Utente:Succhiateste/Sandbox

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Taranto

'O Sud, o com c'chiam'n allu nord, 'a Terronia

« Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. » (Faber)

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« Ca sc no t n vè t'agghia azzeccà nu mappin... »
(Frase con cui Cito conquistò Taranto e la colonizzò)
« Ce m n futt a me! »
(Prima frase di senso compiuto pronunciata dai bambini nati a Taranto)
« Vi sc fsc picc u sgarzill. »
(Invito a comportarsi in maniera corretta)
« Mo t'agghie struppià! »
(Usato per dire: adesso ti devo sfregiare)
« Non vorrei dirlo, ma a Taranto c'è una puzza di merda... »
(Raffaello Tonon su Taranto)
« Ho assaggiato le cozze di Taranto e secondo me sono morte »
(Nietzsche sulle cozze)
« Conteniamo mercurio »
(Le cozze a Nietzsche)
Taranto
File:624.jpeg

(Stemma)

"Bello, na sigarett tin'?"

(Motto)

Posizione geografica Mari del cozzaro nero
Anno di fondazione 2434 a.S.
Abitanti Cozzari
Etnia principale Vastasi, zuinghi, zacchei
Lingua Rigorosamente dialetto tarantino
Sistema di governo In perenne perdita
Moneta Ignota
Attività principale Mitilicoltura
Patrono San Giancarlo Cito

Taranto, funambolica città situata in Apulia, è la capitale mondiale delle cozze e del dissesto. Affacciata sull'omonimo anonimo golfo, confina a nord con la provincia di Bari, a sud con la Calafrica, ad est con Arcore e ad ovest con Studio Aperto. Ma che bel vicinato!

Storia

Causare enormi dissesti economici, scroccare, parcheggiare sulle strisce pedonali, camminare a cazzo di cane noncurante di chi ti va incontro, e dopo averti preso "di ponta" esclamare la tipica e tradizionale frase zacchea: "oh ma non'g m'è vist?" (chiedo venia ma non mi ha visto?), e infine l'attività più diffusa, lamentarsi di non avere soldi con in mano cinque gratta e vinci da 10 € (rigorosamente non vincenti) e indossando un giubbotto da 400 €

La fondazione

La leggenda narra che una notte di mezza estate del 2434 a.S., il Sommo sia apparso in sogno al Dio della grammatica greco, Giancarlo Cito, incaricandolo di fondare una città che fosse stata in grado di ospitare due mari, tre ponti e, annualmente durante la sagra dei purcidduzzi, la troupe di Studio Aperto. Il mattino seguente Giancarlo Cito si recò in Terronia, più precisamente nella regione a statuto albanese denominata "Puglia", scelse accuratamente lo spazio più adatto, e creò, come da ordini, due mari, tre ponti e otto chili di purcidduzzi, che mangiò prima dell'arrivo della troupe di Studio Aperto. A quel punto, il sommo, incazzato nero per il grande affronto commesso dal suo suddito, ma stufo di calciorotare (aveva infatti appena finito di discutere con Atlante), memore della grande creatività dimostrata da Dio nel trattare con gli ebrei, gli delegò la scelta della punizione. Questi trasformò tutti i purcidduzzi in frutti di mare, e disse: "Per punizione in questa città cresceranno solo le cozze, che i suoi abitanti saranno costretti a coltivare per l'eternità, mentre tu, Giancarlo, sarai costretto a vivere con i gusci dei suddetti mitili nello stomaco per tutta la vita, soffrendo così di gravi dolori gastrici!". Di fatto, in quel giorno Dio creò la cirrosi epatica. Gonfio ed appesantito, Cito si recò in uno dei due mari e piantò i primi pali di cozze; di quel magnifico territorio tanto declamato dai latini, ne restò solamente un mare inquinato, ed una terra buona solo per le industrie siderurgiche, che Quinto Oronzo Flaccido definì così:

« Quell'angolo di mondo più d'ogni altro m'inquieta,
là dove i camini a gara con quelli di Gela fanno
e le cozze quelle della virulenta Catania[1] eguagliano; »
(Quinto Oronzo Flaccido - A Sesto - Odii (Oronzo))

Tempi moderni

Dopo tre giorni nacquero i due primi esemplari di cozzari, che come tutti sappiamo erano ad immagine e somiglianza del Dio Giancarlo. I due cozzari, pare dello stesso sesso, dopo diciotto settimane impararono il difficile e complesso meccanismo della riproduzione, e crearono numerosi cozzari loro simili che iniziarono ad abitare la città. Taranto si arricchì all'inverosimile grazie alla produzione di cozze esportate in tutto il mondo e Dio Giancarlo, visto il momento di grande prosperità, iniziò a seguire le prime lezioni di italiano dal suo mentore e fondatore della lingua italiana Aldo Biscardi. Tutto andava bene finché la regina degli Zacchei, Rossana Di Bello, decise di invadere Taranto. L'amato Dio Giancarlo fu spodestato e chiese asilo al suo amico Silvio, mentre la terribile regina iniziò un nuovo regime che prevedeva l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, l'abbassamento delle tasse, e in più introdusse la parola dissesto nel suo programma elettorale, una parola fino ad ora sconosciuta ai tarantini, ma che erano sicuri avrebbe portato in alto l'economia della città. Nonostante la vasta produzione di cozze, a Taranto fu dichiarato, pensate un po', il fallimento, e così cozzari e zacchei si allearono dando la caccia alla regina Rossana che fu sorpresa all'aeroporto da una troupe di Studio Aperto mentre si recava con diciotto borsoni (contenenti non si sa che cosa) in Spagnogallo, ufficialmente per aiutare i bambini poveri. Pare che alla troupe di Studio Aperto abbia riferito le testuali parole: "Non è come sembra... io non ne sapevo nulla!".

Rossana Di Bello in Spagnogallo mentre aiuta i bambini poveri

Fu da allora che a Taranto vissero alleati cozzari, zacchei e zuinghi (una nuova specie nata dall'incrocio tra una cozza e Giancarlo Cito).

Principali caratteristiche della città

Composta per la maggior parte da pescatori di cozze, ladri, ex-sindaci agli arresti domiciliari e sindaci che non sono affatto al corrente dell'attuale situazione della città, è nota in Italia soprattutto per la mitilicoltura e per il crack comunale.

Sottomessa e odiata dalle altre province dell'Apulia e della Terronia, vive da anni isolata dal resto del mondo, in un embargo che costringe i suoi abitanti a nutrirsi esclusivamente di cozze. Motivo, questo, per cui a Taranto la maggior parte della gente muore nel migliore dei casi, esclusivamente per tifo o epatite. Chi, malauguratamente, sopravvive viene regolarmente affetto da forme patogene di malattia quali "cozzaggine" o "zaccheide", l'equivalente italiano della cafonaggine, malattia esportata dalla città al resto delle popolazioni adiacenti e non. Chi dovesse sopravvivere anche a questo, verrà di certo stroncato dal cancro che avrà contratto respirando i fumi dell'ILVA.

Taranto è famosa per l'enorme approvvigionamento idro-elettrico, tenuto gelosamente custodito dalle autorità locali, che lo preservano dagli iniqui usi della popolazione (lavarsi, mangiare, vivere, ecc...).

Zone d'interesse culturale

Il perverso disegno di Dio per vendicarsi di Cito

Tra i monumenti più famosi, spicca l'ILVA (ex Italsider), l'industria siderurgica più grande d'Europa. Questa struttura fu costruita da Cito, come affronto al suo peggior nemico, Dio, mentre la città era al culmine della propria prosperità (era riuscita ad arrivare ai livelli di Salerno); Giancarlo cercava infatti di raggiungerlo e di avvelenarlo, tramite l'erezione di enormi camini che avevano il compito di sputare tra le nuvole le peggiori scorie industriali. Ma quell'infame del Signore lo ripagò con la stessa moneta, rigettando tutti i veleni sulla città stessa. A tutt'oggi l'ILVA contribuisce, con i suoi fumi al metallo pesante, a dare il colpo di grazia alla già poco soddisfacente qualità dell'aria. L'ILVA conta innumerevoli tentativi d'imitazione in Cina, e si è rivelato come metodo più efficace per contenere la crescita demografica.

Quartieri storici

Molto importanti per la città, inoltre, le zone altamente commerciali e industrializzate come la "Salinella", i "Tamburi" (in cui probabilmente è stato inventato l'omonimo strumento da utilizzare nella Curva Nord dello stadio cittadino), il quartiere "Paolo VI" e la parte più antica della città e la più apprezzata, in cui vivono i vip ed i ricchi: "Taranto Vecchia" (nel dialetto "Tarde Vecchie")

Popolazione Tarantina

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Un tarantino all'opera.

La città è abitata da una sottospecie di esseri umani, i Cozzari, non ancora completamente integrati nel resto della società, che rifiuta il loro alto livello d'istruzione ed educazione.

Il tarantino in sé per sé è una persona lodevole e valorosa, pronta a difendere la città in qualunque contesto, pronta a stapparsi le vesti per ogni torto subito, pronta a tacere sopra i fatti che non la riguardano: non è omertà, è semplicemente Taranto.

In provincia, poi, ci sono le vere "perle" della puglia: Palagianello, Roccaforzata, Lizzano, Fragagnano, Grottaglie, Mottola, Monteiasi, Crispiano e altri paesi sperduti.

La vecchia generazione tarantina era composta da gente che lavorava prevalentemente in mare insieme alle loro amiche cozze. Essa poi, aveva una grande bravura nello sprecare il patrimonio della propria città. La nuova generazione (cioè i giovani dai 10 ai 25 anni) spende tutti i soldi che i genitori guadagnano, spaccandosi il culo a lavorare poche ore al giorno e a lamentarsi per essersi stancati, comprando vestiti di alta moda che servono ancor di più a rendere tutti i giovani tarantini uguali, arrivando sempre vittoriosi al solito traguardo di arrivare a fine mese con 20 centesimi trovati per terra. Altra grande particolarità di questa nuova generazione tarantina, è quella dello scrocco. Si va dalle sigarette al farsi offrire la colazione, dalle "gingomme" alle canne e così via. Il 95% dei giovani tarantini non può comprare le sigarette perché spende tutti i soldi per i vestiti, così poi, quando esce di casa, pratica l'attività di "scroccone-mortodifame". Il resto le compra e prende a calci in culo gli "scrocconi-mortidifame", mostrando la grande generosità, il grande altruismo e l'amicizia fra simili che hanno i Tarantini.

I paesani che vivono nel versante occidentale della provincia di Taranto, hanno come scopo diventare come i Tarantini, copiandone dialetto, modi di fare e modo di vestirsi, naturalmente non riuscendoci mai. I paesani che invece vivono sul versante orientale della provincia sembrano non appartenere a Taranto, se non fosse per l'amore verso il Taranto Calcio, che si vende sempre le partite e che ogni anno tenta di arrivare in serie B; utilizzano un dialetto con prevalente "u" finale (mentre a Taranto la lettera finale delle parole è muta). La mentalità degli aldulti è rimasta immutata nei secoli, cioè coltivare le terre e lavorare per portare onore alla famiglia. La maggior parte dei giovani invece, sono dei grandi e furbi figli di puttana che lavorano e spendono i soldi in alcool, droga e puttanizzo. Per questo non vanno a scuola e non riescono ad imparare a parlare in Italiano.

Il resto dei giovani può essere diviso in due categorie: quello che fa quel cazzo che vuole e non se ne fotte niente di nessuno e il bel "soggettazzo". Il primo è generalmente una di quelle persone che se non la conosci non ti caca manco a spruzzo e che, anche se la conosci, si dimentica comunque di te nell'arco di 20 minuti ma che se le rompi le palle ti rovina l'esistenza. Il secondo, cioè il bel "soggettazzo", è un ragazzo di statura media e pancia da terzo mese di gravidanza, che spreca la sua adolescenza studiando. Esso è la vittima preferita dei bulli che lo emarginano ancora di più e ne rubano il panino. Solitamente il bel "soggettazzo" paesano prende il pullman e va a scuola a Taranto dove riesce ad avere rapporti solo con altri bei "soggettazzi" tarantini anch'essi tormentati e perseguitati dai bulli.


Il lavoro per i tarantini è pensato come cosa inutile fino all'eta di circa 19-20 anni, in seguito diventa poi motivo di invidia per chi ne ha già uno e si è stabilizzato avendo un reddito ragionevole.


La popolazione giovanile della città di Taranto è ripartita in questo modo:

  • 90% Truzzi (per motivi semplicistici, uniamo cozzari zuinghi e zacchei, data l'impossibilità di distinzione)
  • 5% Gente che se ne sbatte di tutto e di tutti
  • 1% tutto il resto

Una nota di merito la meritano (bel gioco di parole) le donne di Taranto, unico vanto (insieme al mare, che nonostante ci si scarichi dentro qualunque tipo di rifiuto tossico da 2000 anni a questa parte, è ancora bello ed azzurro) di questa disperata città. Non si capisce bene il motivo del perché, nonostante i miasmi dell'ILVA e tutti i simpatici inconvenienti che ne derivano, come tumori, leucemie e malformazioi varie, la figa tarantina sia rinomata in tutto il creato tanto è abbondante e di qualità. Forse è proprio, per l'appunto, una mutazione genetica causata dai gas tossici. Ha un solo, gravissimo difetto (e ti pareva): se non vede un portafoglio gonfio o una macchina di grossa cilindrata è capace di tirarsela fino alla fine dei suoi giorni. Questo costringe la maggior parte dei masculi tarantini (per lo più dei pezzenti che si sono venduti un rene per un pantalone da 600 euro) a rivolgersi a dei roiti inguardabili (che comunque ci sono) per potersi esibire nell'atto riproduttivo.

Vedi anche: Truzzo Tarantino

L'università

Le specializzazioni dell'università di Taranto comprendono:

  • Mitilicoltura[2]
  • Storia e filosofia del Taranto Calcio( con eventuale master in Scienze della comunicazione violenta)
  • Dottore fognario
  • Ingegneria dei pozzi neri
  • Architettura dei tombini
  • Cassieristica all'Auchan
  • Infermieristica della malasanità
  • Bilancio nell'Amministrazione pubblica
  • Fighettologia applicata con stage formativo all'old fashion

Eroi tarantini

Il mitico Cito - del quale l'esistenza non è certa - fondò la bella Taranto e la rese una metropoli sottosviluppata dell'ex Magna Grecia. Attivissimo sindaco, campanilista e neo-fascista, si distinse per i suoi proverbiali editti, con i quali colpiva impiegati comunali fannulloni, bighellonatori e mangiatori di cozze con il vibrione del colera. L'intera città, nonostante questo, lo ricorda (e lo rimpiange) perché ha aggiustato qualche schifoso marciapiede, e non per aver avuto rapporti con il top delle famiglie mafiose della città. Questa figura mitologica è entrata a far parte anche del mondo del Rap mediante il suo brano inedito "Cito Rap" riuscendo a convertire mostri dell'antica Grecia quali Zacalicius al mondo della musica.

Il mitico Zacalicius - nato come filosofo e divenuto cozzaro cantante tarantino ha trattato argomenti di portata nazionale quali: le polpette di sua madre nei giorni festivi, dei suoi problemi con la droga di cui lui si fa vanto, dei festini a base di alcool e droga ove vi era la partecipazione secondo alcune indiscrezioni di Pingu e della donna tarantina prima di iniziare la procreazione.

Il leggendario Damiano "u'nzvùs'" (lo sporco) - Quest'uomo, raggiunti i 150 anni di età, è da 130 il paninaro più sudicio di Taranto. Aperto tutta la notte, si va da lui per incontrare tanta bella gente, tra cui i cozzari sono quelli meno pericolosi. Chiuso più volte per risse per una puccia, passa alla storia per i suoi panini con tutto ciò che volete, incluse lasagne, polpette, e goulash. Tutto rigorosamente vecchio di mesi e di colori sgargianti. Ma il massimo sono le sue celebri fritture. Damiano usa olio di palma suo coetaneo, e mette in quella friggititrice le migliori delizie: olive ascolane, mozzarelline, chele di granchio (al sapore di segatura) e soprattutto i mitici "polletti", pepite di pollo radioattive. Tutti i tarantini hanno detto almeno una volta nella vita "damià! famm' 3 eur' (o tremila lir') d' pollett'!" ("Damiano! fammi tre euro - tremila lire di polletti!") e lui obbedisce friggendo fino a farli diventare neri, poi benedice con abbondanti menate di sale. la sua roba è così buona che si muove da sola. Molti hanno visto infatti i polletti uscire le zampette e scappare, o le lasagne saltellare nella vaschetta. Infine Damiano porta ancora appeso al muro il calendario del Duce, sul quale si mette a parlare per ore dimenticando le fritture e facendo bruciare tutto. allorchè il cozzaro di turno s'incazza ma Damiano non gli cambia la roba manco se lo pagano, e scoppia una nuova rissa. Famosa anche la sua pubblicità che riscuote grande successo nella città dei Due Mari: Da Damiano, lo stesso olio dal...1916.

Vocabolario

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un esemplare di tarantino mentre cerca di imitare Giuliano Ferrara

Taranto ha un vocabolario con una lingua tutta sua. Per certi versi assomiglia al napoletano anche se non ne è completamente simile. Espressioni come "mo l'avè"(adesso le devi avere(le botte)) e "ce ste cumbin" (che cosa stai combinando) o "mi ste' cac' u' cazz'" (mi stai tediando) rendono la lingua tarantina comprensibile come un sussurro vicino a un trapano elettrico.

Il linguaggio di Taranto però non è solamente raffigurato come espressione orale ma anche gestuale: spesso e volentieri i tarantini per indicare una persona obesa o comunque robusta cercano in ogni maniera di allargare il più possibile le braccia intorno al proprio corpo per mostrare la stazza.

Note

  1. ^ In effetti, solo Catania può superare Taranto riguardo a "bellezza"
  2. ^ Da non confondersi con mitilicultura, insegnata durante le scuole obbligatorie al posto di italiano e storia.