Orzowei

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« Forse è un Swazi, o un bianco, o uno del piccolo popolo. È tutti e tre, o forse nessuno dei tre. Insomma, è un casino. Eppure io ho visto: boscimani, negri, bianchi sono stati capaci di amarlo e di sacrificarsi per lui quando lo hanno conosciuto. Ed egli ha amato tutti. Ecco: quando ci conosciamo, anche se la nostra pelle è di un altro colore, ci amiamo. Basta che ognuno stia a casa propria! »
(Il padre adottivo di Orzowei getta il seme da cui germoglierà il pensiero leghista[senza fonte].)

Orzowei è il protagonista dell'omonimo romanzo scritto nel 1955 da Alberto Manzi, che ebbe l'ispirazione durante un soggiorno in Amazzonia, sebbene la vicenda sia ambientata nel Sudafrica. Ciò non depone a favore dell'autore. Dal romanzo è stato tratto un film la cui pellicola è misteriosamente scomparsa il giorno prima della presentazione ufficiale, ed una fortunata serie televisiva italiana... occhèi, era una co-produzione italo-tedesca, che fu trasmessa dal primo canale RAI alle 19,20, a partire dal 28 aprile 1977, per un totale di tredici puntate. Per motivazioni che tuttora sfuggono, non è stata mai più riproposta, nemmeno nelle torride nottate ferragostane. Corrado Augias se ne chiede il perché nel suo ultimo libro, senza trovare risposte plausibili.

Trama

Orzowei, un idolo per le ragazzine, un eroe per i giovani. Praticamente a costo zero.
Un mattino, dopo aver espletato le sue necessità fisiologiche dietro la Grande Cascata, un anziano guerriero appartenente ad una tribù Bantu di etnia Swazi trova una piccola culla di vimini, e subito si illumina:
« È proprio quello che mi serviva per raccogliere i funghi! »
Con grande sorpresa si accorge però che essa cela al suo interno un bimbo dalla pelle chiara. Decide quindi di portarlo al villaggio, dove lo affida alla vecchia nutrice di turno.
- Nutrice: “Che bel bambino! Come ti chiami?”
- Orzowei: “Isa!”
- Nutrice: “Isa? Ma hai il pisellino!”
- Orzowei: “In realtà mi chiamo Isabello Cristino Loredano, ma è troppo lungo!”
- Nutrice: “Ah, ecco. Non capisco queste mode moderne. Ai miei tempi i maschi avevano nomi da maschio e le femmine nomi da femmina. E non ci si confondeva. Non è che da grande mi diventi ricchione? Per di più sei anche bianco: ti manca solo di essere ebreo!”
- Orzowei: “A dirla tutta sono anche circonciso!”
- Nutrice (rivolta al vecchio guerriero): “Ma era davvero necessario portarlo qui? Non potevi lasciarlo dove stava?”
- Vecchio guerriero: “Ma ora ho una cesta per i funghi che tutto il villaggio mi invidierà! Puppa!”
Perché tutti mi odiano?
Il piccolo Isa viene accolto con un certo fastidio dalla comunità, che lo chiama Orzowei, facendogli credere che significhi il trovato, mentre in realtà significa merdaccia albina. Egli cerca di attaccare bottone con tutti ma, a causa della sua pelle bianca, viene regolarmente respinto ed emarginato, soprattutto da Mesei, il figlio del capotribù, che organizza contro di lui le beffe più atroci. L'intero villaggio mette in scena un farsesco rito di iniziazione al termine del quale Orzowei dovrebbe essere proclamato guerriero. Viene sottoposto a terribili prove come il digiuno, la coprofagia, i gavettoni di piscio, la schiuma da barba nelle scarpe, la privazione del sonno, oscure pratiche dal dubbio orientamento sessuale. La prova suprema, l'uccisione di un leopardo, è superata da Orzowei a prezzo di interminabili corse, lotte all'ultimo sangue, graffi e morsi a non finire. Quando si presenta al cospetto degli anziani del villaggio, trascinando per la coda il leopardo faticosamente ucciso, si sente dire:
« Stronzo, che hai fatto? Non sai che i leopardi sono specie protetta? Altro che guerriero, sei un minchione! Vattene via, sparisci, evapora! Non sei degno di stare tra noi, e poi ti è anche scaduto il permesso di soggiorno! »
Ad Orzowei non rimane che rifugiarsi nel folto della foresta, finché non viene adottato dal capo di una tribù boscimana, di nome Pao. Dopo un periodo relativamente tranquillo, lo stesso Pao spinge Orzowei a cambiare aria e conoscere l'uomo bianco, con un razzismo appena più sfumato rispetto agli Swazi:
« Vedi, Orzowei, io sono nero e vivo coi neri; tu sei bianco e dovresti vivere coi bianchi. Se vuoi ti ci accompagno, ma è meglio partire subito: da quando sei qui l'acqua è diventata gialla ed ha un saporaccio, ed anche l'aria è diventata più puzzolente. Poi, i nostri figli non trovano più lavoro, la delinquenza è aumentata, non ci sono prospettive per il futuro... Non te ne sto facendo una colpa, credimi: niente di personale, ma è meglio se ti levi dai coglioni al più presto! »
Orzowei entra in contatto con una comunità di Boeri, attirato dai loro cioccolatini al liquore. Rischia seriamente l'alcolismo, ma ancora una volta deve scontrarsi con la diffidenza umana:
Una rara occasione in cui Orzowei è pulito, pettinato e quasi ben vestito: la festa delle medie, alla quale non era stato, ovviamente, invitato.
- Boero 1: “Sì, è bianco, però non mi convince: è sporco, capellone, vestito di stracci e di pelli di leopardo. Io dico che è un drogato!”
- Boero 2: “Secondo me hai ragione: puzza da morire e parla con l'accento dei negri, che sono tutti drogati!”
- Boero 1: “Sai cosa c'è di peggio di un negro in mezzo ai bianchi? Un bianco in mezzo ai bianchi che è stato in mezzo ai negri!”
- Boero 2: “Hai proprio ragione!”
- Boero 1: “Ti piacerebbe che tua figlia sposasse uno di questi?”
- Boero 2: “Giammai! Piuttosto la tengo chiusa in casa per sempre, anzi, la affido al nostro pastore protestante!”
Orzowei verrà anche frustato a sangue perché accusato di atti osceni in luogo pubblico da un sordo-cieco, che però, a quanto pare, poteva fornire evidenze schiaccianti. Tollerato a mala pena anche dai bianchi, decide di tornare presso la tribù di boscimani, che lo accoglie con uno sparticulo di bentornato. Al loro fianco prende parte ad una battaglia contro gli Swazi, i primi ad adottarlo, scoppiata per due birre non pagate, e sconfigge Mesei, il suo nemico di sempre, divenuto capotribù nel frattempo. Infine un tizio e la sua bella si sposano e vivono felici e contenti. Ad un certo punto, però, arrivano gli alieni cattivi che uccidono tutti.

La serie televisiva

Costoro, sia pure per un tempo limitato, tirarono più di un pelo di fica che, com'è noto, tira più di un carro di buoi.
Alberto Manzi, oltre al romanzo, scrisse anche la sceneggiatura del telefilm, che ebbe il titolo Orzowei, il figlio della putt savana. Fu fortemente influenzato dal seguente pensiero, che aveva letto da qualche parte poco tempo prima:
« Ogni mattina, in Africa, si svegliano un leone ed una gazzella. Il leone sa che deve correre più veloce della gazzella, altrimenti morirà di fame. La gazzella sa che deve correre più veloce del leone, altrimenti sarà mangiata. Che tu sia leone o gazzella, appena sveglio, comincia a correre! »
Il telefilm sarà pertanto caratterizzato dalle folli ed interminabili corse effettuate da Orzowei per tutta l'Africa del Sud. Più che un semplice guerriero, egli è un perfetto pentatleta: eccelle nel tiro con l'arco e nel lancio della zagaglia, ma soprattutto nella maratona, nei quattrocento a ostacoli e nel mezzofondo. Tutto senza doping. Il telefilm riesce ad inchiodare tutta Italia al televisore per i venticinque minuti di ogni singola puntata, perfino le Brigate Rosse si astengono dal compiere azioni terroristiche in quella fascia oraria. Ma il momento culminante è proprio alla fine di ogni puntata, quando inizia la sigla di chiusura cantata dagli Oliver Onions, che scatena scene di delirio collettivo, con bambini, massaie, carabinieri e vecchi ubriaconi che la cantano a squarciagola abbracciati. Nemmeno con le vittorie ai Mondiali di calcio si è raggiunto un tale livello di coesione nazionale.

Conseguenze

L'attore Peter Marshall, che interpretava il ruolo del protagonista Orzowei, divenne un'icona sessuale presso le quattordicenni dell'epoca, mentre i ragazzini andavano in giro vestiti di una pelle di leopardo, armati di arco e frecce. Contestualmente, ci fu una morìa di gatti e l'esplosione demografica dei topi di fogna, con conseguente aumento dei casi di leptospirosi, ma nessuno se ne curò più di tanto.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • L'attore Peter Marshall viene ricordato solo per Orzowei, e dopo poche parti secondarie in film che nessuno ha mai visto, è morto nel 1986, all'età di 29 anni, in un incidente automobilistico.
  • L'attore Stanley Baker, che nel telefilm impersonava il capo dei Boeri, scoprì di avere un tumore ai polmoni durante le riprese. Morì prima che il telefilm fosse trasmesso in Italia.
  • L'autore di questa pagina, venuto a conoscenza delle due curiosità di cui sopra, si è toccato costantemente le palle durante la sua stesura.
  • Gli Oliver Onions (in Itagliano Oliviero Cipolle) hanno dichiarato che il loro nome deriva dal romanziere inglese George Oliver Onions, e fu scelto solo perché le due parole si pronunciano come si scrivono. Vedere per credere.
  • Alberto Manzi è noto alle nostre nonne per la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che negli anni '60 trasformò gli italiani da analfabeti incalliti ad autori insuperabili di strafalcioni grammaticali. Un piccolo passo per l'uomo, un balzo da gigante per l'umanità.

Voci correlate

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