Publio Ovidio Nasone

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(Augusto sull' Ars Amatoria di Ovidio.)
« Che palle... »
(Ovidio risponde alle accuse di corrompere le menti dei giovani.)
« Ti porteremo in un posto fiorente e ricco di vita nel cuore dell'Impero Romano! »
(I senatori annunciano a Ovidio il suo esilio alla pallosa Tomi in Romania.)
« Ivodiov... iovodio... io oviod... fanculo! »
Ovidio con una delle sue grandi opere

Pvblio Ovidio Naso, per gli amici Ovidio (69-pecorella a.C.) fu uno scrittore latino nato a Svlmo, ridente cittadina immersa nelle montagne e i fiumi Abruzzesi. Se quest'uomo fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe potuto avere due destini:

  • Avrebbe venduto migliaia di libri alle bimbeminkia di tutta Italia e dai suoi libri avrebbero tratto magnifici film
  • Sarebbe stato perseguitato dal MOIGE per la scabrosità dei suoi libri che potrebbero minare l'integrita morale dei pampini d'Italia.

Queste derivano dal fatto che nei suoi libri parlava dell'Ammmòre e al tempo ciò era pari a fare un'edizione per bambini di Cento Colpi, infatti l'intelligenza di un membro componente medio di questa associazione è pari a quella di 2000 anni fa.

Vita

Giovinezza[1] e primi anni a Roma

Ovidio nasce a Sulmona, in un tranquilla famiglia agiata. All'età di 5 anni vede una cosa che lo segnerà per tutta la vita condizionando le sue opere più importanti: vede sua madre cavalcata dallo schiavo Africano Mandingus che urla come una pazza. Così per evitare macelli viene spedito a studiare a Roma. Lì studia dai più grandi maestri del tempo Tizio, Caio e nientepopodimeno che Sempronio. Dopo se ne va 4 anni in giro per il Mediterraneo, trombando come un riccio e apprendendo nuove tecniche e posizioni. Quando torna a Roma, decide di sfogare tutte le sue esperienze perverse con la sua prima opera: gli Amores, dove racconta una storia d'amore nei minimi particolari, ciò fa scandalizzare i bigotti rompipalle dell'antichità. Su questo libro si dice che Ovidio vede l'amore come un gioco: beh veramente più che come un gioco, come un sexy toy. Intanto Augusto, che come tutti i politici di allora e di oggi fa il finto perbenista, in realtà stima moltissimo Ovidio e prova in tutti i modi a farlo entrare nel suo giardinetto dei giochi dove ci sono tutti i suoi amichetti, ovvero il circolo di Mecenate. Però Ovidio lì si annoiava, erano tutti bacchettoni e nessuno parlava di sesso, sembrava la riunione del MOIGE. Allora se ne è andato da quelli che loro consideravano "i cattivoni": quelli del circolo di Messalla Corvino. Definire quel luogo un puttanaio era poco, tutti trombavano senza ritegno, facevano quello che volevano e fumavano una pianta importata dai confini estremi dell'Impero; insomma il posto ideale per il nostro eroe!

Il successo

Qui il poeta trovò l'ispirazione per la sua opera porno più importante: l'Ars Amatoria. Grazie a questa importante produzione era diventato un MCV Multus Clarus Vir, era invitato a tutte le feste più in della capitale, firmava centinaia di autografi e i suoi scritti hanno influenzato le generazioni a venire[citazione necessaria] fino ai giorni nostri, in particolare ai giorni nostri, dove vengono messi in pratica al meglio i consigli del Vate. Infatti questo libro dà consigli agli uomini su come portarsi a letto le castissime ragazze del tempo, e nel frattempo invitava le donne a darla un po' di più. Tutto questo successo però dava fastidio a una certa persona: Augusto. Questo perché la popolarità di Ovidio superava anche la sua, e poi era ancora incazzato per l'abbandono del suo circolo. Allora iniziò una campagna di diffamazione nei confronti dell'Abruzzese, infatti i muri dell'Urbe furono riempiti di scritte ingiuriose nei suoi confronti; qui di seguito riportiamo la peggiore di tutte:

« Ovidius fetis »
(scritta ritrovata in via ledita dal naso a Roma)

Allora Ovidio, siccome non voleva problemi con il boss dell'Impero, ha scritto la sua opera più pallosa: le Metamorfosi. Secondo i soliti bacchettoni del tempo era magnifica, fantastica, impareggiabile e nulla in confronto alle altre zozzurie che aveva scritto fino ad allora[2]. In questo modo placò per un po' le ire di Augusto, facendoselo addirittura amico; i due ormai erano inseparabili e si incontravano tutti i giorni per scambiarsi le figurine discutere di politica e letteratura. Ma questa grande amicizia era destinata a finire subito.

Carmen et errorgate

Augusto apparve numerose volte in pubblico durante questo periodo

In quel tempo la figlia di Augusto, Iulia, festeggiava i diciotto anni, e il padre aveva organizzato una grande festa a cui aveva invitato tutta la Roma bene e, ovviamente, anche Ovidio. Però dobbiamo sapere che Iulia era la ragazza più truzza di tutta la città, dunque anche la più troia: infatti, al contrario di ciò che credeva il padre che la riteneva la più casta tra le figlie della patria, aveva perso la verginità a 12 anni con 4 gladiatori ed era nota ai più come "quella che la dà via manco fosse la sua". Così, quando ci sono tutti gli invitati entra lei entra lei, con il vestito rosso porpora, il color più alla moda fra i tamarri del tempo; iniziò a scatenarsi: in 20 minuti si era fatta già 8 invitati di cui 2 donne e un trans, ma lei guardava con golosità Ovidio, che stava parlando tranquillamente con qualche senatore per organizzare un festino nella sua villa[3]. Allora la ragazza si avvicina a lui, inizia a toccarlo e in men che non si dica si ritrovano nudi in bagno a scopare. La sorte volle che proprio in quel momento l'Imperatore, che aveva problemi di incontinenza noti a tutto l'ambiente, entrò in bagno a liberarsi per la ventordicesima volta dall'inizio e lì vide il fattaccio. Il nostro eroe, prima che potesse dire di essere innocente e che era stata la figlia a provocarlo, Iulia iniziò a piangere correndo alle braccia del padre dicendo che l'aveva violentata lui; ovviamente il pollo credette alla figlia. Allora il poeta fu coinvolto in uno scandalo inimmaginabile perché Augusto, oltre a essere incazzato per l'affronto subito, si ricordò anche degli scritti moralmente indecenti, e per questo fu ancora più incazzato. Fu per l'opera e l'errore, che in latino si dice carmen et error, la motivazione che diede Ovidio, tant'è che lo scandalo fu chiamato "Carmen et Errorgate"[4].

La Relecazz Relegatio a Tomi e la morte

Ovidio, dopo questo scandalo di abnormi dimensioni, fu mandato in esilio nella zona più sfigata e derelitta dell'Impero, la Romania, più precisamente un borgo di contadinotti ignoranti chiamato Tomi. Durante questo periodo scrisse un'opera addirittura più pallosa delle Metamorfosi, i Tristia, il cui già il nome era tutto un programma. Morì in quel luogo per la felicità dell'80% degli abitanti dell'impero, il restante 20% erano le amanti. Ai suoi funerali partecipa tutta la comunità Romana, che dopo le esequie sputa sulla tomba di quel corruttore degli animi dei giovani.

Misteri sul Carmen et Error

Publio Ovidio Nasone raffigurato in una statua a Sulmona

Sin da quando è accaduto questo fatto la comunità si interroga su come quest' integerrimo individuo, si sia ritrovato in un così torbido scandalo. Fatto stà che ha avuto un gran culo ad essere solo esiliato; infatti, siccome quando accaddero i fatti Ovidio era sposato, per l'adulterio avrebbe dovuto subire la Fustigatio penis, la quale credo non abbia bisogno di traduzioni. Rimane comunque il fatto che non sappiamo con certezza cos'abbia fatto scatenare tutto questo casino, ma abbiamo diverse ipotesi oltre a quella già raccontata:

  • Ovidio, sempre durante il compleanno di Iulia è entrato in bagno e ha visto che la fanciulla era posseduta da 4 schiavi Africani, il poeta racconta tutto a Augusto ma lui, per evitare che gli scappasse qualcosa, lo manda in esilio.
  • Ovidio ha visto Augusto che tradiva la moglie con una prostituta d'alto brodo e allora viene andato in esilio per evitare che non spifferasse.
  • Ovidio al compleanno di Iulia si fa' la moglie di Augusto e viene mandato in esilio dal marito alquanto incazzato.
  • Ovidio, in un giorno in cui non c'era nessuno a casa dell'Imperatore, si fà moglie e figlia leggendole l'Ars Amatoria, il pater familias torna all'improvviso e per il poeta sono cazzi amari.

Dunque credo che non si possa far altro che accendere il computer, andare su Internet e guardarsi tanti di quei pornazzi fino a farsi venire un'illuminazione, proprio come il nostro grande Poeta

Note

  1. ^ ogni riferimento a canzoni scritte nel periodo di qualche dittatura nel bacino del Mediterraneo degli anni '20/30 del '900 è puramente casuale.
  2. ^ tesi condivisa anche nei giorni nostri dal MOIGE e da tutti i professori di licei classici e non solo.
  3. ^ I tempi cambiano, le abitudini no.
  4. ^ Avrebbero potuto usare anche Carmen et Erroropoli, ma gate fa' più Britannico.