Nonsource:Tanto gentile e tanto onesta pare

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Dante Alighieri passeggia per Firenze rendendosi conto che quella non è la sua giornata. Nel capitolo XXIV è arrivata Primavera e Dante è ricoperto di allergia. Col nasone rosso dal raffreddore, ancor più enorme del solito, cammina a passi tardi e lenti, bestemmiando quando si accorge di non aver tolto la cuffietta rossa da notte e di essere vestito con una tovaglia color porpora. Conciato così stava già pensando si esiliarsi senza aspettare il 1302, quando, neanche a dirlo, si trova davanti Beatrice. A quella mirabile visione il visionario dedica un dolce sonetto, solo che tra uno starnuto e l'altro ha sbagliato un pochetto la metrica.

Metro: sedicente sonetto; schema delle rime: ABBA, ABBA, CDE, EDC.


Tanto gentile e tanto onesta pare
dalla Vita Nova, cap. XXVI

Tanto gentile e tanto onesta pare,
ma par soltanto, ché quando saluta
io davvero la preferisco muta
e li occhi vollion sol lagrimare.

Quando se ne va odo 'l mondo esultare.
Ma ecco: su una puntina s'è seduta,
grida e urla per la sua feruta
et a tutti lo cul deve mostrare.

E la gente: «Oh Bea, al largo gira!».
Lo nasone storgo par lo fetore
ché ascelle sue odoravan de le uova,

sì ch'io scrivetti poi la Vita Nova,
quando di me uscia col su'odore,
gente 'ntorno, finalmente, sospira.


Dante Alighieri