Negozio di abbigliamento

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera DA Don Ciotti.
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« Te l'avevo detto che questa taglia 19½ ti sarebbe stata un amore! »
« Ho proprio bisogno di un nuovo paio di jeans. Questi sono tutti rotti... »
(Ignara preda poco prima di recarsi in un negozio di abbigliamento)
« E di una canottiera, una maglietta, una felpa, due paia di scarpe, tre giacche, sedici occhiali, quattro orologi, nove paia di mutande... »
(La preda è stata colpita)

Il negozio di abbigliamento è quell'antro diabolico dall'aspetto barocco e nauseabondo di profumazioni che attira l'uomo moderno con subdoli messaggi subliminali dandogli l'idea di acquistare un nuovo capo di vestiario e rimpiazzare il vecchio, mentre alla modica cifra di "il portafogli così com'è" e alcuni chili di vestiti gli causa una lobotomia che lo convince di possedere un fisico molto ben diverso da quello ritratto nello specchio[1]. Per questi motivi è uno dei luoghi preferiti dalla donna, sia per l'illusoria sensazione di diventare Shakira pur rimanendo Rosy Bindi che regalano questi luoghi, sia per i costi galantemente sponsorizzati dall'accompagnatore, partner o parente che sia.
Pur violando ogni convenzione contro la tortura psicologica, tali templi del male sono tutt'ora sparsi legalmente su tutto il territorio planetario e li si possono trovare singoli o ammassati uno sopra l'altro. Si dice[senza fonte] che a volte questi negozi possono creare villaggi interi, addensandosi insieme e creando ampi parcheggi a lato dei caselli autostradali.

Struttura del negozio

Il negozio d'abbigliamento è una labirintica struttura studiata per fagocitare un alto numero di clienti e annichilirli tra i suoi meandri per renderli succubi dei commessi. Non sono mai progettati a caso, ma seguono schemi ben precisi derivanti da vari studi di psicologia mirati a carpire i segreti dell'influenzamento del pensiero altrui. Ogni elemento del negozio, dai cartelli scritti col pennarello alle etichette dei capi d'abbigliamento, dalla sistemazione dei cestoni con le calze agli intervalli tra una gruccia vuota e l'altra, fa tutto parte di uno schema.

Confermiamo: la gente muore tra i reparti.

I reparti

Ogni negozio è diviso in reparti, esattamente come un ospedale. Alcuni sono forniti anche di un obitorio per venire incontro a clienti a cui muore un parente mentre sono nel bel mezzo dello shopping. Questi reparti servono per smistare i vari tipi di clientela per non farli confondere più di quanto non lo siano già di loro. Oltretutto in questo modo ogni commesso ha un proprio terreno di caccia con prede ben conosciute che può braccare facilmente grazie a strategie temprate da anni di sanguinosi meeting col manager.

Donna

Il reparto donna si estende per almeno l'80% della superficie, del'altezza e del volume di ogni negozio. Al suo confronto gli altri reparti sono solo un contorno, claustrofobici spazi atti a contenere lo stretto necessario per gli altri umanoidi che vagano attraverso il luogo di perdizione. Vi si può trovare ogni tipo di vestito e accessorio, file interminabili di stand, scaffali, cestoni, montagne di vestiti in saldo gettati per terra, bancarelle clandestine nascoste tra gli appendiabiti più grandi e muri di capi fallati. Per molte clienti lo shopping qui comincia come un sogno, c'è tutto quello che serve loro, ma pian piano si trasforma in un incubo: cosa prendere? E il commesso si sta già sfregando le mani dietro la scansia. Ma l'incubo peggiore lo vivono ovviamente gli eventuali accompagnatori, che siano padri, mariti, figli o chiunque non abbia la benché minima voglia di trascinarsi per ore tra selve di reggiseni e steppe di pellicciotti, specie se la donna perde abbondanti quarti d'ora ogni volta che le viene proposto di immergersi in un pantalone skinny fit elastico come mogano. In questi reparti è comune notare tali poveri diavoli, spesso spauriti ed infreddoliti, accasciati su qualche poltroncina aspettando che dalla cassa chiamino il loro numero per tornare a casa.

Uomo

Il reparto uomo è uno spartano spazietto nel quale si aggirano esseri maschili, disorientati dall'incomprensibile sistema delle misure. Solitamente è diviso in due zone: ragazzi e adulti. Nella zona ragazzi si possono trovare i vestiti più brutti, più bucati, e già sudati pensati apposta per i giovani in cerca di un abbigliamento che li rappresenti. Ci sono soprattutto jeans: già strappati, già macchiati, forati, scoloriti, con le strisce pedonali di sopra o le chiazze di sugo. Poi anche canotte, magliette e felpe, specialmente quelle con le intramontabili date stampate sopra[2] o le bandiere di qualsiasi nazione, fuorché quella italiana che non fa moda. La zona per adulti contiene invece tutti quei vestiti ad un passo dal finire nel reparto geriatria, come pantaloni a coste marroni e giacche tarmate con le toppe sul gomito.

Pratica piantina fronte retro distribuita alle porte di un negozio H&M. In quale reparto saranno posizionate le casse? Pratica piantina fronte retro distribuita alle porte di un negozio H&M. In quale reparto saranno posizionate le casse?
Pratica piantina fronte retro distribuita alle porte di un negozio H&M. In quale reparto saranno posizionate le casse?
Bambino

Il reparto bambino, quando è presente, si spartisce buona parte del negozio con il reparto donna, perché alla fine non è altro che una sua appendice. La varietà di vestiti è nettamente superiore a qualunque altro reparto, e superiore è la potenza oscura che ghermisce l'anima del cliente, ma sopratutto della cliente. Nessun genitore infatti può resistere alla "simpatia" di tutte quelle piccole scarpe, quei piccoli cappelli, quei piccoli vestitini da lavare quattro volte al giorno. Dopo ore di vagabondaggio per le corsie più pucciose del negozio, con scarsa vigilanza da parte dei commessi, il genitore si illude di fare un affarone ma si ritrova irrimediabilmente il portafogli confiscato alla cassa, dato che in questo reparto i capi costano come auto di lusso.

Geriatria

Il reparto geriatria è dedicato a tutti i clienti con almeno sessanta inverni sulle spalle. Anche i vestiti stessi che vi si trovano non hanno meno di vent'anni l'uno, per questo tutto il reparto è saturo del pestilenziale odore della naftalina, che permette solo a quelli con il naso abituato ad esso di entrarvi. Il suo pavimento è ricoperto di gomma antiscivolo, nei camerini ci sono comodi appendibastone e ci sono spesso gabbie di piccioni vicino ai divanetti ai quali i nonni possono dare molliche. Questo è il reparto più maledetto: troppo spesso capita che chi vi entra non esca vivo. Ogni anno almeno sette clienti su cinque muoiono dopo essersi rotti un femore nel tentativo di provare dei pantaloni ascellari senza un'infermiera ad aiutarli. E il numero è in crescita al passare di ogni anno fiscale.

Il camerino

I camerini sono i soffocanti loculi coperti da una tendina da doccia che si trovano in ogni negozio di abbigliamento, infestati dagli olezzi di sudore e fatica di tutti coloro che vi sostano per cambiarsi d'abito, per rubare cercando di sfilare la tag, per avere rapporti sessuali non protetti (principalmente commessi) o solo per accucciarsi in un angolo e piangere, disperati dal fatto di non riuscire a trovare pantaloni dalle proporzioni compatibili. È la macchina per lobotomie perfetta per i vili dipendenti del negozio, dove mettono i clienti all'angolo e, spesso, dove risucchiano loro l'autocoscienza.

Tecniche di raggiro

Questa vittima è stata convinta a portare a casa tutto l'appendiabiti.

Le tecniche Jedi utilizzate dai maligni servi delle marche e delle case di moda (chiamati in gergo commerciale commessi) variano molto a seconda dello stile di vestiario che si prodigano a spacciare, della persona che si trovano davanti, del tempo che fa fuori dal negozio, del periodo dell'anno, della colazione che hanno fatto, del sesso che molto probabilmente non hanno fatto, dello stipendio ricevuto, eccetera. Per quanto queste tecniche spazino per tutta la vastità dell'umano orgoglio sul quale fanno presa, possono essere tuttavia generalizzate in grandi gruppi che andiamo ad analizzare:

  • Tecnica dell'apparenza che inganna sempre: ogni diabolico venditore del negozio si presenta sempre in maniera impeccabile, con alito alla menta glaciale e capello ordinato in modo da imbarazzare il cliente immediatamente dopo essere entrato nel negozio, facendolo sentire un disadattato. Anche se i commessi possono assumere qualsiasi forma e dimensione, fisicamente attraente ma anche no,[citazione necessaria] essi osservano accuratamente l'occhio del cliente in modo da indirizzarlo verso outfit degni di un Dio e distoglierlo dal notare qualsiasi difetto all'interno del negozio, come i soliti dieci centimetri di polvere sui ripiani o le classiche macchie di caffè e sangue sul pavimento. In questo modo la sensazione di torpore data dall'inarrivabile perfezione che emana il luogo stregato induce il cliente a rimanere all'interno dello stabile e perdere la cognizione del tempo.
  • Tecniche di manipolazione della materia: i cattivissimi manipolatori di menti hanno la capacità di illudere la vittima facendole credere di poterle modificare la forma del corpo, permettendole tanto di infilarsi con l'imbuto in pantaloni di tre taglie più piccoli, quanto di vestire abiti grandi come tende da campeggio. Questa illusione deriva dalle parole del commesso: esse infatti non sono utilizzate a caso, ma sono versi tradotti e parafrasati dell'antico canto delle Sirene che fanno danni sin dall'Antica Grecia. Al ripetuto suono di parole come "Prova questo che so che ti piacerà" o "Stai veramente bene con quel <inserire capo d'abbigliamento>" il cliente subisce un'alterazione mentale in seguito alla quale le sue percezioni vengono distorte e non riesce più a distinguere allo specchio sé stesso dal manichino. A questo stadio l'orgoglio del cliente viene pompato a livelli talmente alti da stampargli in faccia un sorriso perenne, mentre la sua autocoscienza viene strappata dal corpo e con lei i risparmi dalla tasca.
  • Tecnica della conoscenza illimitata: se la tecnica precedente non portasse agli effetti desiderati, i diabolici impiegati stupiscono le povere prede con ore ininterrotte di monologhi spiegando le particolarità del prodotto. Senza nemmeno accorgersi che nella maggior parte dei casi il commesso sta ripetendo a memoria il cartellino posto all'interno del vestito in tutte e ventordici le lingue diverse,[3] il cliente viene ammaliato da cotanta mole di espressioni e consapevolezza delle fibre che china inconsciamente la testa al suo nuovo padrone, perdendo ogni capacità decisionale seppur convinto di stare comprando solo i capi che gli servivono davvero fino all'uscita del negozio, dove il peso delle buste di plastica lo riporta alla realtà.
« Al mio segnale scatenate l'inferno! SAAAAAAAAHHHHHHLDIIII!!! »
  • Tecniche del falso risparmio: a cavallo di equinozi e solstizi, quando insomma finiscono le stagioni, oppure in occasioni particolari come l'apertura di un nuovo cumulo di attività lucrative o una sagra paesana, i maligni adduttori decorano le vetrine e gli interni dei propri centri per lobotomie con enormi graffiti satanici rossi realizzati col sangue delle vittime; tali scritte come "Sconti" o "Saldi" vengono abitualmente seguiti da un numero in percentuale che indica il tasso di difficoltà a trovare un abito della propria misura. Oppure sabotano criminalmente i prezzi con esoteriche modifiche, eliminando 1 centesimo dalla cifra e portando tutti i prezzi a finire per X9,99 che, al contrario, è il numero di Lucifero. Ciò conduce le deboli menti della clientela a riversarsi in massa dentro i negozi convinti nel risparmio ma ignari del pericolo, rendendo l'opera di asservimento ancora più rapida e semplice per i commessi che nell'attesa affilano i POS.
  • Tecnica dell'idolo: in occasioni eccezionali come Eclissi di Luna o penuria della clientela causa crisi finanziaria, i dannati impiegati del Diavolo rilanciano invitando all'interno delle loro idrovore di banconote personaggi famosi del calibro di un concorrente del Grande Fratello di tre edizioni fa, un calciatore di Serie C2, uno scrittore di Harmony, un atleta di corsa campestre o una comparsa di una pubblicità dell'Amaro Montenegro. L'evento viene pubblicizzato con largo anticipo in modo da dare tempo al sesso femminile di consultare internet; il solo fatto che la donna media riesca a trovare il nome e cognome dell'ospite su Google infatti la porta a credere di avere la possibilità di conoscere un VIP che, idolatrato a sufficienza, le permetterà di sbarazzarsi finalmente del suo partner attuale per darsi ad una vita di lusso. Ovviamente anche in questo caso si tratta di classico trappolone per invogliare coppie intere a buttarsi a capofitto all'interno del negozio, convinti di poter strappare un autografo e tre selfie con la star presente ma venendo irrimediabilmente alleggeriti nel portafoglio ed appesantiti nelle sporte senza rendersene conto.

Tipologie di clienti

Dopo essere entrato in un negozio di abbigliamento l'assoggettamento è già iniziato, ma il suo influsso non è costante nel tempo; esso agisce come una dipendenza, scattata la quale il cliente sentirà inconsciamente il bisogno di recarsi presso uno di questi luoghi di tortura di sua spontanea volontà. Si possono distinguere dunque varie gradazioni di perdita di coscienza nelle persone in mezzo a noi[citazione necessaria] dovute al tempo perso a farsi ammaliare dai commessi.

  • Il Browser: questa tipologia di cliente, prevalentemente sorda, è quella meno incline a subire passivamente l'influsso delle parole dei dipendenti del negozio,[4] rispondendo con un'unica frase di semi senso compiuto a qualsiasi domanda il commesso possa rivolgergli, anche se questi gli chiede se piove o tira vento: "Sto solo dando un'occhiata". Visita un negozio dopo l'altro guardando a casaccio i manichini e provando abiti della sua misura, poi paga un articolo solo e se ne torna a casa. Questo cliente rappresenta l'85% della popolazione maschile italiana, alla quale non interessa che sia "trendy" o "cool"[5] ma che sia comodo e duri nel tempo.
  • L'annoiato perso: questo cliente allo stadio successivo si spinge nel negozio attirato da una promozione o dalla necessità di comprare un nuovo qualcosa che non sa bene cosa. Egli si presenta alla soglia della bottega con stile casual e viene subito aggredito malamente dai commessi che lo vestono a strati di diciassei stili diversi, confondendolo a più non posso. Se in casi normali la vittima viene asservita piuttosto facilmente, cambiando totalmente look nell'armadio e dovendo rimpiazzare almeno tre stagioni di vestiti, è stato osservato che in alcuni casi il cliente viene talmente confuso su cosa scegliere che dimentica il proprio nome, data di nascita, dove ha parcheggiato la macchina e PIN del Bancomat. In tali circostanze si possono osservare clienti perduti appollaiati davanti agli stessi negozi intenti a fissare le vetrine per ore, in attesa di un familiare che li recuperi.
Possiamo notare a partire da destra tre stadi di Trascinato dalla donna: "Umano", "Essere ancora pensante" e "Completamente asservito".
  • Il trascinato dalla donna: il povero disgraziato che possiede una partner a tempo pieno sa che prima o poi durante il corso dell'anno verrà rimorchiato contro voglia all'interno di uno di questi malefici luoghi per prestarsi ad un'umiliante prova di più abiti di quelli che possa contare. In queste situazioni il trascinato funge allo stesso tempo da manichino e da bancomat per la donna, che diventa la mente decisionale della coppia. Mentre lei assorbe tutti gli inganni che possono propinarle e, assieme al commesso, decide due o tre outfit interi per l'uomo completi di accessori, il povero ominide sprofonda nella vergogna di apparire totalmente privo di palle e di assomigliare sempre più ad un attaccapanni. Un attaccapanni che può dire solo "Meh", "Mi piace" o "Possiamo andarcene?". Al termine di un calvario (per lui) piuttosto lungo, la coppia esce finalmente dal negozio portando a casa di tutto tranne le due paia di calzini nuovi che si erano recati a comprare inizialmente.
  • La falsa convinta: in questo stadio avanzato il deficit di intelligenza dato dal sesso della vittima ha già precedentemente giocato a suo sfavore dal tempo della pubertà, rendendola ad oggi affamata di falsi commenti ed inattendibili complimenti nonostante la sua linea da orca assassina smagliata allo sfinimento. Ella si presenta nel negozio suggerendo immediatamente ai malefici dipendenti due o tre capi che le interesserebbe comprare, ma poi passa almeno tre quarti d'ora buoni dentro il metro quadrato del camerino fissando perennemente lo specchio e lasciandosi cullare dalle lusinghe del commesso di turno che frattanto le appioppa addosso qualsiasi cosa gli capiti a tiro, seducendola con frasi da amatore e sussurri da brividi sul collo.[6] Dopo aver provato l'intera gamma del negozio (anche quella maschile se necessario) la falsa convinta si risveglia gradualmente dal suo torpore mentre si riveste e si reca alla cassa con un sorriso postorgasmo, compra tutto quello che le sue braccia riescano a portare fino al banco, poi torna il cesso che sapeva di essere.
  • L'appassionato: in questo stadio avanzato di controllo mentale la vittima è convinta di vivere in un mondo parallelo al nostro dove mettere ben in vista i marchi delle aziende che lo vestono è uno modo per affermare il suo altissimo sex appeal nonostante le ridotte dimensioni del pene. Egli veste qualsiasi cosa trovi della propria misura di un singolo brand, senza pensare ad inezie come la comodità, che il materiale sia traspirante altrimenti fai i vermi sotto le ascelle, o il fatto di non sembrare un perfetto coglione, ma convinto invece di essere un esperto di alta moda.[Seee...] Quando porta i cinque sei stracci da tre zeri l'uno alla cassa si eccita al suono di parole come "VIP List" o "garanzia del prodotto" e versa tanta saliva in terra quanta grana sul banco. Purtroppo l'esposizione in questo caso è totalmente irreversibile.

Tipologie di negozi

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Note

  1. ^ Giudicando dagli abiti che porta a casa.
  2. ^ Come 1969... Avete mai visto uno del '69 esibire che c'ha già un piede nella fossa?
  3. ^ Comprese le istruzioni per il lavaggio.
  4. ^ Insomma non si caga nessuno.
  5. ^ Perché non sa cosa vogliano dire.
  6. ^ Il tutto senza nemmeno aprire la tendina del camerino.