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La '''Resistenza italiana''', comunemente definita '''Resistenza''' dai simpatici amici della [[sinistra]] che escludono che al mondo ce ne sia state altre (conosciuta anche come ''Grande Infamia'' dai [[fascismo|fascisti]] o come ''Via libera, tiriamo fuori le lupare'' dai partigiani), nella [[storia]] [[Italia|italiana]] indica un periodo di ritorno al [[caos]] primordiale infilatosi nella pausa fra [[dittatura]] e [[democrazia]]. Da qui il termine tecnico con cui la indicano gli studiosi, vale a dire ''Dalla padella nella brace''.
==Caratteristiche generali==
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Secondo quanto accertato dagli esperti di [[Studio Aperto]], la Resistenza è un tipo di guerra combattuta da una figura chiamata [[partigiano]], sorta di soldato, ma con una differenza sostanziale: se il soldato ha sempre torto, il partigiano {{citnec|ha sempre ragione}}, soprattutto se si autodefinisce rivoluzionario.
Sulle motivazioni della Resistenza gli storici hanno discusso a lungo, giungendo a
La Resistenza interpretava un diffuso malcontento a livello popolare per la [[cazzata|fin troppo gloriosa gestione della guerra]] da parte del regime, com’è dimostrato dalla sua composizione politicamente trasversale: qualche decina di migliaia di [[comunismo|comunisti]], poche migliaia di socialisti, un centinaio scarso di anarchici e due o tre [[papaboy|papaboys]] che [[gente che passava di lì per caso|passavano di lì per caso]]. Il fatto che il novanta per cento dei partigiani fino al giorno prima indossasse la camicia nera non deve trarre in inganno. Si trattava, infatti, di un’astuta tattica per confondere il nemico.<ref>Chi ha detto [[frottola]]?</ref>
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Il resto è presto detto: dopo anni di risse in tutte le osterie dello stivale, la Resistenza ridusse l’occupazione nazifascista al solo [[Padania|Nord Italia]]. Una serata un gruppo di partigiani scese a valle per far rimbalzare i sassi sul lago e intercettò il prode Mussolini che si stava recando a nord. Interrogato sul perché stesse volgendo le spalle al nemico, il Duce si giustificò dicendo di aver confuso il confine [[Svizzera|svizzero]] con la Linea Gotica. I partigiani lo catturarono, ma riuscirono ad astenersi da una vendetta crudele e insensata. Infatti, invece di scendere al suo livello e fucilarlo come facevano i fascistoni, gli spararono in testa e lo appesero umanamente per i piedi, portandone poi la salma a [[Milano]]. Caso volle che nella capitale padana quel giorno si tenesse il mercato, così che la nuova prelibatezza chiamata ''Stoccafisso Benito'' raggiunse quotazioni elevatissime.
Mentre i tedeschi attraversavano piangendo<ref>In tedesco, ovviamente.</ref> le Alpi per tornare dalla [[mamma]], il Generale Patton visitò le città italiane accompagnato da [[Giorgio Napolitano]], ex-podestà ora a capo della Resistenza. Ammirando i monumenti italiani poco prima che i partigiani li abbattessero, il generale confidò alla propria guida di trovarli molto
==Tattiche partigiane==
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===Lotta allo sciacallaggio dei potenti===
Il principale nemico dei partigiani comunisti era il
===Gestione della rete viaria===
[[File:Attacco alla diligenza.jpg|right|thumb|210px|Talvolta i viandanti erano più coriacei del previsto.]]
Forse non tutti sanno che durante la [[Seconda guerra mondiale]] il ruolo dei partigiani risultò fondamentale per la gestione della rete viaria. In un paese oppresso da una crudele dittatura, i dissidenti sono costretti a nascondersi e non hanno certamente tempo di andare a spasso. Ne consegue che chiunque viaggiasse utilizzando la rete stradale fosse {{citnec|un collaborazionista venduto ai nazifascisti }}, ed è per questo che le cellule di partigiani si premuravano di randellarlo al più presto per poi nasconderne il cadavere. Il fatto che le tasche del viandante fossero piene di [[soldi]] non è un dettaglio senza importanza, anzi, è fondamentale, poiché i fondi sottratti ai collaborazionisti venivano poi utilizzati per finanziare
===
{{cit|Ma che sei scemo? Dico, sono armati questi, sono pericolosi. Lasciamo che il lavoro sporco lo faccia [[Mister No]]. È stato spedito qui per questo, no?|Anonimo emiliano.}}
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Alcuni sostengono che la Resistenza fu un movimento che violò sovente la Convenzione di Ginevra, ma si tratta con ogni evidenza di una critica in malafede: i partigiani infatti non avevano firmato la Convenzione di Ginevra, bensì quella Ouagadougou. A testimonianza della bontà delle intenzioni dei resistenti, alla fine della guerra il capo partigiano Felice Tammazzo si recò ad [[Oslo]], ove ricevette il ''Premio Nobel per la Pace'' per mano del celeberrimo attivista dei diritti umani Breivik Anders.<ref>Primo e ultimo caso di ''Premio Nobel'' calibro 7,62.</ref>
==Curiosità==
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*[[Induttanza]]
*[[Fratelli Cervi]]
*[[
== Note ==
{{Note|2}}
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