Mafia Capitale

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La prima mafia all'amatriciana.
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Mafia Capitale
« Roma caput mafiae. »
(Che la capitale fosse gestita dalla mafia è risaputo dai tempi di Cesare, ma nessuno ha mai fatto nulla)
(Un turista tedesco indignato su Mafia Capitale.)
« L'amatriciana se fa cor guanciale o c'a pancetta? »
(Domanda di iniziazione per i nuovi membri di Mafia Capitale)
« Niente viddi e niente sacc'. »
(Ignaro Marino su Mafia Capitale)

Mafia capitale è una presunta cosa non meglio definita che secondo Giuliano Ferrara è un'invenzione dei grillini.

L'antefatto è in apparenza insignificante: un bambino denuncia ai carabinieri il furto della merendina. Le solerti indagini effettuate dagli uomini dell'Arma portano a scoperchiare un autentico vaso di Pandora. Al culmine delle indagini emerge l'esistenza di un universo parallelo, detto "Mondo di Mezzo", nel quale assurgono a sistema la corruzione, il malaffare, la collusione tra politici e mafiosi, tra imprenditori e mafiosi, tra artisti e mafiosi, tra sportivi e mafiosi, tra mafiosi e mafiosi, rivelando una drammatica infiltrazione mafiosa nella mafia. Si giungerà infine alla conclusione che non c'è alcuna differenza fra Mafia Capitale e il resto d'Italia.

I fatti

Parentopoli era solo l'antipasto.

Mafia Capitale ha un atto di nascita, un vero e proprio "manifesto programmatico" deciso il 13 dicembre 2012 in un bar. Massimo Carminati e Riccardo Brugia, due individui che stanno all'onestà quanto un diabetico alla meringata, realizzano che per avere soldi pubblici occorre dare mazzette ai politici. Questi due perfetti supercattivi sono in compagnia di altre persone che avrebbero dovuto esclamare in coro: "Embè?!" ma non l'hanno fatto e questo la dice lunga sul loro quoziente intellettivo.
Salvatore Buzzi, istruito ad arte dal Carminati, spiega ad un suo collaboratore l'acutissimo disegno criminale:

Salvatore Buzzi : Stamme a sentì: la mucca va foraggiata prima d'esse munta!
Franco Figurelli : Metafora?
Salvatore Buzzi : Ma quale metà fòra, ce stanno tutti dentro! Sia de destra che de sinistra.
Franco Figurelli : Ah, ora è chiaro.

Fino a quel momento i guadagni dell'organizzazione si attestavano poco al di sotto del PIL della Lettonia ma le spese sono tante e l'assicurazione della Ferrari del capo non si pagava da sola. Mentre Gianni Alemagno guida la città riescono a "piazzare" gente fidata nei posti giusti, ne scaturiscono appalti dall'AMA per la raccolta dei rifiuti e forniture di mezzi per il trasporto pubblico all'ATAC. Storie di ordinaria amministrazione e di straordinarie mazzette.

Salvatore Buzzi ha invece l'idea vincente: con tutti gli sbarchi di extracomunitari che arrivano in Italia e il buonismo in circolazione, c'è sicuramente da farci i soldi. Il problema è farsi affidare i negri, ma è qui che entra in gioco Luca Odevaine. Grazie ai suoi agganci nelle questure, liete di togliersi la patata bollente dei profughi dalle mani, le coop del gruppo La Cascina gestiscono quella "marea nera" estraendone lauti guadagni, neanche fosse petrolio. Quando tutto sembra andare per il meglio, e ci si avvicina al Giubileo forti di strutture di accoglienza all'avanguardia, quei rompicoglioni dei magistrati si mettono il guanto di ferro, iniziano a dare scapaccioni a destra e a manca, tirano fuori mezza quintalata di intercettazioni ambientali, scatenano la Polizia ed arrestano tutti.

L'organizzazione

L'organigramma.
  • Massimo Carminati: detto "er Cecato", boss dell'organizzazione e nuovo Re de Roma dopo la caduta de "er Libanese". Se fosse una pizza sarebbe una 4 formaggi per 4 stagioni capricciose con Nutella e pachino, perché è in grado di accontentare davvero tutti. Infatti, pur essendosi definitivamente calato nel ruolo di criminale incallito, mantiene ottimi rapporti con l'estrema destra, coi servizi segreti, con la criminalità romana, con la 'Ndrangheta, coi Casamon con gli zingari, coi poliziotti corrotti, con i magistrati corrotti, coi politici corrotti e gli imprenditori ansiosi di corrompere. L'ultima volta che ha passato un giorno senza commettere un reato era al campeggio col padre nel '69, aveva undici anni, ma non stiamo tenendo conto della marmotta catturata e scuoiata viva. La sua fedina penale ha più pagine della Divina Commedia, ha collezionato condanne per un totale di 4,8 x 6³ anni di carcere, ma tra indulti, reati depenalizzati e bonus maternità, ne ha scontati un paio. Gli resta comunque l'interdizione dai pubblici uffici, motivo per cui si serve di altri per intrallazzare con la pubblica amministrazione.
  • Riccardo Brugia: braccio destro di Carminati. Col boss dai tempi dei NAR, quando rapinavano banche per finanziare la lotta armata, disciplina sportiva a metà strada tra il wrestling e il tiro a segno. Si occupa del deposito armi ed è l'unico che ha la patente per il carro armato.
  • Salvatore Buzzi: presidente della Coop 29 giugno, braccio economico della ghenga. A metà degli anni settanta lavora in banca, senza passamontagna, è un modesto impiegato. Arrotonda trafugando assegni, che incassa successivamente un suo complice: il pregiudicato Giovanni Gargano. Nel 1980, durante un acceso diverbio, rifila 34 coltellate al compare. Gargano muore per il dispiacere causato dalle accuse infondate. Buzzi viene condannato stranamente per omicidio, una chiara persecuzione della magistratura politicizzata. In carcere si laurea in Lettere, ma la sua vera passione sono le funzioni trigonometriche, in particolare è affascinato dalla tangente. Nel 1985 fonda la 29 giugno, una coop che si prefigge il reinserimento degli ex galeotti nella società, o comunque nella prima organizzazione criminale che ne faccia richiesta. Nel 1994 gli piove addosso una grazia dal Quirinale, entra in contatto con Carminati e inizia il loro sodalizio.
  • Franco Panzironi: detto “Tanca”, ex amministratore delegato dell’AMA, Assai Mafiosa Azienda. Nel 2012 assume presso di essa 840 persone, quasi tutti nipotini e cuginetti dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. A quanto si vocifera è stato già condannato per Parentopoli, quindi non si spiega come abbia potuto gestire ulteriori giochetti con la monnezza. No, anzi! Si spiega. L'attuale direttore generale dell'Ama è il suo amico Giovanni Fiscon, finito in manette proprio per Mafia capitale.
  • Fabrizio Franco Testa: ex presidente del Consorzio Casal Palocco, un uomo rimasto vittima della brutta calligrafia. Aveva l'incarico di procedere alla "bonifica della discarica", lui ha letto male e ha fatto qualche "bonifico per la discarica", a vari personaggi politici.
"Guarda che all'epoca dei fatti ero già morto, quindi stavolta non c'entro nulla."
  • Riccardo Mancini: ex amministratore delegato di Eur Spa[1]. Persona vicinissima ad Alemanno, rinviato a giudizio per una presunta mazzetta da 600mila euro, versata da Breda Menarinibus (Gruppo Finmeccanica) per aggiudicarsi la fornitura di 45 filobus al Comune di Roma. La cosa ha insospettito gli inquirenti perché, stando alle notizie in loro possesso, a Roma i cavi di alimentazione dei filobus sono stati rimossi nel '76. Al suo posto è subentrato Carlo Pucci, raccomandato dallo stesso Mancini e arrestato anche lui nell’ambito di Mafia Capitale.
  • Luca Odevaine: ex vice capo di gabinetto con Walter Veltroni, uno che non ha paura di sporcarsi le mani. In tanti lo ricordano come "sceriffo" inflessibile durante l’organizzazione di sgomberi e abbattimenti di case abusive. Riceve dalla banda circa 5 mila euro mensili, accreditati su conti correnti all’estero, per fare in modo che si moltiplichino le commesse in tema di immigrazione e accoglienza dei profughi, uno dei settori più lucrosi e in continua espansione. La fantasia del soggetto non ha limiti, grazie ad un emendamento presentato da NCD (molto "a cuore" al sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione e al ministro dell’Interno Angelino Alfano) ottiene 3 milioncini per impiegare gli immigrati in alcune sagre di paese, tra cui: la Festa del grano di Raddusa, la Sagra del Fico d’india di San Cono e la Festa dell’Uva a Licodia Eubea. Tutto questo mentre era già in carcere. Chapeau!
  • Roberto Lacopo: detto "Bobo", proprietario di un distributore di benzina che sorge in Corso Francia. Come sia finito nell'inchiesta è ancora un mistero. Di certo la maggior parte degli indagati si incontravano spesso in quel posto, ed è altrettanto vero che ci lavorano un paio di marocchini, quindi intercettare tutte le conversazioni nel raggio di 2 km dalla pompa N.3 è stato un atto dovuto, quanto fortuito.

Nel corso dell'indagine sono emersi anche i nomi di Bojo e Reginaldo, che hanno subito fatto pensare a Belle e Sébastien.

  • Matteo Calvio: detto Bojo, o "spezzapollici", picchiatore al soldo di Carminati. Da sempre nella malavita, tanto che la sua fedina penale è scolpita sulla pietra. Definito il Mike Tyson de Noantri, un energumeno privo di collo e con due morse al posto delle mani. Il tipo che se ti telefona e dice: "Me devi portà i soldi domani, entro le dieci", tu gli rispondi: "Tra mezz'ora te va bene lo stesso?!". Anche perché, come lui stesso tende a sottolineare durante il suo lavoro, fare un salto evolutivo all'indietro e trovarsi senza pollici opponibili è una gran seccatura.
  • Reginaldo: l'uomo del mistero. Gli inquirenti avevano pensato inizialmente allo zio di Adelina e Guendalina Bla Bla, due oche giulive coinvolte in passato in un rapimento di gatti; oppure a Reginaldo Ferreira da Silva, un calciatore che ha lasciato un segno indelebile nel campionato italiano, soprattutto su alcune caviglie dei suoi avversari. Alla fine si è rivelata una falsa pista, trattavasi di Reginaldo di Mario, detto "il Senatore", minacciato in varie occasioni da Spezzapollici.

L'inchiesta

Ovviamente nessuno poteva sospettare che i politici si fossero lasciati corrompere dalla malavita, le prime soffiate furono considerate fantasie maniacali dei soliti individui che vedono il marcio ovunque. Poi, di fronte al ritrovamento di una valigetta con dentro 15.000 euro, contenente anche un biglietto con sopra scritto "Mazzetta per l'appalto dei filobus", il sospetto iniziò ad insinuarsi nella mente degli acuti inquirenti. C'erano anche dei biglietti da visita col nome del proprietario, un indizio che non andava certamente sottovalutato.
Ottenute le necessarie autorizzazioni dal giudice, gli strumenti investigativi, e l'ok ad indagare su manager e politici coinvolti[2], iniziarono le indagini.

Salvatore Buzzi : Dai i soldi all'assessore e dije che i prossimi negri li portamo all'hotel de su' cuggino!
Voce confusa : Senta, qui è le pompe funebri Loculo, non ho capito se vi serve aiuto per tumularli?
Salvatore Buzzi : Bojo, vai alle onoranze funebri Loculo e riempi tutte le casse che puoi con i presenti!
Matteo Calvio : Gli spezzo i pollici e poi li ammazzo, o li ammazzo prima?
Luca Odevaine : Massimo, abbiamo un carico improvviso in arrivo, sono 700, ma non abbiamo un centro accoglienza disponibile al momento!
Massimo Carminati : Tranquillo, parlo co' li zingari e li portamo ar campo nomadi de Torre Maura, tanto mica c'è differenza.

A quel punto la polizia organizza una colletta e, dopo aver fatto il pieno alle gazzelle che erano come al solito "a secco", partono gli arresti.

Il processo

Il processo ha inizio il 5 novembre 2015 e vede coinvolti, oltre ai componenti della banda, tutti quelli che hanno in qualche modo fatto parte del "sistema", o comunque le persone informate sui fatti. Praticamente un terzo circa della popolazione dell'Urbe. Già il 20 luglio 2017 si arriva a sentenza con un totale di 300 anni di carcere, da infliggere rigorosamente a caso:

Uno dei beni confiscati all'organizzazione.
  • Khaled El Fitouri: condanna a 15 anni e 3 mesi. Il gracile libico ha confessato di essere a capo dell'organizzazione. Ha commentato la sentenza facendo "okay", con entrambe le mani e i pollici fasciati.
  • Pinco Pallino: 11 anni in contumacia, latitante. Era lui che firmava tutte le carte. Risultava presidente della coop La Cascina, amministratore delegato nel 72% delle società coinvolte, esecutore materiale di tutti i pestaggi e Sindaco di Roma.
  • Bernardo Maria Scamuffi: 9 anni e 2 mesi. Era addetto alla manutenzione delle caldaie al comune di Roma. Condannato per aver falsificato tutte le firme per approvare gli appalti, per essere il responsabile dell'infame servizio svolto dalla Metropolitana di Roma, dei tombini che straboccano quando piove e dell'inquinamento elettromagnetico di Radio Maria. Ha confessato inoltre di aver depistato le indagini sulla strage di Bologna e di essere un licantropo.
  • Gariba Fatawu Dauda: 7 anni. Il ghanese si occupava di portare le mazzette in Parlamento, dove aveva libero accesso grazie alle sue attività di vu cumprà e procacciatore di fica a noleggio.
  • Reisaf Omar Malik: 4 anni e 6 mesi. A capo del traffico di ombrelli pakistani scadenti.
  • Mehrajuddin Sarangapani: 3 anni e 2 mesi. Capo storico della potente organizzazione dei venditori ambulanti di caldarroste.
  • Yehezkel Rosendoren: 2 anni. Condannato per aver esercitato pressioni (per conto della lobby ebraica) su alcuni esponenti politici di CasaPound.
  • Thangod Owobokiri: 8 mesi. Il nigeriano ha confessato in lacrime di essere un negro che tenta di venderti i fazzoletti.

I 2 principali imputati (non è possibile farne i nomi per preservarne la privacy offesa da tante calunnie) sono stati invece condannati a andare in appello per farsi dimezzare la pena, per poi farsela indultare, per poi farsela ridurre per buona condotta. In pratica lo Stato italiano gli è debitore di 10 anni di vita in più. I politici coinvolti invece sono stati condannati a tornare a casa loro a giocare coi figli e a trombarsi la moglie, così imparano.

M'afia o non m'afia?

Fa scalpore la decisione della X sezione penale di Roma di derubricare il reato di associazione di stampo mafioso ad associazione di volontariato umanitario un pochettino birichino. Secondo i legali della difesa, il fatto che gli imputati siano del tutto incapaci di produrre un dignitoso accento siciliano è prova sufficiente che non è mafia.

Curiosità

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Il corpo di polizia della città. A destra: il peculiare fischietto in dotazione e, subito sotto, il "reparto Picciotte" in azione.
  • Nonostante il fantasioso termine "Mondo di Mezzo" coniato come sempre da quei giornalisti pagati 5 euro al giorno per mettere insieme titoli a caso, non c'è alcuna prova che Gandalf prenda mazzette da Sauron.
  • L'articolo di Nonciclopedia su Mafia Capitale è più lungo ed esaustivo di quello di Wikipedia[3], che sicuramente è al libro paga di Carminati.
  • Su Mafia Capitale è uscito anche un film, Suburra: è una regola inoppugnabile che per ogni cosa esista una versione porno.
  • Per favorire il risanamento della città l'ex-sindaco Ignazio Marino ha messo delle taglie sulla testa dei corrotti, come risultato la popolazione è calata del 66%.
  • Durante l'indagine sono emersi forti dubbi sulla regolarità delle assunzioni nel corpo dei vigili urbani. Stranamente, quasi tutti gli agenti erano originari di Bagheria (PA).
  • Alfio Rosalia, attuale Comandan Mammasantissima della polizia municipale, ha difeso le sue scelte: "Da quando abbiamo sostituito il fischietto con lo scacciapensieri le violazioni al codice della strada sono calate del 48%".
  • Don Vito Scannarza, responsabile ufficio acquisti del comune, ha negato di aver accettato mazzette nell'ambito della fornitura di coppole e lupare. "È una palese minchiata! Non potrei mai chiedere soldi a mio cuggino!"
  • Nel corso del processo, il giudice Rosanna Ianniello ha vietato agli imputati di uscire a pranzo. Dovranno portarsi un panino in aula o gli verrà contestata l'evasione. Salvatore Buzzi ha commentato la decisione con: "Vabbè, l'importante è magnà!"

Voci correlate

Note

  1. ^ per la quale consigliamo caldamente di approfondire su: Ente pubblico
  2. ^ chiesto a loro stessi
  3. ^ https://it.wikipedia.org/wiki/Mafia_italiana_e_appalti#Mafia_Capitale
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 8 novembre 2015 col 28.6% di voti (su 14).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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