Lingua lombarda: differenze tra le versioni

*/
(*/)
Riga 174:
 
Vabbè, dai, stavo scherzando.
 
== Il momento della cultura: la saggezza popolare lombarda attraverso i suoi proverbi ==
[[File:Leghista2.jpg|right|thumb|300px|Se comincia a parlare annuisci a intervalli regolari e scappa appena possibile.]]
Citando la famosa [[Eh?|legge matematica di Lollophout-Karénzich]]:
 
''Tanti dialetti => tanti proverbi => tanta saggezza popolare''.
 
E, come abbiamo visto, il Lombardo è ricco di proverbi (e di solito, inoltre, anche un Lombardo nel senso di persona è ricco; per questo si dice che a Nord sono ricchi e a Sud sono poveri, se non si conta l'esigua minoranza di ricchissimi boss mafiosi, ma noi stiamo considerando qui solo le due categorie di ''ricchi'' e ''poveri'', tralasciando quella dei ''ricchissimi'').<br />
Viene pertanto ivi presentata un'antologia di proverbi (in milanese: ''proverbi''; in bergamasco: ''proèrbe'') che potranno far capire la vastità e il valore di una antica cultura da molti ignorata, se non disprezzata:
*''Mej on ratt in bocca al gatt che on òmm in man a l'avvocatt''
Proverbio coniato da [[Berlusconi]] quando s'è reso conto che i suoi avvocati non solo non riuscivano a difenderlo in maniera soddisfacente nei suoi mille processi (e che anzi finivano per essere processati anche loro), costringendolo a dover ricorrere alle da lui odiate leggi ''ad personam'', ma che anche gli avevano ciulato una barca di soldi, obbligandolo dunque per potersi rimborsare ad aumentare del 786% la pubblicità su [[Mediaset]]. Perché Lui in realtà è bello e buono. Che in [[Greco Antico]] si dice ''kalòs kagathòs''. Che in [[Greco Moderno]] si dice ''kalòs kagakàzzos''.
*''Voeuja de lavorà, saltem addòss che mi me spòsti''
Per dimostrare che i terroni ci sono anche al Nord. Oppure che la voglia di lavorare è così, diciamo, in sovrappeso che se ti salta addosso come minimo ti spacca le braccia, quindi è meglio avvertirla che se prova a fare stronzate del genere non si deve aspettare che qualcuno poi la prenda al volo. Tanto per chiarire le cose.
*''Ò de castan ò de nos, ògnidun gh'ha la soa cros''
Perché scegliere il legno della propria croce da un solo tipo d'albero, perdiana? Questo proverbio dimostra la tipica tolleranza lombarda nei confronti del legno (e probabilmente anche nei confronti delle [[seghe]]). Certo, però, che poi non si deve rompere il cazzo con storie del tipo ''Eh, ma io non la volevo, la croce, ci ho ripensato, mi fa male un po' la spalla...''. Eh no! Ti sei voluto la croce? Hai potuto sceglierla di farla col più fottuto tipo di legno che volevi? E adesso te la porti, stronzo!<br />
Va anche detto che in ambito scolastico, si potrebbe parafrasare questo proverbio in ''Ò de plastega ò de compensaa (che l'è on poo come 'l legn ma nanca tròpp) ògnidun gh'ha el sò banch''. Ecco, il significato è simile.
*''L'erba de l'alter l'è semper la pussee bona''
Proverbio introdotto dopo la scoperta della [[Giamaica]] e delle sue colture. Va detto che esse furono portate per la prima volta a [[Milano]] verso l'inizio del '500, ma che per lungo tempo furono di esclusivo appannaggio dell'aristocrazia e della classe dirigente, sia [[Spagna|spagnola]] che [[Austria|austriaca]] (e celebri erano i motteggi che al tempo i poeti della corte milanese rivolgevano ai vicini [[Piemonte|piemontesi]] "ch'avean soltanto la Gianduia, que' sfigati"). Il popolo e la borghesia, invidiosi, sopportarono per secoli questa grave ingiustizia, fino a che, dopo le [[Cinque Giornate]], si trovarono con la città vuota. E allora via al saccheggio! Erano così rinciuliti che non opposero praticamente resistenza quando qualche mese dopo gli Austriaci tornarono a occupare la città. Ma ride bene chi ride ultimo, perché gli Austriaci, infuriati dal fatto che le riserve accumulate in trecento anni erano state COMPLETAMENTE ESAURITE scatenarono per rabbia una durissima repressione. Ma nei cuori del popolo meneghino quei giorni di ebbrezza furono ricordati tra i più felici di sempre.
*''Bosia e giurament quaj voeulta hinn bon parent''
Eh sì, perché la sig.ra [[Bugia]] e il sig. [[Giuramento]] vivono una contrastata storia d'amore. Si sono sposati tipo nel '76, poi si sono lasciati, poi si sono rimessi insieme, poi hanno fatto un menage à trois con [[Ambiguità]], poi si sono messi insieme loro due di nuovo, poi si sono lasciati per qualcosa come vent'anni. Ma non lo hanno ancora detto ai loro genitori, così tutti gli anni a [[Natale]] fanno finta di essere ancora sposati (Bugia lo fa perché le piace mentire, Giuramento invece perché ha promesso di farlo una volta che era ubriaco fradicio - ma non è che un giuramento vale di meno se ti sei bevuto qualcosa tipo 73 bottiglie di [[birra]], no?). E così qualche volta sono buoni parenti.
*''Chi comanda fa legg''
Perché una volta si erano confusi, così l'hanno messo per iscritto e adesso sono 372 anni dall'ultima volta che se ne sono dimenticati.
*''San Gioann fa minga ingann''
Questo è un proverbio della zona di [[San Giorgio su Legnano]]. E infatti i Sangiorgesi soffrono per il fatto di vivere in un comune intitolato a un [[San Giorgio|santo]] che forse non era un cavaliere come si dice, forse non ha ucciso un [[drago]] come si dice e forse addirittura non è mai esistito proprio. Invece [[San Giovanni]] (che batte le castagne, le batte troppo forte da far tremar le porte), lui sì che è un santo affidabile, porca vacca!
*''Se te voeuret viv san e content, sta on poo lontan di tò parent''
Specialmente dalle suocere.
*''Chi mal intend, pesg respond: inscì fann i asen de tutt el mond''
Ossia: gli [[asino|asini]] possono rispondere male quando fraintendono ([[Berlusconi|o sono fraintesi]]), ma noi no. E questo, signori miei, è un chiaro esempio di discriminazione nei confronti del genere umano. Cioè, gli asini possono fare delle cose e noi no? Ma roba da matti!
*''A ülìs bé, se spènt negót''
Questo proverbio è stato formulato quando a [[Bergamo]] non erano ancora arrivate le [[puttana|peripatetiche]] e quindi in effetti volersi bene, amarsi, non comportava necessariamente una spesa. Insomma, a volersi bene non si spendeva nulla. Sebbene ormai sia desueto, questo proverbio ci porta la testimonianza d'un'epoca forse meno avanzata, ma al contempo più pura, ingenua e felice, un'epoca in cui a [[Bergamo]] per divertirsi non era necessario andar per forza a puttane, ma si poteva andare semplicemente al bar a bestemmiare (retaggio d'una lunga dominazione [[Veneto|veneta]]) oppure andare a sparare agli [[immigrati]].
*''Mej avè i pantalon rott in del cuu, che il cuu rott in dei pantalon''
Saggio proverbio milanese, che insiste molto sul fatto che c'è ben peggio che avere i pantaloni bucati nei pressi del coccige.
 
Ma è proprio da [[Bergamo]] che viene forse il più importante lascito della cultura orale lombarda, che per la sua universalità può essere facilmente compreso da ogni nazione, ossia:
 
'''''[[Figacentrismo|A l' tira piö ü pél de pòta che sènt caài ch'i tròta]].'''''
 
Amen.
 
== Note ==
Utente anonimo