Ugo de Censi

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Ugo de Censi sapeva come rallegrare le barbose funzioni domenicali.
« I soldi sono lo sterco del demonio! Speriamo gli venga la diarrea... »
(Ugo de Censi, uomo di Dio, ma soprattutto uomo pragmatico)

Ugo de Censi (Da qualche parte in Valtellina, 26 gennaio 1924 – Città famosa per le evasioni, 2 dicembre 2018) è stato un prete, missionario, visionario e ariete, fondatore dell'Operazione Mato Grosso.

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No, in realtà non era un ariete, ma bisognava chiudere la rima incrociata.

Vita

Giuovinezza

Ugo de Censi nacque in uno di quei paesini sperduti tra i monti di cui si sente parlare solo se ci è nata una celebrità o viene raso al suolo da un terremoto o un'inondazione. Crebbe nell'Anello dei Corni Fioriti come un qualsiasi sempliciotto di campagna, perfettamente descritto nel tipico stereotipo del montanaro: girava scalzo tra i prati di trifoglio, vestito con salopette e cappello di paglia, parlava solo dialetto e passava il tempo bruciando le bovazze delle vacche al pascolo, delle quali era orgoglioso custode. Fu forse proprio per questo discutibile passatempo che, alle porte della seconda guerra mondiale, la vallata fu rinominata "Anello dei Corni Bruciati". Quando gli ispettori bussarono alla porta di casa de Censi per cercare l'eventuale responsabile del disastro Ugo era già stato dislocato a studiare in un collegio nell'altra sponda dell'Adda, coi ponti tutti crollati, ufficialmente, per i bombardamenti degli Alleati, benché fosse solo il '33.

L'ordinazione e il riformatorio di Arese

Quel momento immortalato in cui Ugo de Censi soffiò l'abbraccio di papa Francesco a un povero sconosciuto, che rimase per ore con le braccia aperte.

L'8 marzo 1951 s'avverò il sogno di Ugo de Censi: il quarto scudetto del Milan la sua ordinazione a sacerdote a Milano per mano del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, il cui nome evoca, più che un presbitero, un marciatore altoatesino. Nemmeno il tempo di godersi una tartina al paté d'olive al rinfresco organizzato in suo onore che monsignor Giovanni Battista Montini lo spedì in un riformatorio di Arese a gestione salesiana, definito burlescamente dagli abitanti della zona "il dissennatoio" per via dei simpatici ospiti che vi albergavano. Qui Ugo vi rimase per più di vent'anni: evidentemente era anche lui un gran birbante. La prima cosa che fece don Ugo per dare un segnale forte e diretto a quei giovinastri fu quello di buttare, poco dopo essere giunto in struttura, le chiavi delle celle di rigore nello scolo di una latrina; la seconda cosa che fece fu quella di tentare di recuperare le chiavi nella melma fetida sotto la minaccia di numerosi manici di scopa, ché nel portachiavi c'erano attaccate anche quelle della cucina e delle camerate.

In un susseguirsi di eventi che tumultuarono la tranquilla e oziosa vita del ragazzo di strada, per la gioia di tutti fuorché dei ragazzi di strada, avvenne finalmente l'avvenimento che porterà alla fondazione dell'OMG: il missionario Pietro Molesi, tornato dal Brasile stanchissimo e abbronzatissimo, manifestò tutta la sua frustrazione di una vita misera durante una sbronza a base di Maroggia all'11,5%. Ciò che ne scaturì somiglia a una nota barzelletta:

- Don Pietro Molesi: “Don Ugo, nella missione di Poxoreo ho urgentemente bisogno di aiuto, come fare?”
- Monsignor Montini: “Don Ugo, i suoi ragazzi hanno bisogno di un potente sfogo per sfruttare le loro potenzialità, come fare?”
- Don Ugo: “Intravedo una soluzione...”

E, come ricordava lo stesso Ugo de Censi quando lanciò la proposta ai ragazzi:

« Fu come buttare un fiammifero acceso nella benzina! »

Evidentemente non aveva imparato la lezione.

Le missioni in America Latina

Il primo taller sulle Ande peruviane venne finanziato con i proventi di una pubblicità degli anni 70, di cui rimane solo quest'immagine.

Per dieci anni don Ugo seguì personalmente i ragazzi dell'Operazione Mato Grosso, aiutandoli nella spola tra l'Italia e l'America Latina. Sostanzialmente, era quello che traduceva gli astrusi depliant informativi in aereo. Quando finalmente anch'egli decise di stabilirsi in missione scelse il Perù: nessuno sentì più parlare di Pietro Molesi.

Non fu facile nemmeno per lui, inizialmente: aria rarefatta, gruppi terroristici minacciosi, diffidenza, cibo di merda...

Il primo passo fu quello di aprire una scuola artigianale di intaglio del legno, un taller. Inizialmente le adesioni furono letteralmente ingestibili per via di un equivoco: la gente ignorante del luogo fraintese e pensò che le scuole allevassero cacciatori di taglie, ottimo obiettivo di vita in una zona brulicante di guerriglieri ricercati. In seguito la situazione si stabilizzò e don Ugo divenne l'equivalente del Megadirettore Galattico di tutte le missioni che si espandevano oltre i confini del Mato Grosso, asserragliato nella sua "guarida de el lobo" nella inespugnabile Chacas.

La malattia

Il dover rinunciare alla partenza per Poxoreo del primo gruppo di ragazzi OMG fu probabilmente uno dei più grandi rammarichi di Ugo, a causa di un male ricorrente e insradicabile che lo accompagnò per buona parte della sua vita: il THC. Questo infido problema lo costringerà di centro in centro specialistico, fino all'approdo al Molo 53, noto centro di disintossicazione di Torino dove.......... NO! Nonono, ferma tutto! Non il THC, bensì la TBC! La TBC ossea. Il THC era il pallino di don Ciotti, tutta un'altra storia...

Dicevamo: la TBC ossea fu la spina nel fianco della salute di Ugo de Censi, rischiando di rompergli le uova nel paniere in più occasioni:

  • La prima volta quasi lo uccise ancor prima di prendere i voti. Ugo, che entrando nei Salesiani poteva godere di un privilegio a scelta concesso a tutti i nuovi congregati - un miracolo che ti salvi la vita; diventare venerabile ancor prima di morire; sconti del 20% in tutti gli Autogrill - si giocò il miracolo con la Madonna di Lourdes e pochi anni dopo fu ordinato sacerdote con 110 e lode e frecce tricolori in cielo per l'occasione;
  • La seconda volta gli giocò un tiro mancino allorché, pochi mesi prima di partire per il Brasile col suo gruppo di cazzoni di Arese, si ripresentò arrogantemente come un piazzista di polizze, trincerandolo in ospedale. Deciso più che mai ad assistere almeno al salpamento della Eugenio Costa, fuggì piazzando dei calcinacci sotto le coperte e si fece accompagnare al porto in auto ben imbacuccato. Il fatto che, con rispetto parlando, Ugo de Censi non fosse proprio un bijoux una volta tanto fu d'aiuto: in ospedale non s'avvidero di nulla (nonostante il posizionamento di due accessi venosi) e l'agente di polizia portuale che ispezionò l'auto in cui viaggiava lo scambiò per il sacco di stracci per la Caritas.
  • La terza volta, poco conosciuta, la TBC era sul punto di guastargli un pellegrinaggio a Guadalupe, all'inizio del millennio. Ormai scaltrito dall'età e dalle furbate di quella stessa gente che aiutava in missione, Ugo aspettò l'arrivo della TBC travestito da Bernard Law Montgomery e lei, semplicemente, passò oltre: la TBC ossea, intuitivamente, non attacca gli invertebrati.

Morte

In certi momenti nemmeno Ugo de Censi sapeva a che santo appellarsi.

Dopo un lungo declino fisico, Don Ugo de Censi fu costretto ad abbandonare l'amata Chacas: era talmente ridotto a pelle e ossa che arrivò a Lima, sua ultima e definitiva sistemazione, planando.

Si spense il 2 dicembre 2018. Tanti furono i cortei in suo onore, mentre nessun terrorista suo nemico andò mai a ballare sulla sua tomba, in quanto tutti sterminati dall'Ejército del Perú.

Curiosità

Era un appassionato di pittura dalle doti inumane: si racconta che una volta dipinse uno splendido primo piano di una frana che gli stava rovinando addosso. Nessuno ha ancora capito come diavolo abbia fatto.

Voci correlate