Total War: Shogun 2

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia deliberatamente idiota.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Un Samurai perplesso dopo aver provato una copia del videogioco. "Ma combattevamo davvero così a cazzo?"
« Cosa? Un altro remake!? »
( Il team della SEGA di fronte all'assurda proposta del presidente)
« Oh, chi vuoi che se ne accorga! Mettiamo un samurai là, qualche geisha nuda qua... e poi una bomba nucleare su Hiroshima per evidenziare i danni della globalizzazione!! »
( Il presidente giocherellando, con la bava alla bocca, con dei soldatini di piombo)
« Questo gioco fa detestare il cristianesimo! »
(Chiunque di fronte alle sommosse provocate, nel gioco, dal diffondersi del cristianesimo nel Giappone shinto-buddista)

Tranne che agli occhi dei bimbiminkia più allupati, Total War: Shogun 2 riconferma (dopo Medieval 2) l'ennesimo tentativo da parte della SEGA di prolungare la fortuna della serie di videogiochi "Total War" attraverso continui remake dei titoli precedenti: sono infatti esauriti i teatri militari della storia cui far riferimento per nuovi progetti. Sono anche esauriti i Napoleone Bonaparte, ritiratisi in latitanza a Sant'Elena o ad Ogigia.

Caratteristiche principali

Il gioco è ambientato nel belligerante Giappone del 16° secolo, terra spietata in cui, giornalmente, si consumano battaglie sanguinose all'insegna del lag, delle bestemmie da parte dei giocatori e delle pecunie sganciate da tua madre per finanziarti le spese da nerd. Facendo riferimento al background storico, risulta opportuno ricordare il colpo di stato del 1546 compiuto da Crilin che, stufo dei suoi perpetui decessi nella saga di Dragon Ball, si era congedato da Akira Toryama, rompendogli il naso con la pelata, e aveva raccolto un manipolo di Sayan che lo potessero aiutare nella conquista del Giappone, piccolissima fetta di quel complesso di stati, pianeti e universi che i sayan, appunto, si contendevano da ere di lotte intergalattiche. Fatto sta che, alla morte (l'ennesima) del suddetto sovrano, poiché nessuno aveva voglia di rimettersi a caccia delle sfere del drago per rianimarlo, il titolo di monarca, re, sire, Shogun (da cui, per Te che non te ne sei accorto, il titolo del gioco) fu trasmesso al suo figlio prediletto (ebbene sì, quando non moriva, Crilin procreava!). E così, di generazione in generazione, il titolo divenne ereditario. Ma i signori della guerra locali (Daimyo al singolare, forse Daimyi al plurale, fate un po' voi), istigati da Akira Toryama, tenuto in vita dal solo proposito di terminare l'interminabile saga di Dragon Ball,si ribellarono contro lo shogunato, rivendicando i propri diritti. Ma, prima di mettersi in marcia per la capitale Kyoto (non Tokyo, quella è un'invenzione dei comunisti analfabeti), optarono per farsi guerra a vicenda, tanto per gonfiarsi ancora un po' le papille gustative e i testicoli. Ed è proprio in questa situazione di malmenamento di palle che il gioco proietta il desideroso giocatore. Quest'ultimo, pop corn alla mano e casse al massimo del volume, si ritrova a dover scegliere il clan con cui affrontare gli inaspettati colpi di scena del suo nuovo gioco di strategia.

Clan e fazioni

Un gruppo di giocatori studia con dedizione le prossime mosse della propria campagna militare

Ecco, qui di seguito, con le loro peculiarità, alcuni degli schieramenti presenti nel gioco:

  • Chosokabe: dall'isola di Shikoku, armati di archi, coltellini svizzeri e manga hentai sono soliti scagliarsi contro il nemico coperti da una pioggia di frecce, tagliarsi le palle con i coltellini svizzeri e, da eunuchi, trascorrere gli ultimi attimi della propria vita sfogliando vignette pornografiche con sguardo disinteressato. Il loro punto di forza sta nel creare una muraglia di cadaveri scoglionati che impedisca i movimenti del nemico.
  • Date: posti all'estremità settentrionale della più settentrionale delle isole giapponesi, i date arrivano a Kyoto quando già gli scontri si sono consumati ed Umberto Bossi è riuscito a prendere lo shogunato. La loro abilità sta nel sapersi dileguare con aria indifferente, lasciando la scena ai giovani intraprendenti.
  • Mori: per quanto tua nonna ti abbia da sempre abituato a designare turchi e simili col termine di "mori", i Mori del Giappone di Shogun 2 sono tutto meno che negri. Sono abili marinai, imbattibili a bordo delle loro zatterone e canoe ma, a terra, in un turbinio di flatulenze causate dal panico di massa, vengono costantemente sconfitti. Puoi mettere su il più temibile contingente di Mori, ma non potrai mai nulla di fronte ad una banda di mocciosi con le cerbottane e con le dita nel naso.
  • Tokugawa:Possiedono eserciti a dir poco penosi ma hanno assassini, funzionari corrotti, zoccole e trans, insomma,sono la versione giapponese del PDL. Consigliati solo ai giocatori più intriganti e bastardi.
  • Venditori di sushi: coalizzati in una fazione che raccoglie tutti gli esperti della raffinata cucina giapponese, i venditori di sushi celano, tra le proprie linee, catapulte di sushi portatili dai proiettili inesauribili, in quanto prodotti a ciclo continuo dalle cucine\forge retrostanti lo schieramento. Il loro punto di forza sta proprio nel catapultare verso i nemici una dose spropositata di tali polpette, per tentare di intossicare loro i condotti respiratori, centrandoli nelle narici, o per rallentarli, centrandoli nelle bocche spalancate dalle urla belligeranti, fino a portarli ad una condizione di obesità insormontabile.
  • Nanban: quello di "Nanban" (letteralmente "Rompicoglioni dal sud") era il termine usato dai giapponesi per designare i mercanti provenienti dall'Europa e dalla Culonia. La loro abilità peculiare sta nel saper diffondere il cristianesimo nelle province circostanti. Il fatto che queste ultime siano ormai da secoli radicate nel loro shinto-buddismo porta la popolazione, sempre più confusa a proposito della propria identità religiosa, a sollevarsi contro il giocatore, che, smadonnando, arriverà ad odiare il cristianesimo.
  • Rikishi: uno dei clan più temibili, si presenta come una coalizzazione di lottatori di sumo. Essi sono soliti avanzare sul campo, inciampare in cima a delle colline e rotolare contro il nemico in una valanga di terga untuose e guance paffute.
Due capi del clan Rikishi si contendono il titolo di Daimyo. O l'ultima polpetta.

La scelta del clan è il momento più delicato della partita. Tutto sta nel capire che, nonostante le apparenti differenze negli stendardi e negli elmetti, i clan risultano uguali di fronte ai malefici dell IA. Questo non solo perché i giapponesi, come si insegna alle scuole dei bimbi, sono tutti uguali tra loro; ma anche in quanto, qualsiasi clan il giocatore scelga, verrà bersagliato, di certo, da epidemie, tempeste oceaniche, eruzioni vulcaniche, sommosse per le tasse, sommosse per il pane, sommosse per il cristianesimo e sommosse per la figa razziata dalle guerre. È opportuno ricordare, infatti, che il gioco appioppa al giocatore i panni di un vero e proprio statista giapponese, alle prese con distribuzioni di grano, elefanti e figa sulle proprie province.

Una tipica carica tra due truppe avversarie nel romantico paesaggio nipponico

La battaglia

Il momento della battaglia, in Shogun 2, ricalca un po' quello dei precedenti titoli della saga, nonché quello degli scacchi e delle bocce, antenati di ogni gioco di guerra. Il giocatore, venuto alle mani con l'IA, schiera in campo le sue armate, incentrate prevalentemente su 4 tipi di unità: i villici, i samurai, i cowboy e i villici. Questo perché quelle dei villici sono le uniche truppe a non esaurirsi mai e ad intralciare perpetuamente i movimenti del giocatore, arrestandosi in mezzo al campo atterrite o ripiegando in maniera invasata. E atterrita. Inutile ricordare che ogni tipologia di unità precedentemente elencata (tranne i cowboy che sanno solo sparare, mangiare fagioli e cavalcare nelle praterie) dispone di svariati tipi di equipaggiamenti. I villici ("ashigaru" nella lingua dei locali) e i samurai ("spartani" nella lingua dei locali) fanno uso delle stesse armi, tra picche, mazze, stuzzicadenti di marca "samurai", Ak-47, mitragliatrici al plasma e rastrelli. L'unica differenza risiede nella qualità dell'azione. È ovvio che i contadini sono molto più preparati alla guerra di spadaccini addestrati sin dalla tenera età. Per quanto riguarda le tattiche belliche, si riconfermano le regole dell'avanzata alla cieca, dell'attacco kamikaze, dell'alzatore e del camperaggio da bimbominkia. Qualsiasi tecnica il giocatore decida di mettere in pratica, l'avversario raggiungerà sempre le sue truppe e, dopo un marasma di pugni, calci, offese alla mamma e bestemmie buddiste, riuscirà a metterle in fuga. Infine, degno di nota è il ruolo del generale dell'esercito (l'uomo più cazzuto al suo interno): attende dietro le proprie linee, finge di incitare i suoi uomini ed incide (negativamente) sul morale di questi una volta che una freccia gli ha perforato la trachea.

Sequel

« Oh, avanti! Ci sono già cascati in passato, non se ne accorgeranno nemmeno 'sta volta! »
( Il presidente della SEGA presentando Shogun 3 al suo scettico team)

Il team della SEGA sta attualmente lavorando sul prossimo titolo della saga che, dopo Total War: Rome 2, verrà rilasciato nell'Ottembre del 2046, col nome di "Total War: Shogun 3-La vendetta del Chosokabe scoglionato". Stando a quanto gli infiltrati della Xbox hanno avuto modo di comprendere, seppur pagando con la vita, il gioco dovrebbe essere incentrato sulle avventure di un manipolo di Chosokabe rimasti ibernati nei Frigo a legna nipponici e risvegliatisi, dopo decadi trascorse a raccontarsi barzellete, nel 31° secolo. Contro tutte le aspettative, però, il gioco non si svilupperà sul motivo degli scontri strategici ma sulla ricerca da parte dei Chosokabe dei loro falli sparsi in giro per il mondo. L'antica profezia fallochika recita infatti che, una volta riuniti i falli dei più grandi Daimyi (o Daimyoi, Daimyoes, Daimyohujjjjòl, al plurale) del clan Chosokabe, facendone un lungo bastone, sarà possibile per l'essere umano, scavare un buco nel terreno, riesumare la salma dello Shogun Crilin e riportarlo in vita. O, più verosimilmente, raccogliere le mele poste sui rami più alti. O tappare la bocca alle mogli più petulanti.

Voci correlate