Decimo Giunio Giovenale

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia liberale, liberista e libertaria.
(Rimpallato da Giovenale)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giovenale viene incoronato dalla signorina Rottenmeier come moralista più esagerato della Via Lattea.
« Quando c'era lui il mos maiorum veniva rispettato e le bighe arrivavano in orario! »
(Decimo Giunio Giovenale.)
« In quest’epoca nessuno rispetta più le usanze degli antichi... Lo sapevo che non dovevo costruirla quella cazzo di macchina del tempo! »
(Decimo Giunio Giovenale.)
« A Roma tutto ha un prezzo. »
(Decimo Giunio Giovenale dopo essere stato buttato fuori da un strip club.)

Decimo Giunio Giovenale, meglio noto come Decimo Giunio Giovanardi, fu uno scrittore di satire, un attivista per i diritti degli omosessuali, che per lui dovevano avere il diritto di essere crocifissi come gli eterosessuali, e uno strenuo sostenitore dei diritti delle donne, soprattutto del diritto di chiudere il becco, di cucinare e di fare figli. Alcuni libri di testo lo identificano inoltre con il primo indignado della storia.

Vita

Di Giovenale si sa così poco che alcuni storici lo ritengono solo una leggenda metropolitana inventata dai Romani per spaventarsi a vicenda durante le feste di Halloween. Tutto ciò che sappiamo sulla vita di Giovenale proviene infatti dai cenni autobiografici che inseriva nelle sue satire, di cui riportiamo un esempio:

Giovenale (a sinistra) in compagnia dell’amico Marziale.
« La decadenza dei costumi ormai ha colpito tutti, tranne me, che sono bello, biondo, abbronzato e ho una Maserati. »

Inoltre, anche il suo amico Marco Valerio Marziale parla di Giovenale nei suoi epigrammi, definendolo con affetto “quel cagacazzi che si lamenta di tutto”. Si pensa che Giovenale sia nato tra il 50 e il 60 ad Aquino, paesino del Lazio noto soprattutto per aver dato i natali ad un famoso italiano: Adenolfo d’Aquino. Per determinare la data di nascita di Giovenale ci si avvalse della sua prima satira: in essa, databile intorno al 100 d.C., Giovenale dice di non essere più un giovinastro e di avere problemi alla sciatica, pertanto è lecito pensare che in quell’anno fosse già pluricentenario. Apparentemente nacque in una famiglia benestante, che gli permise di studiare ai Salesiani, dove si dimenticò i congiuntivi e perse la capacità di leggere per un mese intero. Dopo il diploma, conseguito a 34 anni al liceo classico, decise di diventare avvocato dopo aver visto una puntata particolarmente eccitante di Perry Mason, ma capì che non avrebbe mai avuto futuro quando venne sconfitto quindici volte di fila da Lionel Hutz. Senza contare che una di quelle volte l’avversario non si presentò nemmeno. Fu così che capì che il suo forte era la scrittura; veramente no, però aveva comprato un sacco di risme di carta e doveva pur usarle. Iniziò dunque a scrivere satire su ciò che conosceva e, siccome il suo lavoro era fare il ‘’cliens’’, cioè andare dai ricchi e fare loro da scendiletto al mattino in cambio di olive stantie, sono innumerevoli le satire che hanno per protagonisti dei clienti: da qui il detto “Il cliente ha sempre ragione”. Non si sa quando morì Giovenale, ma sicuramente dopo il 127, anno ricavabile dalle sue satire; essendo la data della morte incerta, c’è chi crede che sia ancora tra noi, e viva in clandestinità con Elvis Presley e il buon gusto di Lady Gaga.

Satire

Le satire di Giovenale vengono dette satire “dell’indignatio”, perché l’uomo le scriveva quando vedeva qualcosa che urtava la sua sensibilità, come due uomini che si accoppiavano nel suo salotto o matrone che osavano usare cosmetici. Secondo recenti studi, la nascita di migliaia di altri Giovenale nell’era di Internet fu scongiurata dall’avvento dei blog, che da tempo permettono a tutti di indignarsi in santa pace e di sentirsi soddisfatti. Lo scopo delle satire di Giovenale non era infatti quello di curare i costumi malati, ma sostanzialmente quello di far indignare più gente possibile, probabilmente nella speranza che mettessero “mi piace” alle sue opere.

Un politico, un tempo intelligente[citazione necessaria], dopo aver letto una satira di Giovenale.

I temi trattati da Giovenale sono i seguenti:

  • Nella I satira si scaglia principalmente contro il culto dell’antica divinità assira Dio Denaro, sostenendo che “la rettitudine è lodata, tuttavia soffre il freddo”; naturalmente è una frase priva di senso, ma nessuno lo fece mai notare a Giovenale, perché quando si incazzava aveva una grossa vena pulsante sulla fronte che intimoriva tutti.
  • La II satira tratta dell’odio di Giovenale per i transessuali e i travestiti, che ormai sono dappertutto e rubano il lavoro alle oneste puttane di sesso femminile.
  • Nella III Giovenale racconta di un amico che decide di abbandonare la malsana città di Roma coi suoi costumi corrotti per trasferirsi in Campania, a Napoli, nel tranquillo e rispettabile quartiere di Scampia.
  • Nella IV satira l’imperatore Domiziano convoca una seduta d’emergenza del Senato per decidere come cuocere un rombo delle dimensioni di un elefante; con questa satira Giovenale vuole mettere in ridicolo l’imperatore e la sua ignoranza in ambito culinario.
La scena della cattura del rombo della quarta satira.
  • La V satira ha per protagonista un cliente che, pur essendo stato invitato a cena dal suo signore, è costretto non solo a mangiare piatti da due soldi, come uova di pesce e vino francese con le bollicine, ma anche a farsi servire da uno schiavo di colore (somma umiliazione per Giovenale, che aspirava ad una società in cui prosperasse la razza ariana).
  • La VI satira vede Giovenale chiedere ad un amico appena sposato perché non abbia preferito buttarsi direttamente dalla finestra se ci teneva a morire, rivelando il suo profondo rispetto per le donne e la sua enorme fiducia nel matrimonio.
  • Nella VII satira l’autore attribuisce la decadenza dell’oratoria a quella dei costumi, dicendo che la retorica ne gioverebbe se la gente avesse la decenza di non pugnalarsi per le strade e di fare la raccolta differenziata.
  • L’VIII satira insiste sul fatto che chi è nobile di nascita non è per forza nobile d’animo e che quindi è tutto un magna magna gestito dai nobili.
  • Nella IX satira il protagonista è un prostituto che ha prevalentemente clienti maschi, che però ciarlano più delle donne dal parrucchiere, facendogli venire il mal di testa.
  • La X satira ha come tema la celebre frase mens sana in corpore sano, che in breve significa che, per essere felici, occorre essere laureati in ingegneria molecolare e saper spaccare blocchi di cemento con lo sguardo.
« Pensa, amico mio, al giorno d’oggi, se ti dimostri un buon soldato, ti fanno pure usare la mitragliatrice! »
(Giovenale, XVI satira.)
  • L’XI satira racconta di Giovenale che invita a casa sua un amico, che però rimane deluso nello scoprire che il poeta è diventato vegano e ha iniziato una crociata contro il cibo spazzatura; senza contare che al posto delle ballerine di lap dance ci sono vecchietti che discutono dell’abitudine di Socrate di non usare il sapone.
  • Nella XII il lungimirante Giovenale sacrifica agli dèi un vitellino perché un suo amico è sopravvissuto ad una nuotata in mare.
  • Nella XIII satira un amico di Giovenale investe diecimila sesterzi nell’acquisto di alcuni fagioli magici, così lui lo prende da parte e, con calma, gli spiega perché è un deficiente.
  • Il tema della XIV satira è quello dell’educazione dei figli tramite l’esempio: Giovenale scrive argutamente che non è consigliabile farsi vedere dai figli mentre ci si dedica al bondage.
  • Nella XV satira Giovenale, dopo aver assistito al derby Il Cairo – Il Cairo, si chiede perché gli uomini non possono vivere in pace e armonia con in sottofondo una canzone dei REM.
  • Della XVI satira, in cui Giovenale cerca di far arruolare un amico descrivendogli lo spasso delle marce e il divertimento delle battaglie campali, ci sono giunti solo dei frammenti, probabilmente perché qualcuno tentò di distruggerla. Non si può certo biasimare per questo.

Pensiero

Giovenale intento a scuotere la testa alla vista dell’abbigliamento poco sobrio di una matrona.

Come si è visto, ciò che spinge Giovenale a scrivere è l’indignazione. Di conseguenza, il fatto che abbia scritto più di quindici satire ha spinto gli storici a ritenere che l’unica cosa che non provocasse l’indignazione di Giovenale fossero gli spaghetti al pomodoro. I bersagli preferiti del poeta erano le donne che volevano inserirsi in società, le donne che non volevano inserirsi in società, le donne che non seguivano il mos maiorum, le donne che seguivano il mos maiorum, le donne che indossavano vesti ricercate, le donne che giravano con vestiti da poco, le donne che giravano indecorosamente con i polsi scoperti, le donne libere e le schiave. L’uomo era inoltre convinto che la suocera rappresentasse l’incarnazione stessa del Male e che il buon cittadino dovesse ignorarla, disprezzarla, farle le boccacce all’insaputa della moglie e, in casi estremi, ucciderla conficcandole un paletto di frassino nel cuore.

L’imperatore Adriano, risentito per le critiche di Giovenale, minaccia di prenderlo a borsettate.

Tutto quest’astio nei confronti delle donne potrebbe far pensare ad una velata omosessualità, tuttavia Giovenale criticava non solo le donne, ma anche l’omosessualità maschile[1]. Secondo il punto di vista di Giovenale, gli omosessuali si dividevano in:

  • Gay che non nascondevano la propria natura, girando per la città con una borsetta abbinata alla toga;
  • Gay che di giorno difendevano a spada tratta l’importanza delle antiche tradizioni e della moralità e di notte andavano a farsi ispezionare in modo approfondito la cavità anale.

Gli appartenenti al primo gruppo potevano essere tollerati e non costituivano una minaccia, pertanto potevano essere tenuti tranquillamente negli zoo, a patto che non cercassero di avere rapporti sessuali con le scimmie; gli appartenenti al secondo gruppo, invece, erano ingiustificabili, dal momento che erano colpevoli di essere falsi e ricchioni. Più in là, in un delirio di onnipotenza, Giovenale si prese gioco addirittura dell’imperatore Adriano e del suo rapporto con il giovane Antinoooo[…]oooo, scrivendo il famoso distico

« Adriano è sul divano e lo prende dentro all’ano,
e poi ad Antinoo fa un bocchinoo pian pianinoo. »

Voci correlate

Note

  1. ^ Curiosamente[citazione necessaria] sembra che l’omosessualità femminile non gli provocasse alcun disagio, e gli storici sono concordi nell’affermare che Giovenale possedesse una ricca collezione di film porno lesbo.