Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni

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== La guerra civile e la dittatura ==
 
Concluse le campagne, Cesare cercò nuovamente di rientrare a Roma, ma il senato si rese conto che sarebbe stato troppo [[pericolo|pericoloso]]: l'esercito di Cesare era troppo grande e il [[buffet]] non aveva abbastanza tartine. Per questo e si affidò all'appoggio di Pompeo, che era l'unico [[idiota]] disposto a farlo, pur di non dover stare a casa con quella rompipalle della moglie. Nel frattempo, Cesare chiedeva senza successo al senato di entrare a Roma con l'esercito, dandogli la sua [[parola]] di [[giovaneGiovani marmottaMarmotte|Giovane Marmotta]] che non li avrebbe trucidati. <br/>
I senatori invece proibirono a Cesare di superare l'uscita del casello [[Rubikone|Rubicone Sud]]. Allora Cesare, in segno di sfida e di bastardaggine, superò con le sue truppe il [[fiume]], che segnava il confine del territorio romano. Nel farlo Cesare pronunciò la famosa [[frase]]: "Alea iacta est", che tradotto suona più meno:
{{Cit|E mo'so [[cazzo|cazzi]] vostri!|}}
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