Governo tecnico

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Il film la cui visione strapperà "lacrime e sangue".
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Governo tecnico
« Dunque posso farne parte anch'io? »
(Odontotecnico su governo tecnico.)
« E Supergiovane dà fuoco a uno spinello, col quale affumica il Governo che all'istante passa all'uso di eroina e muore pieno di overdose! »
(Elio e le Storie Tese liquidano la questione con eccessiva faciloneria.)

Governo tecnico è una tipica espressione dello slang politichese italiano e può essere spiegato con la perifrasi:

« Occhèi, ragazzi, stop! Noi abbiamo cazzeggiato abbastanza: è giunto il momento di lasciare il lavoro sporco ad altri. »

Ad intervalli regolari, esso fa capolino nella storia politica d'Italia, pochi istanti prima di una irreversibile bancarotta nazionale, oppure quando la coalizione di maggioranza si è irrimediabilmente sgretolata a causa di pettegolezzi, microspie o corna vissute, provocando la paralisi totale dei settori trainanti dello Stato. Intendiamoci, non è che rimetta le cose a posto, ma ha lo stesso effetto di una cura palliativa, che ritarda l'ineluttabile e che, almeno in teoria, dovrebbe migliorare la qualità della vita. Non è affatto così, per il motivo che ogni governo tecnico esaurisce il suo mandato ai primi timidi segnali di ripresa economica, occupazionale e sociale, lasciando il posto ai soliti mestieranti della politica, che peraltro non si allontanano mai veramente dagli scranni del potere. Occorre circa un ventennio perché si verifichino nuovamente le condizioni per dar vita ad un altro governo tecnico.

Genesi

Il governo tecnico entra in azione in casi come questo.

Quando un governo democraticamente eletto[citazione necessaria], col tacito assenso dell'opposizione, ha svuotato le casse statali, maciullato il tessuto sociale, desertificato il mercato del lavoro e quello rionale, ridicolizzato la nazione davanti al mondo intero, stuprato orde di minorenni discinte, può essere che lo Stato decida di chiamare a rimediare alle proprie cazzate alcune personalità dotate di competenze tecniche ed estranee ai giochi della politica, ma a sceglierle sono gli stessi politicanti ed il perché è evidente. Mentre i tecnici saranno impegnati a risanare le finanze statali con provvedimenti impopolari e scarnificatori, attirandosi il disprezzo e gli ortaggi delle masse in rivolta, gli improvvidi politici se ne staranno buoni buoni ad attendere che i primi timidi segnali di ripresa abbiano le giuste ripercussioni positive sulla popolazione e, nel frattempo, avranno organizzato una violenta campagna elettorale con la quale convinceranno l'elettorato, mai sazio di inchiappettamento, a votarli nuovamente. Tutto ciò è facilitato dal fatto che il governo tecnico nasce già con la data di scadenza impressa sul fondo della confezione: basta attendere un breve periodo, non più di uno-due anni, per riavere tra le mani il paese, ricaricato a dovere dalla "medicina cattiva" del governo tecnico, pronto per essere nuovamente spremuto per un altro ventennio. E avanti così...

Modus operandi

Il governo tecnico sa lanciare anche messaggi di speranza. Agli inglesi.

Freddezza, intransigenza, rigore scientifico e professionalità: sono i cardini dell'azione di un governo tecnico. Da veri professionisti, ciascuno secondo la propria competenza, intervengono laddove sorgono i problemi più gravi: dal risanamento del bilancio alla ripresa economica; dalla lotta alla disoccupazione alla gestione della sanità; dalla sostituzione delle lampadine fulminate alla disostruzione del water intasato. Ciò che colpisce, non solo in senso lato, è che i tecnici svolgono un'impressionante mole di lavoro in tempi che sono impensabili per la normale attività politica e rattoppano in poco tempo tutti i buchi di sistema che sono chiamati a sanare. Ma questo comporta un conto da pagare, anche in questo caso, non solo in senso lato. Quando ci si rivolge al dentista, all'idraulico, alla massaggiatrice o al gommista, in genere è trascorso troppo tempo da quando il problema si era presentato, perché lo si è incautamente sottovalutato, anzi, si sperava che si risolvesse da sé. In tali situazioni i tecnici esperti nelle rispettive materie, interpellati in proposito, scuotono la testa e mormorano gravemente:

« Adesso è un casino, avreste dovuto chiamarmi prima. Il problema si risolve, e lo risolveremo, ma sarà un lavoro lungo, duro e difficile. E costerà. Facciamo il preventivo, nessun problema, poi decidete voi. Naturalmente facciamo le cose pulite, eh! Vi rilascio regolare fattura, anche se farà almeno il 20% in più, ma almeno avete la certezza che è un lavoro fatto bene! »

Se ci si trova in grave stato di necessità, con davanti una diagnosi impietosa e una sola possibilità di uscirne, ancorché a caro prezzo, si finisce per accettare, senza se e senza ma, la prestazione proposta dal professionista che si è chiamato. Il metodo d'azione si richiama alle linee guida espresse nel manuale: liberare la casa dagli scarafaggi col tritolo. Vediamo in cosa consiste.

Una volta ottenuto il via libera, il governo tecnico agisce senza ulteriori perdite di tempo. Fedele al dettato il medico pietoso fa la piaga purulenta, esso non mostra alcuna pietà nell'assestare colpi micidiali alla nazione già agonizzante, camuffandoli sotto mentite spoglie di "provvedimenti irrinunciabili", che fanno piazza pulita di tutto: malaffare, corruzione, illegalità, ma anche speranza, desiderio di ripresa e libido sessuale. Tutte inesorabilmente cancellate dalla valanga di provvedimenti legislativi che tutto travolge ad una velocità a cui l'Italiano medio non è abituato. Lo scenario da "The Day After" che si presenta successivamente può indurre a previsioni ottimiste per il futuro[1], peccato che l'ottimismo sia stato spazzato via insieme a tutto il resto.

« Almeno abbiamo ridotto lo spread dello 0,00000000000000000000000000000000000000001‰! »
(Il governo tecnico spiega che, dopotutto, ne è valsa la pena.)

Cosa c'era prima del modus

Prima del governo tecnico, la vita era serena e senza troppe preoccupazioni.
« La crisi è superata! Un nuovo miracolo italiano si affaccia sul nostro orizzonte... I ristoranti sono pieni tutte le sere! »
(Un Presidente del consiglio incautamente sborone.)

Il popolo italiano, in tutta la sua italianità, si preoccupa sempre dei bisogni immediati, senza mai eccellere in un campo minato come la programmazione delle attività di medio e lungo termine. Dai tempi degli atavici panem et circenses il popolo ha sempre lasciato campo libero ad un capo, riconosciuto democraticamente o meno[2], che è sempre stato libero di fare un po' tutto quel che voleva, a patto di elargire al popolo, appunto, il pane (magari con due fette di salame) e i circensi. Per quanto semplicistico e deresponsabilizzante, questo atteggiamento ha fatto la fortuna della politica italiana, che, dai tempi degli antichi romani, è giunta fino ai giorni nostri con identiche modalità. Ha poco senso parlare di Risorgimento, Fascismo, Democrazia Cristiana, Centro Sinistra eccetera: chiunque abbia governato l'Italia, nel corso dei secoli, l'ha fatto sempre allo stesso modo, differendo dagli altri solo per qualche slogan o per il colore dell'uniforme. Tutti, comunque, ad un certo punto hanno dovuto lasciare il passo ad un governo tecnico, a causa dell'allegra gestione degli affari statali, a dimostrazione della fondatezza di questa tesi, se mai ce ne fosse stato bisogno.

L'avvento di un governo tecnico ha provocato in ogni epoca scene dapprima di entusiasmo, trepidazione, attesa, che di lì a poco avrebbero lasciato il posto ad angoscia, terrore, sofferenza, ma soprattutto un insopportabile bruciore anale. Effetto collaterale, lo chiamano. Le buone abitudini di una volta, come l'evasione fiscale, gli sprechi di denaro pubblico, le malversazioni, subiscono una repentina battuta d'arresto. Bisogna recuperare quanto è stato bruciato, subito, se si vuole evitare che paesi come il Burundi o Nauru ci caghino in faccia per il resto della nostra vita. Quando arriva la consapevolezza di aver dissipato i risparmi della nonna cum meretricibus e di avere orde di creditori alle calcagna, arriva anche il momento in cui un rispettabile governo tecnico esplichi tutto il suo potenziale distruttivo. Le condizioni di vita cambiano radicalmente nel giro di qualche settimana: chi era già ricco diventa ricchissimo e sparisce nel nulla, chi era un buon borghese si suicida o si prostituisce, chi arrivava giusto a fine mese ci riesce ancora però si nutre di imballaggi in plastica, chi era già povero in canna si lamenta dell'aumentata concorrenza nell'accattonaggio o nel rovistare in discarica, ma in fin dei conti la sua vita non è cambiata granché.

Cosa resta dopo l'operandi

« Io mi limitavo a non far ricrescere l'erba, questi non fanno ricrescere neanche la sabbia! »
(Attila sul governo tecnico.)
« Io l'erba me la fumavo e con la sabbia facevo lo shampoo! »
(Bob Marley interviene sulla questione.)

Cosa resta dopo l'azione a tappeto del governo tecnico? Non occorre molta immaginazione. La nazione, convalescente dopo un periodo di intense cure che hanno lasciato il segno, si lecca le ferite con la consapevolezza che il peggio è passato e che pian piano tutto tornerà come prima: si prospetta un ulteriore ventennio al termine del quale sarà possibile tornare sull'orlo del fallimento e fare un altro emozionante giro di giostra a cura del governo tecnico di turno. Certo, la ripresa è lenta e faticosa, ma è comprensibile, considerando le condizioni di partenza:

Il paziente è un po' provato, ma è sulla via della guarigione...

Eppure tutti conoscono le immense capacità di reazione del paziente-Italia ed hanno la certezza che un giorno il recupero sarà completo. Il governo tecnico a quel punto si dissolverà nel nulla, come se non fosse mai esistito, ed i suoi membri, sotto forma di pura essenza eterea e cerulea, ascenderanno al cielo e daranno il proprio nome ad una stella del firmamento.

Da soubrette distributrici di caramelle a vecchie professoresse dalla bacchettata facile. Efficienza tecnica!

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Note

  1. ^ Perché, peggio di così, cos'altro può capitare?
  2. ^ Dettagli...

Cazzari in giacca e cravatta


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