Magna Charta Libertatum

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La gloriosa Monarchia Britannica è lieta ostilità ostilità ostilità di promulgare agna Charta Libertatum

Ai nobili
Ai borghesi
Al popolo tutto
Al personale ATA

Io, Giovanni, re d'Inghilterra, sindaco di Nottingham e gran vicario dell'Isola di Gorm, affermo l'indiscussa e innegabile, l'ineffabile e imperitura, l'invincibile e forse puzzosa libertà nella buona e nella cattiva sorte di mangiare ciò che si voglia. Con la presente intendo inoltre regolamentare la commestibilità dei menù ristoranteschi e, con la grazia di Dio e dello Chef Tony, dichiaro che questo è un grande giorno per i nostri stomachi tutti, ché finalmente la primordiale libertà della gola è riaffermata.
Ecchecazzo.
Sua Maestà re Giovanni™ [1]

La Magna Charta Libertatum è un documento in tripla marca da bollo rilasciato approssimativamente tra il Big Bang e il 2024[2] dal re d'Inghilterra, Inghirlanda, Isole Cayman, Gallia Cisalpina, Gallia Transalpina e Gallia Pollaiesca Giovanni Senzaterra[citazione necessaria]. In parole povere la presente accordava ai nobili inglesi la libertà di poter mangiare quello che pareva loro, persino le carte delle caramelle.

La premessa storica

Il re di Scozia guida le sue orde all'osteria.

Con i Francesi pronti a riversare sulla vecchia e gloriosa Inghilterra la loro nouvelle cuisine, scatenando in questo modo la Guerra dei Cento fagiani, la situazione politico-mangereccia del regno d'oltremanica[3] era destinata ad esplodere.

In parole povere a cause di relazioni incestuose non molto chiare, il re d'Inghilterra si trovava a possedere gran parte delle catene di ristoranti alla buona della Francia. Questo ovviamente non andava proprio giù al re francese, che poi bevve un bicchiere di vino e finalmente riuscì a deglutire. Poi si pronunciò:

« Che schifo, parbleu! »

Per questo motivo decise di fondare nuovi ristoranti di cucina francese tipica e di scacciare quelli inglesi dalla Francia. Dopo aver imposto nuove tasse e gabelle, provvedette personalmente anche a far sparire tutti i sottobicchieri dal piano bar delle tavole calde, cosicché i dandy si ritrovarono a sorseggiare Earl Grey sul nudo bancone. Per contestare questa decisione, fu organizzato uno sciopero della fame da un comitato di clienti affezionati, col solo risultato di mandare ancor di più in malora gli affari dei suddetti ristoranti e osterie.

Come se non bastasse, anche nella nebbiosa isola le cose non andavano granché bene. Con una cucina locale devastata da anni di amministrazione stile-tavola rotonda e penuria di cucchiai, le presenze erano al minimo storico. Non parliamo poi delle innumerevoli risse che vedevano coinvolti personaggi del jet-set di Camelot troppo alticci e irritabili, le quali erano fatte passare senza troppo successo per sfide a singolar tenzone. Inoltre, come non bastasse, era così difficile trovare del buon vino a prezzi ragionevoli che tra il popolino nacquero le più strane leggende sull'esistenza dello stesso e si arrivò persino ad affermare che di esso ne esistesse un unico calice, sperduto chissà dove.

Da McDonald's™, i prezzi sono talmente bassi che praticamente il cibo te lo tirano dietro.

In questa situazione già di per sé piuttosto disastrata si affacciò una nuova grana per la premiata Corona inglese. La Scozia, fino ad allora quieta e sottomessa, decise di ribellarsi al giogo dei suoi cugini borghesi. Il re Ronald McDonald invase il mercato della ristorazione con catene su catene di tavole calde, seggiole tiepide e cassapanche bollenti. L'azienda McDonald's™ riusciva a mantenere prezzi bassissimi grazie all'innato senso del risparmio scozzese[eufemismo]. La rivolta alimentare scozzese si contraddistinse per i metodi anche poco ortodossi nel campo della ristorazione come l'uso di sola carne certificata e sicura, il realizzare un menù completo e vario e un servizio puntuale ed efficiente.
E qualche mafioso, ne assoldarono qualcuno. Però l'invasione di questi burini del nord, unitamente all'accozzaglia di nuovi ricchi imborghesitisi, fece storcere il naso a non pochi damerini dell'aristocrazia, i quali presentarono svariate lamentazioni riguardo alla situazione al re Giovanni.

Costui era in piena bufera, la nazionale di calcio della Francia asfaltava regolarmente l'Inghilterra, le tasse erano troppo alte e sua moglie insisteva perché sciogliesse le camere e ne facesse un salottino. Queste nuove proteste fecero precipitare il suo consenso talmente in basso che il povero grafico si procurò una frattura scomposta all'asse x. In verità la sua debolezza derivava dall'essere nulla più che uno squallido sockpuppet di Riccardo Cuor di Leone, suo fratello ben più famoso e capace. Non sapendo che fare, non fece un beneamato cazzo, finché un giorno una delegazione di duecento aristocratici non venne a bussare alla sua porta, pretendendo una mangiata gratis come compenso a tutti i burini rumorosi, rozzi e sudicioni con cui erano costretti a mangiare ogni giorno. Se ne andarono dopo cinquantanove cinghiali, ventisette spiedini di anatra e pollo a testa, quarantaquattro gatti infilaperseicolrestodidue[4], sette alci, ventitré tigri del Bengala e un bue muschiato. Non potendo più sostenere la situazione, il re organizzò un meeting per risolvere la questione.

Il documento

La nostra valletta, Ruggero Lastricato, ci mostra l'arguto stratagemma archittettato da sir Lancellotti per piegare le resistenze regali.

L'incontro fu organizzato da "Gigi l'Untone", un ristorantino di gran classe giusto in riva al Tamigi, di fianco alla discarica in fiamme. Il re accolse con gran pompa la delegazione di nobili, che si ritrovarono così tutti zuppi. Quando si furono asciugati presero posto a tavola, di fronte a un piatto della tradizione inglese: pizza al gusto di tè. Il capo della delegazione dei nobili era il gigantesco sir Karl Lancellotti, il quale come antipasto divorò in un sol boccone la testa di un alce appesa al muro e un tavolino a tre gambe. Quando poi le parti si sedettero al tavolo delle trattative, in un lampo il centrotavola in ferro battuto sparì nella pancia del nobile, il quale, essendo appunto nobile, emise un rutto di gran classe.

Poi, quando sir Lancellotti attaccò con le tende, iniziò la negoziazione.

- re Giovanni: “Signori, siamo qui riuniti oggi per vedere di risolvere quest'incresciosa situazione...”
- sir Lancellotti: “Senti, Johnny, le cose sono due: o cacci questi cacchio di burini[5], o cacci questi cazzo di burini[6].”
- re Giovanni: “Ma, ragioniamo...siamo uomini ragionevoli, possiamo cercare una sistemazione che faccia contenti tutti e due?”
- Lancellotti: “No.”
- re Giovanni: “Benissimo, siamo partiti col piede sbagliato...”
- sir Lancellotti: “Che cazzo fai Johnny? Metti via quel coltello, cazzo, CAZZO! POSSIAMO ACCORDARCI! NO! NO! VOSTRA MAESTÀ! METTETE VIA QUEL COLTELLO! NO PERCHÈ MI COLPISCE? NOOO”
- re Giovanni[7]: “Ma, m-ma...qu-questo è decisamente...non ortodosso...”
Il documento dopo che Ser Karl Lancellotti lo ebbe sputato.

Come è evidente ser Karl aveva approntato un piano ad hoc per convincere il re ad ascoltare le sue richieste, il tutto è illustrato dal nostro tuttofare Ruggero Lastricato[8]. Di fronte a questo sfoggio di incredibile retorica e dialettica, il re non poté far altro che cedere. Le parti si accordarono e redassero insieme un documento, il quale si chiamò Magna Charta Libertatum, ovvero: Carta delle libertà de magnà, un documento rivoluzionario e senza precedenti, che sanciva l'assoluta libertà di scelta e di azione in ambito culinario.

Dopo che il documento fu firmato, dopo che furono dipinti i ritratti di rito delle delegazioni tutte riunite in prolisse strette di mano, Lancellotti prese il documento e sotto i pennelli dei pittori scandalistici e se lo mangiò. Con i pittori che si fiondavano avidi sulla scena, il nobile masticò trionfalmente e molto lentamente, mentre fioccavano gli schizzi di colori ad olio. Si sollevò uno scandalo, coi cortigiani leccaculo del re che urlavano al sacrilegio. Ma nessuno poteva fare un cazzo a sir Lancellotti, secondo lo stesso documento che si trovava sotto i suoi denti. Una nuova era era iniziata.

Le conseguenze

La promulgazione di questo documento creò scompiglio in tutta la gloriosa vetusta Inghilterra. Mentre da un lato McDonald's e osterie di quel livello continuarono a prosperare sulla plebaglia, i nobili, finalmente con le mani libere, cominciarono a fare un po' quello che volevano. In poco tempo fecero costruire un'enorme mensa aristocratica. Lì si ritrovarono i nobili, da veri radical chic, ogni giorno, tre pasti al giorno, sbafandosi gratis tutti i tributi del popolo.

La mensa dei nobili.

La situazione ben presto si fece insostenibile e da ogni manoscritto miniato piovvero critiche e inviti a recuperare una certa moralità. Quindi, per giustificare un tale parassitismo, i nobili decisero di costruire un parlamento intorno alla mensa. Questo si chiamò Camera dei Lord, per il fatto che, dopo aver mangiato, i nobili vi andavano a fare un riposino digestivo.

Ben presto anche i borghesotti più istruiti e gli industriali più danarosi pretesero una mensa simile a quella dei nobili, se non altro perché almeno loro qualcosa facevano durante il giorno. Anche loro quindi si ribellarono all'autorità del sovrano, ma con più pacatezza. Semplicemente lo rapirono, lo portarono in un vespasiano e minacciarono di tagliargli le palle.

« Noi cuciniamo i tuoi pasti, serviamo ai tuoi tavoli; ti sorvegliamo mentre stai digerendo, non fare lo stronzo con noi! »
(Tyler Durden, capo dei borghesi in rivolta, al re)

Dopo tutto questo il re si convinse. Nacque così anche la Camera dei Comuni, dalla quale ancora oggi si può sentire il russare sommesso di qualche capitano d'industria che ha esagerato col pudding.

Voci correlate

Note

  1. ^ Da oggi con il 30% di magnanimità in più!
  2. ^ C'è però un margine d'errore di quindici miliardi di anni
  3. ^ Detto anche Polsinolandia
  4. ^ Spacciati per spezzatino
  5. ^ (Rutto)
  6. ^ (Grattata alle chiappe)
  7. ^ Seduto al suo posto con un boccone di pizza a mezz'aria
  8. ^ Orfano di proprietà delle Edizioni nonciclopediche riunite