Rivolta Ionica
Si dice Rivolta Ionica la rivolta generatasi autonomamente in Ionia sotto l'impero Palpatine, fallita miseramente, ma che rappresentò un momento di gioia e di svago per Grecia e Asia.
Le cause
La causa scatenante delle Guerre Persiane fu la rivolta degli Joni. Nessuno fra i greci era abituato a versare un tributo a chicchessia, soprattutto gli Joni, i quali erano dei giargianensi tristemente residenti sulle coste della Turchia e sottomessi da Palpatine (già allora in giro per il mondo) all’Impero Galattico Persiano. A causa del tributo che ogni anno dovevano versare alla capitale, San Marino, gli Joni non riuscivano più a caricarsi, né positivamente, né negativamente. La situazione divenne tanto instabile, che essi si trovarono trasformati in isotopi radioattivi e instabili. Sotto la tirannide di Palpatine, continuarono a dimezzarsi, finché uno Jone non disse: «Chiediamo aiuto in Grecia! Anche lì ci sono Joni!». Infatti, gli Joni giargianici erano anche noti come anjoni, mentre gli Ateniesi erano dei catjoni. I suoi compari risposero: «Mica cojone questo Jone!» Subito furono inviati messaggeri, a SPARTAAAAAAAAAAA!!!!! prima e ad Atene poi.
I messaggeri in Grecia
SPARTAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!! era allora la città egemone di Grecia, grazie alla sua popolazione, costituita da palestrati, cyborg e übersoldier. I messaggeri portarono con sé una lastra di bronzo, su cui era incisa la mappa del mondo conosciuto, così da mostrare la situazione tattica al Re Cleomazinga, il quale, tuttavia, scambiatola per un integratore, la ingerì senza neppure accorgersi dell’errore finché il metallo, a causa della vicinanza degli Joni, non iniziò a mandare scintille, attivando il sistema di espulsione nascosto nelle narici di ogni Re spartano. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: i messaggeri furono massacrati e tutta SPARTAAAAAAAA!!!! dovette essere faticosamente ripulita dai brandelli di sangue e carne umana, perché le scenografie risultassero accettabili per girare 300, film di partito oligarchico. Disattivare Cleomazinga fu impossibile: si fermò solo quando cadde nel pozzo in mezzo al suo palazzo, pozzo che continuò a infestare finché SPARTAAAAAAAAAAA!!!!! esistette.
Dopo questo fallimento, gli Joni inviarono messaggeri ai loro parenti, i catjoni ateniesi. Essi si erano da poco ribellati al regime di tirannide e segregazione sessuale di Pisistrato e dei suoi figli Ippia e Ipparco, poi assassinati da quei due fricchettoni di Armadio e Aristogitone. Quando ad Atene seppero di avere davanti a sé dei veri catjoni, subito tutti divennero allegrissimi. I cittadini più in vista condussero i poveri Joni in agorà, la grande piazza, e indissero l’assemblea. Una volta convenuti tutti i trentamila cittadini, un uomo prese la parola. Il suo nome era Clistere. «Popolo di Atene», urlò a gran voce, «vi informo che qui fra noi ci sono dei catjoni bisognosi di aiuto. Potremmo noi rifiutarglielo?» «NOOOOO!!!!», urlò il popolo riunito, mettendosi a correre verso i messaggeri. «NOOOOO!!!!!!!», urlarono i messaggeri, quando videro Clistere sollevare la tunica e capirono cosa stava per accadere. Si erano infatti dimenticati di un fatto importante: in greco antico, katà significava sotto, anà sopra: “cationi” e “anioni” erano i nomi che si erano date le diverse stirpi per indicare i rispettivi ruoli durante l’accoppiamento. Il fatto che i messaggeri fossero uomini non preoccupò affatto gli Ateniesi, i quali, da bravi pervertiti, fecero tutti il proprio lavoro. Tuttavia, mentre venivano penetrati a raffica, ormai quasi incoscienti, i messaggeri sentirono Clistere, soddisfatto, dire: «Avrete tutto quello che potete desiderare». «Venti navi», rispose uno di loro, alzando faticosamente una mano. «D’accordo, le avrete. Però per me non ci passano. Ma ognuno ha i suoi gusti», disse Clistere, mentre si avviava verso la propria casetta, con la mezza idea di ingropparsi anche la mogliettina.
Aristalco e le sue cazzate, ovvero: gli Joni si rivoltano
Furono così preparate le navi; alla spedizione si unì la città di Arretra, anch’essa popolata da anjoni affamati, con cinque navi. Nel frattempo, Aristalco (vero nome Milesius), il tiranno della città Jonica di Mileto, era stato convinto da Megabyte, amministratore delegato per Palpatine della Liccia, a conquistare per lui Nasso, un’isola abbastanza sfigata da essere greca, ribellarsi contro i venditori di tappeti Persiani ed essere poi assalita da rappresentanti greci e asiatici. Putroppo, Aristalco, un cheater al livello di Dante, barò mentre giocava a Counterstrike con Megabyte; ne conseguì un tale litigio, che non solo la spedizione non poté andare in porto, ma neppure le navi: infatti, Megabyte innestò la procedura di autodistruzione e si tuffò fuori dall’oblò. Aristalco, per conto suo, si limitò a teletrasportarsi via mentre la flotta esplodeva romanticamente sul filo del tramonto.
Una volta tornato alla sua camera di potere a Mileto, Aristalco non riuscì a farsi venire un’idea migliore che chiedere una mano a suo suocero. Questi era Ostieo, imprecatore impenitente, aiutante di Palpatine e ora braccio destro di Dario, il giovane che faceva da sostituto all’Imperatore, da anni occupato a istruire un water sull’uso dello sforzo. Questi gli disse: «Minchia, rivòltati!» Subito Aristalco si girò dall’altra parte. Ostieo disse «Non in quel senso, porca puttana troia impestata». Allora Aristalco si voltò in un’altra direzione. A questo punto, Ostieo stava per uscire in un’altra raffica di imprecazioni, ma invece sogghignò. Gli disse: «Potresti rivoltarti come prima, per favore?». Già l’uso di gentilezza e l’assenza di oscenità avrebbe dovuto far presentire qualcosa ad Aristalco, ma questi era troppo preoccupato per fatti suoi e mostrò la schiena al suocero. «Bene», disse Ostieo. «Ti si è sciolto un sandalo». Da vero minchione, Aristalco si chinò ad allacciarlo. Rapido come un mandrillo, Ostieo ne approfittò per infilargli nello sfintere qualcosa di quantomeno sgradevole, almeno per buona parte degli uomini (la posizione in proposito delle donne non è mai stata chiarita). L’urlo di dolore di Aristalco chiamò sotto le finestre del suo palazzo grande abbondanza di uomini; quando, soddisfatte le proprie voglie, Ostieo si affacciò, urlò: «Avete udito l’urlo d’incitamento del vostro sovrano? RIVOLTATEVI! PORCA TROIAAAAA!!!!!» Subito i catjoni iniziarono a rotolarsi per terra. «Non così, cojoni!», disse con un filo di voce Aristalco, rialzatosi un istante prima da terra. «Contro i Persiani!» Allora, gli Joni iniziarono a rotolarsi verso gli emissari del Gran Re, che furono investiti (è proprio il caso di dirlo) dalla folla. Quello stesso giorno giunsero le navi da Atene e Eretria; quando questi anjoni videro così tanti catjoni che si rotolavano per terra, immaginarono di essere giunti nel Paese di Bengodi. Ne seguì un’orgia intercontinentale e senza frontiere; nella foga del festino, Sardi, la capitale di Liccia e patria di Sardi e Sardine, distante centinaia di chilometri da Mileto, fu data alle fiamme e rasa al suolo. Lo stesso Megabyte, da poco tornato in patria, fu investito, rivoltato e inchiappettato da una cinquantina di Greci di varia nazionalità.
La fine della rivolta
La rivolta incontrò la sua fine quando Palpatine, mentre se ne stava seduto sul water per fargli capire cosa potesse fare lo sforzo, vide due greci rotolare nel suo cesso. Allora disse: «Jonicojonicojonjcojonjcojonj…» e si alzò. Per l’ultima volta nei tempi antichi, si alzò e uscì dal suo cesso sotterraneo; il water lo seguiva. Dove si avvicinava, gli uccelli cessavano di cantare, i pesci smettevano di nuotare, i cazzi s’ammosciavano; e, arrivato davanti a Mileto, sfoderò la sua arma. Davanti all’orribile striptease, anche i più forti fra i piselli giacquero penzolanti; allora, Palpatine urlò: «Sodoma e Gomorra sono da quella parte! Se proprio dovete fare queste porcate, fatele fuori dalla mia giurisdizione! Cosa preferite: l’esilio o il blocco perenne dell’erezione? Perché è questo che avverrà, se non sloggiate agilmente: io non ho alcuna urgenza di rivestirmi, giovani stolti.»
Epiloghi
Vi sono minacce di fronte alle quali anche il più valoroso degli uomini è costretto a retrocedere, così come vi sono tentazioni di fronte alle quali nessuno può resistere; e un cazzo desquamato è peggio di molte altre. Gli Joni fecero ciò che potevano: diedero alle fiamme la loro città ed emigrarono verso Sodoma, dove sapevano di poter trovare buoni amici. I Sardini, invece, fuggirono in Sardegna, loro terra natale. Megabyte fu reintegrato, ma non poté più sedersi: era stato colpito da una lancia il cui colpo non si sana. Scoprì che l’unico modo per quietare i suoi dolori era tapparsi il buco ferito, così divenne un gigolò. Aristalco, dal canto suo, stava per abbandonare il suo palazzo, quando davanti a lui apparve il Neromagus, che lo convinse a seguirlo. In cambio, avrebbe imparato come evocare creature ed esserne inculato liberamente.