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[[File:Weegee.png|thumb|right|100px|[[Luigi]] Cadorna cerca di fermare con lo sguardo l'avanzata delle truppe asburgiche.]]
{{Cit2|Attaccate senza paura! Non temete, i vostri elmetti di carta stagnola vi proteggeranno dai colpi di mortaio!|Luigi Cadorna ordina di attaccare gli austriaci a Caporetto}}
{{Cit2|Vi ho rispolverato le vecchie armature di Federico II, ora sarete invincibili contro gli assalti nemici!|Luigi Cadorna su Corazze Farina}}
{{Cit2|PWND n00b!|Telegramma di Francesco Giuseppe d'Austria a Vittorio Emanuele III}}
{{quote|Puntare verso il nemico|Dal libretto di istruzioni del fucile Carcano}}
La '''battaglia di Caporetto''' (detta anche ''dodicesima battaglia dell'[[Isonzo]]'', in onore del noto fiume, o ''dodicesima battaglia dello Stronzo'', in onore del noto generale [[Luigi Cadorna]]) è l'ennesima dimostrazione del fatto che l'[[esercito italiano]] dovrebbe lasciar fare la [[guerra]] a qualcuno che almeno sappia da che parte si imbraccia un fucile.{{Primapagina|11 jan 2010}}
== Location ==
[[File:Iron Maiden Vecchi.jpg|280px|thumb|''Soldati italiani al fronte'', [[1917]] (forse).]]
Durante la [[Prima guerra mondiale]] Caporetto, una ridente località [[slovenia|slovena]] ricca di verde, corsi d'acqua e aria sana, fu teatro di un'accesa disputa tra due pattuglie [[scout]], una italiana e l'altra austroungarica-tedesca. Ciascuna pattuglia rivendicava Caporetto come proprio territorio esclusivo e non voleva cederla ai rivali.<br />Il faticoso conciliabolo, il prolungato digiuno, il forte sole di mezzogiorno e la [[grappa]] di contrabbando che gli scout bevevano avidamente per passare il tempo ebbero come unico effetto quello di inasprire i toni ed esacerbare gli animi dei presenti. Da ambo le parti volarono parole grosse e riferimenti poco galanti alle professioni delle rispettive madri e sorelle. Quando dalle fila austriache una voce disse che la [[Eleonora Duse|Duse]] era una gran maiala fu chiaro a tutti che anche volendo non era più possibile spartirsi lo spiazzo erboso per un tranquillo [[picnic]]: era cominciata la guerra.
==Durata==
La battaglia durò dal [[24 ottobre]] al [[19 novembre]] 1917, con la sola eccezione del [[4 novembre]], che era [[domenica]]; gli austroungarici usarono la pausa per andare a [[messa]], lavarsi e giocare a [[tombola]], gli italiani ne approfittarono per ricaricare le loro [[pistola ad acqua|pistole ad acqua]].
== Lo scontro ==
L'esercito austroungarico era guidato dall'astuto [[Otto von Below]] e da [[Erwin Rommel]], la futura ''Volpe del deserto''. Quello italiano era comandato dal già citato Cadorna e dai comandanti d'armata Luigi Capello, uno che perdeva giocando a [[scacchi]] da solo, Alberto Cavaciocchi, famoso perché quand'era stressato prendeva a testate i muri e Luigi Bongiovanni, il quale era divenuto comandante per essere il cugino del nonno dell'amante di Cadorna. Menzione particolare per il generale [[Pietro Badoglio]], divenuto poi il vice di [[Armando Diaz]]<ref>gli era secondo solo in quanto a inettitudine</ref>, per i meriti conseguiti in questa battaglia o forse per essere uno dei pochi sopravvissuti.
[[File:Pecora soldato.jpg|thumb|Neppure il plotone di pecore [[kamikaze]] arruolate da Cadorna in persona risollevò le sorti dello scontro.]]
Le truppe italiane vennero inviate in avanti, con l'intento di sfondare le linee nemiche e ottenere una vittoria schiacciante. Agli austroungarici, che erano fuori casa, bastava un pareggio. L'avanzata italiana si interruppe sotto un fitto lancio di [[crauti]] sott'aceto. Cadorna ordinò allora di attaccare in stile scagnozzo da [[film d'azione]]: in fila indiana e uno alla volta. I fucilieri austriaci, che non avevano neanche da prendere la mira, con una mano sparavano e con l'altra si fumavano una [[sigaretta]].<br />La prima linea italiana era distrutta, la seconda linea era sguarnita e malandata, i battaglioni di Cavaciocchi erano distanti chilometri perchè avevano letto la cartina al contrario, l'artiglieria italiana era fuori uso e l'unica arma da lanciare erano le gavette di minestra, che tra l'altro si rivelarono molto più letali di qualunque [[gas]] tossico.<br />In un ultimo disperato tentativo di resistenza vennero chiamati a rinsaldare le fila italiane i [[Ragazzi del '99]]. Per tutta risposta gli austroungarici chiamarono [[I ragazzi del Sole]], che con la loro musica beat seminarono panico e distruzione nell'esercito italiano.
La situazione era tragica. Proprio in quel frangente Cadorna stupì tutti con una mossa imprevedibile: scappò strappandosi i capelli e urlando come il bambino di [[Mamma ho perso l'aereo]]. I suoi soldati, credendo che fosse una raffinata tecnica bellica, lo imitarono.<br />Fu il segnale della definitiva sconfitta: soldati e civili si ritirarono sul [[Piave]], portandosi dietro i pochi averi e chiamando a gran voce la mammina. Gli invasori si lasciarono andare a un'ordalia di razzie e violenze gratuite di una ferocia così inaudita da diventare fonte d'ispirazione per tutti i [[reality show]] di successo.
=== I numeri ===
[[File:Cloni di Guerre Stellari in bagno.JPG|thumb|I biechi austroungarici.]]
Con un bilancio di 12.000 morti e 30.000 feriti, Caporetto resta ancor oggi la seconda peggior carneficina di soldati italiani di tutti i tempi; la prima è un concerto di [[Natale]] che [[Marco Masini]] tenne nel [[2003]] in onore alle truppe in missione in [[Afghanistan]].
=== I motivi della disfatta ===
{{quote|Questione di sfiga...|Le motivazioni con cui Badoglio convinse i suoi superiori a concedergli una promozione}}
Lo sfondamento di Caporetto fu dovuto a una curiosa serie di fattori, quali:
==== Mancanza di motivazioni ====
La maggior parte dei soldati combatteva di malavoglia e distrattamente: non vedevano l'ora di tornare a casa per guardare [[Lascia o Raddoppia]]. Alcuni si spararono apposta in un piede nella speranza di venir rispediti a casa, ma la smisero perché Cadorna era inflessibile con gli autolesionisti: sparava loro nel piede sano e poi li spediva in prima linea.
==== Errori tattici ====
Cadorna era un generale della vecchia scuola, di quelli che sanno dire quattro parole: ''Sì'', ''No'', ''Fame'' e ''Attacchiamo frontalmente''<ref>la battaglia di Caporetto fu per lui molto istruttiva in quanto gli permise l'apprendimento della quinta parola: ''Ritirata''</ref>. L'idea di ricorrere ad altri tipi di soluzioni offensive o di difendere la posizione non arrivò mai a sfiorare il suo [[cervello]], che peraltro una recente [[autopsia]] ha scoperto essere un secondo [[pancreas]] mal funzionante.
==== Difficoltà di approvvigionamento ====
I rifornimenti erano male organizzati: il reparto artiglieria, che aveva urgente bisogno di nuove munizioni, si vide recapitare uno stock di Timberland, spaiate oltretutto. Per un po' tirarono avanti lanciando miniciccioli e mimando i rumori delle granate con la bocca.<br />Per non parlare di tutti quei battaglioni che avevano finito i buoni-mensa: molti soldati, ridotti allo stremo delle forze per la scarsa alimentazione, si ridussero a mangiarsi i [[pidocchi]] a vicenda, dei quali invece erano ben riforniti.
[[File:Armatura.jpg|thumb|Il generale Cadorna aveva un approccio un po' antiquato alla battaglia.]]
==== Mancanza di linee telefoniche ====
In realtà c'erano, ma fu Cadorna a farle saltare in aria per sbaglio con un colpo di cannone. Si giustificò dicendo: "''Fame''".
Il telegrafo era di scarsa efficacia in quanto l'addetto alle comunicazioni soffriva del [[morbo di Parkinson]].<br />Provarono allora a comunicare tra i vari reparti tramite segnali di [[fumo]], ma i gas sprigionati dai bombardamenti nemici crearono interferenze nei segnali. Voci di trincea narrano anche di un problema di [[meteorismo]] diffuso tra le linee italiane, che resero impossibile il lavoro dei telefonisti<ref>colpa forse della minestra?</ref>.
Già dopo due ore dall'inizio dell'offesa nemica il comandante Badoglio era isolato nel suo comando. Decise allora di impartire gli ordini di contrattacco mediante l'utilizzo di e-mail, mai giunte a destinazione a causa delle disfunzioni dei server di [[Hotmail]].
==== Difficoltà di comunicazione ====
I gradi più alti dell'esercito parlavano l'italiano dell'[[Accademia della Crusca]], i soldati semplici parlavano dialetto o al massimo comunicavano a grugniti. Fu per questo che quando venne ordinato alle truppe di attaccare sul fronte occidentale i fanti si diressero compatti verso sud. Quando si accorsero che a sud c'era uno strapiombo si erano già sfracellati tutti.
==== Sfiducia nei superiori ====
I generali mandavano i soldati all'assalto all'arma bianca, dopodichè osservavano il proseguo dell'azione comodamente sdraiati su un'amaca al sicuro in trincea. Tra un cocktail e l'altro mandavano alle truppe qualche [[sms]] con scritto: ''Bene così'' o ''Tu in fondo, spostati che mi intralci la visuale''.
==== Mancanza di rinforzi adeguati ====
Le truppe di rincalzo erano troppo lontane dal fronte. Pietro Badoglio, comandante della retroguardia, capì che il fronte era crollato e che le truppe nemiche stavano avanzando solo quando sentì suonare il campanello, andò ad aprire la porta e si trovò davanti gli austriaci col mitra spianato.
{{Quote|No guardate, non compriamo niente, provate col mio vicino}}
Richiuse la porta e si salvò.
== Bibliografia ==
* [[Anna Moroni|A. Moroni]], ''Caporetto e altre ricette di pasticci militari''
* P. Badoglio, ''Nella merda fino al collo''
* O. Connelly, ''Caporetto - An Italian Bullshit''
* [[Ernest Hemingway|E. Hemingway]], ''Addio alla Sbarbi''
* [[Stefania Prestigiacomo|S. Prestigiacomo]], ''Perché la disfatta di Caporetto è colpa del [[governo precedente]]''
==Note==
<references/>
[[Categoria:Storia]]
[[Categoria:Guerra]]
[[Categoria:Risse famose]]
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