Nonsource:Dizionario della malavita pesante

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Malavitoso pesante.
« Franco! Come si chiama la sorella della Carlucci? »
(Malavitoso pesante alla cella 4)
« Quale Carlucci? »
(Malavitoso pesante alla cella 22)
« Quale?...no no, no quella; l'altra! »
(Malavitoso pesante alla cella 4)

La malavita pesante ha un proprio linguaggio, e questo è il suo dizionario. Chi volesse approfondire e rischiare un pediluvio nel cemento può curiosare nel sito www.telemeritiacolpidilegno.it

Il dizionario fondamentale

Malavitoso accavallato.
  • Accavallato. Armato, andare in giro con la pistola o un’arma qualsiasi. “Per una rapina ’sti infami m’hanno dato dieci anni” “Eri accavallato?” “No, ero a piedi”
  • Accollare. Addossare la colpa a qualcun altro. “Gli sbirri gli hanno accollato quattro furti con destrezza, ma quello è mancino”
  • Accupare. Incupire, diventare cupi. “M’hanno detto che s’è fatto beccare per sciacallaggio. Adesso dov’è?” “È a Rebibbia che sta accupando come una carogna”
  • Alle celle. In carcere, andare/essere in isolamento. “Ciao, io sono Franco[1]” “Ciao. Non t’ho mai visto al night. Ma dov’eri, alle celle?”
  • Ammazzarsi di seghe. Masturbarsi con frequenza. Est. Gioire per qualche buona notizia. “Hanno dato tre anni d’indulto! Tutti a casa!” “Tutti tranne Franco” “Perché?” “Si è appena ammazzato di seghe
  • Ammàzzati. Ucciditi, suicìdati. “Non la daranno mai l’amnistia per quella strage. Non uscirò vivo di qui” “Allora ammàzzati”
  • A piede libero. In libertà, libero di circolare. “Quello è meglio evitarlo” “Perché, è accavallato?” “No, è una denuncia a piede libero”
  • Apposto. Tutto bene, tutto a posto. “Com’è, tutto apposto?” “Tu sei apposto, io mi sono levato”
Tizio alle celle.
  • Aria. I passeggi all’aperto della prigione. “Dice che ha bisogno di rompere con ’sta vita da galera, che ha bisogno di aria” “Allora oggi pomeriggio lo acchiappiamo all’aria e lo scassiamo tutto”
  • Associazione a delinquere. Raggruppamento di più malavitosi. “Che cosa fate tutti qua davanti, cos’è quest’associazione a delinquere?” “Appuntato, stavamo solo guardando le vetrine della banca
  • Attaccare. Arrestare, anzi essere arrestati. “C’hanno attaccati alle cinque di mattina perché qualche infame se l’è cantata” “Allora?” “Allora appena acchiappiamo quel gallo dimmerda lo attacchiamo al muro”
  • Barbone. Miserabile, scroccone. “Ce l’hai una sigaretta?” “Valle a rubbare, barbone!” “Mi fanno male i piedi” “Allora manda il tuo cappotto, tanto cammina da solo”
Un tipico barbone e il suo cappotto.
  • Bastarda la carta. Generica espressione di disappunto di origine incerta. “Non mi hanno portato gli yogurt, bastarda la carta” “Chi se ne fotte. Ci mangiamo quelli di Franco”
  • Biciclettaro. Chi “monta le biciclette” (vedi alla voce).
  • Branda. Il letto di ferro della cella. “Scendi da quella branda, che ci stai facendo le cozze” “Le cozze se le sono mangiate gli acari del materasso”
  • Bruciato. Individuo rovinato. “Quello scoppiato del cazzo non c’ha ancora pagato la roba. Che minchia facciamo, lo riempiamo di botte e poi lo incaprettiamo?” “Lascia perdere, ormai l’ho bruciato”
Il risultato di una partita a scopa in galera.
  • Buttarsi a pietà. Umiliarsi, tentare di impietosire per ottenere qualcosa o per giustificare un comportamento sbagliato. “Perché gli hanno menato?” “Perché è andato dal brigadiere a buttarsi a pietà, quel pezzo di carogna” “E perché è andato a buttarsi a pietà?” “Perché gli hanno menato”
  • Cafuddare, cafudda. Dial. Picchiare, menare. “Ieri sera, a scopa, lo hanno cafuddato di brutto” “Ha giocato dimmerda?” “No, ha giocato sporco”
  • Cambio lenzuola. In prigione, cambio settimanale delle lenzuola. “Domani niente cambio lenzuola!” “E allora, cosa facciamo?” “Fetete”
  • Cane malato, cani malati. Individuo o individui spregevoli. “Quello sbirro non vuole scendere ad aprirci l’aria” “Non c’hanno voglia di fare niente, ’sti cani malati” “Ma perché non vanno a rubbare?”
  • Cantarsela. Fare la spia, dire la verità. “Oh, appena hanno chiesto chi è stato a fare il suo nome, quell’infame se l’è subito cantata” “E chi è stato a fare il suo nome?” “Io”
  • Carogna. 1. Individuo poco affidabile. Franco: “Ma sei proprio una carogna. Ti sei fottuto la sua donna mentre lui era in galera” 2. Rabbia. “Quando Franco ha capito che era sua moglie, ha incominciato a salirgli la carogna”
  • Carrello. Il portavivande dell’amministrazione (vedi “casanza”) per il vitto dei detenuti. “Fra’, ce l’hai mezzo chilo di spaghetti, due pomodori, una cipolla, un po’ di basilico, due peperoncini e mezzo bicchiere di extravergine che m’hanno appena attaccato?” “Ma attaccati al carrello!”
La moglie di Franco.
  • Casanza. L’amministrazione del carcere, gen. in riferimento al vitto o alla fornitura per le pulizie, con connotazione spregiativa. “Ma ’sti pomodori li hai comprati in spesa o sono della casanza?” “Perché?” “Perché si stanno cucinando da soli”
  • C’hai le corna. In riferimento a doppiezza. “Tu la sai lunga, tu c’hai le corna” “E chi te l’ha detto che la so lunga?” “Tua moglie”
  • Ci mangio il cuore. Minaccia a un terzo, solitamente assente. “Ha detto che sei un uomo pieno di sentimenti” “C’ha raggione” “Però ha detto anche che sei un uomo dimmerda” “Appena lo vedo ci mangio il cuore
  • Ciucciacazzi. Omosessuale. “M’hanno attaccato per colpa di quel ricchione ciucciacazzi infame bbastardo” “Cos’ha fatto?” “S’è messo a urlare quando gliel’ho morso”
Uomosessuale.
  • Combinato. Messo. “Guarda come s’è vestito quella testa di minchia, è combinato alla Barri Uai
  • Come sei combinato? Ammonimento, rimprovero. “Ti sei mangiato tutto il mio budino. Ma come sei combinato?”
  • Come te la porti? Commento critico riferito a un atteggiamento sbagliato. “Non dovevi prenderti il mio budino e bbasta. Ma come te la porti?”
  • Come te la raggioni? Come sopra, ma riferito a un discorso sbagliato. “Tanto a me il budino non piace? Ma chemminchia stai dicendo, come te la raggioni?”
  • Come te le meriti. Come sopra, ma non interrogativo. “Ah, come te le meriti. Te le meriti a colpi di sgabello sulla fronte”
  • Compare. Membro della comparanza (famiglia). “Compare, chianasti di sopra?” “No, trasii di dietro”
Malavitosi che festeggiano il Capodanno.
  • Cristo di dio. Imprecazione. “Passami ’sta sigaretta, cristo diddio!”
  • Dio cristo. Imprecazione. “Vattele a comprare, dio cristo!”
  • Divieto d’incontro. Provvedimento preso dal magistrato affinché due malavitosi non vengano a trovarsi nello stesso carcere o non si possano incontrare all’interno dell’istituto, per motivi giudiziari o per pendenze tra loro. “Quello c’ha il divieto d’incontro con la giustizia” “Io con la cultura ho il divieto d’incontro” “Ma che cazzo gli stai a spiegare come si manda un SMS, non vedi che c’ha il divieto d’incontro con la tecnologia?”
  • Domandina. Il modulo prestampato del ministero della giustizia che il malavitoso detenuto è tenuto a compilare e inoltrare per qualsiasi richiesta rivolta all’amministrazione. Anche figurato. “Ma bisogna fare la domandina perché quello ti passi la palla?”
  • È ministeriale. Insindacabile, spettante di diritto, previsto dall’ordinamento penitenziario. Est. Qualcosa di sicuro. “È ministeriale che adesso ti spacco la testa”
  • Essere buono. Essere affidabile, comportarsi bene, ovvero non cantarsela. “A te non ti sciolgo nell’acido. Tu sei buono”
In galera!
  • Essere consumati. Essere stanchi, oppure prendere una condanna a molti anni. “’Sto giro mi hanno consumato. Sette anni per un’estorsione. Solo ch’era la settima volta, dio crasto”
  • Famiglia. Tabù. La famiglia non si tocca, neanche con gli insulti. Quindi non si sentirà mai un malavitoso pesante pronunciare “Figlio di puttana” “Figlio di troia” “Figlio di vacca” “Tua madre fa pompini al parco” o “Ieri sera mi sono chiavato quella bagascia di tua sorella”, nemmeno indirizzati a un infame. Al massimo gli si spara.
  • Famiglia Cristiana. In carcere, nome in codice per le riviste porno, perché non ammesse o semplicemente per non far sapere della loro esistenza. “Vammi a trovare una Famiglia Cristiana che stasera me lo voglio menare”
La festa della polizia.
  • Fare la festa. Punire, ammazzare. “Stasera ci facciamo a festa a ’sto sbirro dimmerda” “E come mi devo vestire?”
  • Fatti la galera. Subisci la detenzione e non fare storie. “Dobbiamo chiedere udienza al direttore perché rimettano i Moncheri in spesa” “Ma fatti la galera
  • Fatti la roba. Preparati la roba, la valigia, i sacchi, perché verrai trasferito presto in un altro istituto. “C’hanno sgamato la roba a colloquio” “Allora vatti a fare la roba”
  • Ferro. Pistola. “L’hai portato il ferro?” “Sì, due CD
  • Fumarsi. Ammazzare. “Te lo sei fumato a quell’infame?” “Sì, ma non sapeva di niente”
  • Fulminato. Tipo strano, eccentrico, oppure rovinato da droga o terapia (vedi). “Cumpà, ce l’hai cinquanta euro per una pera?” “Cinquanta euro per una pera? Ma tu sei fulminato”
Rissa in un locale della malavita.
  • Giorni. Sconto di pena, 90 all’anno, per buona condotta. “Non m’hanno dato i giorni, ’sti infami pezzi di merda. Eppure c’avevo solo due denunce per rissa e lesioni gravi”
  • Hai sbloccato? Il malavitoso lo domanda a un compagno di prigione per sapere se gli è stato concesso il primo permesso premio da trascorrere fuori dell’istituto. “Allora? T’hanno sbloccato?” “M’hanno sbloccato un cazzo!”
  • Impìccati. Suicìdati, attacca un lenzuolo alla finestra o da qualche altra parte. “Non vengo a fumarmi a quei pezzi di infami stasera. C’è il Grande Fratello” “Allora impìccati all'antenna”
  • Infamare. Gettare fango su qualcuno, denunciare un compagno (vedi “montare la bicicletta”). “L’hanno infamato per bene, quel piccione” “Non sopporto chi maltratta gli animali” “Ma chemminchia stai dicendo?”
  • Infame, infamone. Individuo che se la canta, che collabora con la giustizia, quindi non molto ben visto dagli altri malavitosi. “Ma chi è stato, quell’infamone carogna bbastardo pezzo dimmerda infame?”
Un malavitoso pesante in spiaggia.
  • Infamità. L’essere infame, la condizione di chi se la canta. “Ehi, non è un’infamità passare la palla”
  • Lavorante. Il malavitoso detenuto che lavora. Può essere addetto alle pulizie (scopino), all'ufficio spesa (spesino), al lavaggio delle docce (doccino). “T'hanno aperto come lavorante?” “Sì” “E cosa fai?” “Pulisco le pompe”
  • Liberante. Detto del detenuto che sta per uscire a fine pena. “Guarda quel pezzo di carogna come se la ride. Gli ha fatto una sega il magistrato” “Di chemminchia ti preoccupi, tanto tu ormai sei liberante” “Sì, ma volevo farmi tirare una sega pure io”
  • Lisciare il pelo. Dare una lezione. “Ti liscia u pilu il magistrato”
  • Mandato di cattura. Ordine di arresto emesso dagli inquirenti. “Non ci parlare con quello, non vedi che è un mandato di cattura che cammina?” In carcere: “Con tutta la roba che gira, andare in infermeria per un’aspirina è un mandato di cattura”
Noto mangiabambini con i suoi piatti preferiti.
  • Mangiabambini. Maniaco sessuale, colui che ha un reato legato alla pedofilia, quindi malvisto dai malavitosi pesanti. “Li acchiappiamo tutti e gli facciamo la festa” “E dove li acchiappiamo?” “All’asilo, no?”
  • Mau mau. L’extracomunitario proveniente dal Nord Africa. “Ma tu non capisci o sei un mau mau?””
  • Mercede. In prigione, la retribuzione del lavorante. “Duecento euro di mercede? E chimminchia sei?”
  • M.O.F. Acronimo di Manutenzione Ordinaria Fabbricati, ovvero i detenuti addetti alle riparazioni all’interno del carcere. “L’hai chiamata la MOF per aggiustare il cesso?” "Sì, ma non possono venire. Hanno detto di andare a cagare da un'altra parte"
  • Montare la bicicletta. Calunniare qualcuno, inventare e diffondere una storia al fine di danneggiarlo (vedi “biciclettaro”). “L’hanno massacrato di botte, ma gli avevano montato una bicicletta” “E non gli era piaciuta?”
  • Nuovo giunto. Un detenuto appena immatricolato in carcere, persona sconosciuta. “Mi spiace, ma non può entrare in questo night” “Ma tu chi cazzo sei, un nuovo giunto?”
  • Partente. Il detenuto che sta per essere trasferito in un altro istituto. “Cazzo, hanno trovato la roba e i telefonini imboscati in lavanderia” “Preparate i sacchi! Tutti partenti!”
Altro malavitoso del tipo "da spiaggia".
  • Partire. Nella loc. “Gli è partito”, nel senso che ha picchiato qualcuno, che gli è partito con un pugno in faccia o, più spesso, con un calcio nelle gambe. “A un certo punto vedi questo che gli parte con una scarpata nelle ginocchia” “Ma era quello che gli era partito con una testata sulla fronte”
  • Passeggi. Il luogo esterno dove passeggiare (vedi “aria”). “Ai passeggi di Secondigliano devi camminare dietro la linea gialla” “A Poggioreale devi camminare sopra gli altri”
  • Perquisa. In prigione, la perquisizione delle celle da parte degli agenti. Può essere ordinaria o straordinaria, quando viene devastato tutto, ci sono i cani antidroga e le squadrette di “celerini”. “Ma che cazzo di faccia hai?” “Stai zitto, stamattina la perquisa c’ha tirati giù dalla branda alle quattro, cristo di dio” “E vabbè, sai quante perquise mi sono subito io” “Sì, ma il cane mi ha pisciato sulla faccia”
  • Pezzo di… Può essere anteposto a qualsiasi tipo d’ingiuria. Riportiamo le più diffuse tra la malavita.
  • Pezzo di bastardo. Bastardo.
  • Pezzo di carogna. Vedi “carogna”.
  • Pezzo di coglione. Incapace, imbecille.
Malavitoso detenuto in compagnia della sua ragazza.
  • Pezzo di crasto. Dial. Letteralmente, pezzo di caprone. Persona spregevole e non affidabile. “Vaffanculo, pezzo di carogna!” “Ciucciami il cazzo, pezzo di crasto!”
  • Pezzo di merda. Infame, sbirro (vedi), carogna, quello che se la canta. “Chi è stato a intasare il bagno?” “Quel pezzo di merda
  • Pezzo d’immondizia. Individuo di poco conto, miserabile, barbone. “Che cazzo sta facendo vicino al cassonetto?” “Sta parlando con i suoi compari, i pezzi d’immondizia”
  • Pezzo di rimbambito. Tipo addormentato, o perché così di suo, o perché anziano, o perché sotto terapia. “Hai sparato al cane invece che all’infame, pezzo di rimbambito!” “È che c’aveva la stessa faccia”
  • Preparare i sacchi. Sempre in prigione, prepararsi la valigia (i sacchi neri dell’amministrazione, quelli per l’immondizia), in riferimento a un’imminente partenza. “Non ti sopporto più, m’hai rotto i coglioni!” “Amore, è solo la quarta volta che ti metto le corna” “Preparati i sacchi, bastardo!” (vedi “fatti la roba”)
Pappone, figura disprezzata ma molto comprata dal malavitoso.
  • Rapina senza cappuccio. Farla sporca. “Gli hanno rubato la partita, ’sti gobbi infami. Gli hanno fatto una rapina senza cappuccio”
  • Sale la carogna. Pesante irritazione. “Quando il cassiere non gli ha voluto dare i soldi perché gli stava puntando il ferro in faccia, a un certo punto gli hai visto salire la carogna” Esiste anche una variante, accompagnata magari dal gesticolare: “Quando gli ha pure chiesto il PIN, la carogna ce l’aveva ormai sulle spalle”
  • Sbirro. L’agente di polizia, il carabiniere, la guardia carceraria, qualsiasi forza dell’ordine, ma anche il malavitoso infame, che se la canta. “Ti scasso tutto, sbirro di merda!” “Guarda che non sono stato io a cantarmela. È stato tuo figlio” “Be’, allora prima ti scasso tutto e poi ti diseredo”
  • Scavallare. Evitare, eludere. “Hanno perquisito tutti tranne lui, se l’è scavallata ’sto rotto in culo” “Allora adesso ci rompiamo il culo noi”
  • Scendimi le sigarette. Esortazione a portare, a fare avere le sigarette, o qualsiasi altra cosa. “Franco! Scendimi le Malboro!” “Vaffanculo! Salimi le Luchi Strai!”
Mau mau.
  • Scoppiato. Rovinato, solitamente riferito ai tossici. “E tu lo stai pure ad ascoltare, ma non vedi che c’ha la scimmia, che è uno scoppiato del cazzo?” “Quale scimmia? Non vedo un cazzo di scimmia”
  • Sei una fogna. Lo si dice a chi mangia in modo smodato, o a chi mangia di tutto, in carcere anche a colui che tenta di accaparrarsi più vitto (vedi “barbone”). “Ti sei pulito anche il fondo del carrello. Sei una fogna” “E il carrello no?”
  • Sezione. In carcere, la parte del blocco dove vivono i detenuti. “Ma dov’è quella testa di minchia, è ancora su in sezione?” “Sta ripulendo il carrello”
Malavitoso arrogante sull'autobus.
  • Sgabello. Lo sgabello dell’amministrazione, modello standard. “Portati lo sgabello” quando un malavitoso detenuto va a mangiare in un’altra cella (vedi “socialità”). “Se la prossima volta non ti porti lo sgabello ti do una sgabellata sulle corna
  • Socialità. Ore serali in cui ai detenuti è consentito lasciare la propria cella per recarsi insieme ad altri nelle salette comuni o in altre celle. “L’abbiamo chiamato da noi per la socialità, s’è mangiato pure i piatti di plastica ’sto pezzo di barbone”
  • Spesa. Il sopravvitto, i prodotti che il malavitoso detenuto può comprare all’interno dell’istituto. “L’hanno portata la spesa, le carogne?” “No, me l’hanno tagliata, ’sti infami” (la spesa non è stata consegnata al detenuto perché non aveva più soldi sul libretto) “Ma la mia me l’hanno portata? Non me ne frega un cazzo della tua, barbone” “Allora chiedi in giro, pezzo di merda”
Non sugnu stato io!
  • Squadretta. Gruppo di agenti o carabinieri predisposto per un blitz o una perquisizione, operante solitamente con fare risoluto. Anche gruppo di detenuti che si appresta a “punire” un compagno. “Gli è arrivata la squadretta all’aria e l’hanno riempito di botte” “E chiccazzo erano, laziali?”
  • Stare in branda. Stare a letto, più propriamente non scendere, non muoversi mai dal letto, non fare nulla. “Questo sta tutto il giorno in branda, non c’ha voglia di fare un cazzo” “C’hai raggione. Passami le sigarette, va’, che non c’ho voglia di alzarmi” “Prendile al volo, che non c’ho voglia di scendere”
  • Tàgliati. Esortazione a tagliarsi con le lamette. Est. Mandare a quel paese. “M’hanno tagliato gli yogurt dalla spesa!” “Ma tàgliati, tàgliati tutto”
  • Te la porti bene. Detto a chi non si comporta come si deve, che fa il furbo (vedi “come te la porti”). “Te la porti bene tu. Questo mese non hai voluto pagare, eh?” “Gli affari vanno male” “Gli affari vanno male e tu te la porti bene” “Ma chemminchia stai dicendo?”
  • Te le meriti. Ti meriti, ti meriteresti, ti spetterebbe, sempre seguito da un’altra frase complementare, anche estemporanea. “Te le meriti a bastonate sui denti” “Te le meriti di santa raggione” “Te le meriti a calci nel culo, ricchione” “Te le meriti a sgabellate sul coppino e a pentolate sulla schiena”
Te le sei proprio meritate.
  • Terapia. In galera, gli psicofarmaci prescritti e consegnati ai detenuti. “Non sta in piedi quel pezzo di rimbambito. È pieno di terapia. Ehi, terapia! Vieni qua che ho bisogno di vederti per addormentarmi”
  • Testina. Milanesismo. Individuo non molto sveglio, che non capisce. “Ma cosa fai, testina! Hai rovesciato tutto il Tavernello sulle cozze” Anche nella versione “Testina di vitello”
  • Ti alzo le mani. Ti meno, ti pesto, ti riempio di botte. “Abbassa la cresta o ti alzo le mani”
  • Tinto. Individuo falso, doppio, che si atteggia. “Lo so che tu non sei tinto, ma non ci parlare con quello, ch’è un infame” “Chi, il tuo compare?”
  • Tipo da spiaggia. Individuo che vale poco, ridicolo e montato. “Guardalo lì, che tipo da spiaggia. Crede di essere al mare di San Tropè e invece è all’aria di San Vittore
  • Ti scippo la testa. Minaccia di percosse o di aggressione, anche armata. “La prossima volta che mi rubi la borsa ti scippo la testa”
Tizio a cui hanno scippato la testa.
  • Ti spacco le corna. Minaccia esplicita, diretta all’interessato o indiretta. “Se se la canta gli spacco le corna” “Chi, Franco?” “No, Tiziano Ferro
  • Ti spezzo le braccine. Come “Ti alzo le mani”. “Se mi stai prendendo per il culo ti spezzo le braccine e ti aggiusto la faccia”
  • Topo di fogna. Individuo non affidabile, abietto. “Però Di Pietro c’ha una faccia simpatica” “Ma chi, quel topo di fogna?”
  • Uomo dimmerda. Individuo disprezzabile. “Vieni qua, omm’e mmerda!” “Solo se prima esci dal cesso”
  • Vai a farti la robba. Esortazione ad andare a quel paese o a iniettarsi eroina.
  • Vai a rubbare. Mandare a quel paese, scaricare sdegnosamente. “Se mi fate avere cinquantamila euro sottobanco, vi garantisco che l’appalto per il ponte è vostro” “Ma vedi di andare a rubbare”
Uomo di merda.
  • Vai a scippare le vecchiette. Come il precedente, spesso rivolto ai tossicodipendenti. “Che, ce l’hai cinquanta centesimi?” “Ma vai a scippare le vecchiette”
  • Va’ laurà, barbun. Dial. Esortazione a darsi da fare. “Che, ce l’hai un euro?” “Ma va’ laurà, barbun!”
  • Vatti a coricare in branda. In carcere, espressione usata per togliersi di mezzo qualcuno di inutile. “Bella raga, c’avete bisogno di una mano?” “Ma vatti a coricare in branda che sei più utile”
  • Vitto. In prigione, il cibo passato dall’amministrazione, detto anche “casanza”. “Cosa c’è di vitto stasera?” “Scaloppine di bambino bosniaco con le scarpe da ginnastica” “Oggi il vitto fa schifo” “Perché, ieri no?”
  • Zanza. Truffatore, ladro, può diventare anche un nome proprio. “Ma chi è stato a truffare i Lloid, Zanza?”

Dialogo tra malavitosi leggeri al cinema della prigione

Nel mondo della malavita non tutti sono a questi livelli, per cui i “leggeri” cercano in qualche modo di comprendere e farsi chiarezza l’un l’altro sul linguaggio in codice dei “pesanti”.

Malavitoso pesantissimo.
« Le hai portate le cosce di pollo? »
« No. »
« Al cinema senza cosce di pollo? »
« Cioè, tu al cinema invece di portarti i pop corn ti porti le cosce di pollo? »
« Certo, te le metti in tasca e durante l’intervallo le tiri fuori. »
« Ma tu sei fulminato. »
« Cià, tira fuori la coscia di pollo. »
« Ti ho detto che non le ho portate, cristu! »
« Allora, ti sei iscritto a scuola? »
« Yes. Faccio due anni in uno »
« Ma ce la fai? »
« Mah, se ce l’ha fatta uno che dice “ti ho mai rimasto senza mangiare” non dovrei farcela io? »
Un malavitoso leggero al quale hanno appena imparato la lezione.
« Ti ho mai rimasto senza mangiare? »
« Sì, oppure “scendimi le sigarette”, “escimi l’accendino”. »
« Accupa, accupa! »
« Ma cosa vuol dire “accupa”? »
« A Ccuba, vai a Cuba. »
« Ma che cazzo dici, vuol dire accupa, diventa cupo. »
« Ti alzo le mani. Ti spezzo le braccine. »
« Mi hai alzato le mani, come ti sei permesso? »
« Cristo di dio, ti alzo le mani, bastarda la carta. »
« Bastarda la carta… ma quale carta? »
« Non lo so, bastarda la carta. Bastarda la carta e basta. »
« Senti questa: ma come te la porti? »
« Te la porti bene. »
« Come me la porto? Me la porto bene. »
« Sì sì, te la porti bene. »
« Senti ma… come te la porti? »
« Non so, me la porto bene. »
« Comunque te le potevi portare le cosce di pollo della casanza. »
« E come me le portavo? »
« Non so, come te le portavi? »
« Dovevi scenderci le cosce di pollo. »
« Noi ti abbiamo mai rimasto senza cosce di pollo? »
Malavitoso che ha mangiato pesante.

Altri dizionari e testi utili

  • Dizionario italiano-siciliano
  • Dizionario siciliano-milanese
  • Dizionario dei sinonimi da galera
  • Dizionario di italiano
  • Vocabolario delle bestemmie e degli insulti
  • Il Manuale del pivello malavitoso
  • Codice penale e di procedura penale

Linc

Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria

Note

  1. ^ nome falso