Disco music: differenze tra le versioni

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{{citazione|Ma è possibile che stà febbre mi venga sempre il sabato sera e mai il Lunedì che mi scanso un giorno di lavoro?!|Tony Manero||legge il termometro|}}
{{citazione|Daddy, Daddy cool....piglia....indu cooooool.......||Una tipica canzone disco||}}
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Dall’ inizio degli anni 70 ci troviamo di fronte ad un vistoso mutamento della musica nera. Artisti come [[Berry White]], Congo Bongo e Buga Buga prendono sempre più piede ed aumentano gli arrangiamenti creativi, vale a dire quelli senza un perché e inventati sul momento, esplodono inspiegabili nuove mode ed il [[kitsch]] assurge a ruolo di status. Il ballerino [[disco]] si lascia crescere il ciuffo, le basette, le sopracciglia, il [[cerume]] nelle orecchie e il [[cotone]] nell’[[ombelico]]. Il suo [[look]] comincia ad essere il simbolo
[[Immagine:La mod dei capelloni prende piede.jpg|thumb|La moda dei capelloni prende pericolosamente piede]]
di una generazione: capello sugna e pepe che attira i moscerini peggio della frutta marcia, inguardabile camicia fantasia a pappagalli fucsia aperta sul pettorale villoso, [[catena]] del [[motorino]] attorno al collo con soggetti vari (gettonatissimi la [[Madonna del Rosario]] e il [[Crocifisso]], ma anche [[Sai Baba]] che fa il gesto dell’[[ombrello]]), pantalone scampanato (quelli con l’ampio orlo destinato a infracidarsi penosamente sotto il tacco dello [[stivale]]), ascella ai frutti di [[mare]] per lo sfrenarsi parossistico sulla pista, [[alito]] da [[coma]] diabetico per tutti gli alcoolici introitati, [[occhiali da sole]] anche di [[notte]] (di fatto in quegli anni i ballerini [[disco]] venivano arrotati più dei gatti randagi).
[[Immagine:Village.jpg|left|thumb|270px|I Village People. Da sinistra: Renato “short cock” Schifani, David Hodo, Felipe Rose, Homer Simpson, Alex Briley e Gianni Alemanno.]]
 
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