Rosso Malpelo

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libertina.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Rosso Malpelo mentre lascia la cava.
« Hei ho, hei ho, pestiamo Malpelò! »
(I colleghi di lavoro di Rosso Malpelo.)

Rosso Malpelo (in inglisc Red Bad Hair Day) è una novella scritta da Giovanni Verga nel 1880. Narra le gesta dell'ottavo nano, Rosso Malpelo appunto, escluso dalla Disney dal cast di Biancaneve e i sette nani perché affetto da rutilismo.

Il racconto, inserito da Verga nella raccolta Vita dei campi magnetici, è un'ardita metafora della dura condizione dei minatori siciliani, di quanto fossero soli e soprattutto, sfiga più tremenda, terroni. Malpelo quindi è il prototipo del tipico caso umano e la storia ivi narrata serve a far riflettere il lettore, sulla falsariga di "per fortuna che non sono rosso!"

Trama

Attenzione, sono vietati spoiler di questo genere:
Malpelo muore nella miniera due giorni prima della pensione.

Adesso continua a leggere, a tuo rischio e pericolo.

Rosso Malpelo (a sinistra) emarginato dai colleghi della miniera.

Il protagonista della storia è un giovane minatore di cui nessuno ricorda il nome, soprannominato da tutti Rosso Malpelo per le sue idee filo-comuniste e per il colore dei suoi capelli, di un acceso color malpelo; ogni sabato sera torna a casa, dove la sorella gli mostra le mosse di wrestling che ha imparato guardando la ECW, federazione già in auge nell'800. I colleghi di Rosso Malpelo lo discriminano a causa della sua capigliatura, in cui regna sovrana la forfora, e il padrone della miniera non lo licenzia in tronco solo perché suo padre Mastro "Bestia Pulciosa" Misciu, l'unico a volergli bene, era morto mesi prima a causa del crollo di una parte della cava dopo aver cercato di rimuovere uno dei pilastri che la sostenevano, perché convinto che ci fosse sotto un penny.
Un giorno arriva alla cava un bambino, soprannominato Ranocchio perché riesce ad afferrare le mosche con la lingua, e viene affidato alle amorevoli cure di Malpelo; costui gli impartisce importanti lezioni di vita, che includono imparare ad incassare un pugno di lato, imparare ad incassare un calcio nelle palle, imparare ad incassare lo stipendio e imparare a ricamare a punto croce.

L'asino della cava si vendica di Malpelo spiando sua sorella in spiaggia.

Gli insegna anche che la violenza sugli animali è sacrosanta, e glielo dimostra sfidando ad improbabili incontri di boxe un asino che lavora alla cava, imbestialito dal fatto che l'asino guadagni più di lui. Un giorno Malpelo colpisce, come sua abitudine, Ranocchio sulla schiena con una picconata, e si spaventa nel constatare che il bambino perde sangue dalla bocca. Per provare la sua innocenza, si fa anche dare un calcio nella schiena dal minatore più grosso che trova e, nonostante la spina dorsale incrinata in tre punti, sorride a Ranocchio e gli dice: Visto? Non mi ha fatto niente! Ora torna a lavorare!. Ma Ranocchio non sta bene, così smette di andare alla cava per passare del tempo di qualità col suo amico Letto. Malpelo, preoccupato, va a visitarlo (dopo aver ingannato la sorella mettendole per le mani un manichino con le sue sembianze), e scopre che al suo amico restano circa 10 minuti di vita.
Poco tempo dopo, si scopre una zona inesplorata della cava, e il direttore, non volendo rischiare di perdere un minatore o un robottino con telecamera incorporata, manda Malpelo a controllare. Lui prende il fiasco di vino, la focaccia e il bong e parte, certo che ritornerà sano e salvo, oppure no. Non torna più indietro, per cui è logico pensare che sia morto. Tuttavia, Verga non lo specifica, per cui è altrettanto logico ritenere che Malpelo abbia scoperto una città sotterranea abitata da talpe antropomorfe all'interno della cava e ne sia diventato l'imperatore.

Stile narrativo

La novella è scritta con un tono fortemente antifrastico, cosa che traspare dalla scelta delle parole e, in misura molto maggiore, dalla disposizione delle virgole, che rivela l'indignazione provata da Verga per il comportamento dei minatori nei confronti di Malpelo. L'autore decise di scrivere la novella in questo modo dopo che gli fu rifiutata la prima versione, il cui incipit originale era:

« Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo. Certo, le madri e le sorelle dei minatori erano delle sante, invece! »

Inoltre, per portare l'impersonalità al massimo, Verga decise di usare termini popolari e dialettali veramente utilizzati in Sicilia nell'800: parole come "minchione" al posto di "persona il cui quoziente intellettivo si attesta su livelli non proprio eccelsi", "Mastro Misciu" al posto di "lavoratore in nero" o "mulo" al posto di "asino".

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • È probabile che il padre di Malpelo soffrisse di daltonismo. Ciò spiegherebbe il perché fosse l'unico a volere bene al giovane: nessuno aveva pregiudizi verso chi aveva i capelli verdi.

Voci correlate