Lenin

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(Rimpallato da Vladimir Il'ič Ul'janov)
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Foto di Lenin apparsa su una copertina di Vogue del 1895

Vladimir Il'ič Ul'janov (in cirillico Дdoлф нiтlёя), meglio noto sotto lo pseudonimo di Lenin (Ленин), l'acronimo di L.E.N.I.N. (Л.е.н.и.н.), l'eponimo di Barbablù (Баpбаблy), o l'antroponimo de "il tenero baffone", è un personaggio nato dalla mente dello scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij.

Fu imperatore di Russia e di Prussia, primo premier sovietico calvo e allenatore in seconda della nazionale russa. Tutto ciò nonostante fosse solo un personaggio fittizio.

In Russia lo ricordano come un eroe, in America come un tiranno della democrazia, in Italia nessuno lo ricorda perché siamo una manica di ignoranti, tranne i tredicenni comunisti che hanno la sua maglietta come ricambio per quella del Che.

Lenin è a tutti gli effetti un nome d'arte, anche se non si capisce di che arte si tratterebbe. Una volta un passante glielo chiese, ma Lenin lo uccise con il suo sguardo liquefante e se lo mangiò. È proprio a causa di questo genere di comportamenti poco urbani che Lenin è stato spesso accusato di avere un caratteraccio, come affermò il giornalista Dimitri Bobosky nel 1921, appena prima di essere squartato e cotto alla brace dalle forze di polizia.

Tuttavia lo si ricorda anche per aspetti positivi: fu descritto da molti come un uomo semplice. Amava le cose genuine: il profumo dell'erba, l'aria fresca di campagna e l'odore dei gulag di primo mattino.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Lenin

Biografia

La famiglia di Lenin in posa per la foto natalizia.

Lenin nasce il 22 aprile 1870 nella tristissima città di Sbribisky, intorno al periodo nel quale in Italia Pio IX bestemmiava come un turco[senza fonte] perché alcuni ragazzini giocando a pallone avevano aperto la Breccia di Porta Pia. La città natale era particolarmente cupa e cavernosa perché era l'unica in tutta la Russia nella quale non avevano ancora inventato i colori.

Il padre Nikolaevič era stato esiliato da un'altra città, Novgorod, per atti inconsulti e calunnie nei confronti di alte cariche della città: aveva detto che le torte del sindaco puzzavano di topo. La madre Katiusha invece dovette ritirarsi dal chilometro 34 della statale Mosca-San Pietroburgo, che aveva tanto onorato con anni e anni di servizio, a causa di un incidente sul lavoro.

Infanzia

Padre e madre disoccupati, e disoccupati i tredici fratelli con i quali dividere il cibo, si capisce come Lenin possa essere cresciuto col germe della rivoluzione in corpo. Solo dopo una visita medica si capì che in realtà il germe rivoluzionario era una tenia intestinale contratta durante le indigestioni di terra che faceva per sopperire alla mancanza di aragosta.

A causa dell'aria di tristezza che si respirava in casa, il piccolo Lenin trascurò gli studi regolari dedicandosi ad affinare il pensiero con letture alquanto disordinate che spaziavano da Topolinovič a Playboskyi: in pratica stava chiuso in camera a fare un cazzo dalla mattina alla sera.

Fu dopo anni di questo studio matto e disperatissimo[senza fonte] che maturò l'idea di impegnarsi in prima persona per aiutare la famiglia e di conseguenza il Paese. Riunì alcuni compagni in una banda chiamata Soviet e cominciarono a fregare autoradio dalle Lada parcheggiate in strada. Ancora non lo sapevano, ma era nato l'embrione del comunismo.

I primi soldi guadagnati smerciando le autoradio gli diedero sicurezza e autostima: era frequente in quel periodo sentirlo tuonare con delle frasi sconnesse, che a quanto si sa sono i primi casi registrati di inversione russa:

« Babbo! Basta con lo sfruttamento dei capitalisti che ti costringono ad andare in giro tutto il giorno a cercare lavoro! Nella nuova patria che stiamo costruendo io e i miei amici, sarà il lavoro a cercare TE! Tu potrai stare tranquillo a guardare la TV spaparanzato sul divano, finché il lavoro non ti scoverà. »

Gioventù e impegno politico

Voglia di lavorare zero, Lenin si iscrisse alla scuola delle Frattocchie dove, sotto l'autorevole guida del professor Marco Ferrando mise in ordine i propri pensieri ed elaborò l'idea di "Dittatura del proletariato". Restava da capire cosa mai potessero significare queste due astruse parole. Quello di dittatura gli fu ben chiaro quando le guardie dello Zar, allertate da una lettera anonima di Rutelli[1], fecero irruzione alle Frattocchie, lo corcarono di botte e lo mandarono a sfogliare i tramonti in prigione[citazione dotta] dove, nel corso di numerose ore d'aria, gli venne in mente che con proletariato si sarebbe potuta intendere la fascia più debole della popolazione tipo i contadini, gli operai e le mignotte che, fra tutti i ceti, era quello che più gli stava a cuore.

Che fosse una stronzata se ne rese conto non appena formulato il pensiero ma, visto che ormai l'aveva pensato, non volle sprecare l'idea. Appena uscito di galera, contattò Filippo Turati su MSN[2] e si misero d'accordo per vedersi a Milano per un mojito. Al vertice segreto, oltre a Lenin e Turati, presenziarono il giovane bolscevico Fausto Bertinotti e un Adriano Galliani allora di idee progressiste. Fu deciso quanto segue:

  • Mettere fine immediata al potere dello Zar
  • Instaurare una dittatura di Lenin chiamandola del proletariato
  • Allestire dei circoli ricreativi a beneficio dei sostenitori dello Zar
  • Dare via libera al Milan per l'acquisto di Arshavin dal Lokomotiv Mosca
  • La diretta esclusiva della Rivoluzione trasmessa in prima serata su Canale 5

La Rivoluzione

Volantino stampato per l'occasione

Alle 19 la piazza era già gremita e Lenin si sfregava le mani. Alle 20 arrivò Mammucari che doveva condurre la serata e salutò Lenin con una supercazzola:

« - Mammucari: Salve Lenin, ha visto come se fosse antani con la dritta nel pentolone?
- Lenin:Eh?
- Mammucari: Ciuppa! »

Lenin abbozzò. Alle 21, ora in cui sarebbe dovuta iniziare la diretta televisiva, niente si muoveva, Striscia la notizia era appena iniziato. Alle 21:15 visto che su Canale 5 imperversava ancora il Gabibbo e di passare la linea a Mosca non se ne parlava, Lenin cominciò a spazientirsi e chiese spiegazioni:

« - Lenin: Ma insomma, compagno Mammucari, si era detto per le nove...
- Mammucari: No, vedrà che l'antani del brogo ben presto califerà
- Lenin: Eh?
- Mammucari: Ciuppa! »

Furono le ultime parole di Teo, che venne ucciso a martellate sul palco e dato in pasto ai nuovi dirigenti comunisti. Con l'eliminazione di Mammucari venne di fatto rotto il contratto esclusivo col Biscione e di conseguenza con tutto l'Occidente dando inizio alla Guerra Fresca, dissetante anticipo di quella Fredda che verrà. Alle nove e mezza, la Rivoluzione era compiuta e il popolo festante poté riversarsi sulle strade con falci, martelli e trombette.

Il bilancio della notte di bagordi fu di cinque milioni e ottocentomila morti più tre feriti di cui nessuno, fortunatamente, in modo grave.

Il potere

Lenin: Ollellè! Ollallà! Faccela vede'
Curva B: faccela tocca'!

Entro la prima settimana sparirono tre milioni di persone; tutte in viaggio premio a Disneyland secondo Lenin, massacrate atrocemente secondo il Corriere dei Piccoli, "al massimo diecimila" secondo la Questura, che aveva l'opinione preconfezionata per qualsiasi avvenimento. Lenin prese a parlare mettendo un "cioè boh" ogni tre parole e un "cazzo" ogni quattro; divenne logorroico, si lavava sempre meno e portava l'eskimo anche d'estate; ascoltava Guccini, guardava Ballarò e bagnava i bambini nel latte per ammorbidirli prima di mangiarli; vaneggiava sulle gesta del Che, del subcomandante Marcos e di Pietro Fassino; leggeva Rousseau, Gramsci e Luciana Littizzetto; si faceva le canne e suonava la chitarra in spiaggia, insomma, era diventato comunista.

Teorizzò l'abolizione delle classi sociali perché tutti fossero uguali davanti allo Stato, di qualsiasi culto religioso perché tutti fossero devoti solo allo Stato, e della libera scelta tra petto e coscia perché tutti fossero uguali davanti al pollo arrosto. Varò la NEP, che avrebbe dovuto portare la Russia allo stesso livello delle nazioni più evolute del pianeta: Gambia, Laos e Guatemala[3].

Annesse alla Russia tutti gli stati confinanti e quelli confinanti con quelli confinanti, fino a formare l'URSS che si estendeva dal Portogallo alla Corea, dalla Norvegia all'India, dimenticandosi però di informarne quei paesi.

Fu anche un grande mecenate: incentivò i ridicoli balletti russi, ingaggiò Toto Cutugno per una tournée a Mosca, e fece mettere in galera Tolstoj e Balzac perché gli sfrangiavano le palle con le loro lungaggini. Quando Balzac protestò dicendo che lui non c'entrava un cazzo e l'allora Imperatore di Francia Carlo il Pirla minacciò di creare un incidente diplomatico, un casus belli e un rigor mortis, Lenin ribattè "Ma va a ciapà i rat, terun de figa!", liberò Balzac e lo sostituì con Salvatore Niffoi dopo una trattativa serrata col governo italiano che voleva aggiungere altri grafomani come Enzo Biagi e Alberto Bevilacqua.

Il declino

Compagni di merenda. Souvenir.

È difficile stabilire quando cominciò il declino di Lenin, ma di certo quello di costituire un triumvirato che lo coadiuvasse alla guida del partito non fu una buona idea. Sopratutto quando Dagospia rivelò che i triumviri sarebbero stati Stalin, Mario Vanni e Pietro Pacciani. Stalin aveva il compito di organizzare i viaggi premio di massa, mentre gli altri due compagni di merende si occupavano di fornire assistenza alle coppiette in difficoltà.

I triumviri non tardarono troppo a cospirare per far fuori Lenin per la sete di potere. E se Vanni e Pacciani si accontentarono di una partita di Ronco per placare la sete, Stalin pensò che sarebbe stato meglio impagliarlo durante il sonno.

Gli altri medici, tirando una monetina, optarono per un aterosclerosi, che così divenne la causa ufficiale.

Vita privata

Poco o nulla si sa della vita privata di Vladimir Lenin se non che amava il cinema, in particolare la tecnica di montaggio di Ejzenštejn e le puttanate di Castellano & Pipolo[senza fonte]. Tra i film, non si stancava mai di guardare La corazzata Potëmkin (nella versione di Fantozzi) e Scuola di ladri con Massimo Boldi, Lino Banfi e l'adorato Paolo Villaggio.

Era sposato con Nilde Jotti e aveva un figlio: Lenin Kravitz.

La salma

La tomba di Lenin. Rossa, come il comunismo!

Anche dopo la morte, Lenin torna a far discutere.

Dal 1970 il cadavere del russo, imbalsamato e farcito come converrebbe a un tacchino nella festa del Ringraziamento, è conservato nel mausoleo Salma di Lenin, nella piazza Rossa. Il mausoleo è grande 1 km2 ed è totalmente vuoto, se non fosse per la tomba di Lenin posta esattamente al centro dell'edificio e qualche cumulo di sterpaglia che attraversa i corridoi.

Desolato dallo stato di conservazione del leader sovietico, che nonostante l'imbalsamazione è stato reso dai vermi molto simile a un gorgonzola, l'on. Oliviero Diliberto ha proposto nel 2007 il trasferimento della salma dalla Russia a casa sua. Nonostante Diliberto tenesse davvero molto ad ospitare in casa il cadavere di Lenin (che pensava di posizionare in cucina, fra il corpo esanime di Trotsky e quello di Stalin, la proposta è stata rifiutata. Tuttavia il mausoleo Salma di Lenin si è dimostrato accondiscendente ad ospitare Diliberto in un loculo deluxe.

Curiosità

  • Lenin ha cantato Bandiera rossa al Cantagiro 1918 classificandosi secondo. Prima, Orietta Berti.
  • Lenin inventò il conflitto di interessi.
  • Lenin aveva un gatto di nome Mao successivamente deportato da Stalin nel 1956.

Note

  1. ^ Aveva già una mezza idea di allearsi con Piercasinando
  2. ^ nudoincam76 il nickname di Turati, Владимир4U quello di Lenin
  3. ^ Fonte Pravda
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 7 marzo 2010 col 26.5% di voti (su 34).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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