Pianta carnivora

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ATTENZIONE!
Il seguente articolo contiene altissime percentuali di crudeltà!
Pertanto, se sei un ipersensibile amante della vita, vattene subito via!
Raffigurazione di una feroce pianta carnivora dei tempi andati, oggi estinta poiché continuava a mordersi la lingua.
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Pianta carnivora
« Ma che bocca grande che hai! »
(Cappuccetto rotto un secondo prima di essere dilaniata da una Dionea muscipola.)
« Scusa la franchezza, ma sei un po' troppo appiccicosa per i miei gusti. »
(Rosmarino a Roridula.)
« Pancia mia, fatti hangar! »
(Pianta carnivora dopo aver adocchiato un ippopotamo.)

Le piante carnivore sono il più micidiale strumento di morte che Madre Natura abbia mai concepito tra i meandri della sua mente malvagia.
Sono delle piante[citazione necessaria] immortali in grado di intrappolare, fustigare e digerire qualunque forma di vita animale, vegetale, protozoica e pure minerale. Per integrare una dieta altrimenti priva di sostanze di accrescimento necessarie, direbbero gli scienziati. In realtà tutti sanno che sono semplicemente delle sadiche geneticamente bastarde.
Si trovano sparse un po' in tutto il globo terrestre, prediligendo torbiere e terme sulfuree.

Caratteristiche generali

Alcune di loro sono anche antropomorfe, siamo fottuti.

Le piante carnivore devono il loro fascino letale alla magia dell'evoluzione, che permise loro di sviluppare attraenti quanto efficaci trappole e sistemi di cattura, oltre l'invidiabile capacità di secernere acidi dal PH negativo in grado di sciogliere un blocco di titanio in poche ore. Dette trappole, fotosintetizzando, sostituiscono di fatto le foglie classiche, snobbate e ritenute superate dalle piante stesse.
L'apparato radicale tipico non supera mai la decina di centimetri[1] e viene per lo più utilizzato per la sunzione di acqua e cocktail Martini, per le quali vanno pazze.
Lo stelo è sottile, dimostrazione di come si possa mantenere la linea anche mangiando come maiali.
Purtroppo, non avendo mai provato l'ebbrezza del sesso, le piante carnivore si riproducono ancora con l'insipida pratica dell'impollinazione, preoccupandosi di distinguere l'insetto impollinatore dall'insetto-pranzetto. La riproduzione può avvenire anche per talea, ovvero strappando pezzetti di una pianta e cacciandoli in terra, generando prole fresca e allargando così l'impero.
Infine, una breve nota riguardante l'ambiente in cui vivono, totalmente privo di metalli ma pregno d'acqua e di sole. Una specie di acquapark, insomma, con la differenza che loro la fila non devono mai farla.

Sistemi d'attrazione

Una pianta carnivora che si rispetti sa che non è sufficiente avere efficaci strumenti di cattura per fare della sua trappola una Signora Trappola. L'evoluzione, che non fa nulla a casaccio, s'impegnò ordunque di attrezzarle con mezzi e tecniche che permettessero loro prima di attirare le prede e poi di farle fesse con qualche sistema di cattura più avanti descritto. Ne esistono dei più svariati e fantasiosi:

  • Metodo salma: vedi "trappola a tagliola".
No, brutto depravato, non è affatto quello che pensi...
Ma se l'hai davvero pensato, vuol dire che funziona!
  • Metodo cadavere: la pianta produce odori nauseabondi capaci di attirare mosche e necrofili.
  • Metodo del colpo dolce: la pianta prepara una vagonata di squisitezze di ogni genere appendendo il cartello "buffet gratis". Se l'agguato fallisce, se le mangerà lei stessa.
  • Metodo del colpo sexuale: come il precedente, ma la pianta mette in vetrina altri tipi di "omaggi"...
  • Metodo Berlinguer: la pianta si mette in posa plastica facendo sfoggio delle sue migliori qualità estetiche, all'uopo nascondendo un cellulitico lato B, attirando così altrettanti appetitosi gonzi palestrati.
  • Metodo autoritario: la pianta sfoggia un atteggiamento imperioso e, adocchiata la vittima, la coinvolge in uno scontro senza replica del tipo:

- Ti ho beccato, lurido verme schifoso! Vieni subito qui!
- Guardi, ci dev'essere un equivoc...
- Non farmi infuriare, tipo! Vieni subito qui o ti spacco in quattro!
- Ma io...
A quel punto il gioco è fatto.

  • Metodo ipnotico: semplice tecnica di ipnosi consistente in luci da discoteca sparaflesciate negli occhi e vapori di Talbutal. Può talvolta garantire uno stordimento di massa e quindi un banchetto reale.
  • Metodo Forrest Gump: la pianta mantiene un'aria assente e pensierosa e aspetta che qualche ignara preda che non sa farsi i cazzi suoi le si avvicini per farsi raccontare la storia della sua vita.

Meccanismi di cattura

Per quanti non lo avessero ancora capito, le piante carnivore sono capaci di catturare animali di qualunque specie e dimensione tramite sofisticate ed efficienti trappole, dopo averle attirate con i sistemi precedentemente descritti. Sarà la pianta stessa a provvedere poi a cucinarsela come meglio le aggradi, ma questi sono affari suoi.

Trappola a colla

Un rarissimo esemplare di Papirus appiccichensis.

Modus operandi

Le piante in questione sono la reincarnazione (o la vegetalizzazione?) della crudeltà: producono un quantitativo enorme di mucillagine più appiccicosa della carta moschicida. Il risultato è un pastrocchio di melma viscida e membra della preda che, ancora viva e piena di speranza, tenta di liberarsi in una lotta senza speranza. La pianta concluderà il suo lavoro a morte accertata, accartocciandosi sulla povera bestia in un amplesso di morte e liquami putrefatti.
Alcune piante non sono in grado di inglobare la vittima poiché molto pigre: una volta accollatosi (è proprio il caso di dirlo) con il pasto, si mettono a guardarlo con un'aria compassionevole del tipo vorrei tanto aiutarti, davvero! È che adesso va in onda la mia pubblicità preferita!. Una volta spirato, l'animaletto verrà assorbito con una cannuccia di bambù, accompagnato da patatine e Negroni.

Grado di bastardaggine

Massimo

Trappola ad aspirazione

Modus operandi

Complesso subaqueo infallibile. La pianta utilizza il sistema Cariddi: tre volte al mese, questi mostri marini ingollano ettolitri su ettolitri d'acqua del fiume, del lago o della pozzanghera dove vivono, trascinando nel loro ventre qualunque entità avente una massa e un sapore. Il loro destino è già segnato, in quanto le pareti della trappola sono anti-sfondamento e anti-piazzista. Dunque, essendo il periodo di digestione non inferiore agli 11 giorni, qualunque essere vivente ha tutto il tempo per pensare alle cose belle della sua vita o ai suoi peccati, a fare amicizia con altri disgraziati lì presenti o altre frivolezze.

Grado di bastardaggine

Mastro Titta

Trappola ad ascidio

Queste piante sono facilmente coltivabili in casa, basta dare loro lo stretto indispensabile.

Modus operandi

No, "ascidio" non è una brutta parola. Si dice di foglia modificata a mo' di silo in grado di contenere una quantità indefinita di carne. La pianta produce grossi stoloni (no, neanche questa è una brutta parola) o calici cavi di variabili volumi, che vanno dai 2 ai 9 m³. Una volta attirata la preda nell'opercolo, la pianta attiva il suo centro di gravità automatico per inghiottirla, eventualmente sputandole sulle zampe per rendere ancora più sdrucciolevole la rampa. A questo punto si possono avere diversi epiloghi. Prendiamo come esempio un banale insetto:

  1. L'insetto cade direttamente nella pozza dell'acido e si scioglie all'istante come un pinguino all'equatore.
  2. L'insetto cade su una mucchia di corpi privi di vita e non muore. In questo modo assumerà la consapevolezza della sua imminente fine e si suiciderà per la disperazione impiccandosi con i suoi intestini.
  3. L'insetto cade su una mucchia di corpi privi di vita ed è talmente in alto da poter quasi fare capolino dal ciglio e fuggire. Quasi. Mwahahahahahahahah!
  4. L'insetto cade su una mucchia di corpi privi di vita ma è talmente in alto da poter fare capolino sull'orlo dell'opercolo e fuggire. A questo punto però interviene l'allevatore che, da gran bastardo quale dev'essere, schiocca le dita sulla capoccia della bestiolina come una biglia da spiaggia ricacciandola violentemente dentro e l'apostrofa severamente per avergli fatto perdere tempo.

Grado di bastardaggine

Atroce

Trappola di cristallo

Trappola a tagliola

Decapitazione in 3... 2... 1...

Modus operandi

Due presse vegetali, dall'aspetto innocuo, attendono pazientemente che qualche preda paffutella stimoli i suoi percussori. Quando ciò accade, le due presse scattano sulla povera bestiola impedendone la fuga e i soccorsi dall'esterno, dopodichè cominciano a serrarsi sempre di più, sempre di più, fino a farne schizzare gli interni saporiti, neanche mordesse un bombolone alla crema. Una volta digerite le parti più tenere, onde non perdere tempo, la pianta riapre l'involucro e mostra trionfante i resti. In questo modo i compari della vittima possono recuperare la misera salma... e venire inghiottiti a loro volta. E il ciclo si ripete...
Esiste un genere acquatico con questo tipo di trappola che non lascia nemmeno l'unto di quello che si è appena pappata. È difatti uno strumento normalmente utilizzato dalla 'ndrangheta per l'occultamento di scomodi cadaveri.

Grado di bastardaggine

Jeffrey Dahmer

Trappola sulle montagne rocciose

Trappola a nassa

Modus operandi

Trappola da vero gran figlio di puttana: è una serie di cunicoli bui e maloedoronti tutti collegati tra loro in stile labirintico, costituenti tra l'altro le radici stesse, cosicché la pianta piglia due piccioni con una fava. I cunicoli hanno questa tragica (per la vittima) caratteristica: un sistema di ritenzione automatico che indirizza l'inghiottito verso un punto di non ritorno. Giunto detto punto, definito "l'antro della bestia", avviene qualcosa. Qualcosa di atroce. Qualcosa che la scienza non ha ancora spiegato.
Non esistono possibilità di fuga: avanzando si muore, indietreggiando si muore, morendo si muore.

Grado di bastardaggine

Sonderkommando

Piante proto-carnivore

Sono delle piante un po' mollaccione che hanno interrotto gli studi prima di raggiungere la perfezione. Esse non riescono a terminare il processo di mietitura nel tratto finale, quello più soddisfacente: la secrezione di liquidi digestivi disgreganti. Ciononostante il problema della carenza di nutrienti permane. Come si risolve dunque il problema? Ebbene, esistono non 10, non 20, ma ben 3 soluzioni al dilemma:

  • La pianta attira la vittima. La vittima cade goffamente sulla trappola e viene catturata. La vittima tira le cuoia. Arriva una bestia feroce e divora la carogna. La bestia fa la pupù. La pianta mangia la pupù, la vomita perché le fa giustamente cagare e rifiuta di mangiare. La mamma s'incazza e minaccia di negarle il gelato del dopo-cena. La pianta fa uno sforzo e si mangia il vomito.
  • La pianta fa la stessa cosa di quella qui sopra, ma questa volta il "digestore" non è altro che il Bifidus di Alessia Marcuzzi.
  • La pianta è in simbiosi con microrganismi con i quali esegue mensilmente un regolare scambio di sostanze nutritive, tabacco e liquori.

Altre piante ancora, invece, pur non digerendo, intrappolano gli insetti, ne aspettano la morte e li tengono come trofei. Nulla di particolarmente sadico, insomma, per un essere che non ha cacchio da fare per tutta la vita.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Le piante carnivore mangiano, digeriscono, ma non defecano. È la dimostrazione che la materia può essere distrutta.
  • Sussurrare alle piante badando di non essere visti è pazzia. Sussurrare alle piante carnivore badando di non essere visti è complotto.
  • Le piante carnivore in realtà non sono affatto pericolose.
  • La precedente "curiosità" è una stratosferica cazzata.

Note

  1. ^ Stiamo parlando di piante che divorano qualunque essere vivente, che diavolo se ne farebbero di radici complicate?

Voci correlate