Manganello: differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
Il manganello viene inventato verso la fine del '700 dal comandante della Polizia Borbonica Gennarino Pio Esposito, detto "Manganello" perché aveva vinto il concorso dicendo al concorrente, tal Nello, che la sede d'esame era stata spostata e affermando ai commissari che "Manga Nello".

Egli, stanco di ricevere continue chiamate d'emergenza dai monasteri che richiedevano aiuto per le suore che si infilavano dentro carote, centrioli e alle volte zucche, cosa che distraeva la gendarmeria dai propri compiti, costringendola ad affidarsi al [[camorra|controllo del vicinato]] per il controllo del territorio, inventò un oggetto fallico resistente e di legno, che permise infine alle monache di soddisfare le proprie voglie di cappella in piena sicurezza.

Il Re Borbone venne presto a conoscenza di tale innovazione e decise per decreto di riservarla a clero e nobiltà (che all'epoca corrispondeva alla forza armata): tale decisione fu alla base dei malcontenti che, poco dopo, portarono [[Giuseppe Garibaldi]] a guidare la rivolta, arrivando in pochi giorni a Napoli con mille sbandati, tanto l'esercito borbonico era impegnato a fare deviati giochi erotici.

L'eroe dei due mondi voleva liberalizzare il manganello ma Vittorio Emanuele II no, e con il noto "Ubbidisco" i diritti del manganello passarono a Casa Savoia, scatenando altro malcontento nel Meridione, che così si diede al banditismo. Molti, inoltre, scoprirono le gioie della lupara, unendosi ad una [[mafia|pia associazione]] che ne diffonde il verbo.

Versione delle 13:29, 20 gen 2023

Il manganello è un comodo dildo in dotazione alle forze dell'ordine come benefit, utilizzato occasionalmente per dare piacere a loschi figuri che girano col volto coperto di nero.

In caso di estrema necessità può essere utilizzato come arma da difesa, in caso però viene considerata arma impropria e si rischiano delle conseguenze anali penali.

La legge italiana riserva l'uso, il possesso e l'acquisto di manganelli alle forze dell'ordine statali, tuttavia un'eccezione è prevista per la ridente Predappio, dove ne è ammesso il libero porto, in onore delle tradizioni locali.

I vigili urbani, invidiosi del non poter avere il manganello, si sono inventati la mazzetta di segnalazione, ossia un manganello, che dicono di utilizzare per dirigere il traffico, e che ha anelli dolorosi che ne impediscono l'uso erotico.

La Delegazione Unitaria Costruttori Europei di manganelli sostiene che tre modelli coprano più del 75% del mercato italiano:

  • DVX MVSSOLINI
  • Boia chi Molla
  • Credere Obbedire Combattere

Storia

Il manganello viene inventato verso la fine del '700 dal comandante della Polizia Borbonica Gennarino Pio Esposito, detto "Manganello" perché aveva vinto il concorso dicendo al concorrente, tal Nello, che la sede d'esame era stata spostata e affermando ai commissari che "Manga Nello".

Egli, stanco di ricevere continue chiamate d'emergenza dai monasteri che richiedevano aiuto per le suore che si infilavano dentro carote, centrioli e alle volte zucche, cosa che distraeva la gendarmeria dai propri compiti, costringendola ad affidarsi al controllo del vicinato per il controllo del territorio, inventò un oggetto fallico resistente e di legno, che permise infine alle monache di soddisfare le proprie voglie di cappella in piena sicurezza.

Il Re Borbone venne presto a conoscenza di tale innovazione e decise per decreto di riservarla a clero e nobiltà (che all'epoca corrispondeva alla forza armata): tale decisione fu alla base dei malcontenti che, poco dopo, portarono Giuseppe Garibaldi a guidare la rivolta, arrivando in pochi giorni a Napoli con mille sbandati, tanto l'esercito borbonico era impegnato a fare deviati giochi erotici.

L'eroe dei due mondi voleva liberalizzare il manganello ma Vittorio Emanuele II no, e con il noto "Ubbidisco" i diritti del manganello passarono a Casa Savoia, scatenando altro malcontento nel Meridione, che così si diede al banditismo. Molti, inoltre, scoprirono le gioie della lupara, unendosi ad una pia associazione che ne diffonde il verbo.