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La sorella maggiore (Orazia, soprannominata "Ninfomane" a causa della sua passione per le ninfee della mitologia greca) usava il corpo di Giovanni come base per piantare ombrelloni e le sue mani per grattarle la schiena (esigeva che le due funzioni dovevano essere svolte contemporaneamente, ciò complicò ulteriolmente la sessualità futura del bambino)
[[Immagine:gollum.jpg|left|thumb|300px|Pascoli alla tenera età di 9 anni, notare il corpo logorato dagli abusi familiari]]Gli altri tre fratelli (Qui, Quo e Qua) usavano il suo stomaco come salvadanaio, ed ogni tanto strappavano ciocche dei suoi capelli (sempre più diradati anche a causa del vizio del padre) per costruire i loro famosi copricapi da Giovane Marmotta, successivamente strappavano a freddo le pelliccie delle marmotte e le incollavano con metodi convenzionali alla testa del fratello (per questo Giovanni comparve sempre con tutti i capelli benchè li perse da molto giovane);
Inoltre alla famiglia si aggiungevano altre 5 sorelle, 2 fratelli, 5 nonni, 7 bisnonni, 12 zii, 24 cugini, 2 madrigne, 2 padri (la madre naturale era di facili costumi), 3 cani, 4 gatti, 2 uccelli, ed altri 5 elementi di cui si sconosce sia nome che sesso che razza che aspetto.
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Nel frattempo Don Vito, rimasto solo, venne preso di mira da un folto gruppo di terroristi russi negri islamici nazisti delle brigate porpora, che si trovava nei paraggi coinvolto in una gara a chi raccoglieva più funghi.
[[Immagine:Robocop.jpg|right|thumb|
Giovanni scoppiò in un urlo di terrore mentre gli piovevano addosso i pochi resti del padre. Per qualche strana ragione questo avvenimento fu considerato un trauma, addiritturà il principale che condizionò la mentalità del poeta.
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Immediatamente dopo lo scoppio del padre, Giovanni decise di fuggire dalla realtà: si mise semplicemente a correre seguendo traiettorie stupide simili a quelle del volo delle mosche, delimitato dalla corda da viaggio (anche se non si è certi che si fosse accorto di averla). Dopo diversi giorni notò che poteva liberarsi facilmente della corda, visto che era costituita da uno spago da cucito, liberatosene andò a rifugiarsi nel primo posto che capitò: uno scatolo di un barbone in prossimità di Castelvecchio. Riuscì a mantenersi in vita per diversi anni e frequentò il Liceo Statale Paritario per Baristi Alcolizzati, ma dato che aveva ancora solo 12 anni lo frequentò come lavavetri e cavia umana per gli esperimenti degli alunni più irrequieti, fra i quali troviamo il giovane Gabriele D'Annunzio con la quale strinse una grande amicizia (simile a quella che aveva col padre). Gabriele D'Annunzio (che anche se era nato 10 anni dopo era 5 anni più grande di Pascoli, perchè a differenza di quest'ultimo aveva interessi per la vagina femminile) era un personaggio molto in voga in quell'ambiente, conosciuto anche con lo pseudonimo di "Gabry Ponte", usò l'ingenuità del Pascoli per accrescere la sua fama e soddisfare le proprie esigenze sessuali durante le carenze di donne (per qualche strana ragione tutte le ragazze del liceo avevano il ciclo mestruale sincronizzato). Giovanni vide in questo ragazzo una nuova figura di riferimento visto che fu l'unica amicizia che strinse in questa scuola: anche qui gli altri alunni, vedendo come veniva trattato da D'Annunzio, lo scambiarono per un oggetto e lo trattavano come tale, i maschi credevano che fosse una porta da campo di calcio, un cestino dei rifiuto parlante o un banco poggia-piedi puzzolenti; le ragazze lo usavano come portatrucchi (vista l'ampia scelta di buchi nel quale incastrali), sacco da boxe, e pannello per giocare a freccette (sempre ed esclusivamente velenose).
[[Immagine:CartaIgienica.jpg|right|thumb|150px|Il principale utilizzo delle poesie pascoliane liceali]]D'Annunzio portò di moda in quella scuola la sua passione per la poesia, fra i versi memorabili che troviamo scritti col pennarello sulle porte dei servizi igenici maschili vi sono quelli della poesia intitolata "''Primo vere''", che recitano: "''Primo vere / Este tati / Auto ni / Inve erni''", in futuro pubblicata su riviste del calibro di "Modella 1800" e "Ieri". Data l'elevata debolezza della natura di Pascoli ben presto si conformizzò anche in questo atteggiamento del suo mentore, naque così la sua vena ispiratrice per le poesie decadenti (ovvero lo stesso genere di D'Annunzio, chiamato così a causa dello scarso contenuto delle opere), e cominciò a comporre le sue prime poesie, molto apprezzate nell'ambiente scolastico (gli alunni usavano i fogli con le quali erano scritte come cartine, i professori come carta igenica, entrambi dopo averli usati li restituivano al poeta).
=== Gli anni universitari ===
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