Guelfi e Ghibellini

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Arazzo raffigurante Guelfi e Ghibellini mentre lottano per contendersi la prima copia dell'ultimo libro di Fabio Volo.
« Questa è una strana brutta storia, fatta di intrighi, potere, poesie di Dante, guerre, orge, tiro con l'arco, partite a pallacorda e omicidi tra guelfi e ghibellini. »
(Dalla puntata di Blu Notte del 23 aprile 1125)

Guelfi e Ghibellini furono due fazioni medievali note per aver riempito con le loro discussioni piuttosto movimentate le pagine altrimenti vuote dei nostri libri di storia, fino al tanto applaudito arrivo della Peste Nera, che li mise d'accordo una volta per tutte.

Prefazione

Lo storico stemma dei ghibellini, raffigurante il celeberrimo Badangaberto de' Badangaberti nell'atto di nutrire il proprio grifone gigante domestico.
Il possesso di monaci nani volanti era un vezzo diffuso fra i ghibellini.

Germania, XII secolo - Dopo la morte di Kenneth Branagh sul set di Enrico V la Germania si spaccò in due. Letteralmente. Neanche il tempo di rimettere a posto il distaccamento della placca di Sassonia che si spaccò anche politicamente. Si formarono così due partiti:

Da quel momento in poi il caos: i Welfen riuscirono a far eleggere un'otaria come imperatore nel 1137, ma la povera bestiola non resse lo stress e morì poco dopo sommersa da pratiche da timbrare. Provò allora a prendere il potere Enrico il Superbo, che se la tirava di brutto dicendo che suo cugino era stato imperatore, ma nessuno se lo cagò di striscio e la lotta riprese.

Dopo una serie di matrimoni, incesti vari e perfino un battesimo, la situazione si rappacificò, quando arrivò tal Federico Barbarossa, della fazione degli Hohenstaufen, che distribuendo in tutta Germania buoni sconto del Mc Donald's ottenne il consenso della popolazione e la istigò contro i "terroni del Belpaese", spostando così il conflitto in Italia e portando momentaneamente la pace nella sua terra.

« Ragazzi, ma io non ho ancora capito, il Sacro Romano Impero sarebbe la Germania, la Francia o cosa? E poi, perché diavolo si chiama "Romano"? Che poi mio zio c'è stato pure a Roma e mi ha detto che è piena zeppa di coatti! »
(Federico Barbarossa)

In Italia

:Bambertazzo : Ah Buondelmo', non mi ricordo, ma a noi ci piace il papa o l'imperatore?
 :Buondelmonte : Ma che ne so, Bamberta'! Tu pensa a tagliare nasi.

In Italia le due fazioni avevano dapprima nomi completamente differenti: i due gruppi rivali infatti si chiamavano rispettivamente Tifosi del Papa e Feticisti dell'imperatore.

In seguito, ispirandosi agli avvenimenti tedeschi, adottarono i nomi di "Guelfi", che deriva dai Welfen, e "Onestoffi", che deriva da Hohenstaufen. Questi ultimi preferirono però cambiare in "Ghibellino", perché fa rima con "ermellino". Gli storici concordano su questa ipotesi, nonché sull'idea che l'utilità della loro professione andrebbe rivista.

Papa Francesco è così umile che ha perdonato persino i ghibellini.

A differenza dell'esperienza tedesca, i due schieramenti si combattevano su tutto: dagli scontri per la supremazia nei comuni alle tremende lotte fratricide per chi sarebbe andato per primo al bagno.
Numerose erano le famiglie che parteggiavano per l'una o per l'altra fazione. In particolare rammentiamo i Guelfi Malatesta, Malaspina, Malavita, Malattiacancerogena e Malafinisci?!. Celebri ghibellini furono invece i Lambertazzi, i Lamberti, i degli Uberti, gli Ubertazzi, i Lambumbertazzi e i Bim Bum Bambertazzi.

Le battaglie

Gli scontri furono numerosi e più feroci di quelli all'apertura di un Apple Store. Secondo le testimonianze dell'epoca, opinabilissime peraltro, la vittoria finale la ottennero i Guelfi nella decisiva Battaglia di Benevento, ma solo perché i Ghibellini non avevano capito dove si trovasse quest'ultima. In questa battaglia morì anche il boss ghibellino Manfredi di Sicilia, affogato in un'acquasantiera. L'evento venne definito da Dante nella Divina Commedia una miserabile pagliacciata.
Il partito ghibellino perse così in poco tempo gran parte del suo potere e gran parte dei suoi sostenitori, passati, come da italica consuetudine, tra le schiere del più forte.

Fra le altre celebri battaglie si possono ricordare la Battaglia di Campaldino, nota per il brutale saccheggio ai paninari locali, e la Battaglia di Orio al Serio, celebre per non essere mai avvenuta.

Nonostante le bassezze da entrambe le parti, come il defecare nella boccia del pesce rosso dell'avversario, grandi furono le gesta degli eroi dell'epoca. Ricordiamo infatti eventi come la carica suicida di Tardone de' Visconti contro le salmerie nemiche, o gli atti di eroismo di Guicciardino detto "Dermatite", caduto sotto i colpi dei nemici mentre si allacciava le cinghie dell'armatura.

Guelfi bianchi e neri

« Sogno che un giorno a Firenze piccoli Guelfi neri, bambini e bambine, potranno unire le loro mani con piccoli Guelfi bianchi, bambini e bambine, come fratelli e sorelle. »
(Martin Lutero all'Oktoberfest, sbronzo e con qualche secolo di ritardo)

Lo scisma

La sera della vittoria contro i Ghibellini tutti i Guelfi si ritrovarono per mangiare e festeggiare nella città di Pistoia, ma al momento della scelta fra salsiccia e porchetta da mettere nel pane scoppiò una lite furibonda che determinò una spaccatura irreparabile.

I più litigiosi di tutti furono i due figli della Famiglia Cancellieri, chiamati Carlino e Dore, tanto per continuare le tradizione dei nomi orripilanti.
Fu allora che i Guelfi si divisero in due fazioni e scelsero i nomi in base al colore dei capelli dei due ragazzi: Bianco per quella di Carlino, che da bambino aveva avuto un incidente con l'acqua ossigenata, e Fucsia per quella di Dore, che stava attraversando la sua fase hipster. Tuttavia i Guelfi Fucsia adottarono ben presto il colore Nero, stufi di essere derisi perfino dai lebbrosi del lazzaretto.

Una tipica scaramuccia fra Guelfi Bianchi e Neri.

I Guelfi Neri si battevano per avere le carrozze sempre in orario, per la bonifica della Maremma Impantanata e perché la Pistoiese tornasse in Serie A; i Bianchi, che proclamavano una dittatura del proletariato, fondarono il Sindacato dei Ciabattini, ma passavano tutto il loro tempo a mettere i fiori nei loro cannoni.

I loro litigi furono tali da spaccare in due la città di Pistoia, e siccome la colla non era ancora stata inventata, il conflitto fu costretto a traslocare in una città più grande, Firenze, dove per dividersi per bene fra di loro crearono il celebre Vicolo dello scandalo, che era talmente scandaloso che nemmeno Fabrizio Corona osava entrarci.

Gli strafatti di Calendimaggio

Guelfo Bianco : Ohibò, lo grifon tuo sta defecando sur la tua carrozza!
Guelfo Nero : Dove!? Aaaaaaah! Fellone balededdo! Bi hai dagliado il daso!

Il 1 maggio del 1300 uno dei Guelfi Bianchi, non proprio nel pieno delle sue facoltà mentali, ritenne che sarebbe stato uno scherzone divertentissimo tagliare il naso di un Guelfo Nero che se la dormiva in piazza. I Guelfi Neri accettarono di buon grado lo scherzo, così come l'autore e tutta la sua famiglia; questo comportò la cacciata dei Bianchi da Firenze, i quali si vendicarono in seguito bloccando i rifornimenti di cotton fioc alla città.

Divisione delle città

Ancor prima che Umberto Bossi potesse emettere il suo primo, rantolante vagito, i Guelfi e i Ghibellini avevano già diviso l'Italia: da Firenze a Insù, esclusa Piacenza che era doppiogiochista, si tifava papa. Era l'Italia del grande Dante Alighieri, ma anche quella di Flaminio detto "Cerume", un panettiere noto per le sue abbondanti ma insolite aggiunte agli impasti.

Da Pistoia alla Tunisia, eccetto il Granducato di Rosignano Solvay, troppo impegnato a produrre bicarbonato di sodio e disinteressato alla politica, vi era l'Italia ghibellina, nota per le sue città dalle torri e cupole scintillanti, e per il suo fiorente commercio di lucido da muratura.

Napoli invece rimase ghibellina fino all'ultimo, per poi cambiare fazione per paura che la Chiesa invocasse Dio per far eruttare il Vesuvio, mentre città come Milano e Genova vennero convertite in seguito all'intervento del Papa in persona: visitando i cittadini porta a porta li convinse a passare dalla sua parte. E riuscì perfino a vendere qualche aspirapolvere.

Evoluzioni successive

« Per me si va nell'etterno dolore! »
(CyberDante si prepara alla battaglia)
CyberDante all'attacco!

Anno 3000, Universo - Neoguelfi e Neoghibellini si affrontano per il comando dell'universo.
Riportato in vita grazie alle nuove tecnologie, Dante Alighieri si ritrova in un mondo totalmente cambiato: il potere spirituale è detenuto dal Robopapa, quello temporale dall'Imperatore di Giove, e tutti gli abitanti dell'Universo sono in trepidazione per l'attesissima uscita dell'IPhone MCXII.

Venuto a sapere che il suo corpo, atrofizzato da un millennio di morte, è inutilizzabile, Dante lo sostituisce facendo impiantare la sua testa su un enorme e potentissimo robot in grado di distruggere palazzi, sollevare automobili e tritare verdure a velocità mai neanche sognate da Antonella Clerici.
Il nuovo CyberDante guiderà i Neoguelfi alla loro seconda vittoria, costringendo i Neoghibellini e i loro grifoni spara-laser alla fuga e all'esilio nel posto più brutto di tutto l'universo: la Padania.

La storia secondo Dante Alighieri

« Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ghibellini, ma per seguire me e diventare guelfi strafighi da urlo! Woo Hoo! »
« Ohibò! Ista est la mastodontica historia

Dello modo que la esistenza mia s'è tramutata, sovvertita, ne lo subbuglio sia venuta
Collocato sur le gambe aqui cum te
Ti favellerò de Dante, lo gagliardo di Firenze!

Iscribendo novelle co' li compari son cresciuto
Allietai tutti i miei dì, wow!
Qual diletto a ogni minuto
Li massicci jorni mei solevan andar 'sì
Inter un sonetto a la Beatrice e un corso insieme cum Virgil.

Dindi la pallacorda mea, gittata in loco appena sù
Culminò sur ipso capo a que' Guelfi Neri laggiù
Lo più hostile s'adirò
Fece trottola de me
E l'Este angustiati, nunziaron
"Romam Vattene!"

Gli implorai, gli supplicai, ma dal ponteficie braman che vada
M'han facte le salmerìe et exposto:
"Vade per tua via!"
Post habermi commiatato et dato un bijetto cumcui andar
Con l'alloro sullo capo dixi:
"Quivi est mejo ch'io m'avviar! ".

Prima classe ma qual gioia!
Intrugli di luppolo ne le coppe ex cristallo
Si ista è la vita che Romae ducono, a me, mmh-hm!
A la fin sì male non è.

Appellai un tal cocchiere co lo mio fischio controllato
Come in lizza a la giostra
Hebbi sentor d'esser infiammato,
Una vita tanto nova est a lo principio per me
Avanti, con virtù, adducimi a San Pietro!

Ohibò! Qual "sventola" di Duomo
M'avverto ià opulento
La esistentia previa m'odora de senior
Videte multitudine, ne lo corso chi est

Lo Sommo Poeta, lo bislacco di Firenzeeee! »
(Da Vita Nova: qual gaudio! di Dante Alighieri)

Curiosità

  • A causa di un calendario mai aggiornato, i tifosi dell'AC Siena "Ghibellini Robur 1904" sono ancora convinti di trovarsi nel Medioevo.
  • I monti Ghibellini non c'entrano nulla con la storia. Forse.

Voci correlate