Pene d'ebano: differenze tra le versioni

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{{quote|Giorgio, Piero e il loro flaccido amico, il gigante Ganassa, camminarono a lungo nel reame di Baalaal, finché arrivarono all'entrata di una tetra caverna. ''"È qui che è custodito quello che cercate"'' disse il gigante, ''" ma per arrivarci dovremo superare delle dure prove"''. Prima di entrare, come rito propiziatorio, decisero di sfoderare le loro svettanti alabarde e di giuocare al giuoco del legnaiuolo, prendendosi scherzosamente a colpi di glande. Una voce uscì minacciosa dalla caverna dicendo ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Appena entrati le tenebre li avvolsero subito rischiarati dalla luce proveniente da una grossa scatola. Allora Giorgio si fece avanti ''"Salute a te, straniero, noi siamo qua: puoi tu dirci dove si trova il pene d'ebano?"'' ma ottenne in risposta ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Allora Piero provò a ripetere ''"Sì, ma dove si trova il pene d'ebano, straniero?"'' ma la risposta fù sempre ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Era l'oracolo metereologico che dava indicazioni ai viandanti. Giorgio decise perciò di prendere in mano la situazione ''"Non vi inquietate, compagni, forse ho un'idea: seguitemi!"''. I tre si inoltrarono nella caverna, incuranti delle parole dell'imbelle oracolo, che in lontananza continuava a ripetere ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo settantesimoquinto}}
 
Terribili prove attendevano i membri della compagnia nell'oscura caverna.
 
{{quote| Proseguendo nel loro cammino i nostri eroi si imbatterono in una nube di tarzanelli mortali, che li aggredirono lanciandosi sulle loro minuscole liane. Solo la proverbiale aerofagia del vanitoso gigante riuscì a spazzar via la minaccia, ma subito se ne presentò un'altra, più subdola ma altrettanto pericolosa. Addormentato su di un trono sedeva russando un petofono gigante, il quale, se svegliato, avrebbe fatto dei tre un sol boccone. I tre, in punta di piedi e con in mano i loro fetidi calzari, riuscirono a passare indenni e si ritrovarono finalmene nell'ultima sala: la sala del pene d'ebano. L'eburno manganello riluceva sopra un altare di alabastro, tempestato di gomma pane. I tre tornarono al castello di Lady Marian lieti e giocosi, percuotendosi tra loro con il nero pistolone. La donzella, rossa in volto, li ringraziò con un timido peto. ''"Grazie"'' disse avvitando l'oscuro bastone sul corpo del nano Gurth, che si trasformò nel principe Foffo, nobiluomo imprigionato da un incantesimo: ''"Ora potremo finalmente unire il mio pene d'ebano con la vagina d'avorio di Lady Marian. Grazie, piccoli amici dell'amore"'' disse Foffo, e gli donò dieci luigi d'oro. I tre, felici e ormai amici per la pelle, decisero di tornare ai loro villaggi oltre la foresta di Baalaal, festeggiando e facendo tra di loro l'allegro trenino dell'amore.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo millemillesimo}}
 
Da notare che ''Foffo'' in dialetto swahili si pronuncia ''[[Mandingo]]'', che sarebbe quindi, secondo il resoconto dei due esploratori inglesi, portatore del sacro pene d'ebano.
 
[[categoria:corpo umano]]
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