Nonsource:Sinonimi di vagina
In questo libro approfondiremo l'evoluzione storica, glottologica, orale ma soprattutto grafica del lemma Vagina. Giusto per evidenziare come i nonciclopediani abbiano un solo pensiero in testa: Chuck Norr... i sold... il calc... la mamm... la vagina.
Storia etimologica
La vagina inizia ad essere interessante per l'uomo con notevole ritardo, tanto più che il primo maschietto sulla Terra, Adamo, era più interessato a mangiarsi le mele che a fare sesso. Non meglio andò ai suoi figli, Caino & Abele, avuti per partenogenesi: il massimo buco visto in vita loro era quello sulle corteccia degli alberi. Tale disinteresse per l'organo riproduttivo femminile trapela anche nella semantica: infatti a quel tempo - sebbene il progenitore terrestre avesse dato nome a qualsiasi cosa esistesse, dagli animali alle piante, dalle roccie all'acqua, dalle montagne al mare fino all'ultimo dei sassolini - la vagina non aveva ancora un nome. E sì che era pure in bella vista!
I primi a interessarsi alla vagina, molto probabilmente, furono i Babilonesi che fondarono Babilonia, resa celebre dalla floridezza dei suoi giardini (che volevano in qualche modo rappresentare la rigogliosità pilifera femminile) che circondavano il vasto e profondo pozzo che era situato proprio al centro della città, quasi a sottolineare appunto l'interesse nei confronti della cavità bassa femminile. Da questo interesse nel rappresentare simbolicamente la vagina mediante una intera città si desume che il più antico lemma usato per identificarla fosse appunto "Babilonia", avvalorato dal fatto che finisce con la "a" e quindi è femmina.
Presso i Cinesi si iniziò, intorno al 6-7.000 a.C. secolo più secolo meno, a denominarla con una varietà maggiore di termini: Mao, Chun-Li, Miao (fu una variante della mao), Kumquat, mentre solo presso i Romani si fecero strada molti dei termini ancora in uso tutt'oggi a livello mondiale: come ad esempio i termini Potta (da Potta romana), Bernarda (dal console Gaio Bernardus che la scoprì), Buco (dallo sciogli-lingua latino bucuum vacuum bonuum) etc. Una piccola curiosità: il re Numa Pompilio fu in verità una donna e alquanto gnocca, al punto che in origine il nome fu Lùcilla, ma venne ribattezzata simpaticamente dal suo popolo Numa (altro nome per indicare la vagina, termine ormai perduto, che significava anche tortello, da cui l'uso del lemma gnocca). Ovviamente anche Pompilio non era esattamente il suo nomen, ma questa è un'altra storia.
Dal Medioevo e in particolare nell'età dei Comuni si diffonde una nuova serie di varianti, grazie anche alla nascita del volgare e relativa diffusione da parte del suo massimo esponente, Dante Alighieri. La preferita del fiorentino era Beatrice (lett. "colei che porta beatitudine"), ma non disdegnava anche altri termini come Fiha, Buho, Maremma Majala. Ma d'altronde si sa che il buon Dante apprezzasse tale prodotto della natura, sottolineato dal noto aforisma: è risaputo che disse Dante a Petrarca "meglio una bella fiha che una gita in barca". Da ciò si evince anche che il poeta non sapesse nuotare.
Tuttavia bisognerà attendere il XIX secolo per avere una seria indagine scientifica intorno alla vagina e relativa classificazione. Si attribuisce infine ad Albert Einstein la traduzione in termini chimici della medesima col celebre esposto:
Varianti
Nel corso dei secoli, si diceva, si è ampliato sempre più il repertorio di lemmi per indicare la vagina. Dalle timide Fiorellino, Buchetto, Cosina (o Cosetta) si è passato a più prosaiche Fregna, Ciaccazza, Mangiapapere e Sturabottiglie. Lungi da noi l'idea che si possa semplificare o racchiudere un solo articolo per contenere tutte le definizioni possibili esponiamo di seguito la terminologia più diffusa, riassunta dall'ultima edizione del dizionario Devoto-Oli.
- A
- Aiuola: la preferita dagli ambientalisti. Decora le città e dona un piacevole tocco di eleganza ai giardinetti urbani
- Amichetta o Michetta: nel primo caso è così detta perché conforta, la seconda è buona come il pane
- B
- Babbu: versione stupida nel dialetto catanese. Infatti viene così chiamato anche una persona di scarsa intelligenza; ad esempio "'U Babbu di to' soru" significa "quello stupido di tua sorella"
- Baccalaru (baccalà): versione ittica siciliana. Si usa consumarlo col limone. Attenzione alle spine
- Barbisa: lett. "portatrice di barba" nel dialetto lombardo. Raro nelle versioni più giovani
- Bernarda: nome proprio di vagina. Da non confondere con San Bernardo, è un altra cosa. Ricordiamo il compianto Mike Bongiorno che la conobbe come la Fernarda, ma sempre lei è
- Bigieuja: rivisitazione piemontese. La sua pronuncia è tutt'ora ignota
- Borna: dall'inglese to born, nascere. Si usa anche nel dialetto valdostano, valli a capire...
- Boschetto: cfr. Aiuola. Come la prima è molto amata dagli ambientalisti, la differenza sta nell'essere più cospicua
- Brigna: dialetto lombardo-piemontese. Viene detta anche Broegna, Gnegna, Fregna, Pregna, Cregna e chi più ne ha più ne Megna
- Brioscia: "brioche" in siciliano. Fragrante e deliziosa, si usa inzupparla nel caffèlatte
- Buco: si usa dire che in tempo di guerra ogni buco è trincea; in tempo di carestia, ogni buco è galleria.
- C
- Castagna: versione autunnale. Spinosa, ma molto piacevole, specie se riscaldata nell'apposita padella
- Cestella, Cestunia e Gisberra: versioni campane arcaiche ormai usate da ben pochi, tutte originate dal comune Cesta. Un tempo la Cestella si usava nei campi, durante i raccolti ed era una vera gioia riempirla
- Chitarrina: se ne fa un largo uso per accompagnare piacevoli cantate e ballate. Per farla suonare bene bisogna saper pizzicarne le corde.
- Ciaccarella: rivisitazione agronocerina (Campania). In Sicilia si usa la variante Ciaccazza, una sorta di pessima Ciaccarella
- Ciomma: rara rivisitazione campana. Fu celebre in matematica per il detto "cambiando l'ordine degli addendi la Ciomma non varia"
- Cianno: si usa nel dialetto Foggiano con l'espressione "ù ciann d mamm't!". Originato dall'asserzione che "le donn' ù ciann" (le donne ce l'hanno)
- Cicala: versione zoologica, molto amata dagli entomologi; usa frinire, specie d'estate, stagione degli accoppiamenti. Si usa in Toscana
- Cicciabaffa: letteralmente una cosa grassa e baffuta. Un po' come Platinette, insomma. Amata dai perugini
- Ciogna: è risaputo che i bambini li porta la Ciogna. Usata nel dialetto ascolano
- Ciola: versione lucana. Da non confondersi con la Ciolla che è tutta un'altra cosa. Ne esiste una versione più minuta, la Ciorciola, molto apprezzata in Trentino
- Ciornia, Ciunna: versione di origine russa. Famoso la canzone popolare dedicatole "Ochi Ciornie". Largamente usata dai redattori di "Le Ore", "Caballero" e "Climax Color", fogli carpentieristici pre-internet
- Ciuccia: ovviamente deve il nome al tipo di uso che se ne fa. In passato la si riteneva la moglie del Ciuccio, l'asino. Molto apprezzata durante l'infanzia giacché ogni bambino ciuccia
- Ciuetta (civetta): versione rapace, la si incontra soprattutto di notte e la si riconosce dall'inconfondibile richiamo. Si dice che accompagnasse le anime dei defunti, beati loro! Viene anche citata nell'inno dell'Ascoli
- Cocchia: rivisitazione centro-marchigiana. Celebre il detto "non mettere la Cocchia davanti ai buoi", con evidente riferimento alla possibile reazione dei medesimi
- Cosetta: versione piccola e maliziosa
- Cunnu: versione insulare, nota agli autori di proverbi sia sardi che siciliani, come testimoniano i due detti Su Cunnu ca raccuddau mamma rua bagassa (trad. dal sardo: "quel Cunnu regalatati da quella donatrice di Cunnu di tua madre") e Tira cchiù assai 'npilu di Cunnu ca 'na parigghia di voi (la traduzione dal siciliano è piuttosto nota anche all'estero)
- Curciu: versione salentina. Apprezzata dai lettori, la Casa Editrice Curciu
- F
- Fagiana: versione pennuta amata dai cacciatori. Viene usata nel ferrarese con la richiesta: "posso impallinarti la fagiana?"
- Faglia: versione da terremoto, la Faglia di San Andreas è quella che interessa la maggior parte dei californiani
- Farfalla o Farfallina: come per la Cicala è una versione zoologica, molto apprezzata dagli entomologi
- Fedda (fetta) o Faddacca: Siciliano, spesso pronunciato come "Si' 'na bedda fedda 'i Muluni" (sei una bella fetta di anguria)
- Fessa: cfr. Babbu. Altra versione particolarmente stupida. In Calabria diventa Fissa, cioè immobile
- Figa: classico dei classici, noto anche nella sua rivisitazione ortolana di Fica, saporito frutto dell'albero di fico. Molto apprezzata in Toscana essa si legge fi'c'a, come sostiene Nanni Moretti, oppure ficha, fia o fiha, secondo altre lezioni. Celebre la moglie di Shrek, Fiona (Ficona)
- Finferla: alterazione di fungo di ferula. L'allusione all'apparato riproduttivo delle ife non si limita alla sola Finferla, giacché esiste anche la Trifola, nota appunta per i Funghi Trifolati, nel caso la vagina abbia la candida
- Fiore, Fiorellino: per gli hippy e gli amanti della natura. Celebre in merito la canzonetta porno di Francesco De Gregori, Buonanotte Fiorellino. È anche il fratello di Fiorello, ma non attira quanto la versione femminile
- Folpa: rivisitazione veneto-ittica. Se ne suppone la familiarità con la Polpa, moglie del Polpo, ma non è ben chiara la sua provenienza
- Fragola: versione agricola, molto apprezzata se accompagnata con zucchero, champagne o aceto balsamico. Una vera delizia al palato
- Fresca o Frice: molto apprezzata in estate. Tipica in Abruzzo e nel Friuli
- Frisillu: versione salentina nel linguaggio femminile, delle nonne soprattutto. Indica la tipica pasta che è ottima con i pomodorini e il basilico, ma anche con il pesto alla genovese
- Fritoea: rivisitazione agricola veneta. Di solito indica la frittura, quale riferimento al bollore dell'olio che scatena
- G
- Giangiacoma: ancora un nome proprio di vagina. Espressione molto in voga nella Città senza Nome. Detta anche Ciuffa in età da asilo, ma è piuttosto rara (a differenza del Messié Parblé)
- Gigia: ulteriore nome proprio di vagina. Si usa in Veneto per indicarne una particolarmente sfigata: la Gigia o la Gigietta. Molto amata da Topo Gigio, noto estimatore di tope
- Gnocca: insieme ai Tortellini, un tipo di pasta ripiena molto apprezzata dagli intenditori, da cui il celebre proverbio Sabato trippa e domenica Gnocca!. Si usa infatti dire "Che Gnocca!" ad un bel piatto di pasta
- Grotta: variante apprezzata dagli speleologi. Di solito buia e umida, a tratti stretta, ma nasconde meraviglie che nessun uomo ha mai visto
- Guersa: nel gergo portuale genovese indica una vagina piuttosto battagliera, appartenente a una donna molto guersagliera
- I
- Iolanda: ancora un nome proprio di vagina. La si può abbreviare in Iole, Iola o Landa. Rivisitazione in chiave littizzettiana
- K
- Kracatoa: tipica orientale... molto esplosiva!
- M
- Micia: a differenza della topa, miagola
- Mona: dal quadro di Leonardo Da Vinci, la Mona Lisa. Si usa in Veneto, e di solito sbatte la porta urlando
- Mozza: priva di arti. Tipica di Carrara
- Mussa: dal francese mousse. Si usa in Liguria
- N
- N' tacca: si usa in Campania. Appartiene al linguaggio odierno a seguito della diffusione dei telefonini cellulari. Si usa infatti spesso nell'espressione "sta prendendo... n' tacca... n' tacca e mezzo..."
- Nicchiu o Nacchiu: Messina e dintorni. In Calabria si usa chiamarla Nnicchiu. Indica il maschile della nicchia, elemento architettonico curvo e cavo in cui una statua entra benissimo e vi sta comoda
- Nerciu: versione salentina nel linguaggio maschile. La variante che non si lava, povera, sporca e pezzente è detta anche Lerciu, ma data la brutta espressione è poco usata
- P
- Pacchio: catanese, si usa andarlo a vedere al cinema: "Oh, Pa'! Cchi' è bello 'o cinema! Oh, Pa'! Cchi' è bello assai!". Si suppone vengano da qui le altre varianti spoletina (Pecchia) e sassarese (Pacciocciu)
- Pagnotta: versione gastronomica. Ottima se ripiena di wurstel. Analoghe alla Pagnotta sono le Panole friulane e le Panelle napoletane e palermitane, sempre relative a piccoli pani saporiti. Quella del Panettiere è davvero una bella pagnotta
- Palisse: friulana, viene dal termine palizzare, ovvero piantare un palo per l'ovvia associazione
- Parusoéa: veneto, etimologia incerta. Forse ha qualche legame con la Cassoeula con cui divide la pronuncia, ma non possiamo garantire
- Passera: cfr. Fagiana. Versione avio-zoologica molto apprezzata da ornitologi e naturalisti. Usa camminare sui balconi in primavera e non è raro vederla nei giardinetti pubblici
- Patacca, Patanacca o Petacchia: versione monetale, di poco valore
- Patata: ottima nell'insalata e nel minestrone. Di solito si fa lessa o fritta. La versione più "giovane", la Patatina, si trova chiusa in confezioni argentate ed è di solito molto salata
- Patonza: variante grossa della Patata, è una versione universale
- Paparedda (piccola papera): cfr. Fagiana, versione pennuta. Molto in voga in Sicilia
- Pepa: l'ennesimo nome proprio di vagina. Diminuitivo di Giuseppa. Famosa a Catania Pepa la cannoniera
- Perdesca : versione potentina, parente di Perlasca, il celebre commerciante italiano che salvò oltre cinquemila ebrei
- Pesce: versione ittica tarantina. Da non confondere con il Pesce, la sua controparte maschile. In Campania si usa la variante Pescia
- Petèra : versione massese, viene dal termine petrera, cioè irta e piena di sassi
- Pettinissa: letteralmente pettinata, indica una vagina sempre in ordine, pulta e di bell'aspetto. Si usa in Calabria e provincia
- Picchia: variante usata a Terni. Se picchia fa male
- Piccione: versione zoologica molto in voga al Sud. In Calabria con la variante Picciuni
- Picu: altra versione pennuta, prettamente salentina. Celebre la Pica Pica, nome latino della gazza
- Pilu: autentica versione calabrese. Nota grazie alla campagna elettorale di Cetto Laqualunque: "Cchiù Pilu ppi' tutti". In Sardegna se ne usa una versione più corta, il Pillittu
- Pinnaccio: da pinnacchio o pennacchio, la cima della montagna, la vetta, la méta irrangiungibile. Appunto.
- Pisciotta: rivisitazione campana. In lucano si usa la variante Pisco, da non confondersi con la prima persona singolare di pisciare - piscio - cosa ben diversa. In Puglia si usa anche Piscianno, variante usata da Bari in su, che è la terza persona plurale (essi piscianno). In Sicilia invece indica in genere i pentiti di mafia (cfr. Gaspare Pisciotta). Sempre in Sicilia esiste Pisciu: altra versione siciliana, da non confondersi con "piscia", analogo di piscio. In Lucania esiste anche la forma Puscio
- Piticchio: Termine in via di disuso, molto simile a Pistillo e Batacchio cui in parte ne condivide il significato. Ancora udibile nel nord della Calabria
- Pizzotta: Tale termine è usato in Ciociaria. Indica una piccola pizza: saporita, piace a tutti ed essendo piccola è pratica e non fa ingrassare
- Poscia: sinonimo ottocentesco di poi, forse per il fatto che alla domanda "Me la dai?" la risposta di solito era appunto "Poscia!". Tale termine è ancora usato in Campania
- Pota: rivisitazione bergamasca doc, nonché famoso intercalare. A Livorno si usa l'analoga Potta, in alternativa a "fia". Celebre in tal merito la versione ecclesiale di Potta Pia
- Pottaminchie (porta-peni): Sicilia, Catania e dintorni. Non vi è molto da dire se non che come l'analogo Portaombrelli è decisamente molto pratica
- Pucchiacchia o Pucchiacca: nota in Campania. Si suppone derivi dal celebre pupazzetto scassapalle coreano Pucca
- Pri- (o Pi-)stiddru (pistillo): cfr. Fiorellino. Altra rivisitazione in chiave botanico-floreale. Si usa nel cosentino
- Prugna: altra versione agricola. Da prendere in modiche dosi, se abusata può essere causa di forti effetti lassativi
- Q
- Qualsiasi parola terminante in "e" purché inserita in una frase ricca di ammiccamenti e gestacci: sì i friulani pensano solo a quella...
- S
- Sarda: cfr. Baccalaru, dal nome del pesce da consumarsi sotto sale. Tipica la frase T'alliccassi 'a sarda (leccherei con piacere la Sarda), che indica il gesto compiuto dai gatti con tale pesce. In uso in Sicilia
- Sciacca: deliziosa località della costa sud della Sicilia, nota per il proverbio nun c'è sciroccu senza acqua, nun c'è fimmina senza sciacca (non c'è Scirocco senza pioggia, non c'è donna senza Sciacca)
- Senca: versione colta, giacché abbreviazione di Seneca. In uso in Campania
- Sgniacchera: versione ferrarese. Diffusa dalla celebre attrice Anna Marchesini che ai suoi tempi era una bella sgniacchera
- Sorca: tipica esclamazione romana su bella ragazza. In sintesi una sorcia (cfr. Topa) che perse la "i"
- Sticchio: termine riferito alle sacre piaghe dei martiri, si dice infatti Sticchio di Santo. Usato in Sicilia e in Calabria come Sticchia
- Su toppi: versione sarda. Indica qualcosa di chiudere, da tappare
- Susine: cfr. Prugna. Rivisitazione agricola friulana, come la Prugna può avere degli spiacevoli effetti lassativi se abusata
- T
- Tacca : tipica dai cacciatori che amano mettersela sul proprio fucile ad ogni preda presa. Si usa presso La Spezia
- Tana: cfr. Buco. Rifugio nei tempi bui, chiunque vorrebbe averne una in cui ripararsi. Si usa dire anche "Donna nana tutta tana!!!"
- Topa: da non confondere con la pantegana
- Trattore, treno, autostrada Firenze mare, galleria del monte Bianco, quell'affare là, azienda, gattina, chitarrina, passerottina, fisarmonica, passerotta, mona, picchia, crepaccia, pucchiacca, tacchina, topa, sorca, patonza (due volte), bernarda, gnocca, gnacchera, anonima sequestri, vagina, vulva: versione Roberto Benigni
- U
- Ubicazione per pene : versione geografica, molto simile al più domestico Pottaminchie
- Udda: in versione sarda. Da qui il tipico detto "Chi ha orecchie per udire udda".
- V
- Verzella: piccola Verza. Ottima in insalata. Versione barese
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