Alcolisti Anonimi

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Una delle classiche riunioni.
« Ciao. Io sono Gianfranmarcangelopierluigino e sono 3 giorni che non bevo. »
(Gianfranmarcangelopierluigino ad Alcolisti Anonimi.)
« Bravo Gianfranmarcangelopierluigino »
(Alcolisti Anonimi a Gianfranmarcangelopierluigino.)

Alcolisti Anonimi o A.A., è il nome di un'associazione fondata nel 1204 da Francesco Petrarca in quel di Arezzo.

Storia

Scopo dell'associazione era, fin dalla fondazione, la promozione delle chiare e fresche dolci acque oligominerali toscane, all'epoca pressoché ignorate dalla massa dei bevitori che gli preferivano il vino rosso, giudicato "Più bono et scopereccio".

Il Medioevo segnò un periodo di decadenza dell'associazione soprattutto a causa dell'Inquisizione che, avendo come presidente onorario lo spagnolo Thomas Torquemada, preferiva promuovere, in ambito pre-comunitario, il vinaccio spagnolo, ottimo Purgante e utilizzato (dato l'alto tasso alcolico) come audiuvante nelle pratiche di messa al rogo dei presunti assatanati.

Il periodo buio degli A.A. terminò quando negli Stati Uniti d'America, nel millenovecento29 circa, la grande crisi portò alla perdita di milioni di posti di lavoro. Scarseggiando il lavoro, scarseggiava la gnocca e, scarseggiando la gnocca, l'alcool divenne hobby principale dei maschi eterosessuali americani, secondo solo alla masturbazione in metropolitana.

Il presidente Franklin Bob-Delano Bush, anch'egli vittima dell'alcool in età giovanile (fra i cinque ed i settantatré anni), fondò personalmente a Lavandoton la prima sezione della nuova A.A. con grande piacere delle mafie che proposero, come cura a tutti gli aderenti, una pinta al giorno di Whisky made in Chicago.

A.A. Oggi

Attualmente l'A.A. conta milioni di aderenti in tutto il mondo: nella maggior parte dei casi si tratta di alcolizzati cronici che hanno visto la Madonna vestita da etichetta di J&B o hanno fumato una canna in compagnia di Jim Morrison; in Italia la maggior parte degli aderenti hanno avuto terribili esperienze con Tavernello ed altri simili surrogati del vino.

La terapia

La terapia che dovrebbe portare l'alcolista a liberarsi del suo viziaccio, consiste soprattutto in un supporto psico-terapeutico che si evolve dando al beone la coscienza del proprio stato di inferiorità sociale.

L'alcolista viene normalmente aggregato ad un gruppo di altri venti-trenta alcolizzati; costoro vengono rinchiusi in una stanza con le pareti dipinte di verde intrasù e costretti ad ascoltare Radio Maria, ininterrottamente, per almeno tre settimane, durante le quali saranno cibati solo con sushi scaduto e Manzotin avariata allo scopo di fargli espellere (cagare) tossine in quantità industriale.

A questa fase segue la riabilitazione vera e propria. Al paziente viene somministrata una dieta a base di Euchessina e prugne secche per almeno due settimane. Se il paziente sopravvive, passa alla "fase tre" ossia la disintossicazione totale, praticata con massicce dosi di discorsi di Rocco Buttiglione alternati a canzoni di Luca Carboni.

In media sopravvivono al trattamento tre pazienti su cento (con una conseguente percentuale di disalcolizzati del 97%). i tre sopravvissuti scappano giurando di non toccare mai più un goccio di alcool e si rifugiano nel primo bar disponibile.

A.A. celebri (mica tanto anonimi)

Voci correlate