Utente:Rama-nefru/Rama Nefru

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Rama Nefru colta con la tinta appena rifatta mentre estirpa con violenza un'orchidea.
« Rama Nefru, tu che illumini le tenebre, fai qualcosa per il mio nome (e poi, per cortesia, fai risplendere il tuo sul mio papiro affinché vinca un’altra volta sottobanco il Grinzane-Cavour) »
(Lo Scriba)
« Rama Nefru, tu che illumini le tenebre, tirami giù la cerniera e succhiamelo »
(Il ministro dei ministri)

Rama Nefru, lett. "Colei che illumina le tenebre" (Ittitia, 1200 a.C. o giù di lì - viva, vegeta e rompipalle) è una giovane principessa ittita, figlia del re degli ittiti Muwatalli, detto Metella da Norman Mailer e Nutella da Nanni Moretti, famoso per aver rotto le palle e anche qualcos'altro al grande Ramesse II, figlio di Ra e di Put, nella terribile battaglia di Qadesh, presso Napoli[1].

Premessa

Tutto ha inizio quando Nutella decide di scendere in Terronia e di menare qualche stronzo di africano qualunque, in questo caso degli inutili egizi.

La battaglia ha luogo presso il fiume Oronzo, nell’odierna Irpinia e gli ittiti, forti delle loro spade d’acciaio inox e dei loro carri da guerra a motore, hanno facilmente ragione di quei quattro pezzenti gay che combattono con le gonne, i cammelli e le spade di legno.

Ma la propaganda egizia è degna di una propaganda italiana, per cui una sconfitta memorabile diventa come per magia una grande impresa del premier, Ramesse II appunto, che torna a casa con le corna rotte e senza più un portaborse appresso, ma incomincia a raccontare che la sua fuga disperata col calesse in mezzo alle schiere di ittiti incazzosi che gli sputano addosso è stata in realtà una grande carica che gli ha permesso di vincere la battaglia, salvare l’Egitto e soprattutto il culo dalle minacciose avance di Nutella.

Comunque, la cosa interessante di tutta questa incredibile accozzaglia di minchiate è che al termine della battaglia di Qadesh viene firmato il primo trattato internazionale della storia, almeno che si sappia.

Ramesse si impegna a non oltrepassare più i confini della Terronia verso nord, nemmeno per andare a lavorare, e in cambio Nutella gli offre in moglie la più incazzosa delle sue figlie, Rama Nefru appunto. Il resto è storia di sesso.

La vita a corte

Ramesse II.

Ramesse è un uomo sposato, ma non gli dispiace avere attorno una fanciulla che gira per casa come nulla fosse, spacca tutto, è più acida di uno yogurt scaduto e bestemmia gli dei come fossero suoi coetanei e, soprattutto, non gli dispiace che giri nuda per la sua camera da letto. Dispiace un po’ ai suoi ministri, che vedono in lei una spia ittita e una provocatrice che con i suoi insulti gratuiti va alla continua ricerca di richiami e ostracizzazioni; dispiace a Nefertara, la sua moglie ufficiale dalle tette più grosse, la pelle più scura e regina di ’sta cippa; e dispiace anche alle altre 134 concubine egiziane, senza le quali non si spiegherebbe come questa mummia vivente abbia avuto 316 figli, abbia governato per 86 anni e 15 legislature e sia vissuto per 103 anni senza mai annoiarsi e senza mai andare in galera.

Quindi Rama Nefru sta un po’ sul culo a tutti.

I pregi di Rama Nefru

Rama Nefru non sa fare niente. Non sa cucinare, non sa leggere i codici geroglifici, non sa scrivere e non sa nemmeno che ore sono, ma in compenso sa scopare e questo per Ramesse è più che sufficiente.

Gli amanti di Rama Nefru

Naturalmente, anche se Ramesse è il faraone ed è dotato di un fallo obelischiano, la giovane ittita se ne sbatte e, nelle sue noiose giornate a palazzo, non può fare a meno di guardarsi attorno alla ricerca di roba un po’ meno usata. E parecchi parassiti di corte non si lasciano certo scappare l’occasione per farsi una principessa straniera (tra l’altro analfabeta e quindi incapace di sputtanarli per iscritto), nonostante rischino per questo la mummificazione da vivi. Così, prima uno e poi l’altro, ma spesso anche contemporaneamente, se la passano, se la ripassano e si fanno fare cose turche, o ittite. Cose che nemmeno nei loro sogni potrebbero fare con le loro pallosissime e gelose consorti, quando queste non sono dei dipinti sui muri, e che non avevano mai fatto neppure nei loro peggiori incubi.

Ma andiamo ad elencare i principali favoriti di Rama Nefru, in ordine decrescente di efficienza a letto e dimensioni falliche.

Il sacerdote di Ammon

Forse l’individuo più intelligente e più depravato dell’intero palazzo, come dice il nome, costui si dimostra una vera potenza anche nell’alcova segreta di Rama Nefru, da lui chiamata affettuosamente “bambina porcellina”, anche se nei momenti di maggiore estasi diventa la più prosaica “sgualdrina e meretrice”.

Il ministro dei geroglifici

Il secondo per esperienza e per dimensioni, ma il primo in ordine cronologico a violare il sacro tempio di Rama Nefru (ovviamente dopo quel vecchio porco del faraone) anzi i sacri templi, fa dapprima lo spaccone, forte delle sue sconfinate conoscenze dei codici, lasciandosi andare a continue allusioni di carattere pornografico e minacciando scenate pubbliche di gelosia, ma poi si dimostra invece un agnellino un po’ ritardato e dispettoso che deve essere preso per le orecchie, strappato via dalla sua lavagnetta di silicio e trascinato scalpitante a letto, dove viene sommerso da così tante fusa alternate a insulti ittiti da parte della donzella che alla fine esplode e, per vendicare la sua virilità offesa, quasi la violenta. Naturalmente è proprio ciò che Rama Nefru vuole.

Il ministro dei ministri

Nefertara, la vecchia regina, ritratta con una gallina sulla testa.

Ministro sia del palazzo che del foro (anche se non si sa ancora cosa cavolo significhi questa carica) in prima fila tra la fazione anti-ittita e acerrimo nemico della povera principessa, alla quale non perdona di parlare una lingua differente dalla sua, di scorrazzare impunemente nel foro (per cui è costretto ogni volta a grattare via dalle pareti le sue sconclusionate e oltraggiose invettive contro l’intellighenzia egizia) e soprattutto di avergli cancellato un cartiglio di dubbio gusto dalla parete della sua stanza da letto, ripetendole come un pazzo che quella che lei chiama “sua” camera è in realtà “di tutti”, un giorno viene subdolamente avvicinato dalla stessa Rama Nefru, così subdolamente che giustamente l’accorto ministro teme che gli stia giocando uno dei suoi odiosi scherzi ittiti, rifugiandosi di conseguenza in un’imprevista (considerata la fama di “duro” del ministro) paura fottuta che la ragazzina lo stia prendendo per il culo. Ma d’altronde è troppo ubriaco per accorgersene e, quando se ne accorge, è ormai troppo tardi. Anzi, fa finta di niente perché ha scoperto che gli piace molto farsi fare certe cosette dalla principessa, salvo poi additarla e seguitare a perseguitarla pubblicamente, per salvare la faccia e il culo, che sono poi la stessa cosa. Considerate quindi la viziosa libertà privata e la virtuosa censura pubblica, il ministro dimostra che tra i due la più brava è lei, soprattutto a letto.

Lo Scriba

Terzo, o quarto, in ordine cronologico, comunque dopo il sacerdote, viene Lo Scriba, con la S maiuscola perché è il primo fra gli scribi, anzi lo si ribadisce qui per chi ancora non lo sapesse e per evitare che vada a piangere dalla mammina, ovvero la regina Nefertara, per la quale scrive le lettere ufficiali perché costei sa esprimersi solamente a versi e glifi astrusi. Costui è un tipo strano e a Rama Nefru piacciono i tipi strani. Ma quando la stranezza si dimostra puro infantilismo elementare e i suoi gusti erotici fantasie deviate da seconda media, la principessa lo manda al diavolo, cioè a Seth (assèttati, trad. dal napoletano arcaico: scendi dal piedistallo), comunque non prima di avergli fatto bere la sua bevanda dorata, che non è la birra. Cosa per Lo Scriba assolutamente inammissibile, considerata la sua schizzinoseria psicotica per qualunque cosa provenga da una donna che non sia la sua regina o lui stesso, e che non sia un suo lungo, tedioso e privo di senso papiro.

La concubina

Ancora un'immagine dell'innocente Rama Nefru.

Ma Rama Nefru è una ragazza piuttosto moderna, anche se è nata 3200 anni fa, quindi vuole provare anche l’amore saffico, mille anni prima di Saffo. E, non essendoci donne così avanti culturalmente né a palazzo né nel foro, dove tenta inutilmente di corrompere una sciacquetta che si dimostra abilissima solo nel lavare i panni sporchi in Nilo, punta un’ospite fenicia di passaggio che la colpisce per il suo turpiloquio a cena, in particolare quando rutta in faccia a Ramesse. Così le due si infrattano per i fatti loro, mentre gli altri commensali continuano a sproloquiare se sia più giusto calarsi le braghe o aprire la bocca davanti ai terribili nemici Assiri, Babilonesi ed Ebrei. Il sesso con la visitatrice sconosciuta è qualcosa di sublime, tanto che Rama Nefru incomincia a pensare di traslocare a Beirut e di mandare a quel paese (Sodoma) tutti i suoi amanti dai testicoli piccoli, il pene corto e la lingua lunga, salvo poi mandarne solo un paio, raggiunti di lì a poco dal ministro dei ministri.

La fine della storia

A questo punto, nel suo letto resta ormai solo il sacerdote. Ma purtroppo costui, stremato dalle continue richieste contronatura e dall’insaziabilità della principessa, ha una crisi mistica e morale che lo fa tornare da Ammon per una vacanza, così che la povera Rama Nefru, rimasta senza una valida ragione per rimanere, impara finalmente l’egizio, a chiudere la bocca, a scrivere libelli in geroglifico e a pensare al suicidio per mezzo di una lettura compulsiva della Biografia Trasfigurata di Anna.

Un'ultima immagine della povera Rama Nefru.

Ostracizzata

Ma essendo l'autodistruzione contraria alla sua natura ittita, Rama Nefru esce dalla sua stanza e ritorna a dare fastidio a gente a caso, in particolare all'ex ministro delle discariche che, non sopportando di vederla circolare di nuovo tra l'immondizia, la minaccia violentemente in egizio camorristico, provocando l'intervento definitivo del ministro dei ministri, il quale, bandito da Sodoma come persona non gradita per abuso di posizione passiva, la ostracizza per il bene della comunità e della propria salute, prima che la principessa renda pubbliche tutte le altre sue facce, confinandola infine nel limbo dei rompicoglioni.

La finta Cleopatra

Rama Nefru travestita da Cleopatra.

Ma in preda a una forte crisi di astinenza da insulti, Rama Nefru si trucca da Cleopatra istruita e rientra di nascosto a corte decisa a farle girare all'intero Alto Egitto, e a scoparsi il primo manovale che incontra per ripicca nei confronti dell'élite fedifraga.

Questi i miserabili accalappiati.

Il pittore di tombe

Affascinato dalla dolcezza dei lineamenti rifatti e delle parole fasulle della Cleopatra ante litteram, costui, dapprima sospettoso come la sua infima arte richiede, viene poi spinto a scendere a qualsiasi compromesso e posizione, fino a quel peccaminoso tipo di sesso riconducibile alla sua professione: manuale.

Il venditore di fumo

Colpito dalla perfezione perversa dei suoi capelli, anche questo non si accorge di avere a che fare con la principessa, bensì con una lavapiatti qualunque. Di conseguenza ha con lei rapporti sessuali tra l'animale e il sub-umano, cosa che strema entrambi al punto di farli camminare a quattro zampe, non solo sul letto.

La spia nubiana

Pagina nera nell'agenda fittissima di Cleopatra, il tizio si rivela così affetto da manie complottistiche e paure immotivate che, invece di concedersi, per deformazione professionale si sente in dovere di spifferare le sue avance a tutte le altre lavandaie. Cleo si rende quindi conto che, nonostante ciò che si dice di lui, la cosa più lunga che ha non si trova fra le sue gambe ma dentro la sua bocca.

Il cuoco

Ultima conquista della principessa nei bassifondi egizi è il cuoco di una topaia del porto che, sommerso dai manzi da sbudellare, non si potrà concedere con lei che una sveltina, restando l'unico dei sette a rimanere fuori dal suo tempio segreto.

Il canto d’amore di Rama Nefru

« Rama Nefru, roseto che ardi, assiduo splendi

e ardendo accresci le tue chiome

Rama Nefru, lietissima luna che mai non scemi,

ma più piena ti fai presso il mio sole

Rama Nefru, conchiglia marina che freme

tra divine folgori e gocce stillanti

Rama Nefru, i tuoi seni, calici di giglio, rugiadosi anemoni

narcisi purissimi, più candidi che neve

tu, della vita terrena soave virgulto

sacro sussulto d’imperitura bellezza,

acceso arbusto, rosa dalle corolle d’oro

corona di tutti i fiori cresciuti tra spine

Rama Nefru, giacinto purpureo che divini segni

porti della libertà, non già di morte

tu, morbido lauro, che lontano respingi non lampi

e folgori, ma dei demoni in fiamme... e poi...

baci... piano... piano... su tutta la tua ambrata pelle

mia Dea, mia Maga,

tu che conosci l’essenza più intima di me uomo

Rama Nefru tu lo sai signora della vita e della morte e pur mortale

che a tutto rinuncerei anche al respiro pur di odorare

il tuo corpo divino che profuma di mirto e ginestra selvatica. »


(Dall’originale canto ittita, copi-incollato l'altro ieri da Gogol')

Citazioni

« Non ti sopporto più! Mi hai rotto i coglioni! »
(Rama Nefru al primo stronzo che passa)
« Non ti sopporto più! Mi hai rotto i coglioni! »
(Il primo stronzo che passa a Rama Nefru)

Note

  1. ^ Ca dett? Qa desh.