Gogna

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Una gogna prima che la f si evolvesse in g.
« È vero, non posso andare a pisciare o defecare, i piccioni mi cacano in testa e la mia faccia è bersaglio dei vostri scherni, sputi e molestie. Il mio didietro è oggetto di violazione, i crampi non mi danno tregua e si va avanti a pane, acqua e intemperie. E come se non bastasse debbo subire il tutto a testa bassa, letteralmente e inesorabilmente. Però vitto e alloggio sono gratis! »
(Condannato alla gogna mentre cerca vanamente di consolarsi al suo supplizio. Parlando da solo.)

La gogna era uno strumento di tortura ad alto livello tecnologico creato per succhiare il 10% di dignità al giorno al suo utilizzatore. Questo comporta che se, per esempio, un condannato vi rimaneva imprigionato per quattro giorni il suo livello di dignità, che parte arbitrariamente da 100, sarebbe terminato con un valore approssimato di 65,6 secondo la formula:

In questo modo il condannato non sarebbe mai arrivato a zero e avrebbe potuto conservare, come si suol dire, quel briciolo di dignità di cui ogni uomo ha diritto[citazione necessaria?].

Etimologia

La parola gogna deriva dal farfallese fagofagna, che significa andare a letto con le galline. È infatti risaputo che chi va a letto con le galline è un maledetto depravato incastra la testa nell'uscio del pollaio, rimanendo bloccato tra gli effluvi delle cloache avicole in una sorta di gogna.

Storia

Una gogna fatta su misura per i mostri di natura che hanno un braccio microscopico e l'altro enorme.

La gogna non ha una vera storia. È sempre esistita, solo che una volta veniva utilizzata dalle famiglie medio borghesi per arrostire il maiale con la mela acerba in grugno: il porchettone veniva sigillato nella bocca grande, in quelle piccole venivano infilati dei bastoni e via andare avanti e indietro sulla carbonella. Quando veniva la carestia e il suino mancava veniva usato un surrogato: uno dei figli, opportunamente trattato a imbuto e mais per intenerire le sue carni.
Grazie a questi avvenimenti si scoprirono le vere potenzialità di questo meraviglioso strumento, che ancora oggi è in voga nelle case chiuse come forma di punizione per i clienti birichini.

Utilizzo antico

Molto semplice, bastava affidarsi alla fantasia per compiere le scelleratezze più disparate sul condannato. Tra le più burlone si citano:

  • Porre la struttura in mezzo a un incrocio e aspettare che un ubriacone del sabato sera lo investisse con il suo carro da buoi;
    Per i crimini più abbietti la testa andava infilata nel buco di questa speciale gogna.
  • Porre il suppliziato su una lastra di ghiaccio e godersi i suoi balletti di ricerca dell'equilibrio;
  • Spruzzare di ferormoni bovini il condannato e nascondersi in attesa del miracolo della natura;
  • Dare al reo la chiave di apertura della gogna in mano e godere mentre il poveretto si scervella per trovare un modo di infilarla nella toppa;
  • Dare in braccio al condannato un bebè per tutta la notte, di quelli stracciamaroni che urlano ogni 45 secondi;
  • Tirare giù le braghe all'utilizzatore e scrivergli sulle mutande con tinta indelebile: Fatemi il culo a strisce! E se le strisce non sono perfette, fatemi il culo a fette!

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