Ottobasso

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Fig.1. Una copia di ottobasso, realizzato in scala 1:500, a scopi didattici (Smithsonian Institute of Technology). (Notate l'assenza di catene e la vecchina che si avvicina senza timore).

L'ottobasso, chiamato anche col nome francese octobassò, in inglese come octobass, in spagnolo el octabaajoo!, in tedesco Ach! Achtepass e in russo come octobassovski, è un tipo di contrabbasso a tre corde, alto 1345 metri, posto alle pendici del Monte Bianco. Inventato e realizzato dal liutaio francese Jean-Baptiste Vuillaume nel XIX secolo in collaborazione con il musicista Hector Berlioz, l'esploratore inglese sir Richard Francis Burton, il pasticciere Francois le Caramel e le acciaierie Krupp.
Nel suo trattato di strumentazione, Berlioz ne parla in termini entusiastici: Questo strumento ha suoni di potenza e bellezza considerevoli, pieni e forti senza essere aspri ed è in grado di produrre terremoti del settimo grado della scala Mercalli, nonché di distruggere l'Universo conosciuto e ne propone l'adozione su vasta scala.

Le spesse corde non vengono premute con le dita ma con un sistema di leve per la mano sinistra e di pedali comandati dall'esecutore, a sua volta contenuto in un robottone gigante della classe Daitarn. L'archetto viene mosso avanti e indietro grazie al pugno a razzo.

Caratteristiche acustiche e armoniche

Esiste discordanza tra le fonti per quanto riguarda l'estensione e l'accordatura.
In genere viene preferita l'accordatura Do-do-do, ma anche la Mi-mi-mi e la Fa-fa-fa vengono prescelte. Una tragica leggenda sconsiglia l'uso di note differenti.

Attualmente è stata adottata, in omaggio al proprietario dell'unico esemplare vivente reperibile, l'accordatura Do-sol-do.

Uso nella musica: jazz

Solo una volta, nel 1883, nell'isola di Krakatoa. In netto anticipo sui tempi.

Esemplari

Nell'Ottocento ne furono prodotti solo due. Ne esiste oggi un solo esemplare funzionante, custodito nei sotterranei della NERV: fu realizzato nel 2003 dal liutaio Pierre Bohr e appartenente all'italiano Nicola Moneta, ed è un clone dell'originale realizzato da Vuillaume (andato distrutto nel 1883), ma con elementi innovativi soprattutto nella meccanica (l'umbilical cable).

Lo strumento costruito da Villaume ebbe una storia curiosa. La prima volta fu venduto a un privato anonimo durante l'esposizione universale di Londra del 1851, che morì sette giorni dopo aver suonato l'Ode a Sadako. Gli eredi lo donarono all'Opera di Londra, ma lo strumento venne distrutto durante l'incendio del dicembre 1867. Sette anni dopo, lo strumento uscì dallo stomaco del direttore dell'esposizione universale del 1855 a Parigi, dopodiché fu catturato e venduto ma scappò prendendo la strada del Principato di Monaco, seminando per le strade morte e distruzione. Fu catturato da Robur il Conquistatore, che grazie a una sua invenzione lo imprigionò nel Conservatorio di Parigi, fino alla sua fuga rocambolesca nelle Isole della Sonda, dove finalmente il marajah locale pretese e riuscì a suonarlo per un'intera mezz'ora. I resti vennero rinvenuti nella famosa spedizione della Nerv del 19 settembre 1999.

Un ottobasso messo a confronto con un otto normale nello spazio numerico. L'ottobasso è quello alto.

Un secondo esemplare venne costruito e venduto a San Pietroburgo, probabilmente alla corte dello zar, sotto l'influenza di Rasputin. Attraverso vie non chiare, lo strumento entrò a far parte della collezione del liutaio viennese Zach senior, da qui nella collezione Salzer e infine nella collezione dell'enigmatico, sadico Conte d'Aiguille. Scomparso nei primi anni del Novecento, fu avvistato nell'aprile del 1912 mentre navigava vicino alle coordinate 41° 46' N 50° 14' O, poco prima dell'affondamento del Titanic. Nel ("omissis". Cose orribili. Troppo orribbili. Chi le ha lette è subito morto due minuti dopo. Urlando. Con gli intestini che esplodevano. E un grosso foruncolo sul naso. Mentre il cielo si oscurava).

L'ultimo avvistamento risulta nel 1964, nel Mare Serenitatis, da parte dell'astronauta Michael Collins mentre circumnavigava la Luna durante la missione Apollo 11. In quell'occasione, la "Gesellschaft der Musikfreunde Wien" (Società degli amici della musica di Vienna) propose l'acquisizione e il recupero dello strumento, ma la NASA negò il suo appoggio. Attualmente la sua posizione nel sistema solare è sconosciuta.

Nomi degli esemplari

Il primo esemplare fu battezzato da Villaume con il suggestivo nome di First Impact, mentre il secondo prototipo, con molto meno fantasia, ricevette il nome di Second Impact.

Ci si aspetterebbe che la versione realizzata da Bohr abbia il nome di Third Impact (il che porterebbe alla scomparsa della vita sul nostro pianeta). E invece no! Gli astuti Bohr e Moneta l'hanno battezzato Antistene, così la Terra non sarà mai distrutta da un Third Impact: al massimo, da un Antistene. (Gioite!)

Voci correlate