Monferrato

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Vista aerea del Monferrato, chiamato anche "Bo /ɡ / d'ivüa"

Il Monferrato, in lingua locale mʊɲ'fra, è una zona della regione Piemonte abitata prevalentemente da vigneti, campi di zucchini e altri ortaggi. Zona ad alta densità demografica è soggetta durante i mesi estivi a grandi migrazioni da parte dei suoi abitanti verso i luoghi della colonizzazione piemontese: la Puglia e, più nello specifico il Salento; nonostante questo comunque alcuni gruppi di individui sembrano ancora non disdegnare come luogo di villeggiatura per le le vacanze la Liguria nel Mar Ligure, sorprendendosi del fatto che sia inquinato del 50% in meno dei fiumi dei loro luoghi d'origine. In origine il Monferrato era tutto pianeggiante, solo durante il rinascimento vennero introdotte le colline dai marchesi vista la carenza di montagne in quei posti.

Geografia

Vittorio Amedeo Alfieri, ultimo faraone dell'alto Monferrato

Geograficamente parlando il Monferrato è il seno del Piemonte essendo formato prevalentemente da colline alte un Brunetta o poco più, è attraversato dai fiumi Tanaro e Po e da parecchi torrenti che vanno a confluire tutti nel Bormida, corso d'acqua dal caratteristico color blu turchese al cui interno navigano ancora rari scorci di fiume.

Il Monferrato può essere diviso in due grandi zone:

  • Basso Monferrato: Parte del Monferrato lambita dai fiumi Po, Tanaro e attraversata dal Nilo, da sempre patria di contadini le cui coltivazioni venivano incentivate dal limo del fiume Po. La capitale storica di questo zona è Casale Monferrato famoso per l'amianto, i suoi vini e per le sue zanzare e quella istituzionale Asti. Nei tempi più antichi vi sono risieduti alcuni faraoni tra cui, la famosa mummia di origine controllata piemontese, Piero Fassino.
  • Alto Monferrato: Parte del Monferrato corrispondente con il delta del Nilo, regione prevalentemente collinare, si possono trovare talvolta anche dei tavolati pianeggianti, è da sempre stata la parte della regione più densamente abitata nonostante durante i mesi estivi la gente emigri verso la Liguria.La capitale è Acqui Terme a rotazione con Cairo Montenotte, nonostante quest'ultima sia stata inglobata da parecchi anni dall'impero ligure.

Città

Acqui Terme e il problema della mancanza d'acqua: ecco il progetto varato dalla giunta comunale.

Il Monferrato come ogni zona che si rispetti ha delle città al suo interno caratterizzate da rivalità e particolarità proprie:

  • Asti: Città di origini Romane, il suo primo nome fu Hasta Pompeia, trasformato poi durante gli anni della contestazione giovanile Hasta la victoria e negli anni della dominazione spagnola Hasta la vista, Asti non è famosa per nulla, è una città insipida anche quando ci mettono il sale per far sciogliere il ghiaccio sulle strade non aumenta di sapore, in questa città non ci sono nemmeno i piccioni e le zanzare, e questo è tutto dire.
  • Casale Monferrato: La città d'amianto, il 95% delle sue case è fatta prevalentemente di questo materiale, è una colonia dei popoli della terronia che hanno ormai preso possesso di quasi tutto il centro abitato, solo alcuni gruppi di nordici sopravvivo nella (vana) speranza che Lega Nord al governo faccia qualcosa per salvarli. Viene anche chiamata città del freddo non per la Bora ma per il fatto che tutte le fabbriche costruiscono frigoriferi a pedali.
  • Acqui Terme: Soprannominata anche la città dalle 100 rotonde è un centro abitato lambito dal fiume Bormida e da un depuratore fognario che funge da annullatore dell'odore nauseabondo del fiume. Il soprannome della città, cioè città dalle 100 rotonde non è casuale, infatti negli ultimi 5 anni in città sono nate rotonde come funghi sovrastate tutte da enormi fontane perennemente spente per non sprecare l'acqua. Da notare anche il fatto che Acqui è l'unica città termale dove è praticamente assente il turismo, si possono notare solo alcuni gruppi sparsi di tedeschi durante l'estate, facilmente riconoscibili per l'abitudine a portare i sandali con i calzini.
  • Ovada: Città simile dal punto di vista delle rotonde ad Acqui Terme, se ad Acqui ne nascevano due ogni mese è probabile che ad Ovada ne nascessero almeno altrettante, questo centro abitato è conosciuto solo per due motivi: per il casello autostradale e per la ferrovia.

Economia

Che si tratti di un tartufo o di un tumore non ha importanza, l'importante è riuscire a truffare l'incauto compratore.

L'economia del Monferrato è ancora fortemente rurale e basata sull'agricoltura e sulla viticoltura, il Monferrato però purtroppo nonostante i litri di vino che vengono imbottigliati ogni anno consuma da solo i due terzi di tutta la sua produzione rovesciando le restanti bottiglie per terra perché troppo ubriachi. Le coltivazioni di ortaggi da varie e diversificate negli ultimi anni si sono tutte soffermate sulla produzione di zucchini e zucche di hallowen, secondo alcune leggende il contadino che riuscirà a far cresce un campo di peperoni e riuscire ad avere il pieno raccolto, sventando tutti i cambiamenti climatiche e le razzie notturne dei suoi vicini di campo, verrò insignito del titolo di Re del Monferrato e regnerà incontrastato su tutto il territorio fino alla sua morte. Il turismo nel Monferrato è praticamente assente, gli unici turisti che vengono in Monferrato in genere ci arrivano perché hanno sbagliato strada o perché sono liguri in trasferta. È sviluppata anche la ricerca e la vendita del tartufo che viene ancora oggi venduto come secondo tradizione: al migliore offerente, in nero e rigorosamente tentando di truffare lo sprovveduto compratore lasciando "inconsapevolmente" attaccato del fango nelle zone più nascoste del prezioso tubero.

Storia

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Uno dei marchesi del Monferrato in una figurina della raccolta Duchi e Re stagione 987/ 8

Agli inizi del 900 nacque il primo marchese del Monferrato, Aleramo del Monferrato già giovanissimo ereditò tutti gli averi dei genitori, storici contemporanei spesso lo dipingono come il Paris Hilton di tutti gli stati preunitari d'Italia. Fin da subito il giovane dimostrò di avere due grandi passioni: la guerra e il vino, non necessariamente viste come due entità separate, queste sue passioni gli fecero guadagnare alla corte del sovrano Ottone I, primo re metallaro, i titoli di "mescitor di vino" e di "cavalier particolare".

Aleramo in quegli anni conobbe e si innamorò della figlia dell'imperatore, la bellissima Alaisia già promessa in sposa però a 15 cavalieri di altrettanti regni. Il giovane Aleramo che, come tutti gli ereditieri, era viziato e abituato ad avere tutto quello che voleva subito rapì la principessa e insieme ricominciarono una vita in un paesino della zona; Aleramo da subito decise di non far capire le sue origini nobili e infatti in poco tempo diventò carbonaio, massone e anche pduista. Aleramo comunque non riuscì a rimanere troppo tempo fuori dalla politica delle sue zone e si fece cavaliere agli ordini del vescovo, ma proprio questo fece scoprire le sue origini aristocratiche, anche perché gridare in mezzo alle battaglie "neri di merda, io Aleramo del Monferrato figlio di due nobili e quindi nobile anche io ma non ditelo a nessuno perché è un segreto, vi ucciderò tutti!" non era stata la mossa migliore. Scoperto dal re Ottone I venne portato al suo cospetto, tutti si aspettavano una esecuzione in stile panem et circenses e invece no! Il re deludendo tutte le aspettative per colpa di una amnesia provocata dall'Alzheimer si dimenticò di tutti i torti che gli aveva fatto Aleramo, anche di quella volta che il giovincello gli aveva riempito la scatola dei cornflakes di colla vinilica, ammettendo il suo valore e dicendogli che gli avrebbe donato qualsiasi tutta la terra che sarebbe riuscito a circondare in tre giorni a cavallo. Purtroppo però il re si era dimenticato di dire che tipo di cavallo sarebbe dovuto usare e che Aleramo era ricco da schifo e come tutti gli ereditieri aveva almeno tre macchine del cavallino rampante in garage. Tirato fuori il bolide Aleramo nel giro di tre giorni circondò metà dei territori di Ottone I che, incazzato come una iena, lo marcò a fuoco dandogli così il grado di Marchese. La fine degli aleramici si ebbe nel 1305 quando la famiglia dei Paleologi si introdusse al comando del marchesato rendendo i territori del Monferrato degli immensi scavi archeologi a cielo aperto creando le condizioni di una facile conquista da parte degli spagnoli prima e dei Gonzaga dopo. Infine nel 1708 il marchesato sarà completamente assoggettato ai Savoia.

Abitanti

Un tipico genovese come viene visto da un monferratese.

Il Monferrato è da sempre stata una zona densamente abitata da genti diverse, di diversa lingua, razza e conto bancario:

  • Monferratesi: Gli abitanti originari del Monferrato, popolo fiero e campanilista, amano il paese dove abitano e odiano tutti i paesi salvo rare eccezioni dovute a un odio comune verso un altro paese. Gli abitanti non escono mai dai propri paesi se non per andare nelle città, infatti se malauguratamente si trovassero da soli in un paese diverso dal proprio senza essere accompagnati da uno del luogo rischierebbero di essere assaliti e scherniti dagli abitanti autoctoni.
  • Milanesi: I milanesi sono una delle popolazioni più insidiose che si possono trovare, il loro ambiente naturale sono le villette sperdute sulla cima delle colline, quelle in mezzo ai boschi oppure quelle villette che sono da anni e anni in ristrutturazione.
  • Genovesi: Come i milanesi ma meno schizzinosi, i genovesi tendono ad acquistare anche solo appartamenti nei paesini più folkloristici della zona, per poi affittarli o rivenderli aumentando il prezzo.
  • Torinesi: I torinesi non sono affatto ben visti, sono i detentori del vero dialetto, non riescono mai a togliersi di dosso quell'aria di "dio, sei proprio un paisà" e a far pesare ai monferratesi il fatto che loro sono più liguri che piemontesi.
  • Rumeni/Cinesi/Islamici: Gruppi umani abbastanza nuovi apparsi solo negli ultimi anni, migrano in continuazione, come le rondini che a seconda delle loro esigenze vanno nei posti più caldi loro fanno lo stesso, spostandosi stagionalmente dai paesi alle città per poi ritornare di nuovo ai paesi e così via.

Politica

L'assemblea comunale nei sogni di un tipico monferratese comunista politicamente attivo

Continuando la nostra analisi degli abitanti del Monferrato è impossibile non soffermarsi con una intera sezione dedicata alla confusionaria politica interna ed esterna di queste zone, gli abitanti del Monferrato infatti sono infatti divisi tra il vecchio e il nuovo, tra gli anziani ormai assuefatti dalle idee proletarie e dai giovani ormai quasi tutti avviati nella strada del fascismo:

  • Monferratese comunista: Quasi tutti gli anziani del Monferrato sono dei gran comunisti, ancorati nelle loro vetuste idee di lotta operaia e di dittatura del proletariato non fanno altro che ripetere le stesse mezze verità da 50 anni, nonostante tra di loro dicano di votare il partito radicale, rifondazione comunista o la sinistra arcobaleno sulle loro schede elettorale spicca sempre la X sopra il partito di centrosinistra del momento, praticamente sono dei delusi di sinistra repressi.
  • Monferratese fascista: I monferratesi fascisti sono le nuove leve, completamente ignoranti dal punto di vista politico non riescono a guardare al di là del loro poster del duce e del Mein Kampf che tengono sul comodino, passano le loro giornate a ripetere le solite frasi a proposito della dittatura fascista tipo "quando c'erano lui i treni arrivavano in orario", "si stava meglio quando si stava peggio", "l'unica colpa di Mussolini è stata quella di essersi messo nelle mani di Hitler" sperando che a furia di ripeterle diventino reali. Un'altra loro peculiarità è quella delle minacce: ogni monferratese fascista che si rispetti deve minacciare di morte almeno un marocchino al giorno pena la squalifica dal partito.
  • Monferratese elettore berlusconiano: Questo tipo di monferratese è subdolo, se lo chiedi a lui infatti o ha lasciato la scheda bianca oppure ha fatto in modo che glie l'annullassero. Essendo un criptoberlusconiano è difficile da inquadrare anche se tutti hanno una frase in comune: infatti alla domanda "Dal punto di vista politico te cosa sei?" qualunque monferratese elettore berlusconiano ti risponderà: "Bah, non mi intendo tanto di politica ma se proprio
    La stessa assemblea di prima vista stavolta da un monferratese fascista
    mi devo inquadrare son abbastanza del centro destra..." facendo così trasparire la sua simpatia per Silvio. Questi monferratesi comunque non dimostrano mai la loro vera identità politica, forse per paura, forse per vergogna preferendo tenersi sul vago e proteggendo il loro leader con le solite frasi fatte del tipo "Ma dai...anche te al suo posto faresti lo stesso..." oppure "In fondo ogni popolo ha il capo che si merita..."
  • Monferratese qualunquista/confuso: Questo tipo di monferratese non è nulla di nuovo, è lo specchio del tipico italiano medio, alle elezioni vota sempre il candidato che non aveva votato nella elezione passata, vive per sentito dire e spara sentenze a caso anche mentre dorme, l'unica cosa che può essere considerata degna di nota è che una buona percentuale di questi monferratesi cambia giornalmente inclinazione politica dicendosi magari fascista mentre il giorno prima elogiava l'operato di Che Guevara.
  • Monferratese leghista: Tipo di monferratese fin troppo fiero delle sue origini, campanilista al massimo, il suo vero sogno non è né la Padania né il Piemonte libero bensì il Monferrato stato a parte, staccato da quei ladri romani, dai pirletti milanesi e dagli altezzosi torinesi, nessuno di questi è veramente consapevole dell'utopia presente nei suoi sogni e come un mulo continua a ragliare imperterrito frasi dette e ridette dal Bossi pre-ictus. Per un stana legge naturale tutti i monferratesi leghisti devono, almeno una volta al giorno gridare padania libera in mezzo ai propri amici o, almeno, davanti a un pubblico abbastanza numeroso.

Comportamento

Il comportamento degli abitanti autoctoni del Monferrato è oggetto di studio da sempre da parte di grandi studiosi, il luminare Sigmund Freud disse a proposito dei monferratesi: "..." non poté dire altro perché venne scambiato casualmente per un cinghiale da un cacciatore della zona e fucilato all'istante per poi essere servito la sera dopo in salsa di pomodoro sulla tavola del suo assassino.

Comportamento con un autoctono
Due abitanti dello stesso paese mentre si dedicano allo sparlo

Il comportamento tra autoctoni è molto poco e l'unico tipo di socializzazione universalmente accettato è quello dello sparlo selvaggio. Ogni abitante del centro abitato (sono esclusi quelli che abitano in campagna, considerati ancora più paìsa di loro) passa almeno un quarto della sua vita a sparlare di persone che non conosce. La pratica dello sparlo già confusa da sola viene ancora peggiorata dai ballisti e dei soprannomi; nei paesi non esistono i cognomi che vengono considerati un retaggio prettamente cittadino, e quasi tutte le famiglie o almeno gli omonimi vengono chiamati con un soprannome che è in genere il nome proprio più un suffisso o un aggettivo, ad esempio se in un paese sono presenti tre Luigi potrebbero essere chiamati così: Luison, Luisi dla tera grisa, Luisi 'l weck o altre mille versioni del nome.

Comportamento con uno di un paese vicino

Il comportamento con la gente dei paesi vicino da parte dei paesani monferratesi cambia da situazione a situazione, infatti colui che entra potrebbe essere un amico o parente di uno del paese e quindi degno di passare all'interno dal paese e di essere lasciato in pace, in caso contrario l'uomo sarebbe visto solamente come carne da macello e tutti gli abitanti dal paese seguiranno con lo sguardo la camminata del disgraziato fino a quando, il tizio, incautamente incrocerà lo sguardo di uno di loro causando una reazione a catena che lo vedrà insultato e schernito dall'abitante autoctono e, sottovoce, da tutti quelli presenti nel raggio di 5 metri dall'insultatore.

Comportamento con un cittadino o con uno proveniente dall'estero

Il nulla più assoluto, nonostante tutti sappiano che in paese c'è uno proveniente dalla città nessuno spiccica una parola su di lui, nessuno lo guarda e nessuno fa caso a lui, se qualcuno prova a girare lo sguardo verso il nuovo arrivato viene subito richiamato dall'autoctono più vicino a lui. Gli unici che prestano attenzione al cittadino sono i negozianti che, grondanti di bava alla bocca, non aspettano altro che lo straniero entri nel loro negozio. Andato via lo straniero tutto ritorna alla normalità e la gente comincia a chiedere febbrilmente a chiunque chi fosse quello sconosciuto che se ne era appena andato.

Sport

La caccia, sport da duri con lo sguardo da duro, con il fucile duro, il cane con un fare da duro e un cappello buffissimo.

Lo sport è parte integrante della vita di ogni abitante del Monferrato, e un quarto della vita di un maschio di Monferratese viene occupato da questo (che si va ad aggiungere al quarto dello sparlo), oltre all'intramontabile Calcio che porta i paisà a perdere quasi tutti i pomeriggi estivi in questa pratica. Comunque oltre al calcio i tipici sport del Monferrato sono la Caccia e la ricerca dell'oro nero piemontese, il tartufo; questi due sport vengono in genere praticati grazie all'ausilio dell'unico vero amore di ogni monferratese che si rispetti: il cane. Ogni monferratese sportivo ha almeno 5 cani, di cui due specializzati nella caccia, due nella ricerca da tartufi e uno, in genere di piccola taglia e che vive in casa, che funge da mascotte e da robo peloso da coccolare quando si è frustrati. La caccia avviene durante l'autunno, tutti i monferratesi che praticano questo sport sono tenuti ogni domenica del mese a prendere armi e bagagli, vestirsi con una tuta mimetica e una bandata in pieno stile Rambo e addentrarsi nei boschi del Monferrato cercando di uccidere più selvaggina possibile ed evitando di farsi caricare da branchi di cinghiali e/o evitare i colpi dei loro compagni di caccia più sprovveduti. Invece la ricerca dei tartufi avviene in maniera meno cruenta, in genere ci si va o di notte o di giorno presto nascondendo la macchina perché la gente non possa scoprire le tue "poste" dove trovare la preziosa muffa e, con passo felino e fare da ladro, addentrarsi nel bosco con il cane evitando di fare qualsivoglia rumore non riconducibile a un insetto.

Lavoro

Ai suoi tempi si faceva tutto a mano e non esistevano tutte queste diavolerie moderne come i trattori e i veleni, per questo è ancora vivo e pimpante, nonostante non ricordi il suo cognome.

Il tipico lavoro dei paìsa del Monferrato è l'agricoltura, infatti i monferratesi delle vecchie generazioni, fieri delle proprie origini proletarie e contadine sono ancora dei gran lavoratori della terra, quasi tutte le famiglie hanno almeno un campo coltivato e altrettanti dedicati alla crescita dei pioppi che curano in maniera maniacale andando a levare le erbacce una volta al mese e arando il terreno fino allo sfinimento. Altri invece preferiscono darsi alla viticoltura, questi ultimi sono, in genere, anche i mastri bestemmiatori, infatti è risaputo che dopo ogni grandinata si possono udire dalle colline del Monferrato le bestemmie dei viticoltori che, come i lupi alla luna, ululano improperi contro il Padre Celeste.

Purtroppo le giovani leve disdegnano questi lavori di una volta e preferiscono di gran lunga nuovi lavori più redditizi tipo i politici o gli autoferrotranvieri facendo perdere alle zone quell'aria di antica ruralità che un tempo vigeva. Ci sono comunque ancora alcuni giovinastri che si dedicano alla agricoltura, questi ultimi in genere vivono di rendita dei guadagni dei proprio avi facendo lavorare al posto loro degli immigrati nei propri campi. Pagandoli rigorosamente col colore della loro pelle.

Curiosità

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  • Nonostante sembri impossibile il Monferrato ha dato i natali a una sola persona che poi diverrà famosa, Vittorio Alfieri, che a dirla tutta, non è nemmeno così tanto famoso.
  • Il Piemonte, nonostante tutto questo possa sembrare una contraddizione, è una zona del Monferrato quando il Monferrato è una zona del Piemonte.
  • Se il Monferrato fosse in Sicilia probabilmente sarebbe bagnato dal mare.
  • Sempre seguendo lo stesso ragionamento se il Monferrato fosse stato in Calabria probabilmente i suoi abitanti parlerebbero in calabrese.