Invidia del seno

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Invidiosi, eh?
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, ci dispiace ma questo articolo non è presente sulla diabolica.
Vergogna wiki!
« Ma che cazz... »
(Freud su invidia del seno)
« Sì, da piccola ero un po' preoccupata per le dimensioni dei miei meloni e le mie compagne mi prendevano in giro e mi emarginavano, però poi ho capito che non si deve dar peso a queste cose. »
(Manuela Arcuri definisce il concetto di "ignorare le rosikate altrui")
« Molti uomini pensano che più grosse sono le maracas di una donna, minore sia la sua intelligenza. Non penso funzioni in questo modo. Al contrario, penso che più grossi siano i palloni aerostatici di una donna, minore diventa l'intelligenza degli uomini. »
(Anita Wise si lamenta sportivamente della sua seconda scarsa)

Con il termine Invidia del seno[1] si intende quel disordine psicologico che affligge le donne di tutto il mondo sotto la quarta e molti uomini, alcuni dei quali sono spinti per questo ad un cambiamento radicale.

Invidia del seno nella donna

Dite la verità, ragazze. Vi piacerebbe essere così, vero?

Nella donna l'invidia del seno si manifesta nel modo più elementare del termine invidia: ossia nel voler assassinare qualunque esemplare femminile che abbia un balcone più spazioso, anche solo in apparenza, per poi staccarglielo e aggiungerselo al proprio tramite un processo simile alla fagocitazione.

Generalmente i primi sintomi si avvertono all'inizio della pubertà, quando il soggetto in esame si rende conto di essere rimasta inchiodata ai blocchi di partenza mentre le altre sono già lontane. A questo punto la donna comincia a covare un sentimento di profondo rancore nei confronti della amiche/compagne che vanno in giro baldanzose, esponendo ai quattro venti la materia rimbalzante e, talvolta, perdendo l'equilibrio con esiti disastrosi; non essendosi rese conto dello spostamento del baricentro.

La femmina invidiosa comincia perciò ad adoperare una serie di espedienti per aumentare il proprio bagaglio anteriore, o anche solo dissimularne la mancanza. I metodi più comuni consistono nell'imbottirsi il reggiseno di cotone, carta igienica o angurie. Un'altra opzione consiste nel far ricorso a creme o altri prodotti con le capacità di accrescere il pianoro, venduti in tv da presentatori addirittura meno raccomandabili dello chef tony. Il limite estremo del processo porta la donna a sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica, dove un simpatico ometto in camice inserisce due palle di silicone sotto la pelle delle protuberanze pettorali, rendendole tali e quali al pane pugliese di mia nonna Pina. Due sassi, insomma. La donna quindi può finalmente pavoneggiarsi con le amiche; tuttavia il piacere dura poco. Infatti le amiche, che sanno benissimo dell'intervento, non esiteranno a lanciarsi occhiatine d'intesa che faranno precipitare nella disperazione più nera la disgraziata. A meno che non siano sufficientemente idiote da credere alla storia del marito/compagno che, al buio in camera da letto, ha confuso la valvola della bici con un capezzolo e ha cercato di gonfiarla. Due volte.

Può anche accadere, nei casi più sfortunati, che ella muoia sotto un cumulo di macerie perché i soccorritori, esaminando i detriti ai raggi infrarossi, scopriranno che al di sotto di essi di trovano solo due oggetti sferici, di colore blu. Quindi nulla che valga la pena di esser tratto in salvo.

Invidia del seno nell'uomo

Nell'uomo il disturbo si manifesta nella forma di volontà di possesso delle sporgenze; sia quelle della compagna che quelle di tutte le donne della Terra.

Un uomo che, chiaramente, non soffre di invidia del seno.

L’attrazione per la formosità prorompente è senza alcun dubbio molto diffusa nell'ambiente maschile ma una sconvolgente ricerca proveniente da oltreoceano, e più precisamente dall'Australia, condotta da un gruppo di pissicologhe, sta rivoluzionando la visione della psicologia nel regno italico[2].

Ordunque, pare che tutta la teoria psicoanalitica si basi sopra un colossale errore: la teoria dell'invidia del pane, ossia l'idea che le donne sarebbero divorate dal desiderio di possedere il birillo tra le gambe, e che tutte le insoddisfazioni e frustrazioni femminili derivino da questo, dovrebbe essere ribaltata come una frittata di cavoli. In realtà è piuttosto l'invidia dei maschi a causare tutte le nevrosi femminili, perché essi vorrebbero possedere i preziosi paraurti di cui sono privi.

Tutta la nostra cultura è evidentemente pervasa da un'atmosfera filo-mammella. E quale prova migliore se non guardare il mondo intorno a noi? Giornali, televisioni, cinema e financo la rete Internet non sono forse pieni dei

Tu ci vedi un cazzo? E invece è un capezzolo!

graziosi respingenti femminili che regalano un generoso e caldo abbraccio all'uomo, pur essendo privi di braccia? Non si può voltare lo sguardo senza vedere rotondità, sinuosità, baie e insenature. Nemmeno la matematica è al sicuro. queste riviste e queste trasmissioni avrebbero lo stesso successo se pubblicassero foto di cetrioli giganti, stecche di somarelli, o verghe d'elefante?

Anche i simboli fallici non sfuggono a queste psicologhe, poiché in effetti risulta evidente che le raffigurazioni pittoriche di montagne, chiome di alberi e perfino le cupole della cattedrali non rappresenterebbero affatto simboli fallici, bensì simboli delle dolci colline. Mentre sigari e sigarette, cannoni e missili, il cappello del papa[3], la proboscide dell'elefante e le sculture polinesiane[4] sarebbero ovviamente simboli del capezzolo.
D'altronde, anche la storia personale di ogni uomo è testimonianza della poderosa invidia. Il neonato cerca istintivamente il capezzolo e vi rimane attaccato come una sanguisuga polinesiana[5], gravi sono le sofferenze a cui va incontro attraverso lo svezzamento. Nessuno stupore quindi che in ogni bimbo si sviluppi un desiderio incontenibile di possedere quell'oggetto morbidoso, quello strumento puccioso di sopravvivenza.

Se non hai tette puoi sempre fartele crescere.

Finché i bambini sono piccoli il problema del confronto con le compagne d'asilo non si pone, però, ad un certo punto, le femmine sviluppano per conto proprio un pergolato personale. Mentre i maschi disperati si ritrovano a becco asciutto, con un petto piatto come una tavola piatta, peloso come un gorilla peloso e vuoto come il Molise. Per di più sembra che la natura matrigna si sia divertita fino all'ultimo nel suo sadico gioco dotandolo di due miserabili capezzoli nemmeno funzionanti. Questo porta il maschio a rodersi nell'invidia delle prominenze femminili, facendo sviluppare così alle donne frustrazioni e nevrosi[6]. Le dottoresse infatti, dopo lunghi studi condotti nelle docce delle associazioni sportive e nei bagni dei licei, sono giunte alla conclusione che quello di cui discutono i maschi non siano le dimensioni del proprio puntello, bensì quelle che vorrebbero essere le dimensioni delle loro prugnette.

Lui per arrivare al Nirvana ha dovuto farle spuntare.

Inoltre, quasi sicuramente quell'infingardo di Freud ha prodotto la teoria dell'invidia dell'asta per nascondere al mondo il suo profondo desiderio di golfi, che risulterebbe evidente anche dal suo vizio di tenere in bocca e succhiare grossi sigari[7]. Altro sintomo altrettanto nevrotico ed evidente è rappresentato dal suo lasciarsi crescere una barba lunga sino al petto: ovvio e diffuso surrogato maschile alla mancanza delle rotondità femminili.

Alle menti scettiche che non si accontentassero delle prove qui fornite le dottoresse rimandano alle parole di uomini famosi della storia:

« Le rivoluzioni non si esportano, ma nascono in seno al popolo »
(Che Guevara, un altro fissato con i sigari, dà chiari segni di invidia delle appendici pendule.)
« C'è una differenza straordinaria fra un capezzolo bello e un capezzolo qualsiasi. »
(Norman Mailer si lamenta perché i suoi non funzionano.)
« Ci sono sulla terra molte buone invenzioni: le une utili, le altre gradevoli: per esse la terra è amabile. E certe cose vi sono così bene inventate, da essere come il seno della donna: utili e piacevoli a un tempo. »
(Nietzsche afflitto dall'invidia per una volta non ha nemmeno voglia di far morire qualcuno.)
Non so a voi, ma a me lo fa proprio cadere...

Conseguenze dell'invidia del seno nell'uomo

L'invidia del seno può portare a due gravi conseguenze, studiate anche queste a fondo dall'equipe delle tardon dottoresse australiane:

  • La prima conseguenza è quella che affligge tutti gli uomini indiscriminatamente: la sensazione di inadeguatezza davanti ad una cofunzione del coseno di abbondanti dimensioni. In questa situazione l'uomo si sente insicuro e regredisce ad uno stadio infantile. In parole povere: gli si ammoscia.
  • La seconda possibile conseguenza è l'incapacità di controllare il desiderio ed il ricorso alla chirurgia estetica come nel caso della donna. A Casablanca.

Conclusioni

Da questo studio del quale siamo tutti infinitamente grati alle dottoresse Oceaniche si evincono i seguenti punti:

  • I vichinghi erano violenti solo perché avevano un disperato desiderio di possedere un paio di fiordi.
  • I bolscevichi erano così tristi perché non potevano avere le loro sinuosità reddituali come i capitalisti.
  • I barboni non si radono non perché sono poveri ma perché preferiscono coltivare l'illusione di possedere una macchina fornita di airbag.
  • I maschi che si accarrezzano la barba vorrebbero in realtà palparsi le tette[8].
  • I maschi che si radono sono fidanzati con delle maggiorate e questo lenisce l'invidia[9].
  • Le donne che fumano sono lesbiche.

Voci correlate

Note

  1. ^ O meglio, invidia dei seni, visto che solitamente girano a coppie.
  2. ^ "Dopo questo, nulla vi sembrerà come prima". Dicono le ricercatrici.
  3. ^ Quella cosa strana che nessuno ricorda mai come si chiami.
  4. ^ Lo so che sai di cosa parlo, dannato pervertito!
  5. ^ Ancora la Polinesia! Non può essere un caso! Chiamate Voyager!
  6. ^ Il rapporto causa-effetto, per Dio! Non ditemi che non riuscite a cogliere il nesso!
  7. ^ Che, ricordiamo per quelli di voi che soffrono d'alzheimer, simboleggiano i capezzoli femminili.
  8. ^ Sì, alla fine ho finito le immagini edulcorate...
  9. ^ Io, per esempio, mi rado tutte le mattine.