Stefano Cucchi

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Stefano Cucchi mostra i denti per farseli rompere a gomitate.
« Tranquillo papà, ho solo sbattuto contro una porta »
(Stefano Cucchi prima di sbattere di nuovo contro la stessa porta, morendone)
« Ah-ah! Paghi la mossa! »
(Secondino mentre insegna nuovi divertentissimi giochini al Cucchi)
« ...e quindi è colpa dei dottori »
(Magistrato mentre rimette sotto il banco un cappello pieno di foglietti e con su scritto "a chi diamo la colpa")
NonNews

NonNotizie contiene diffamazioni e disinformazioni riguardanti Stefano Cucchi.


Stefano Cucchi (Roma, 1 ottobre 1978 - Regina Coeli 22 ottobre 2009 NON È SUCCESSO NIENTE) è stato un geometra molto amico di Carlo Giovanardi, tossicodipendente, spacciatore di cocaina e sieropositivo tristemente famoso per essere stato troppo magro per resistere ai pugni che si è dato da solo in preda a un attacco epilettico causato dai morsi della fame, sotto gli occhi esterrefatti dei secondini del carcere di Regina Coeli che purtroppo non hanno potuto impedirne la morte.

Tutto questo per colpa dei dottori.

Anzi, di nessuno.

Biografia spicciola

1 ottobre 1978, Stefano Cucchi nasce e viene subito preso a sberle dall'ostetrico, già da questo doveva capire che le cose non cominciavano per il verso giusto.
Alle elementari viene esentato dalle attività sportive perché in tutte le partite di calcetto era continuamente vittima di falli da parte degli assistenti di gara, il terzo uomo e l'arbitro che subito dopo, non contento, espelleva anche tutti i difensori della squadra del Cucchi, per non aver loro impedito di malmenare il poveretto.

Alle medie, continuamente vittima di bullismo da parte del capoclasse, inizia a prendere a testate da solo le nocche dei professori che costringono la famiglia a mandare il giovane dallo psicoterapeuta che, non riuscendo a capire di cosa si tratti, viene accusato di omissione di soccorso.

Diplomato alla maturità come geometra con 89 punti di sutura dovuti alle squadrettate di compagni, professori e bidelli, comincia subito ad esercitare la professione.

Di spacciatore.

Caso Cucchi

Ilaria Cucchi, la sorella buona di Stefano. Candidata in parlamento con Ingroia, è la prova vivente che è inutile cavalcare l'onda della morte di qualcuno se ti candidi con Di Pietro.

15 ottobre 2009, Stefano Cucchi viene trovato in possesso di hashish, cocaina e farmaci contro l'epilessia essendo epilettico, cocalettico e hashishettico.

Il Cucchi prova prima una timida difesa verbale:

« Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria! »

che non viene però ritenuta valida dagli agenti. Cucchi prova quindi a divincolarsi per sfuggire alla legge colpendo anche con i propri testicoli il ginocchio di uno dei due carabinieri venendo quindi arrestato anche con l'accusa di aggressione a pubblico ufficiale.

Una volta arrivato al carcere di Regina Coeli viene subito interrogato dai secondini che, incapaci di reagire alla violenza di quest'ultimo, sono costretti a difendersi più volte dagli attacchi del giovane che li colpisce sulla punta dei piedi e sulle nocche delle loro mani con la propria vescica, la colonna vertebrale e la faccia, causando anche una gravissima escoriazione al mignolo del piede di uno degli agenti della polizia penitenziaria.

Il giorno dopo viene processato per direttissima e il Cucchi, minacciando gli agenti di ulteriori attacchi, si fa portare in cella dell'ombretto con cui si trucca gli occhi per assomigliare a un panda e fare tenerezza al giudice.

Arrivato in tribunale e interrogato dal padre sul motivo per cui si trovasse in quello stato Cucchi risponde perentoriamente:

« Stai tranky déd, vado là, mi faccio una pista e son fuori. »

Fuori sì, ma fuori dai coglioni. Il Cucchi aveva trovato un giudice poco incline all'umorismo che non aveva apprezzato l'offerta di cocaina del geometra e aveva fissato una nuova udienza per qualche settimana dopo.

Il Cucchi, sconvolto dalla vicenda, viene portato in custodia cautelare a Regina Coeli dove, tra lo sconcerto degli agenti, comincia a prendere a dentate la porta della sua cella.

In 5 giorni il Cucchi ha già perso 5 kg e ogni loro ricerca da parte del personale del carcere si rivela vana.

Il Cucchi, trasferito all'ospedale Fatebenefratelli insieme ad un agente a cui aveva aperto una crosta colpendolo al volo con un suo dente, muore.

La notizia della morte di Stefano Cucchi viene data subito dopo alla famiglia da un agente.

Qui di seguito una breve, quanto realistica, ricostruzione della cosa:

Agente : Salve signora, sono qui per vostro figlio Stefano.
Signora Cucchi : Grazie al cielo, lo avete scarcerato?
Agente : Sì, signora, è scarcerato e lo vedrete pure presto, per il riconoscimento del cadavere.
Signora Cucchi : Cos-

Il giorno dopo, essendo la famiglia Cucchi abbastanza permalosa, parte la denuncia per il presunto omicidio del figlio.

Dopo 4 anni e almeno 15 dichiarazioni sgradevoli di Carlo Giovanardi, si ha una prima sentenza: i secondini sono assolti mentre sono considerati colpevoli i 6 medici che avevano malmenato Stefano, come evidenziato dai segni di stetoscopio e di esami del sangue presenti su tutto il corpo del giovane.

Anche i secondini vengono però puniti, con un buffetto amichevole sulla guancia.

Il 31 ottobre 2014, al processo d'appello, medici, infermieri e secondini vengono tutti assolti con la motivazione "so' reghézzi", costringendoli però ad andare a letto senza cena. Col rischio che sopraggiunga la fame, unica vera colpevole del delitto, che li potrebbe picchiare fino ad ammazzarli.

Il 4 ottobre 2016, colpo di scena! Pare che il giovinastro fosse epilettico, una patologia che notoriamente rende insolitamente suscettibili alle fratture vertebrali. Il giallo si infittisce.

Curiosità

  • Stefano Cucchi era un grande appassionato di make up.
  • Il 22 ottobre di ogni anno viene festeggiato Santo Stefano C.

patrono delle scale dei condomini.

Voci correlate

Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 9 giugno 2013 col 52.9% di voti (su 17).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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