Il Manifesto

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Il Manifesto o meglio, pardon, il manifesto-rigorosamente-minuscolo è un fondamentale[citazione necessaria] quotidiano italiano che si autodefinisce comunista e che si trova spesso sui tavolini dei salotti bene: fra la rivista Casabella, una rivista qualsiasi a favore della causa africana e l'ultima uscita della Piccola Biblioteca Adelphi.

Redazione

La redazione è rigorosamente composta da femministe uomini, o comunque uomini femministe (declinato al femminile) coi baffi alla Frida Kahlo. Nonché da acidone, zitelle lavoratrici croniche e isteriche. Venera il culto di Karl Marx del quale pare possieda alcuni peli della barba in formalina, conservati in una teca di design minimalista, realizzata appositamente nella Repubblica Democratica Tedesca dal designer transfugo ungherese Béla Trisztyczny y Pöövr.

La teca è datata 2014, anno in cui la Repubblica Democratica Tedesca fu fatta rivivere apposta dalla redazione de Il Manifesto, pardon il manifesto-rigorosamente-minuscolo. Ubicata sotto una gigantografia di Stalin e una di Maradona — stampate in lo-fi, come segno d'aperta protesta nei confronti dell'evoluzione tecnologica e del 5G — la teca è oggetto di visite da parte di residuati bellici del Sessantotto: in genere vecchietti spelacchiati con il riporto, canzoni dei Beatles nell'Iphone (perché Apple è di nicchia), e un volumetto sdrucito Einaudi-Politecnico sotto braccio, pubblicato non oltre il 1979.

Di cosa parlano questi?

Temi portanti del quotidiano sono:

  • a. La lotta di classe, vale a dire le botte che i redattori s'infliggono fra loro nella classe redazionale, con lo scopo d'accaparrarsi i quattro spiccioli che servono per tirare avanti le tirature del giornale (sempre alla canna del gas);
  • b. Il culto della classe operaia che, come recita una celebre canzone del cipputi Vasco Rossi, "va in paradiso"; verso poi ripreso in un celebre film di Elio Petri con Gian Maria Volonté.
  • c. L'odio per la borghesia, intesa quale male inestirpabile della società mercificata e adornianamente-brechtianamente-marcusianamente (ok, ci siam capiti) incapace di fare autocritica (questo tema è talmente surrealista che alcuni critici hanno ritenuto di trovarne la matrice originaria negli spettacoli del più grande intellettuale europeo: Nino Frassica).