→Dopo l'attentato: i primi studi, l'amicizia con Gabriele d'Annunzio, le prime poesie
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Giovanni scoppiò in un urlo di terrore mentre gli piovevano addosso i pochi resti del padre. Per qualche strana ragione questo avvenimento fu considerato un [[trauma]], addiritturà il principale che condizionò la [[mentalità]] del [[poeta]].
=== Dopo l'attentato: i primi studi, l'amicizia con [[Gabriele d'Annunzio]], le prime poesie ===
[[Immagine:Nerd5.jpg|left|thumb|300px|Pascoli in età liceale]]Immediatamente dopo lo scoppio del padre, '''Giovanni''' decise di fuggire dalla realtà: si mise semplicemente a correre seguendo traiettorie stupide simili a quelle del volo delle [[mosca|mosche]], delimitato dalla corda da viaggio (anche se non si è certi che si fosse accorto di averla). Dopo diversi giorni notò che poteva liberarsi facilmente della corda, visto che era costituita da uno [[spago]] da cucito, liberatosene andò a rifugiarsi nel primo posto che capitò: uno scatolo di un [[barbone]] in prossimità di [[Castelvecchio]]. Riuscì a mantenersi in vita per diversi anni,
[[Gabriele d'Annunzio|D'Annunzio]] portò di moda in quella scuola la sua passione per la [[poesia]], fra i versi memorabili che troviamo scritti col pennarello sulle porte dei servizi igenici maschili vi sono quelli della poesia intitolata "''[[Primo vere]]''", che recitano: "''Primo vere / Este tati / Auto ni / Inve erni''", in futuro pubblicata su riviste del calibro di "Modella 1800" e "Ieri". Data l'elevata debolezza della natura di Pascoli ben presto si conformizzò anche in questo atteggiamento del suo mentore, naque così la sua vena ispiratrice per le poesie decadenti (ovvero lo stesso genere di d'Annunzio, chiamato così a causa dello scarso contenuto delle opere), e cominciò a comporre le sue prime poesie, molto apprezzate nell'ambiente scolastico (gli alunni usavano i fogli con le quali erano scritte come cartine, i professori come [[carta igenica]], entrambi dopo averli usati li restituivano al poeta).
=== Gli anni universitari ===
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