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La città è stata da sempre basata sul porto e sugli scambi commerciali con le isole vicine. Nonostante fosse un luogo frequentato per lo più da scaricatori di porto, è stata spesso oggetto di letterati e filosofi di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Va citata la presenza della leggenda di [[Polifemo]] secondo cui questo abitasse nella città, secondo [[Omero]], senza che nessuno controllasse se ciò fosse vero o plausibilmente vero. Inoltre, numerosi sono i rotoli di carta igienica dedicati alla poesia sulla città e sul promontorio, in onore della tanta popò che veniva commercializzata come fertilizzante e venduta da un isola ad un altra. Non si sa bene cosa trovassero di affascinante in questo i letterati, forse si tratta del caso di una mancata soluzione ai propri problemi di stitichezza che, giunti nel luogo, venivano improvvisamente risolti dalla mancanza di svago stesso dei filosofi, che abbellivano la città e continuano a farlo con un poetico "che posto di merda" in riferimento alla qualità della vita, che addirittura sovrastava (ma non più al giorno d'oggi) il pacchiano "che posto del cazzo".
Inoltre la città, va ricordato, detiene un numero di chiese ben maggiore del numero di cittadini presenti. L'ingombrante presenza della [[chiesa]] non da risposta al quesito di come fosse possibile, essendo la maggior parte dell'attuale città di
Infine, nella città, sono presenti sterili e banali imitazioni di aquile, utilizzate come fontane o come addobbi e decorazioni, un castello abbandonato a se stesso e spoglio di qualsivoglia cimelio storico, a testimonianza che anche i governanti dei giorni nostri non si son fermati dal compiere barbarie e saccheggi delle opere di cui disponeva la città sotto la loro amministrazione, e qualche pezzo di ferro dalla forma di ancore o che ne rappresentano le innumerevoli imprese sadomaso compiute da soldati di passaggio durante le guerre mondiali. È inoltre presente, nel lungomare, una versione scala 1a10 della [[Statua della Libertà]] che sorregge un cono gelato (simbolo della libertà di cazzeggio al termine del secondo grande conflitto mondiale).
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