Società Sportiva Calcio Napoli: differenze tra le versioni

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== Storia ==
=== La fondazione ===
Squadra di terremotati colerosi, camorristi paraculati dallo stato.
[[File:Inculoatutti.png|left|thumb|250px| I tifosi del Napoli avevano già le idee chiare.]]
Il Calcio a Napoli fu scoperto per caso da [[Masaniello]] (o [[Giorgio Napolitano]] travestito da Napoletano) in una delle sue tipiche traversate della [[Terronia]] alla ricerca di [[Marijuana|Maria]] o di [[tua sorella]]. Dopo aver appreso l'arte dai monaci [[Inghilterra|inglesi]] di [[Bassano del Grappa]], tornò alle pendici del [[Vesuvio]] per insegnare al popolo partenopeo il tanto apprezzato gioco e l'importanza dell'erba a sette punte e due terzini.
 
=== Le prime stagioni ===
[[File:Attila punisce.png|left|thumb|250px|'''[[Attila|Attila Sallustro]]''' esegue un [[fallo]] su un avversario.]]
Il primo presidente della società fu [[Giorgio Ascarelli]] e non fu certo colpa sua se la prima stagione del Napoli fu un vero e proprio disastro (un pareggio e 347 sconfitte). Effettivamente la squadra era composta da nove persone, più due in panchina: due [[macellaio|macellai]] che ad ogni contrasto facevano letteralmente a pezzi gli avversari; un poliziotto in borghese pensionato; un ragioniere di [[Torre del Greco]]; un fattore con il [[maiale]] al seguito; due cavie da laboratorio e un passante a caso e tre [[Gay|Femmenielli]] per il reparto arretrato. In panchina c'era l'allenatore, ex carcerato per avere assassinato la nonna a colpi di clava sulle gengive e il suo [[avvocato]] (non si sa mai), che non faceva altro che ripetere "''meno male cà nun se po' ffà gnente''". Era il Napoli di [[Attila Sallustro]], che non si faceva pagare in soldi, ma in [[automobile|macchine]], poi a Napoli si chiedevano: "ma perché nun vincimmo mai ca' [[Juventus|Gliuventùss]]. Dopo la prima stagione, per simboleggiare il miglior risultato ottenuto in campionato, il simbolo della società fu tramutato da cavallino rampante, in [[Somaro|ciuccio]].
 
Nel [[1928]]-[[1929|29]], una partita contro la [[SS Lazio|Lazio]], valevole per la permanenza in [[Serie A]], finisce in pareggio. Ascarelli riesce a fare il paraculo con quelli della federazione, gli regala un paio di [[Rolex|roléx]] a testa (diventando così un vero e proprio pioniere in questa tecnica) e salva la squadra da un'altra figura di [[merda]].
 
[[File:NapoliHollyBenji.jpg|right|thumb|Con loro le partite sembravano durare di più...]]
La tendenza negativa iniziale andò invertendosi nella successiva stagione con l'avvento in panchina di [[San Gennaro]], ex giocatore del [[Liverpool (calcio)|Liverpùl]] che aveva già guidato il [[Genoa]] a ben tre scudetti e reso la [[Pro Vercelli]] Campione d'[[Italia]] (la Pro Vercelli... ma come minchia è possibile?!); e fu la svolta. Con lui giungono alcuni talenti puri quali i [[Giappone|giapponesi]] [[Mark Lenders]], [[Oliver Hutton]] e [[Tom Becker]], il [[Terronia|terrone]] [[Ciro]] e soprattutto il bomber [[Sant'Antonio]] che porta a Napoli una mentalità del tutto nuova e mostra un gioco miracoloso. Gli appassionati crescevano di numero e così Ascarelli realizzò un impianto da 10.000 posti nel rione Sanità denominato ''Stadio dei portoghesi'' in onore del pubblico non pagante: la partita inaugurale si disputa il [[16 febbraio]] del [[1930]], quattro a uno alla [[Triestina]], pochi giorni dopo Ascarelli muore di [[overdose]] durante i festeggiamenti con San Gennaro; i tifosi cominciano a pensare che la squadra sia davvero sfigata.
 
La stagione [[1930]]-[[1931|31]] fu tra le migliori dell'epoca anche, soprattutto, grazie a [[San Giovanni Decollato]], mediano ex [[Torino]] soprannominato "'O Banco 'e Napule" per l'alta cifra spesa per il suo ingaggio da parte del presidente Totonno 'o Studente di Ponticelli (105.000 Tornesi equivalenti a 10 Euro di allora). Alla fine del girone d'andata il Napoli era addirittura secondo, poi San Gennaro fu richiamato alle armi e gli azzurri finirono sesti. Il neo-acquisto [[Benjamin Price]] segnò ben venti reti (quattro su punizione e sedici nella propria porta). San Giovanni Decollato - anticipando [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]] - commentò: "Che [[Stronzo|strunz]]!!".
 
Nel 1931-32 non si riuscì a ripetere quanto di buono fatto l'anno prima e la stagione si chiuse con un mediocre nono posto con 35 punti e 4 scippi all'attivo, un'altra figura di merda.
 
Nel 1932-33 una dispendiosa campagna acquisti rischiò di mandare in rovina la società salvata dalla mano della [[Madonna]] ma portò alla costruzione di una grande squadra che si piazzò addirittura al terzo posto, nonostante le prestazioni di San Giovanni Decollato fossero a corrente alternata per "questioni di testa".
tra i grandi giocatori dell'epoca ricordiamo Jeppson detto [[Geppin Ass('e mazz)]]
 
La qualificazione alla [[Coppa del Nonno]] sfuggì solo poiché il [[Bologna]] ebbe una miglior differenza preti. A fine campionato, lo stadio chiuse momentaneamente i battenti per lavori di ampliamento e venne trasformato in [[campo di concentramento]]. La triste sorte dell'impianto era ormai segnata: nel [[1943]] l'impianto fu abbattuto ed al suo posto venne realizzato un centro [[Ikea]] che venne smantellato due anni dopo per far posto ad una grande [[Casino|casa di tolleranza]] per [[Chiattillo|chiattilli]].
 
[[File:NapoliSparta.jpg|thumb|left|250px|[[Sparta|THIS... IS... NAPOLIIII!!!]]]]
Con l'arrivo dal Torino di [[Ken Shiro]] (soprannominato dai tifosi ''Ken Ciro''), gli azzurri si presentavano tra i favoriti ai nastri di partenza nel 1933-34. L'annata cominciò male ma poi una lunga serie di risultati positivi, con [[San Pietro]] a menare le danze, portò la squadra nei quartieri alti della classifica. Risultato finale: terzo posto con 4650 punti dietro [[Inter]] e [[Juve]], 4416 reti segnate e 11 subite con qualificazione alla Coppa Europa, primo turno contro la [[Stiria e Admira Vaccher]]. Due a due in casa, ma cinque a zero per gli [[Austrizzera|austrizzeri]] a [[Zurigo]] con conseguente eliminazione (e conseguente ulteriore figura di [[cacca]]). Si incominciava a sentire la puzza di merda.
 
A Sant'Antonio fu addirittura tolto il porco.
 
=== Anni successivi ===
[[A nessuno importa]].
 
Negli anni successivi, le figure di merda continuarono a costellare la storia del sodalizio ma in modo ancor più ridicolo.
 
La squadra fu acquistata da [[Achille Lauro|Achille Pino Mauro]] che regalava ai giocatori una scarpa prima della partita ed una dopo (ma solo in caso di vittoria) con la conseguenza che la squadra giocava su una sola fascia perdendosi a bordo campo fra un tempo e l'altro.
Mauro affermò: "''Un grande Napoli per una grande Napoli''"; prese i voti e retrocesse in serie B.
La sua gestione fu costellata da acquisti sballati, primo fra tutti quello dello [[Sverigia|sverigese]] [[Hasse Jeppson|Kasse Geppsòn]], poi a Geppsòn fu affiancato "'O lione 'nammurato" ([[Luis Vinicio|Giggi Vinicio); i due si fidanzarono e si trasferirono a [[Positano]] dove aprirono un locale [[gay]].
 
Nel [[1964]] (non è vero) approdò a Napoli il "colored" Jarbas Faustino Canè detto "Il pirla nero" per le sue eccelse doti riproduttive e le sue mediocri doti realizzative, ma la perla del vivaio era un giovane nato all'ombra del [[Vesuvio]]: [[Antonio Juliano]] detto "Totonno 'e Quagliarella". Con Juliano le figure barbine assunsero un tono internazionale; la squadra venne puntualmente eliminata al primo turno di ogni manifestazione cui veniva iscritta ma con grande soddisfazione dei tifosi, felici di poter sperare in un'eruzione del San Paolo che rendesse immortale la squadra al pari del [[Grande Torino]].<br />
Altri fenomeni paranormali che hanno vestito la maglia azzurra in quel periodo furono: [[Omar Sivori|Omar Scivoli]], [[Dino Zoff|Dino 'a Loff]], [[José Altafini|Josè Altrifini]], [[Giorgio Braglia|Cavallo Pazzo]], Alce Solitario, [[Ratzinger|Carol Ratzinger]], [[Angelo Benedicto Sormani|Angelo Benetti Sormani]] e lo svedese [[Kurt Hamrin|Kurt Martin]] e [[Dino Panzanato|Dino Spampanato]].
 
Alla fine degli anni '60, il giovane [[Corrado Ferlaino]], noto play-boy attivo nel giro delle shampiste di Posillipo, comprò la squadra per diecimila lire (circa 50 [[Super Santos]] dell'epoca) e decise di affossarla definitivamente. Fu però in grado di cedere autentici bidoni alle ''grandi'' grazie al fatto che tutti i giocatori in maglia azzurra erano bidoni. Nel 1975 Ferlaino decise di fare sul serio ed acquistò dal Bologna [[Beppe Savoldi|Beppe "pere 'e papera" Savoldi]], l'unico centroavanti con piedi palmati prima di [[Egidio Calloni]].
Con Savoldi il Napoli centrò una storica ([[Eh?|?]]) vittoria in Coppa Italia battendo in finale l'[[Hellas Verona|Hellas Valona]].
 
Quando Savoldi lasciò il Napoli, la squadra venne affidata a [[San Siro]], allenatore proveniente dalla [[Milan|Virtus Quarto Oggiaro]] e noto come "Il mago della Bovisa". Siro non riuscì ad imparare una sola parola in napoletano durante i suoi tre anni di permanenza nella città partenopea: fu impiccato e sostituito dal solito San Gennaro che portò in azzurro il mitico [[Ruud Krol|Rutti Krol]], libero olandese, liberato dopo cinque anni beccati per traffico di [[marijuana]].
Con Krol la squadra acquistò sicurezza nei propri mezzi pubblici (il gol ritardava, ma il biglietto non lo pagava nessuno), l'assetto tattico mutò in [[bizona]]] pura e anche una pippa come Stefano Pellegrini riuscì a segnare un goal in precampionato. Ciliegina sulla torta fu l'acquisto del portiere [[Massimo Mattolini|Massimo Scivolini]], detto "saponetta" per la sua predisposizione alla presa liscia.
Dopo due partite e quattordici papere, Scivolini fu sostituito dal mitico [[Luciano Castellini]], detto ''<nowiki>'</nowiki>o giaguaro antifurto'' per la sua capacità di non farsi fregare la [[BMW]] in sette anni di permanenza a Napoli.<br />Baluardo della difesa fu per ben quindici anni [[Giuseppe Bruscolotti]] detto ''<nowiki>'</nowiki>O palo 'e fierro'' in quanto specializzato nello scassinare casseforti con il piede di porco. Notevole fu l'apporto di altri campioni stranieri quali [[Daniel Bertoni|Daniel Copertoni]] e [[Babbo Natale|Santa Klaus]], proveniente dal F.C. Taailavaalajinentosivaajavankula Turku, squadra della [[protezione civile]] [[Finlandia|Finlandese]]. Da non dimenticare, infine, l'apporto alle figure di merda dell'epoca di autentiche schiappe quali Antonio Cartomante, Nico Penzola, Claudio Avvinazzati, [[San Pippo]], [[Angelo Frappampina]], [[Luciano Sola]] (un nome un programma) e tanti altri che tutti hanno dimenticato.
 
=== Era Maradona ===
[[File:maradona con maglia del brasile.jpg|thumb|right|Maradona con la maglia della Nazionale.]]
Negli anni '80 a Napoli arrivò [[Maradona]], il quale '''[[eh?|vinse da solo]]''' due scudetti ed una [[Coppa UEFA|Coppa UFFA]].
 
L'asso argentino giunse a Napoli a bordo di una [[portaerei]] scortata da tredici [[Checca|eunuchi]] in perizoma azzurro e subito si instaurò un rapporto di profonda amicizia fra la tifoseria e... gli eunuchi. Maradona non fu contrariato e, cominciò a segnare goal e disseminare figli dappertutto. La squadra conobbe un periodo d'oro (con qualche figura di merda) che culminò con la vittoria del "Trofeo Coca-Cola", poi rinominato "Trofeo senza Cola".
 
Affiancarono Maradona in quell'esaltante avventura giocatori del calibro di [[Antonio Careca]], [[Bruno Giordano|Giordano Brunello di Montalcino]], [[Andrea Carnevale|Il giudice Carnevale]], [[Santi Licheri]], [[Ciro|Ciro da Ferrara]], [[Salvatore Bagni|Tore Bagni]], [[Pablo Escobar]] e [[San Pellegrino]].
 
Dopo aver <strike>venduto</strike> regalato lo scudetto del 1988 al [[Milan|SB Milan]], cominciò lo sfascio della squadra, quattro giocatori furono accusati di essersi venduti lo scudetto. Furono torturati nel Castel dell'ovulo, impiccati e gettati nelle acque del fossato pullulanti di totani e salmonella. Nonostante questa bufera, il Napoli si risollevò e fece in tempo per coronare il sogno di una figura di merda in [[Coppa dei Campioni]], ottenuta facendosi battere dalle figurine del [[Real Madrid]] poi acquistate da [[Berlusconi]] per l'album di famiglia.
 
Ritenuto da tutti gli Ultras: [[Dio]] in terra. Sembrava che Maradona potesse fare di tutto con una palla al piede ma fu lo stesso [[Dio]], con la sua sete di gelosia, a inviare una [[Catena di Sant'Antonio]] al mondo diffondendo la novella che il noto calciatore era un [[Droga|drogato]].
 
Cominciò la decadenza del Napoli e quella di Maradona: dopo la decandenza [[Maradona]] fu [[calcio rotante|calciorotato]] e la squadra fu venduta prima alla [[Mercato Rionale SRL]] del Pentolaio Matto [[Corbelli]] e poi alla [[Spongebob]] S.p.A. guidata dal proprietario del [[Maneggio]] di Napoli [[Naldi]] che provò - senza successo - a rivendere la società a sua nonna che - nonostante fosse in preda all'alzheimer - gli rispose: "''La vendi a [[Tua sorella|soreta]]''".
 
Negli anni [[2000]], dopo una serie di fallimenti, [[Oronzo Canà]] e [[Adriano Galliani|zio Fester]] calciorotarono il Napoli in serie C.
La città visse con profonda disperazione la tragedia del sodalizio, al punto che [[Luciano de Crescenzo|Luciano 'o guallaruso]] (poeta e nullafacente stipendiato) propose di fare il funerale al Napoli e tifare tutti per il Real Boscotrecase.
 
=== La rifondazione ===
[[File:Dida.jpg|left|thumb|[[Dida]] quando ha visto debuttare per la prima volta in serie A contro di lui [[Marco Capparella|Capparella]] e [[Francesco Montervino|Montervino]].]]
La società ripartì da lì: sei giocatori effettivi, due ultrà infiltrati promossi a prima squadra, due riserve in panchina e neanche un [[Super Tele]] disponibile.
 
Dopo un anno di depressione in C, L'allenatore [[Edy Reja]] sperò di diventare [[Emo]] (Effetto causato dall'energia negativa di [[Montesanto]]) poi rinsavì e condusse la squadra alla promozione, grazie anche all'avvento dell'eroe delle due [[Sicilia|Sicilie]] [[Emanuele Calaiò|Emanuele "TicTac" Calaiò]], soprannominato così per il suo continuo tic nervoso che lo portava a grattarsi gli zebedei in maniera maniacale, specialmente prima della battuta di un rigore, e per la sua insana abilità di preferire il controllo di tacco a quello d'esterno. Con lui il Napoli acquistò un tic in più per poter sconfiggere gli avversari più temibili del campionato (il [[Sora]], il [[Martina]], il [[Giulietta]], il San Tostato Del Monte Osto, il [[Bassano del Grappa|Grappa Puzzon di Bassano]]).
 
[[File:Trasfertaintreno.jpg|thumb|right|180px|Con il ritorno in Serie A il Napoli è sbarcato anche nel mondo delle carte da gioco.]]
Dalla C alla serie B il Napoli acquista prestigio (non si sa come) e poi la formazione torna a militare in A con i grandi campioni, "cafone" [[Jonathan Blasi]], "panchina" [[Marcelo Zalayeta]], Sidicecheinnazionalefacciopauramacolnapolifacciocagare [[Garics]], LaCanna [[Rullo]], nonno [[Sosa]], "scomparso" [[Samuele Dalla Bona]], "TicTac" [[Emanuele Calaiò]] e "Caffè" [[Ezequiel Lavezzi]], con sua moglie "Filumena 'a Currea" famosa per minacciare i difensori avversari negli spogliatoi con una cintura per costringerli a farsi saltare dal suo consorte.
 
La stagione [[2008]]/[[2009]] inizia nel migliore dei modi. Pierpaolo Marino riesce a risolvere il problema rifiuti a Napoli acquistando una vagonata di bidoni per la spazzatura (Rinaudo, Denis, Aronica, Maggio), che vanno a completare le precedenti opere di inzozzatura della città (Navarro, Pazienza, Santacroce, Pià, Zalayeta). Viene spacciato per bomber [[Argentina|argentino]] il vecchio attore di [[Dennis la Minaccia]], mentre il Napoli macina vittorie contro terrificanti squadre [[Albania|connazionali]]. Il primo trofeo vinto è la "''Coppa Sfasciacarrozze '08''"; dopo una solenne premiazione tenutasi a [[Roma|Vatikan City]], con l'assegnazione di un ulteriore premio di 500,00 euro gentilmente donato dalle [[Ferrovie dello Stato]]. Nella bacheca azzura finisce anche un [[Trofeo Birra Moretti|Trofeo Nanni Moretti]], vinto battendo al San Paolo la Viribus Unitis e la Scafatese.
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