Fëdor Dostoevskij: differenze tra le versioni

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=== Disavventure in Europa ===
[[File:Dostoevskij_poker.jpg|200px|thumb|right|Carducci in procinto di battere per la decima volta il nostro Fëdor.]]
Umiliato e offeso, con una contusione guaribile in 15 giorni, Dostoevskij, stufo delle assurdità che il vivere in Russia costringeva a sopportare, prepara i bagagli per un viaggio di qualche [[anno]] attraverso l'Europa, con l'obiettivo di ammirare grandi opere d'arte nei musei, conoscere colleghi famosi e, soprattutto, visitare i casinò e le bische più prestigiose del mondo [[occidente|occidentale]]. Ad accompagnarlo alla stazione, il 7 gennaio [[1858]], c'era il solito Pavel Stellovskij, a ricordargli che l'obbligo di scrivere un romanzo a bimestre era ancora valido, che avrebbe dovuto inviargli puntualmente i manoscritti tramite pacco celere e che le succursali della sua ditta erano diffuse anche in Europa, quindi non doveva neanche provare a sognarsi di sgarrare i termini del contratto, perché l'avrebbero beccato subito.<br />
Prima tappa del viaggio fu Bohn, in [[Germania]], presso la ''Große Biske'', un totale di 3.000 talleri persi e un ceffone preso dal buttafuori quella volta che diede un pizzicotto sul sedere a una discinta distinta signora. Dostoevskij passava le mattine a scrivere nella sua stanzetta all'ultimo piano della squallida pensione, gestita dal sig. Gunther Wunderscheiße, che poteva permettersi con le modeste cifre che riusciva a racimolare la notte, che trascorreva sostanzialmente al casinò. Ivi conosce e scopa la cameriera Anna Schubert, perdendo finalmente la [[verginità]]. Nei tre anni trascorsi fra i [[tedesco|crucchi]], il nostro diede alla luce le '''''Memorie da una casa di monchi''''' e '''''Le notti stanche''''', grandissimi capolavori che risentivano del clima sentimentalmente depresso che lo scrittore stava vivendo.<br />
Nella primavera del [[1861]] partirà per l'[[Italia]], il paese del sole e del mare, sperando di poter riacquistare il buonumore e il denaro perduto in Teutonia. Giunto in Toscana, viene invitato presso alcuni circoli letterari come conferenziere, zimbello e [[capro espiatorio]]. Il paesaggio toscano gli sarà di sollievo e avrà modo di poter scrivere '''''Il videogiocatore''''', '''''Umiliati e appesi''''' - ambientato proprio in Italia - e un centinaio di racconti da inviare a Stellovskij, per placare lui e certi signori con coppola e baffi che erano venuti a fargli visita. Stregato dalle bellezze di [[Firenze]], vi si stabilirà per due anni, ove incontrerà diversi [[intellettuale|intellettuali]] e scrittori con i quali intratterrà piacevoli conversazioni e catastrofiche partite a ramino, come la sconfitta subita contro '''[[Giosuè Carducci]]''' in una partita a poker avvenuta la sera del 31 giugno del 1862 nella villa del cav. Cioni. In palio una preziosa saliera d'oro del Cellini e un [[Gesù Cristo]] tempestato di pietre preziose, che furono rubati da chi sa chi mentre tutti erano intenti a sedare un principio di rissa, perché Dostoevskij accusò Carducci di barare.<br />
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