Italia (dirigibile)

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ITALIA

La punta di diaman supposta della Regia Aeronautica.
Caratteristiche principali
Tipo:

Palloncino per feste da sboroni

Equipaggio:

13 persone

Periodo:

15 aprile-25 maggio 1928

Nazione:

Italia

Esemplari:

Uno (per fortuna)

Caratteristiche tecniche
Peso:

No

Dimensioni:

105 m

Motore:

Tre motori a sogliola[1] da diciassuno cv

Trazione:

Vento e ventole

Velocità:

115 km/h

Autonomia:

Finché c'è gasolio

Corazzatura:

Doppio rivestimento in plastica

Passeggeri: 2 scienziati, 1 giornalista e 1 cane

« Scusate, non rispondevo perché stavamo festeggiando l'arrivo al Polo Nord. »
(Il marconista Biagi il giorno prima dell'impatto.)
« Se non rispondo è perché abbiamo problemi seri. »
(Il marconista Biagi tre ore prima dell'impatto.)
« Rispondete! Rispondete pezzi di merda! SOS... SOS... »
(Il marconista Biagi dopo l'impatto.)

Il dirigibile Italia (Ciampino, 15 aprile 1928 – Pack alla deriva, 25 maggio 1928), orgoglio della Regia e Fascistissima Aeronautica Italiana, fu un suppostone volante semirigido progettato e guidato dal Gen. Umberto Nobile, un ingegnere meccanico già avvezzo a tali bravate. Due anni prima, infatti, era stato al comando del Norge, col quale aveva sorvolato il Polo Nord assieme all'esploratore norvegese Roald Amundsen, sponsorizzando Polaretti e Sofficini Findus.
Il dirigibile Italia andò distrutto dopo soli 40 giorni di attività, un triste record infranto in seguito dai 33 di Giovanni Paolo I.
Dopo aver raggiunto il Polo nord, sulla via del ritorno, la spedizione scientifica si tramutò in tragedia e il dirigibile precipitò sul pack. Dieci uomini, presenti nella navicella di comando, finirono sul ghiaccio in compagnia di un orso bipolare, molto sorpreso ed affamato; altri sei rimasero intrappolati nell'involucro, che svolazzò chissà dove. Di questi ultimi non si seppe più nulla.

I preparativi della spedizione

Il gas usato per gonfiarlo era uno dei più potenti sul mercato.

Quella dell'Italia rappresentò il seguito naturale della spedizione del Norge, che aveva sorvolato l'Artide per poi atterrare in Alaska. Il lavoro era appena iniziato.

  1. Bisognava scendere al Polo Nord e piantarci la bandiera italiana, questo avrebbe convinto il Duce a finanziare l'ambizioso progetto di conquistare Marte.
  2. Era fondamentale farsi una foto con moschetto, pantaloncini corti e un orso polare stecchito sotto il piede. Ciò avrebbe dimostrato che l'ardito fascista non teme nulla: né il freddo, né le fiere, né di fare figure di merda in pose da pirla.
  3. Restavano 4 milioni di km² inesplorati nelle regioni artiche, quel cazzo di laboratorio di Babbo Natale doveva pur essere da qualche parte.

Italo Balbo, all'epoca Segretario di Stato per la Regia Aeronautica, non era molto favorevole ai dirigibili perché erano lenti, quindi poco in sintonia con l'idea del dinamismo fascista. I caccia della Aeronautica Macchi erano invece velocissimi e, cosa non di poco conto, la mazzetta davvero sontuosa. Nobile pensava comunque di convincerlo ed ottenere i fondi, d'altra parte le sue richieste non erano poi così esagerate, servivano solo: un dirigibile classe N-5 con capacità di gas tre volte superiore a quella del Norge, una nave appoggio e due idrovolanti, collocati presso la Baia del Re per le emergenze.
Italo Balbo incarnava perfettamente lo spirito fascita, era rapido nelle decisioni e non ci girava tanto intorno, se doveva dire una cosa lo faceva in modo diretto e stringato. Imitando Mussolini pose i pugni sui fianchi ed esclamò: "COL CAZZO!"
Nobile fece allora ricorso a fondi privati, offerti da alcuni industriali di Milano. Ripiegò quindi sul dirigibile N-4 (gemello del Norge) e sul Mazzancolla, un vecchio mercantile adibito al trasporto di aringhe, come nave appoggio. Al posto degli idrovolanti ottenne da Balbo un piccolo distaccamento di alpini, privi di ali ma equipaggiati con ottimi sci. In cambio, dovette affidare il comando della sudicia tinozza a Giuseppe Romagna, un tizio di provata fede fascista.
Grazie alla sua competenza, maturata soprattutto col Norge, Nobile apportò comunque delle migliorie all'N-4, facendolo diventare un N-4 e spicci. Rispetto al modello base aveva:

  • copertura in stoffa gommata rinforzata, ricavata da abiti sadomaso prodotti dalla Porcilaia & Grufolo srl, uno degli sponsor;
  • una cupola d'osservazione, ottenuta da un silos per ceci sottratto nottetempo ad un contadino di Cremona;
  • una speciale catena di palle di bronzo, del peso di circa 400 kg cadauna, da utilizzare come ancora per scendere al polo e come gigantesco rosario anti-sfiga.

Componenti della spedizione

Ai 16 dell'equipaggio si aggiunse la cagnetta Titina, quindi diciassei in totale. Quando te la cerchi...
  1. Umberto Nobile - Comandante dell'aeromobile. Sopravvissuto.
  2. Natale Cecioni – Capo tecnico e addetto alla coda alla vaccinara. Sopravvissuto.
  3. Felice Trojani – Timoniere di quota e barzellettiere. Sopravvissuto.
  4. Alfredo Viglieri – Navigatore, idrografo e notoriamente idrofobo. Sopravvissuto.
  5. Giuseppe Biagi – Operatore radio e DJ da balera romagnola. Sopravvissuto.
  6. Frantisek Behounek – Fisico cecoslovacco esperto in magnetismo e birra. Sopravvissuto.
  7. Adalberto Mariano – Navigatore addetto a Google Earth. Sopravvissuto.
  8. Filippo Zappi – Navigatore addetto al ricalcolo, appena possibile fare inversione a U. Sopravvissuto.
  9. Finn Malmgren – Meteorologo con Master in Tramontana. Morto nel tentativo di raggiungere i soccorsi a piedi.
  10. Ugo Lago – Giornalista de Il Popolo d'Italia. Disperso con l'involucro[2].
  11. Ettore Arduino – Capo motorista con mansioni di croupier per la tombola. Disperso con l'involucro.
  12. Aldo Pontremoli – Fisico italiano esperto in geloni. Disperso con l'involucro.
  13. Renato Alessandrini – Attrezzatore, attrezzista e giocoliere. Disperso con l'involucro.
  14. Calisto Ciocca – Motorista, ingrassatore di pistoni e dietologo di bordo. Disperso con l'involucro.
  15. Attilio Caratti – Motorista addetto al razionamento dei grappini. Disperso con l'involucro.
  16. Vincenzo Pomella – Motorista responsabile delle palle di bronzo. Morto nell'impatto[3].
  17. Titina - Fox terrier del generale Nobile e mascotte[4] della spedizione.

A bordo c'era anche una statua della Madonna del Fuoco di Forlì, protettrice dei palloni gonfiati, della quale fu appurato a posteriori un fraintendimento d'uso.

L'impresa

"Senta Trojani, per cortesia verifichi il funzionamento della bussola. Quello non sembra affatto il pilone di attracco di Stolp."

L'Italia parte il 15 aprile da Baggio (Italia) diretto a Tøttih (Norvegia). Sono previste due tappe intermedie: un pit-stop a Stolp in Pomerania e una sosta pipì a Vadsø nella contea di Finnmark. Nobile raccomanda di prestare attenzione durante la permanenza in quei luoghi: i norvegesi sono davvero formidabili nella truffa delle tre carte, almeno quanto i napoletani dell'area di servizio Alento ovest.
Il viaggio è piacevole, a bordo sono tutti euforici e motivati, finché non incappano in un banco di nebbia nel comasco. Quello del '28 è particolarmente insidioso ed esteso. Due sciatori svizzeri, finiti fuori pista sul San Gottardo, saranno ritrovati un mese dopo in un crepaccio a Kranjska Gora, in Slovenia. Per non rischiare, Nobile decide di salire di quota e procedere col volo strumentale, cosa resa possibile dagli affidabili congegni della ditta PAFFUTI (Premiata Azienda Fascista di Fenomenali Utensili per Trasvolate Intercontinentali), segretamente prodotti in Cina in barba all'imperante nazionalismo.
Dopo aver girovagato nei cieli europei come una cicogna drogata, il dirigibile giunge finalmente alla Baia del Re nelle Isole Svalbard. È il 6 maggio.
Il progetto di Nobile è quello di effettuare 5 voli esplorativi con partenza e rientro presso la baia, dove cucinano un gustoso halibut al muschio fritto.

I voli artici

Il primo volo: 11 maggio

Il primo volo si conclude dopo sole 8 ore, causa avverse condizioni meteorologiche. Si forma ghiaccio sui timoni e il dirigibile procede a zig-zag, come se fosse guidato da un cerebroleso al settimo bicchierino di Stroh.

Il secondo volo: 15 maggio

L'itinerario della spedizione.

Il volo dura circa 3 giorni e vengono percorsi 4000 km. L'esplorazione dimostra l'inesistenza della Terra di Gillis, un fantomatico luogo a nord della Groenlandia in cui, secondo la leggenda:

Inoltre, viene provato lo scandaglio acustico di tipo Behm per misurare le profondità marine. Non funziona, nemmeno colpendolo ripetutamente con una grossa chiave inglese. Il nome è infatti dovuto al suono emesso durante i colpi.

Il terzo volo: 23 maggio

Il dirigibile, agevolato da possenti venti di coda, raggiunge il polo in meno di venti ore. È passata da poco la mezzanotte ed iniziano i festeggiamenti. Tra un brindisi e l'altro vengono inoltrati messaggi radio al Re, al Duce e al Papa. Quest'ultimo, che si è da poco addormentato, si incazza e li scomunica[5]. Il tempo continua a peggiorare, scendere e lasciare una squadra sul posto è davvero impossibile. Vengono quindi lanciati sul pack una bandiera italiana, il gonfalone della città di Milano, una croce lignea donata da Pio XI, sei bottiglie vuote di spumante, due buste condominiali piene di rifiuti e un sedile rotto. È il 24 maggio: seppur tardiva, la Pasquetta non risparmia nemmeno il Polo Nord.

L'incidente

Alle 2:20 inizia la fase di rientro. Quelli che prima erano definiti "favorevoli venti di coda", ora sono "una brutta gatta da pelare". La coda c'è sempre, ma sotto di essa sappiamo bene cosa si cela, con quel tempo: prenderlo nel culo è un attimo. Nobile stima la durata del rientro in quaranta ore, troppe, forse meglio assecondare i venti e seguire una rotta verso il Canada. Il meteorologo della spedizione Finn Malmgren, dall'alto della sua laurea presa con i formaggini Ålestund, è però certo di trovare lungo la strada una zona di venti più calmi, lo convince quindi a tornare verso la Baia dei Re. Le sue previsioni valgono quanto quelle del meteorologo Sky, ossia una ceppa[6]. Dopo 24 ore di burrasca a prua, e nebbia impenetrabile, si comincia a sentire puzza di crisantemi. Si forma ghiaccio sulle eliche, che viene sparato contro l'involucro. Nobile inizia a temere il peggio ed insegna il mea culpa al cecoslovacco.
La tragedia si consuma all'alba del 25 maggio.

Dopo lo schianto giunse via radio il "Boia chi molla!" del Duce, in seguito ironizzato dai giornali.
  • 07:30 - Il marconista Biagi invia un primo messaggio radio: "Se non rispondo è perché ho problemi seri." Dalla nave appoggio arriva in risposta: "Non sei l'unico, mia moglie mi ha lasciato e gli devo passare gli alimenti."
  • 09:25 - Il timone di quota, appesantito dal ghiaccio, si blocca in posizione di discesa. Appena si inizia a sentire puzza di escrementi di foca, e il vociare delle preghiere che è diventato assordante, Nobile ferma i motori e l'Italia inizia a risalire di quota.
  • 09:35 - Il marconista Biagi invia un secondo messaggio radio: "Fiiiiuuuu! Stavolta c'è mancato davvero poco, ho visto una foca morta in faccia."
  • 09:55 - Il capo tecnico Cecioni esamina il meccanismo dei timoni, giungendo alla conclusione che il blocco era dovuto alla formazione di ghiaccio. Il giornalista Ugo Lago, seppur poco esperto di viaggi estremi, annota sul suo taccuino: Banda di cialtroni, siamo al Polo Nord è normale che faccia un freddo bestia!
  • 10:30 - L'Italia è tornato a quota 300 metri e procede ad una velocità di 45 km/h. All'improvviso la coda della nave si abbassa di 8 gradi, che detta così non impressiona più di tanto ma Nobile non è dello stesso avviso e inizia a gridare come un ossesso: "È finita! È finita!" Attilio Caratti pensa che stia parlando della grappa e inizia a piangere. Dilaga il panico.
  • 10:33 - Il dirigibile impatta con la poppa e, subito dopo, con la gondola di comando sul ghiaccio. Dieci uomini vengono sbalzati all'esterno, altri sei restano nel pallone contenti di non aver fatto il botto. Il loro entusiasmo tuttavia si spegne subito, proprio nel momento in cui il pallone inizia a svolazzare via facendo una fragorosa pernacchia.

Dei dieci sopravvissuti Vincenzo Pomella è piuttosto malconcio, avrebbe già un piede nella fossa, se solo ci fosse della terra da quelle parti. C'è solo ghiaccio alla deriva, tanto freddo e orsi. L'ordine di Nobile è perentorio: "Resistete!" Pomella però è sempre stato poco incline a rispettarli e poco dopo tira le cuoia.
Più che da una logica militare le priorità sono dettate dal buon senso, occorre: raccogliere le provviste, organizzare un campo, comunicare la posizione e tenere alto il morale. L'ultima cosa è quella più complicata: dopo aver cantato per tre volte Giovinezza, e Le Campane di San Giusto, Adalberto Mariano vorrebbe suicidarsi gettandosi in pasto alle orche. Per fortuna viene fermato in tempo e ricondotto alla ragione. Inizia l'attesa dei soccorsi, che sarà presumibilmente breve considerando la proverbiale efficienza italiana[citazione necessaria].

La Tenda Rossa e le operazioni di soccorso

Alla notizia della tragedia il Duce si alterò: "Perché si sono schiantati senza il mio permesso?!"

Per rendere visibile l'accampamento viene gettata sulla tenda della fucsina, una sostanza usata per le rilevazioni altimetriche di un intenso colore rosso, ben visibile sul ghiaccio anche dall'alto[7]. Purtroppo è molto simile al colore del sangue, cosa che un orso è in grado di vedere a tre chilometri di distanza. Finn Malmgrem sarà costretto ad abbatterne uno che si era avvicinato troppo, l'animale finirà così tra le scorte alimentari nonostante lo sdegno di animalisti e vegani.
Per il salvataggio dei sopravvissuti si mobilitano piloti ed esploratori provenienti da Francia, Finlandia, Norvegia, Svezia e URSS. Uno spiegamento di forze davvero imponente e destinato al repentino successo, se solo non si affidasse il loro coordinamento alla nave appoggio italiana. Il comandante Romagna è pratico di soccorso artico quanto può esserlo un bagnino di Rimini, l'unico ghiaccio che ha visto in vita sua è quello di una grattachecca durante una gita sul lungotevere a Roma, praticamente un Bertolaso meno vizioso ma più cretino. Per portare in salvo i superstiti serviranno "appena" 49 giorni.
Tra i materiali recuperati dagli improvvisati eschimesi c'è una radio Ondina 33, aggeggio composto da cinque componenti elettronici, un dispositivo a metà strada tra il walkie-talkie di Barbie e due bicchieri con lo spago.

Il salvataggio

Durante la crociera a bordo della Costa Ghiacciolo il gruppo avvista un'isola. Mariano e Zappi tentano di raggiungerla a piedi assieme a Malmgrem, saltando da un blocco di ghiaccio all'altro. Potrebbe funzionare, ad essere una lepre artica, ma un bipede sprovvisto di pelliccia se la può vedere decisamente brutta. Nel tentativo lo svedese collassa per assideramento e dice agli altri di lasciarlo indietro[8]. Il suo corpo non verrà mai ritrovato[9].
A questo punto è fondamentale un rapido riassunto delle fasi salienti.

Momenti impressi nella storia.
  1. 29 maggio - Mentre Finn Malmgrem combatte con un orso polare, che si era avvicinato all'accampamento, Trojani organizza un giro di scommesse sul match, dando il gigante svedese 16 a 1. Purtroppo per lui, il coriaceo vichingo accoppa il plantigrado e manda la sua pensione a farsi benedire.
  2. 31 maggio - Il comandante Nobile, con un braccio e una gamba fratturati, in preda alla febbre alta, accusa il cane Titina di essersi fatto le unghie sul rivestimento del pallone ed aver mandato tutto a puttane.
  3. 3 giugno - Biagi riesce ad inviare un primo SOS, che viene captato dal Blindur-Hákarl (Squalo cecato), una barca a vela islandese. A bordo c'è solo Ólafur Örn Karlsson, un navigatore solitario colpito da Alzheimer e dato per disperso tre anni prima. In serata un radioamatore russo, che stava chattando con una prostituta polacca, intercetta un loro SOS e scattano i soccorsi.
  4. 18 giugno - Il famoso esploratore Roald Amundsen, a bordo del suo idrovolante Latham-47, avvista l'accampamento del suo amico Nobile. Per fargli capire che sono stati individuati, il pilota effettua la manovra standard prevista. Probabilmente a causa dell'emozione, si confonde con quella detta "a cazzo di cane" e l'aereo precipita. Con Amundsen muoiono i 5 uomini dell'equipaggio.
  5. 23 giugno - Il pilota svedese Lundborg riesce ad atterrare e portare in salvo Nobile col suo cane. Al secondo viaggio di recupero l'aereo cappotta sul pack e rompe le eliche. Lo svedese resta a fare compagnia agli altri e "viene spennato" giocando a zecchinetta.
  6. 12 luglio - Il rompighiaccio sovietico Krassin raccoglie Mariano e Zappi, oramai allo stremo, abbracciati in bilico su una mattonella di ghiaccio alla deriva larga 70 cm. Nello stesso giorno avvista la Tenda Rossa e recupera gli altri superstiti.

Il bilancio

Nelle operazioni di soccorso morirono 9 persone, mentre i superstiti recuperati furono 8 in totale. Per non dare soddisfazione a chi sosteneva, già in partenza, che tentare il salvataggio sarebbe stata un'impresa con scarse possibilità di successo, contarono il cane e andarono in pari.

Curiosità

  • Il 5 ottobre 2016 Santoro torna in Rai con un nuovo programma, Italia, dedicato proprio al dirigibile. Interessante come faccia riferimento a un grosso pallone gonfiato che doveva compiere un'impresa epica ma che si è schiantato rovinosamente insieme a tutti quelli che ci credevano.

Note

  1. ^ non fare quella faccia, esistono davvero
  2. ^ Che diamine ci faceva in quel posto? Intervistava un tirante?
  3. ^ gli altri si sono salvati atterrando su di lui
  4. ^ si poteva impegnare di più
  5. ^ che questo avesse in seguito portato sfiga?!
  6. ^ all'incirca zero virgola nulla
  7. ^ veniva gettata dal dirigibile, annotando il tempo di caduta appena compariva il rosso sul ghiaccio; prima della sua invenzione venivano usati i prigionieri delle colonie africane
  8. ^ così almeno raccontarono al loro recupero, ma potrebbero anche averlo mangiato
  9. ^ ...appunto!

Voci correlate

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