Nonnotizie:Infuria la campagna elettorale

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19 febbraio 2013

A soli cinque giorni dal voto, la guerra campagna elettorale per la conquista dell'Italia infuria. I rispettivi comandanti spronano le loro legioni alla ricerca di una vittoria potenzialmente in mano a tutti o, più probabilmente, a nessuno. La suddetta battaglia infuria su più fronti: nord, centro-sud, Sicilia.

Nord

L'Armata Rossa in partenza per l'attacco finale

Lombardia

Dopo la clamorosa espugnazione di Milano e l'arrivo dell'armata rossa alle porte della capitale della Berlusconia, Arcore, si combatte ormai casa per casa per il dominio della Lombardia, strategica per l'occupazione del produttivo[citazione necessaria] nord. Dopo la sconfitta del vicerè Roberto Formigoni, l'esercito berlusconiano riesce a contenere l'avanzata rossa comandata dal generale Ambrosoli solo grazie all'intervento della brigata Maroni, che mantiene gli ultimi strategici baluardi.

Veneto

La situazione, qui, è complicata dal clamoroso sbarco delle truppe fedeli al buffone di corte rinnegato Beppe Grillo, pronto a qualsiasi incesto pur di sconfiggere l'ex datore di lavoro. Come un fiume in piena, i ribelli hanno clamorosamente battuto le milizie scelte padane comandate dai luogotenenti fedeli caro leader[citazione necessaria] Umberto Bossi, e il generale vittorioso si è già affrancato dall'Armata Rosssa, puntando all'occupazione della Padania intera e costringendo i futuri re d'Italia a concedergliela in feudo. Chiunque essi siano.


Centro

Il buffone di corte ribelle risponde alla richiesta di armistizio dell'ex datore di lavoro.

Lazio

Il golpe dello scorso autunno, con la deposizione di Renata Polverini, è stato seguito da un'imponente accerchiamento di truppe comuniste al soldo del generale Matteo Renzi. Solo Roma è riuscita a difendersi dalle scorribande attuate nel nord della Regione, fino a quando la controffensiva delle squadracce truppe del camerata generale Storce non è riuscita a rimettere la situazione in equilibrio, ricacciando i comunisti a nord.

Campania

Le rivalità intestine tra i berluscones fanno rischiare uno degli storici feudi della Berlusconia. Epurato il viceré Nicola Cosentino, le rivalità tra gli altri generali hanno di conseguenza diviso le truppe, già fiaccate nel morale dalla presa di Napoli. Gran parte del territorio, però, è ancora saldamente in mano alle truppe del PdL, e i Rossi non sanno se basterà il fortino di Napoli per lanciare un'offensiva vincente, assediato com'è dall'esercito nemico.

Sicilia

La situazione, qui, è ancora più confusionaria: il più solido feudo berlusconiano, da cui lo stato traeva quasi tutti i rifornimenti alimentari e non, è ora in preda all'anarchia. La crescita dell'instabilità politica ha portato alla nascita di un vero e proprio esercito ribelle con a capo l'ex buffone di corte di Silvio, rinnegato e incazzato, che ha raccolto il malcontento popolare formando una milizia potente e fedele al proprio Leader. Pronto alla vendetta, questa è iniziata con il clamoroso sbarco di Messina dello scorso Ottobre, che ha aperto la strada anche all'invasione comunista. Accecato dalla furia, il comico ha stretto un patto con il capo della divisione meridionale dell'Armata, Rosario Crocetta: in cambio della cessione di Palermo, questi si impegnava a non intralciarlo nella sua pulizia etnica. La risposta, però, non si è fatta attendere: dopo l'uccisione (politica) dei viceré sconfitti, Cuffaro e Lombardo, gli alti comandi berlusconiani hanno attuato una strategia di guerriglia che ha arrestato la campagna di Grillo. Intanto, però, i primi dissidenti si sono rifugiati a Palermo, seguiti da numeri sempre maggiori di ex valvassori e valvassini siciliani, che vedono nei Rossi l'unica speranza contro la morte (politica). Lo scontro è ormai a tre, e dato che sotto c'è sempre e comunque la mafia, non si capisce chi stia combattendo cosa, né chi otterrà il feudo siciliano: i fedelissimi di Silvio Berlusconi, l'Armata Rossa o le milizie ribelli.


Fonti