Nonbooks:Tutela delle minoranze linguistiche in Italia

Nonbooks, cose da non fare e come non farle.
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Uno strumento didattico utilizzato nelle scuole di Bressanone per chi commette infrazioni disciplinari, come parlare l'italiano

Come se importasse a qualcuno, la tutela delle minoranze linguistiche in Italia è una cosa che va fatta perché sì.

La minoranza più tutelata è quella tedesca in Alto Adige, dato che è una maggioranza: nella Provincia tutti studiano il tedesco, obbligando addirittura quelli di Trento a farlo, inoltre è necessario conoscere la lingua per lavorare nel pubblico, nel privato e anche in nero. Chi risiede nella Provincia Autonoma deve registrarsi per lingua; molti genitori italiani registrano i figli come tedeschi, così da poter evitare la deportazione che non si sa mai... Destino simile ha il ladino, gestito dalla Provincia Autonoma, che fondamentalmente è l'unica lingua romanza maltollerata in quelle oscure lande. I poveri bambini ladini dunque studiano quattro lingue sin dalla più giovane età, non avendo tempo per le tipiche attività dei coetanei tirolesi, come giocare a pallone, cucire pantofole di feltro o morire di una malattia prevenibile dai vaccini.

In teoria anche il francese in Val d'Aosta gode delle medesime tutele, ma siccome nessuno lo parla resta solo sui segnali stradali e i posti pubblici "francofoni" sono pieni di lombardi e piemontesi che, sfoggiando invidiabili "ö" e "ü", riescono a ingannare il sistema dei concorsi pubblici, ovviamente in mano a meridionali.

Per gli sloveni vige invece l'Apartheid: essi hanno loro scuole, loro uffici pubblici, loro forze di polizia, addirittura un loro esercito, il tutto ispirato alle leggi della Slovenia: in sostanza uno Stato nello Stato che tutti ignorano.

Friulano, arpitano, catalano e sardo godono di quella che si può chiamare "tutela show": qualche cartello, due o tre pagine istituzionali, un'agenzia regionale che fa qualcosa e un paio d'ore l'anno a scuola di attività in CLIL, sottratte al prof di ginnastica. In sostanza l'unica reale tutela che hanno è il poter dire "è una lingua, non un dialetto". E la cosa funziona.

Nessuna reale tutela, invece, spetta a occitano e greco: il primo perché non è realmente parlato e i preziosi fondi pubblici vanno a finanziare sagre popolari a base di balli e bagna cauda, il secondo perché la Grecia, arrabbiata per il successo del greco antico grazie a hit come Vocabolario Greco Antico Rocci per il Liceo Classico, fa lobbying per insegnare il greco moderno in Sicilia, dove tra l'altro il greco è estinto dal 1600, così che non resti manco un Euro per salvare il greco parlato sull'Aspromonte.

Stratagemmi di sopravvivenza per minoranze non riconosciute

Non deve destare preoccupazione, comunque, lo status delle lingue non riconosciute: l'Italia non è la Spagna franchista, l'Accademia si limiterà a biasimare gli sforzi di chi lavora per esse mentre fa cose utili, come difendere la lingua dai temibili anglicismi e da orrori come "qual'è".

Il settore pubblico

Un segnale in lingua lombarda a Milano

Alcune regioni hanno approvato delle leggi di tutela: tra di esse la Sicilia, il Veneto e la Lombardia. Solitamente prevedono cose come:

  • Finanziamenti a sagre e eventi musicali che usano la lingua locale
  • Finanziamenti ad enti e associazioni che si occupano di studio, diffusione e tutela della lingua locale
  • Pagare il caffè a linguisti che si occupano di standardizzazione ortografica
  • Mettere cartelli con i nomi delle località nella lingua regionale, però devono essere marroni, così che si paghino a parte (mentre le lingue riconosciute possono avere quelli bianchi, che si mettono nella regolare manutenzione)

In Emilia Romagna, ove si parlano emiliano, romagnolo, lombardo, ligure e russo sovietico, si è deciso di chiamare il tutto "dialetti dell'Emilia Romagna", così da evitare le ire dei "linguisti" italiani, al contempo finanziando a destra e a manca associazioni, opere editoriali e attività, in sostanza sono sulla buona strada per salvare tutti questi idiomi. Si sa che per i comunisti le lingue del popolo vengono prima di quelle del Grande Capitale Internazionale.

Il terzo settore

Per capitalizzare sul successo dell'Accademia della Crusca alcuni imitatori ne hanno acquistato delle versioni tarocche[1] su Wish, ad esempio in Veneto c'è l'Academia de la Bona Creanza, che prende il nome dalla volontà di eradicare la bestemmia dal territorio regionale, e che ha portato la lingua veneta un po' ovunque: in Cina, in America e persino in Calabria. Idem la Cademia Siciliana, fondata negli Stati Uniti da emigrati siculi che hanno conservato la lingua, che ha come fine ultimo l'annessione dell'Isola agli States. Anche la Lombardia non manca, con l'Academia Bonvesin de la Riva, dal nome di un vino della riva sinistra dell'Adda con cui i dotti membri dell'istituzione solgono ubriacarsi ogni settimana per inventare nuovi neologismi.

Qualcuno, per migliorare le possibilità di riconoscimento, ha provato anche a sviluppare ortografie col fine di confondere gli studiosi e portarli alla capitolazione, così vediamo usi esotici come la "q" senza la "u" dopo, caratteri speciali come "ç", "æ" e "卐" e diacritici casuali. Addirittura, qualcuno, non accontentandosi del plurale lombardo, derivante dall'Unno, ha deciso di aggiungere il plurale sigmatico [2], così da rendere la lingua del Porta del tutto incomprensibile anche agli stessi parlanti.

Il caso meridionale

Nel Mezzogiorno, invece, c'è uno dei modelli più avanzati di tutela delle lingue minoritarie, studiato in tutto il mondo: infatti, seppur la lingua maggioritaria sia ampiamente utilizzata in ogni contesto e conosciuta tutti i segnali stradali, le televisioni, le radio e le scuole operano nella lingua minoritaria: l'italiano.

Note / Erläuterungen / Notes

  1. ^ Alcune, addirittura, usano stregonerie tipo il metodo scientifico!
  2. ^ con la s, come francese, spagnolo e inglese

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