossa".
 
Il giovane fascistello Francesco Sgrò, già indiziato per la strage, cercò di far ricadere le colpe di essa su ambienti universitari della sinistra romana: a suo dire, i [[comunista|comunisti]] universitari della capitale, soprattutto quelli della [[facoltà]] di [[fisica]], ci sapevano fare con gli esplosivi. ''"Sono loro a fornirmi i botti per [[capodanno]]"'', precisò. Inoltre, qualcuno fece rinvenire su ciò che restava della carrozza n. 5 alcuni simboli e immagini che riconducevano inequivocabilmente agli ambienti di sinistra: un [[pugno chiuso]], una [[falce]] con un [[martello]], una [[fotografia]] di [[Lenin]]. Ciò che insospettì gli investigatori fu che nessuno di questi oggetti era bruciato come gli altri. La tesi dello Sgrò iniziò a vacillare, ben presto fece acqua da tutte le parti. Messo alle strette, il depistatore mancato si giustificò: {{Quote|Sono stato frainteso! Non ho mai detto che l'esplosivo nascosto negli scantinati della facoltà di fisica di Roma era maneggiato da studenti di sinistra! Ho semplicemente detto che era maneggiato con la mano '''sinistra''' da studenti di '''destra''', per puro caso tutti [[mancino|mancini]]!}} Questa {{Citnec|prodezza}} fruttò a Sgrò il rinvio a giudizio per [[calunnia]], a Licio Gelli un cazzo. In ogni caso si era [[Perdere tempo|perso un sacco di tempo]], durante il quale gran parte delle prove a carico dei veri responsabili furono inopinabilmente dimenticate.
 
=== Ulteriori sviluppi ===
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== I processi ==
 
I processi subirono anch'essi vari tentativi di depistaggio, nonché due apposizioni del [[segreto di stato]]. Essendo un segreto, ne sono ignote le motivazioni. Al termine delle lunghissime fasi istruttorie si giunse alla seguente considerazione finale: {{Quote|Quindi?}} [[File:Corrado Carnevale vestito da cameriera.jpg|thumb|right|250px|Il giudice Corrado Carnevale pone una pietra tombale sul caso con una risoluta operazione di pulizia.]]Nel terzo grado di giudizio si ebbe un bilancio di zero colpevoli, mille assolti e l'equivalente di due manovre finanziarie spese solo per la cancelleria. Un successo, l'ennesimo, della macchina della giustizia italiana. Lo scarso clamore mediatico, unito al fatto che non c'era un gruppo coeso di familiari delle vittime che [[Scassaminchia|scassasse la minchia]] agli inquirenti, fece sì che l'interesse dell'[[opinione pubblica]] fosse catalizzato dalle tette di {{tooltip|{{Colore|green|Samantha Fox}}|[[File:Samantha Fox poco vestita.jpg|300px|Eccovi altre tette, morti di fame!]]}} piuttosto che dai noiosi dibattimenti processuali.
 
=== Corte d'Assise ===
 
L'istruttoria si concluse il [[1 agosto]] [[1980]], casualmente il giorno prima della [[strage di Bologna]], con il rinvio a giudizio di Mario Tuti e soci come mandanti ed esecutori materiali della strage. Ci vollero quasi tre anni perché venissero tutti assolti, il [[20 luglio]] [[1983]], chi per [[amnistia]], chi perché in fondo era un simpaticone.
 
=== Corte d'Appello ===