Castrazione: differenze tra le versioni

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In diverse epoche storiche, la castrazione ha avuto un notevole successo di pubblico.
Nel [[Medioevo]], si pensava che fosse un rimedio migliore delle sanguisughe contro il mal di testa. Durante il Rinascimento, si sparse la voce che [[Leonardo]] fosse un eunuco e diversi artisti si tagliarono le palle, sperando di diventare intelligenti come lui. Nel '500, la castrazione divenne il metodo più economico per l'indulgenza plenaria. Con i testicoli dei fedeli si faceva la malta speciale per la costruzione di San Pietro. Con l'Illuminismo, gli scienziati e i filosofi italiani tanto geniali quanto anticlericali, che chiamavano coglioni i [[preti]], si tagliavano le palle in segno di sfida e di sacrificio in nome del progresso. La mancanza di eredi di questi filosofi e scienziati spiega il motivo per cui in Italia ancora si crede in favolette tipo la fata dei dentini o il tizio barbuto la cui gloria tutto move. Nell'ottocento, i romantici seguaci del movimento "Sturm und drang" si prendevano a calci nei coglioni, urlando "libera il semidio incatenato!". Un tale Jacopo Ortis decise di spararsi sullo scroto, per aver ingravidato una tale Teresa. Con i regimi totalitari del Novecento, la castrazione divenne segno di virilità. Nessun bravo [[fascista]] o [[nazista]] doveva essere ancora in possesso delle proprie gonadi. Ecco il motivo per cui molte delle mogli di questi gerarchi iniziarono ad avere relazioni sessuali con camerieri, insegnanti di tennis, banchieri [[ebrei]]. Per ripicca, [[Hitler]] ordinò la [[soluzione finale]] e lo sterminio di tutti gli ebrei.
Attualmente, la castrazione viene praticata da alcune comunità piuttosto arretrate (pigmei, adfwededaeiti, [[leghisti]]) come punizione estrema o come passatempo.
 
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