Nonnotizie:O.J. dietro le sbarre

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7 dicembre 2008


"Niente duplice omicidio, niente assoluzione": questo il verdetto del giudice che, ieri, ha condannato l'ex giocatore di football O.J. Simpson a quindici anni di galera. L'accusa: rapina a mano armata, con varie aggravanti.
Primo, il fatto di non essersi rivolto agli stessi benefattori timorati di Dio che tredici anni fa lo fecero assolvere per insufficienza di prove. Infatti né i cadaveri della moglie di O.J. e del suo presunto amante, né il fucile adoperato da O.J. si erano presentati per testimoniare a favore dell'accusa.
Secondo, l'assenza di una motivazione razziale. Ovvero, tredici anni fa una tale decisione sarebbe sembrata l'ennesima ingiustizia verso un nero. Adesso che pure il presidente degli Stati Uniti è nero, la scusa avrebbe avuto il valore di un pacchetto di azioni della Lehman Brothers garantite da Vanna Marchi.
Terzo, la mancanza del grande seguito che ebbe il primo processo. In base al codice penale internazionale, chi non ha raggiunto una fama tale da rendere le proprie vicende giudiziarie una questione di dominio pubblico non ha il diritto di essere scagionato dalle accuse.
Quarto, il televoto si è pronunciato a sfavore dell'accusato per la seconda volta: di fronte ad un capo di accusa così grave, nemmeno Santi Licheri avrebbe avuto la faccia tosta di far proseguire oltre il processo.
Resta il dispiacere del ministro della giustizia italiano Angioletto Alfano: "Se fosse successo qui da noi, avremmo sicuramente tirato fuori un indulto, un lodo, un qualche cosa per salvarlo insomma. Voglio dire, se si giudica innocente una persona accusata di duplice omicidio, come si fa poi ad incarcerarla per aver giocato a guardie e ladri coi gestori di un hotel? È il colmo che tocchi alla giustizia italiana spiegare agli americani una semplice norma di coerenza come questa!"