Nonsource:Omaggi poetici a Silvio Berlusconi

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Silvio Berlusconi è fonte inesauribile di ispirazione del genio poetico italico (ed anche internazionale). Per brevità ripotiamo qui solo alcune delle infinite opere che Gli sono state dedicate.

Ecco come è stata festeggiata la caduta del suo governo.

Alessandro Manzoni-15 Maggio

Ei fu. Signore ignobile,
dato il mortal arrivo,
stette la maggioranza immemore
orba di tanto cospiro,
così percossa, attonita
l'Italia al Ponzio sta
muta pensando all'ultima
ora dell'uom maiale;
né sa quando una simile
ombra di man mortale
la sua povera terra
a derubar verrà.
Ricco di servio encomio
e di codardo oltraggio
l'Italia si commosse (per la felicità)
al cader di tanto raggio
Lui folgorante in solio
svuotò le (nostre) tasche e tacque
con la sua cricca assidua
cadde, risorse e giacque (magari! ma non ci sono speranze: come tutti i politici italiani è un Highlander.)
due anni nella polvere
quattordici sul cazzo.
Dalle Alpi a Lampedusa
dal Piemonte alla Sicilia
Quel nano si arricchì
e rese la fam diffusa.
Fu vera gloria?
Ai poveri (sempre noi) l'ardua sentenza.
Noi chiniam la fronte
al massimo imbroglione
e diffondiam senza villania
la verità su Nonciclopedia.

Sfogliando il dizionario, sotto la voce "Somiglianza inquietante", ci si può imbattere in questa immagine.

Preghiera Cattolico-forzista

Silvio, nostro esempio di folkore
rimetti a me ogni tuo dolore
fisico e finanziario
come fai tu, con leggi Sante
nel tuo interesse assai conflittuario.

Silvione si rimangia una delle sue bufale.

Canto popolare fiorentino

Se più di Silvio ardisci,
se più di Lui voi fare
allora rinsavisci!
Puoi più di Lui cacare?

E più di lui querele
esporre ai magistrati?
Più lifting, più trapianti?
più di lui dir cazzate?
e Mediaset imporre
agli itali inculati?

Più lagrimar, più eterni pianti?
Meno alto, in dignità e statura;
più esile fece la costituzione
la sua e quella del Bel Paese.
Torse il sorriso in eterna bruttura,
nemici tutti mise in prigione
pur Santiligheri a punirlo s'arrese.

Preghiera

Santino di Silvio stampato in occasione dell'ultimo raduno di Forza Italia

Padre nostro che sei ad Arcore
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regime, sia fatta la tua volontà,
come a nord così a sud;
dacci oggi le nostre pene quotidiane;
metti a noi i nostri debiti,
come noi li mettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dai comunisti
Amen

Inno a Berlusconi

L'Onorevole Berlusconi può definirsi un por-
tento di abilità, oltre che un uomo politi-
co di prim'ordine. Meriterebbe di essere de-
cantato con rime sacre come ad altri è già
capitato. Meriterebbe un monumento di ster-
minata mole, che delle sue gesta desse l'e-
co indistruttibile nei secoli, così che il fe-
lice amato nome di questo celebre legisla-
tore giungesse ai nostri lontani nipoti. Scor-
giamo in lui l'uomo saggio, perciò sor-
reggiamo con tutte le nostre forze nel mu-
tevole clamore delle folle, levando un plau-
so a lui e al suo partito.

NB Se sei berlusconiano va bene così,altrimenti leggi una riga sì e una no.

A Silvio

Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale
quando beltà splendea
nei capelli tuoi caduchi e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
di Palazzo Chigi salivi?

Sonavan gli studi
televisivi, e le Camere del Parlamento,
al tuo perpetuo discorso,
allor che all'opre politiche intento
sedevi, assai contento
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il marzo ododroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in televisione del paterno ostello
porgea gli orecchi al suono della tua voce,
e alla pelata lucente
coperta di nuovi capelli.
Mirava Emilio Fede,
Bruno Vespa e Floris,
e quindi Giuliano Ferrara, e quindi Feltri.
Lingua mortal non dice
quanto c'io rideva.

Che pensieri idioti,
che speranze, che falsità, o Silvio mio!
Quale allor ti apparia
la politica italiana e l'economia!

Quando sovviemmi di cotanta idiozia,
una risata mi preme
divertito e sconsolato,
e tornami a doler mia sventura.

O Silvio, O Silvio,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni gli elettori tuoi?

Tu dopo che l'erbe inaridì il verno
dalla Sinistra unita combattuto e vinto,
perdevi, o pelato. E non governavi
l'Italia negli anni tuoi;
non ti molcea il core
la dolce lode or delle trapiantate chiome,
or delle rughe tirate e spianate;
né teco gli alleati ai dì festivi
ragionavan di governo.

Anche peria fra poco
la speranza tua grande: agli anni miei
anche negarono i fati
il tuo governo. Ahi come,

come passato sei,
caro pelato dell'età mia nova,
mio grande zimbello!

Questa è quell'elezione? questi
brogli, l'inganno la frode, gli eventi
onde cotanto parlasti invano?
Quale sorte delle destre geni?
All'apparir del vero
tu, misero, perdesti: e con proteste
dei falsi brogli e della Sinistra giusta
parlasti invano

A Silvio#3

"A SilviO"
 SilviO, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando CREDIBILITÀ splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e SCHERZOSO, il limitar
di PALAZZO CHIGI salivi?
RISUONAVAN al BUNGA BUNGA le quiete stanze,
e le vie d'intorno A VILLA SAN MARTINO
 e godevi, assai contento
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menar L’ITALIA.
GHEDINI gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo SUO primo
e di LUI si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni di MONTECITORIO
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
E CON LA man veloce
CUCIVA LEGGI A TUA MISURA.

L’ITALIA IN CRISI mirava il ciel sereno,
le TUE VILLE dorate e i Torti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’ELLA sentìa in seno.
Che pensieri soavi,
che SOLLAZZI, che BARZELLETTE, o SilviO mio!
Quale allor Ti apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un AFFRANTO mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di TUa sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da RAGGIUNTO QUORUM combattutO e vintO,
TI DIMETTEVI, o tenerellO. E non vedevi
il fior DEI DANNI tuoi;
non ti molceva il core
la dolce RUBY delle negre chiome,
or degli sguardi INTERESSATI e schiAvi;
né teco le compagne ai TUOI FESTINI
ragionavan di TOGHE ROSSE.
Anche perìa fra poco
la speranza TUA dolce: agli anni TUOI
anche negaro i fIati
ALLA MINETTI. Ahi come,
come passata è colei ,
cara compagna DI SERATE DI ARDCORE,
TUA INTERESSATA speme!

Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, I DECRETI,
onde cotanto ragionaSTE insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, miserO, LASCIASTI: e con la mano
la fredda morte E LA MAGIONE IN ANTIGUA
mostravi di lontano.

Poesiola

Vorrei che si erigesse un monumento,
al cavaliere Silvio Berlusconi,
per vederlo sorridere, contento
mentre in testa gli cacano i piccioni;
ed anche i cani, fermandosi un momento,
a pisciare sui piedi al monumento;
e posta accanto, come una vetrina,
a fianco al monumento, una latrina;
così da far cadere in confusioni,
se sia latrina oppure Berlusconi,
i passanti e i piscianti di passaggio
che renderebbero a Silvio questo omaggio.
Un monumento eretto, di basalto,
e, come cesso, biancheggiato a smalto.

Ode all'amore

Se quella notte, per divin consiglio,
la Donna Rosa, concependo il Silvio,
avesse dato a un uomo di Milano
invece della topa il deretano
l'avrebbe preso in culo quella sera
sol Donna Rosa e non l'Italia intera

Anonimo Sconosciuto

Silvio il Grande ritorna dal bordello

Silvio il Grande tornava dall'alcova di un bordello
lo accoglie il menestrello
cingendolo di Lodi...
"Be' proprio perché voi siete il Presidente
fan mille euro
è un prezzo di favor"
"È mai possibile o porco di un cane
che le avventure in codesta povera Italia
debban risolversi tutte con grandi escort?"