Palombaro

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Scafandro da palombaro russo, modello Sasha Grey.
« Mio marito in fondo è un brav'uomo. »
(Samantha Pusciddu, moglie di un palombaro.)
« ...e ricordatevi, un palombaro non può avere la testa tra nuvole. »
(Capo-istruttore agli aspiranti palombari.)
« In fondo, fare il palombaro non è poi così male. »
(Un tizio contento del suo lavoro.)

Il palombaro è un subbaqquo subacch tizio che, per immergersi, utilizza una buffa attrezzatura detta scafandro. Il nome di quest'ultimo deriva dall'albanese skaphe (scafista) e androm (gommone). Il termine palombaro invece è composto dalla parola greca palo (impossibilitato a muoversi) e Mbaro, località della Tanzania dove si svolsero le prime prove di immersione (e dove morirono i primi negr volontari[da verificare] a causa della malattia da decompressione). Fare il palombaro non è un lavoro per tutti, occorre essere in perfetta forma fisica e, soprattutto, avere un'assoluta mancanza di rispetto per la vita, la propria. L'equipaggiamento base è formato da un elmo a tenuta stagna, una tuta gommata, scarponi zavorrati e un amico fidato alla pompa dell'aria. Il palombaro respira infatti attraverso un tubo di gomma che arriva in superficie e, grazie ad alcuni strattoni convenzionali dati allo stesso, è in grado di comunicare con i suoi colleghi sulla barca. Nel manuale che si studia durante il corso, esattamente a pagina ventidue, è sconsigliato l'uso di tre strattoni lunghi e due corti, perché significa: "mi scopo la tua donna".

Storia

Il primo a progettare un'attrezzatura da palombaro fu Leonardo da Vinci, era al Bagno Marisa di Rimini e non sapeva come passare il tempo perché La Settimana Enigmistica non era ancora stata inventata. L'idea era davvero favolosa, però decise di non rendere noti i suoi studi

« ...per le male nature delli omini, li quali userebbono li assassinementi ne' fondi mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro. »
(Il Leonardo Da Vinci paranoico.)

Anni dopo furono rinvenuti i disegni del suo progetto, piegati sotto la gamba di un tavolo barcollante, da cui possiamo apprezzare l'estremo genio creativo di Leonardo.

Studi idraulici e marittimi di Leonardo Da Vinci.
  1. Lo campanone co' l'àere: meccanismo identico all'attuale sistema del palombaro, composto da una grossa tinozza capovolta a pelo d'acqua, un tizio dentro che soffia aria nel tubo e un'altro immerso che respira dal tubo.
  2. Paranco pe la verga pigra: qui siamo di fronte a problemi idraulici di altra natura, ma il genio toscano aveva pensato anche a questo.
  3. Guscio stagno pe li omini marittimi: il precursore dello scafandro, le parti venivano saldate direttamente addosso al volontario.
  4. Coso che apre lo guscio de sopra: un pratico apriscatole con cui estrarre il temerario esploratore dei mari una volta tornato in superficie.
  5. Elmo pe lo respiro sommerso: purtroppo liberare dal guscio i volontari era un problema, qualche pezzo restava sempre dentro, allora inventò una sorta di maschera per respirare "et voilà".
  6. Guscio co' l'àere pe lo marinaro affogone: nel tentativo di realizzare un giubotto salvagente, finì per progettare l'Omino Michelin.
  7. Cerchio co' l'àere pe l'omine poco natante: una pratica ed essenziale ciambella, per se stesso ne realizzò una a forma di opossum.
  8. Mane da rospo pe lo natare semplice: per garantire una perfetta stabilità, la struttura palmata veniva avvitata direttamente sulle dita.
  9. Lo campanone co' l'àere (V2.1.2): evoluzione del sistema "palombaro" iniziale, non serviva più la persona dentro la campana a soffiare, che all'epoca si mangiava tanta cipolla ed era spiacevole per l'altro.
  10. Bona pensata pe lo cammino de Cristo: due mini canoe ai piedi per camminare agevolmente sulle acque. Questa invenzione fu ritenuta blasfema e vietata dal cardinal vicario Ampollini.

In seguito, nel 1829, Charles e John Deane di Whitstable progettarono il primo elmo da palombaro e, incuranti delle preoccupazioni di Leonardo, ci fecero una fracca[1] di soldi. La muta di gomma fu realizzata in seguito da un certo Alfred Subby, che andava ogni martedì da una certa Lady Latex a fare dei corsi di aggiornamento scientifico. Nel 1849 venne istituita la Scuola palombari a Genova, che ottenne un successo enorme grazie all'accattivante manifesto affisso in ogni angolo della città:

« Diventa palombaro! Potrai guardare impunemente in mezzo alle cosce delle signore che fanno il bagno. »
(L'italico genio, siamo tutti figli di Leonardo.)

Fisiologia dell'immersione

Il palombaro effettua l'immersione respirando il gas a circuito aperto (che per dovere di precisione vuol dire che non è chiuso). In pratica è come un subacqueo con le bombole, ma questo parallelismo non ci aiuta molto se non sappiamo un piffero di immersioni. Di sicuro deve sottostare alla legge di Boyle-Mariotte

« In condizioni di temperatura costante, la pressione di un gas perfetto è inversamente proporzionale al suo volume. Se puzza in modo vomitevole è stato Gino. »
(Robert Boyle e Edme Mariotte, Teoretica avulsa della scoreggia ad alta densità, Parigi - 1666 e due figure.)

Agli albori del '900, quando si credeva che Boyle-Mariotte fossero una coppia di trapezisti del circo Barnum, degli effetti sull'organismo umano dei gas respirati a pressione superiore a quella atmosferica non se ne sapeva nulla, quindi si incappava spesso in incidenti da decompressione.

Tra i più temuti ricordiamo la malattia dei cassoni[2], la fuoriuscita dei bulbi oculari, lo scoppio dei testicoli, l'implosione dei polmoni e lo sfaldamento del timpano. Ci fermiamo qui per non impressionare le persone sensibili. Meno frequenti erano i problemi derivanti dalla "risalita a pallone", così chiamata perché il palombaro veniva in superficie con con la tuta completamente gonfia. Ricordiamo con profonda tristezza la fine di Jürgen Dreßen al quale, mentre veniva issato a bordo, cedette il bullone di ancoraggio del tubo. Dopo aver svolazzato per buona parte delle isole Aleutine, atterrò all'interno del vulcano Shishaldin nel pieno della sua attività. La puzza di gomma bruciata appesta ancora l'isola.

Equipaggiamento

La versione moderna dello scafandro fu inventata dall'abate francese Jean-Baptiste de La Chapelle[3] nel 1775. Da allora è rimasto praticamente invariato, una settantina di chilogrammi di materiali alla rinfusa che comprendono: rame, ghisa, caucciù, eternit e scarti di lavorazione delle cinture Gibaud[4].

Attrezzatura da palombaro.
  • Tubo: serve a portare aria all'interno della tuta.
  • Bullone fissatubo: per avvitarlo si tiene fermo il tubo[5] e si gira il palombaro.
  • Audace individuo: serve a riempire la tuta, altrimenti da sola non si muove.
  • Tuta: uno dei luoghi più inospitali del pianeta. Ci si suda peggio che a mezzogiorno nel Sahara vestito da Pupazzo Gnappo.
  • Polsino asciugasudore: indispensabile se ti vuoi fare una partita a tennis con un barracuda.
  • Coltello per ostriche: serve per cercare le perle, che tra paga bassa e mutuo non si arriva a fine mese.
  • Macchia di pipì: il manuale consiglia di lasciar stare la Sangemini almeno due ore prima dell'immersione.
  • Calzini antisdrucciolo: realizzati in filato di ghisa, conferiscono stabilità sul fondo.
  • Parastinchi: obbligatori nel corso dei tornei di calcetto con i tritoni.
  • Guanti: necessari soprattutto al portiere.
  • Amuleto: ci vuole bello potente, esistono almeno una trentina di modi per morire facendo il palombaro, tutti cruenti.
  • Casco: una pesante sfera di rame a tenuta stagna. Una volta applicato si genera il fenomeno chiamato 3x2, perché ogni tre vertebre te ne ritrovi due.

Curiosità

  • Il palombaro non va in depressione ma in decompressione.
  • Fare il palombaro è la terza attività più pericolosa al mondo, dopo attraversare la via Aurelia a raso e rivendicare diritti per le donne in Pakistan.
  • Secondo una legge del mare del 1700, se un palombaro trova un barile di pregiato rum nella stiva di un galeone affondato può berlo tutto, ma non portarlo in superficie.
  • Il santo protettore dei palombari è San Paolo, perché si salvò per tre volte dal naufragio. Insomma, se c'è lui sulla nave il lavoro non manca.

Il film del 2000 Men of Honor è ispirato alla vera storia del primo capo palombaro afroamericano della marina militare statunitense. L'attore Cuba Gooding Jr., che ha girato le scene subacquee con una tuta regolamentare della marina di circa 80 Kg, ha dichiarato:

« C'erano due cose che mi hanno messo veramente in difficoltà, una era muovermi con quella pesantissima tuta, l'altra era vincere il senso di claustrofobia che si prova al suo interno. No scusate, sono tre! Il catering della lavorazione era pessimo, quando scorreggiavo nella tuta era davvero un delirio. »
(Cuba Gooding Jr. parla della sua interpretazione in Men of Honor.)

Note

  1. ^ grossa quantità, sproposito
  2. ^ dove le sue S vanno probabilmente sostituite con un'altra consonante
  3. ^ è il vero nome, su Nonciclopedia non facciamo battute da osteria (il martedì)
  4. ^ per i polsini
  5. ^ altrimenti si attorciglia

Voci correlate