Utente:Populotus/Sandbox

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Felicità

Euripide, protagonista della tragedia.
« Felicità? No, mai sentità »
(Hikikomori)
« A rendere felici non è l'amare, ma la birra il venerdì sera. »
(Michele Scirpoli)


Per felicità si intente un concetto filosofico ancora sconosciuto agli scienziati e psicologi, però molti intellettuali sostengono che esista quindi ci crediamo tutti insieme appassionatamente. Viene citata per la prima volta in un'antica tragedia greca, risalente all'anno 400 a.C., intitolata "Το πουλί μου έσπασε" (tradotto in Euripide).

Il concetto di felicità viene intrecciato numerose volte nel corso della storia, tanto da far dimenticare a tutti cosa voleva effettivamente dire, infatti nessuno se lo ricorda, a quanto pare; quest'ultima è attualmente elemento portante di molte associazioni attiviste come il WWF e gli Arcigay.

La Tragedia

Una parte dell'Euripide[1]

Di Euripide non si ha molto e venne ritrovata solo una parte del testo, abbastanza però per comprendere la storia; come ogni classica tragedia, la trama di quest'ultima risulta molto semplice: Euripide, drammaturgo malinconico, perde completamente le forze e l'immaginazione per continuare a scrivere e, perciò, si rivolge a biblioteche e dottori per lungo tempo, senza trovare una cura e, infine, morire per la disperazione.

Non sappiamo bene come sia collegata la felicità con questo testo, ma avendola trovata scritta in un verso quegli intelligentoni degli storici l'hanno presa per buona, così bene che esiste persino una voce su Nonciclopedia[2]. Di seguito, troviamo alcuni versi presi da una pagina della tragedia:

(GRC)

«Δεν βρίσκω γαλήνη για αυτή την αγωνία,

Οδυνηρό είναι το μαρτύριο στο οποίο

Είμαι προορισμένος να υποφέρω για πάντα.

Αναζητώντας διαφυγή, ευτυχία»

(ITA)

«Non trovo pace per questa agonia,

Dolorosa è la tortura a cui

son destinato a subire in eterno.

Cerco fuga, felicità»

Note

  1. ^ Probabilmente.
  2. ^ Figo, eh?